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Vaccinicidio: una sineddoche

I casi di malattie attribuibili a vaccinazioni sono una parte di un tutto molto più ampio. Ci riferiamo ai circa 4000 casi segnalati alla Commissione d’Inchiesta del Senato, dal Col. Roberto Biselli nella sua audizione, o ai 2536 casi NOMINATIVI, segnalati nel 2007 alla Commissione d’Inchiesta, siano dovuti solo ai vaccini è del tutto errato.

E ciò sotto due aspetti: da una parte l’esistenza di vaccini che hanno lasciato sospetti in fatto di affidabilità (vedi ad esempio il Neotyf che è stato ritirato dal commercio), e dall’altra, sotto l’aspetto delle modalità di somministrazione dei vaccini stessi. In sostanza dosi eccessive scriteriatamente adottate.

Se si ammettesse che tutte le malattie sono addebitabili ad errori della Sanità Militare, probabilmente sarebbe necessario imbarcare su un piroscafo la Sanità tutta intera e inviarla per un periodo di lavori forzati alla Cayenna.

Forse con un poco di non ingiustificata malizia, possiamo pensare che la figura retorica evocata della sineddoche possa costituire uno stratagemma per nascondere la realtà della situazione. Le figure retoriche, infatti, possono essere pensate come delle mosse strategiche per depistare colui  al quale sono destinate. In strategia, per esempio (e ce lo hanno insegnato i 36 stratagemmi cinesi di 3 mila anni fa) può essere utile far passare un plotone per un reggimento al fine di indurre in errore l’avversario, oppure far passare un reggimento per un plotone al fine di spaventare l’avversario.  In questo senso il far passare la parte (casi di malattia verificatisi per vaccini) per il tutto (casi complessivi di malattia) può costituire un depistaggio “strategico”. Del resto, come da tempo si sa, c’è chi ritiene che il linguaggio serva sostanzialmente per ingannare.

Una riflessione di questo tipo non può essere evitata quando si addebita ai vaccini la causa di tutti i mali.

 

Falco Accame

 

Lettera aperta ai presidenti della commissione difesa del senato e della camera e al presidente commissione diritti umani del senato

Al Presidente Commissione Difesa Senato

Sen. Nicola La Torre

 

Al Presidente Commissione Difesa Camera

On. Elio Vito

 

Al Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela

e la Promozione dei Diritti Umani del Senato

Sen. Luigi Manconi

Roma, 1 Dicembre 2014   

LETTERA APERTA AI PRESIDENTI DELLA COMMISSIONE DIFESA

DEL SENATO E DELLA CAMERA E AL PRESIDENTE COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO

 

 

Argomento: Associazioni d’arma “Processi disciplinari”

 

Sono state rese note a questa Associazione, problematiche relative ed aderenti ad Associazioni d’Arma, in particolare all’Associazione Nazionale Marinai d’Italia. Si cita il caso del 1° Maresciallo Lgt. Ciro Guariglia, Presidente del gruppo A.N.M.I. di Marmirolo (Mantova), convocato a riunione del Comitato Esecutivo Nazionale, in merito a addebiti di carattere disciplinare (vedi lettera allegata).

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Lettera aperta al Presidente Giorgio Napolitano

ASS. NAZ. ITALIANA ASSISTENZA VITTIME

ARRUOLATE NELLE FORZE ARMATE

E FAMIGLIE DEI CADUTI 

SEDE CENTRALE: Via A. Nobel n.1  00034 COLLEFERRO (RM)

Tel./Fax: 06/9701182; Segr.: 06/9780145; Pres.: 06/3331689

E-Mail: segreteria@anavafaf.com

Sito web: www.anavafaf.com

 

 

Roma, 2 Gennaio 2015

                                                                                         

