Una crisi poco conosciuta dai preoccupanti risvolti

Premessa

Lo Yemen, realtà affascinante dalle evocazioni bibliche, si trova da tempo coinvolto in una gravissima crisi dove le drammatiche condizioni di vita della popolazione e i conseguenti devastanti effetti sul piano politico e sociale si intrecciano con conflitti di ordine settario dai risvolti molto inquietanti sui precari equilibri prevalenti sul piano regionale.

In effetti, stiamo parlando del Paese più povero del mondo arabo, privo di quelle risorse e infrastrutture di cui abbondantemente dispongono le entità della Penisola arabica. Non solo. Ma se aggiungiamo a ciò gli effetti deleteri di trenta tre anni di autocratica dittatura di Ali Abdullah Saleh, contrassegnata da un’endemica corruzione, nepotismo, contrapposizioni tribali con il loro seguito di sangue e violenza, la presenza della più forte branca di Al-Qaeda nell’universo islamico e, last but not least, daun movimento di secessione nel sud mai spentosi, si può avere un’idea del mix esplosivo che contraddistingue la storia recente dell’entità yemenita.

Lo Yemen, popolato da circa 24 milioni di abitanti, riveste un’indiscutibile rilevanza sul piano strategico; esso infatti è collocato sulla nevralgica rotta marittima che dal Canale di Suez conduce al Golfo Persico, porta di accesso al mar Rosso e luogo di passaggio dalla Penisola arabica in direzione del finitimo turbolento Corno d’Africa.

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ISM contro la censura – Lettera agli ebrei di Franco Fortini

Il 16 dicembre 2014 alle ore 17.30, a Torino, ISM-Italia ha manifestato davanti al Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, per denunciare la sospensione della concessione della sala conferenze del Museo per la lettura integrale in concerto di Stato d’Assedio di Mahmud Darwish.

Il consiglio direttivo e la direzione del Museo sono responsabili di questo vile atto di censura.

Sono anche responsabili degli oltraggi subiti dalla mostra dell’UNRWA, IL LUNGO VIAGGIO DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE RIFUGIATA.

Una ulteriore conferma del degrado morale, culturale e politico della città di Torino.

Contro la censura: Lettera agli ebrei di Franco Fortini:

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Hamas: «Non tolleriamo scorrettezze contro la Siria»

da hispantv

 

Hamas ha sottolineato il suo “stretto” rapporto con il governo siriano e ha ringraziato Damasco per il sostegno alla causa palestinese.

Il vice capo della leadership politica di Hamas, Musa Abu Marzuq, ha rilasciato un’intervista alla agenzia di stampa turca “Anadolu’, in cui ha negato il raffreddamento dei rapporti tra il movimento palestinese e il governo siriano ed ha assicurato che Hamas «non tollera alcun comportamento scorretto nei confronti del governo siriano».

Abu Marzuq ha affermato di essere rammaricato che la crisi siriana abbia costretto Hamas ad abbandonare questo paese e ha sottolineato che la decisione di lasciare Damasco ha molto turbato il movimento di resistenza, a causa del suo “stretto rapporto” con il presidente Bashar al-Assad.

«Hamas in nessun caso ha mai fatto mancare i ringraziamenti alla la Siria (…) La decisione di lasciare la Siria è stata presa su una base etica e politica, anche se il gruppo sapeva che sarebbe stato la prima e la più grande vittima di questa misura», ha spiegato.

Abu Marzuq ha raccontato che Hamas non ha mai preso provvedimenti contro il governo di Al-Asad e la sua decisione di lasciare la Siria è dovuta alla “politica di neutralità” di questo movimento nella crisi nel paese arabo.

da ALBAinformazione           -    Traduzione di Francesco Guadagni

Palestina: una storia di quotidiana violenza

E’ una notizia che rappresenta la quotidiana violenza alla quale siamo ormai assuefatti, però se alle persone, alle vittime, si dà un nome, si guarda ai loro affetti, alle loro famiglie, alla loro storia, forse un po’ di umanità ci può ancora aiutare ad indignarci e a gridare  per queste ingiustizie che insanguinano la vita di persone/famiglie molto simili a noi. Abbiamo tradotto e sottotitolato il telegiornale palestinese che racconta questa storia che difficilmente se ne parlerà sui nostri canali televisivi… 

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La Primavera Siriana : dai prodromi al Califfato

Relazione di Mons. Giuseppe Nazzaro, ex-Visitatore Apostolico di Aleppo ed ex-Custode di Terrasanta, al Convegno  di  Impegno  Civico  "Siria, ascoltiamo la gente ", all'Istituto Veritatis  Splender di Bologna, il 31 ottobre  2014.

Mi sia concesso iniziare questa mia presentazione affermando che, prima del 15 marzo 2011 non erano tantissime le persone al mondo che conoscevano dove trovare la Siria sulla carta geografica. Era un problema di pochi addetti ai lavori. Interessava piuttosto certi ambienti colti che si interessavano di archeologia, dei popoli legati alle antiche civiltà assiro -babilonese o di storia del cristianesimo .

Il mondo intero, oggi, parla della Siria e si interessa di questo paese di circa 185.180kmq, che si estende sulla costa del Mediterraneo Orienta le per circa 80 Kilometri.

 

I prodromi di una situazione

La data del 15 marzo 2011, ufficialmente, coincide con quella che possiamo definire: l'inizio di una rivoluzione nata quasi per gioco al confine con la Giordania, sui muri della città di Dera'a, ad opera di dodicenni che s'erano divertiti a scrivere dei graffiti del seguente tenore: "abbasso il regime".

Ciò che all'inizio, poteva sembrare un gioco o, meglio, una ragazzata, in realtà, non era altro che l'inizio di una richiesta di maggiore apertura al Governo centrale del paese che, per i non addetti ai lavori o per chi non aveva conosciuto la Siria prima dell'anno 2000, avrebbe potuto anche essere una richiesta legittima. Chi invece vi è vissuto ha visto e costatato con i propri occhi e con tutto il suo essere, non solo l'apertura del Governo verso le riforme sociali, ma soprattutto ha visto il benessere che le riforme avevano già portato e continuavano a portare a l popolo siriano.

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