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Controinformazione e questione siriana - Bashar al Assad vince la battaglia della comunicazione

I media statunitensi ed europei hanno recentemente pubblicato decine di articoli e inchieste sulla Siria, citando degli scenari rimasti sotto silenzio per più d'un anno. Le immagini delle atrocità commesse dai ribelli sono state pubblicate e foto relative alle decapitazioni, al cannibalismo e ad altri atti barbarici perpetrati dagli pseudo-rivoluzionari hanno fatto la loro apparizione. Questa presa di coscienza dei media è coincisa con le minacce d'aggressione militare contro la Siria, evocate dal presidente Barack Obama.

Questo cambiamento di tono è stato soprattutto determinato dalla severa requisitoria contro Obama, alla quale ha proceduto, su FoxNews, il celebre giudice Jeanine Pirro, il 12 settembre. Questo canale televisivo, gestito dai conservatori, si è impegnato in un processo politico contro la decisione della guerra ai danni della Siria. La sua conclusione è stata che Barack Obama vuole iniziare una nuova avventura militare al servizio di Al Qaeda, che combatte lo Stato siriano.

I fatti hanno dato loro ragione [ai commentatori di FoxNews, nda]. Al Qaeda ha lanciato la scorsa settimana un attacco generale volto a prendere il controllo del Nord della Siria, dopo aver esteso la sua egemonia su larghe porzioni di Deir Ezzor, Hassaké e Raqqa.

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La strega Saddam e l’inquisizione di Bush

E’ cominciato il secolo del terrore

 

La guerra contro l’Iraq ci sarà, anche se molti fanno finta di credere che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza l’abbia in qualche recondito modo scongiurata. Al contrario: la risoluzione è esattamente ciò di cui l’amministrazione di Washington aveva bisogno per poter scatenare l’attacco.

Ciascuno dei quindici votanti l’ha approvata con le proprie riserve mentali, con le proprie giustificazioni, con i propri atteggiamenti da sepolcro imbiancato. C’è chi lo ha fatto per paura, come la Siria; chi lo ha fatto perché ricattato, come il Messico; chi lo ha fatto per calcolo economico, come la Francia o la Russia; chi lo ha fatto, probabilmente, perché ritiene che gli Stati Uniti andranno incontro ad un disastro politico e diplomatico e intende spingerveli attivamente, come la Cina. C’è naturalmente chi lo ha fatto per puro servilismo da vassallo, e mi riferisco alla Gran Bretagna, che ormai non ha più nemmeno orgoglio.

Se l’Italia si fosse trovata nel Consiglio di Sicurezza avrebbe probabilmente votato anch’essa quella risoluzione assassina per quello “spirito da affittacamere”(espressione dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga) che ha spesso caratterizzato in passato la sua politica estera, quando erano in gioco gli interessi degli Stati Uniti.

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Esclusivo: DISARM è uno strumento distopico di sorveglianza globale per identificare, catalogare e combattere la disinformazione.

 

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Il relatore principale della conferenza annuale 2024 del World Economic Forum a Davos è stata Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Ha affermato che il principale rischio globale per l’UE è la disinformazione e la disinformazione, dichiarando che la disinformazione distrugge la fiducia e limita la capacità di “affrontare le grandi sfide globali ”. In parole povere, la fiducia può essere ripristinata solo censurando fatti e prove scomodi. Di seguito è riportato un breve clip (1:39) che evidenzia il suo sermone di disinformazione.

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Asse del male o asse del petrolio?

Tony Blair, il più fedele alleato di George W. Bush, ha presentato alla Camera dei Comuni un dossier per avvalorare la pericolosità di Saddam; ma il primo ministro inglese non ha convinto, confermando indirettamente l’opinione di Condoleezza Rice secondo la quale non c’è bisogno di provare la colpevolezza dell’Iraq. Non si sbaglia. Per giustificare una guerra contro Saddam è sufficiente sapere che Baghdad possiede la seconda riserva di petrolio della terra dopo l’Arabia Saudita. Intanto, un ex ispettore ONU ha svelato che…

 

Quasi sempre si dimentica che il groviglio di tragiche contraddizioni che lacerano oggi il Medio Oriente è la conseguenza di due secoli di imperialismo francese, inglese ed americano.

Interpretare la storia e l’attualità del Medio Oriente trascurando l’esistenza del petrolio è come voler scrivere la storia di Torino dimenticando l’influenza decisiva della Fiat negli eventi della città. Come scrisse anni orsono Filippo Gaja, “tutta la legalità del Medio Oriente è stata costruita con l’illegalità, la prevaricazione e la violenza. Le frontiere non sono che righe immaginarie che attraversano il deserto, tracciate dopo estenuanti mercanteggiamenti e continue cancellazioni con riga, compasso e matita, in base ad imperativi arbitrari dettati da calcoli economici totalmente estranei agli interessi dei popoli che, del resto, nessuno si è mai sognato d’interpellare. L’inchiostro con cui questa storia tragica è stata scritta negli ultimi cento anni è il petrolio”.

Oggi, invece, ci spiegano che l’intervento armato contro l’Iraq è necessario perché Saddam Hussein, occultando pericolose armi non convenzionali, costituisce un pericolo per il mondo intero, e perché occorre finalmente portare la democrazia al popolo iracheno e a seguire in tutto il Medio Oriente.

Anche se le motivazioni sinora addotte per giustificare l’attacco non si discostano poi molto da quelle che in passato i regimi liberali e fascisti usavano per legittimare le imprese coloniali, è interessante notare che questo nuovo diritto dell’Occidente all’ingerenza democratica è invocato per i paesi del Medio Oriente, proprio mentre nei paesi del Nord del mondo assistiamo ad uno straordinario attacco alle libertà e ai diritti democratici fondamentali in nome della globalizzazione, della governabilità, dei parametri di Maastricht, del pericolo terrorista, ecc.

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Il movimento per la verità sull'11 settembre

Un fatto dimostrato

Questo dossier presenta una documentazione – necessariamente incompleta, ma tuttavia significativa e soprattutto facilmente approfondibile e completabile facendo riferimento alle fonti e agli strumenti elencati in appendice – che dimostra in modo incontrovertibile che la versione ufficiale dei fatti dell'11 settembre 2001 (i 19 dirottatori suicidi di al-Qaeda all'attacco dell'America) è falsa da cima a fondo.

Vorrei che fosse chiaro – e spero sarà chiaro a chi leggerà il dossier – che questa non è un'ipotesi più o meno probabile, ma una certezza, un fatto insomma dimostrabile e dimostrato.

Altra cosa è sapere in dettaglio che cosa esattamente sia successo l'11 settembre e chi esattamente, con quali apparati e quali strumenti, siano gli architetti e i complici diretti e indiretti e i ruoli precisi che avrebbero ricoperto. Da questo punto di vista i misteri sono ancora molti, com'è inevitabile che accada. Ma è del tutto evidente che la storia dell'11 settembre con cui siamo stati martellati giorno e notte per quasi 6 anni è un mito costruito ad arte e con uno scopo preciso: la 'guerra infinita' scatenata già in quello stesso giorno e ad attentati ancora in corso. [1]

Come facciamo ad esserne così sicuri?

Senza volerci improvvisare filosofi, diciamo pure che pensiamo che la verità esiste, anche se può essere molto difficile – e anche rischioso - trovarla. Esiste e la si può avvicinare con l'esame dei fatti, con la logica e con molto, molto impegno e lavoro.

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