Lettera aperta al Presidente Giorgio Napolitano

Signor Presidente,

ho seguito con molta attenzione e partecipazione il Suo discorso di fine anno in televisione, nel quale Lei ha evitato di far cenno alla “vicenda dei Marò”, fatto che ha sollevato anche qualche critica. Mi consenta di concordare con Lei sulla opportunità di non toccare questo delicatissimo tema anche in seguito alle recenti conferme (legate a proteste e proteste dell’India, vedi Hindustan Times[1]) che confermano che la posizione della nave Lexie all’atto della sparatoria del 12 febbraio 2012 era 20,5 miglia dalla costa e non a 33 miglia, come apparso nel comunicato del Ministero della Difesa del 15 febbraio 2012, dove si afferma che la posizione della Lexie era a circa 30 miglia dalla costa. Senza mezzi termini, mi permetto di osservare che questo è un “falso assoluto”, falso che ha condizionato tutta la impostazione giuridica della vicenda in Italia, facendo credere che la Lexie non si trovasse in acque contigue (dove l’India poteva far valere le sue leggi in base a quanto stabilito dalla Convenzione di Montego Bay – UNCLOS), ma in acque internazionali, requisito del resto indispensabile affinché in base all’accordo tra Confitarma e Ministero Difesa il personale del Nucleo di Protezione potesse intervenire e potessero esistere le condizioni per applicare la legge antipirateria italiana 130/2011. Addirittura un Ministro degli Esteri si è dimesso basandosi sul fatto che riteneva che l’incidente fosse avvenuto in acque internazionali mentre è avvenuto in acque contigue, acque che in base alla Convenzione di Montego Bay si estendono fino a 24 miglia dalla costa.

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Manipolazione anche linguistica il rispetto delle parole e la “lealtà”

E’ inaccettabile attribuire a chi è stato prigioniero di guerra la denominazione di “assente (ingiustificato) dal servizio”, come se si trattasse di uno scolaro che ha marinato la scuola. Ancor più grave sarebbe la questione se, con il termine “assente dal servizio”, si fosse voluto mirare a far credere che la persona così denominata fosse un disertore. Anche se affrontiamo, con oltre 70 anni di ritardo, questo problema, credo che tuttavia ve ne siano delle valide ragioni. Mi riferisco in particolare al caso del 2° Capo Otello Parpajola, appunto prigioniero di guerra, e ridenominato “assente dal servizio”. Una semplicemente vergognosa manipolazione dei fatti. Le Forze Armate devono dare un esempio di dignità nell’uso delle parole, non tradendo mai la verità. Mi riferisco specificamente al precedente scritto “la dignità per gli auto-affondati” che riferiva di un grave episodio accaduto dopo l’8 settembre ’43, in seguito ad un ordine per le navi, che si trovavano in estremo oriente, di auto-affondamento.

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Ricostituire al più presto una commissione uranio impoverito e fattori patogeni

L’esigenza di ridar vita al più presto a una Commissione d’Inchiesta sull’Uranio Impoverito e su altri fattori patogeni, magari affidata alla Camera dei Deputati, si è fatta sentire con sempre maggiore urgenza anche a seguito dei recenti casi di personale militare ammalato e deceduto nei poligoni della Sardegna, tra cui  Luca Iddas, Mario Porcu e Giancarlo Cocco.

Urge anche l’esigenza di dare inizio finalmente alla bonifica in profondità dei poligoni, mai eseguita in 50 anni, dove le falde acquifere possono essere state inquinate da migliaia di proiettili anche all’uranio impoverito, rimasti sotto la superficie del terreno.

Vi è inoltre la problematica del risarcimento di molte centinaia di vittime, rimasta in sospeso dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e in particolare lo IARC, ha stabilito in modo inequivocabile l’esistenza del nesso tra tumori e uranio impoverito (il non riconoscimento di questo nesso è stato causa di numerosi indebiti dinieghi di risarcimento).

Occorre anche finalmente affrontare il problema delle deformazioni nelle nascite (sia negli esseri umani che negli animali), che si sono verificati e di cui ancora non è stato nemmeno compilato un elenco.

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