Assedio. Su Aleppo la fabbrica delle balle

 

L’assedio di Aleppo. Forse non lo sapevate ma in questi ultimi giorni, e solo in questi ultimi giorni, il mondo delle persone perbene, di coloro che hanno a cuore la libertà, è angosciato dall’assedio di Aleppo. Il che è un po’ curioso, perché Aleppo è sotto assedio da tre anni e mezzo. Guardate la cartina qui pubblicata: raffigura la situazione di Aleppo dal 2012 fino a un mese fa. Com’è facile notare, il verde circonda su tre lati il rosso. E il verde erano le forze dei ribelli. Che quindi per tre anni e mezzo hanno stretto la città in una morsa aperto solo verso Sud. Un assedio quasi perfetto.

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Il settarismo o il fallimento di una prospettiva democratica in medio oriente

 

Il ruolo della monarchia saudita

          La recente felice conclusione della delicatissima trattativa sul programma nucleare iraniano ha suscitato sconcerto e preoccupazione in seno alla casa regnante saudita ai cui occhi l’evento ha costituito l’ulteriore conferma della fondatezza dei timori provati circa il progressivo allentamento della relazione strategica tra Washington e Riyadh.

          La caduta del regime sunnita di Saddam Hussein, conseguente all’invasione dell’Iraq da parte degli anglo-americani nel 2003, rimpiazzato da un governo a direzione sciita, fatto assolutamente inedito nella realtà araba, e il fallito tentativo di “regime change” in Siria dove l’intervento russo, iniziato lo scorso autunno, ha significato l’allontanarsi nel tempo di un obiettivo del cui mancato conseguimento i sauditi attribuiscono in buona misura la colpa all’“irresolutezza” dell’Amministrazione Obama, hanno fatto trapelare alla monarchia saudita la materializzazione di un arco sciita in grado di coprire l’immenso spazio tra il porto iracheno di Basra sul Golfo Persico e la capitale del Libano, Beirut.

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Yemen: fondato un nuovo Club per coordinarsi coi BRICS e la Nuova Via della Seta

14 gennaio 2016

 

Il 31 dicembre 2015 è stato fondato ufficialmente lo “Yemeni Club for Coordinating with the BRICS” (il Club dello Yemen per coordinarsi coi BRICS) nella sede del Ministero delll’Industria e del Commercio a Sanaa, capitale dello Yemen. La registrazione ufficiale seguirà all’inizio del 2016. L’iniziativa è guidata da Fouad Al-Ghaffari, ex funzionario del ministero per i Diritti Umani e giovane attivista e capo dell’ONG Gedar Human Rights, che ha deciso di agire nonostante i bombardamenti anglo-sauditi e la guerra terroristica contro il suo paese.

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Le bombe italiane contro i civili in Yemen

Gli ordigni, prodotti da un consorzio internazionale in cui spcca la Alenia Aermacchi (Finmeccanica), sono partiti da Cagliari alla volta dell'Arabia Saudita.

5 novembre 2015

 

 

Missione compiuta. Il 30 ottobre scorso, centinaia di bombe d’aereo prodotte in Italia, hanno raggiunto l’Arabia Saudita dove saranno quasi certamente utilizzate per le operazioni di guerra in Yemen.

Un conflitto che vede in campo una coalizione internazionale a guida saudita e di cui fanno parte pure Marocco, Egitto, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Kuwait, Giordania e Pakistan.Secondo il giornalista Malachy Browne che ha documentato grazie a FlightRadar24.com le rotte del velivolo che ha trasportato le bombe (un Boeing 747 della compagnia aerea azera Silk Way Airlines), il cargo 4K-SW888 è decollato dallo scalo di Cagliari Elmas, ha sorvolato l’Egitto e il Mar Rosso e ha poi iniziato la sua discesa verso la città di Jeddah, anche se dopo un improvviso cambio di rotta è atterrato nell’aeroporto “King Fahd” di Taif, base strategica dell’Aeronautica militare dell’Arabia Saudita e della stessa US Air Force. A Taif, in particolare, sono rischierati i cacciabombardieri Eurofighter “Typhoon” che i sauditi hanno acquistato dal consorzio europeo composto dai colossi BAE, EADS e dall’italiana Alenia Aermacchi (Finmeccanica), utilizzati dal 25 marzo per gli attacchi aerei in Yemen.

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Riflessioni del patriarca Gregorio III al termine del quarto e all’inizio del quinto anno della crisi siriana

 

Come arabo, non posso fare a meno di pensare a ciò che il mondo islamico e quello cristiano hanno in comune. Con questo pensiero in mente, propongo queste riflessioni che sono le mie meditazioni spirituali, per i nostri capi di stato arabi e leader nazionali perchè affrontino il male e la corruzione del ventunesimo secolo, di fronte alla tragedia causata dall'empietà.

L’unità è lo scudo più forte degli Arabi e dei Musulmani. La discordia è il loro nemico peggiore.

L’unità araba è la risposta migliore ai gruppi jihadisti e takfiri e al terrorismo.

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