Morti sul lavoro in Italia negli ultimi 4 anni. bollettino di una guerra. un campo di battaglia senza trincea nè scudi.

 

Dal 2021 al 2024, 4.442 persone hanno perso la vita sul lavoro in Italia.

Il settore delle Costruzioni è quello in cui si conta il maggior numero di decessi con 564 vittime. Le zone con il rischio più alto sono al Centro e al Sud. Basilicata e Umbria in zona rossa per quattro anni consecutivi, seguite da Campania e Valle d’Aosta per tre. La Toscana si distingue come la regione più virtuosa, con due anni in zona bianca.

Le costanti drammatiche dell’emergenza: gli over 65 sono i più vulnerabili, mentre gli stranieri registrano un tasso di mortalità doppio rispetto agli italiani, sia sul posto di lavoro sia in itinere.

418 le donne che hanno perso la vita sul lavoro.

 

IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI DEL QUADRIENNIO 2021-2024

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Le emissioni invisibili di ENI in Basilicata

12 Marzo 2025

 

ENI ha una parte non trascurabile del suo business nel nostro Paese. In particolare in Basilicata, dove è impegnata a sfruttare da una trentina d’anni il più grande giacimento su terra ferma dell’Europa Occidentale. Le licenze concesse a ENI autorizzano l’estrazione di 104mila barili di petrolio al giorno – sebbene negli ultimi anni la produzione non superi le 40mila unità. Il fulcro delle attività è l’impianto di lavorazione del petrolio estratto in quasi 30 pozzi, il Centro Olio in Val d’Agri (COVA)

 

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Vigili del fuoco morti a causa dei Pfas

7 marzo 2025

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L’allarme a livello internazionale era stato più volte evidenziato sul nostro Sito. Ora il caso dei pompieri morti per glioblastoma, tumore cerebrale, sta mobilitando le istituzionei con indagini in corso e campionamenti sulle acque e sull’aria nelle caserme italiane. La tragedia del  decesso di Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli, della caserma di Arezzo,  ha messo in moto l’amministrazione centrale dei vigili del fuoco anche con un programma di ricerca, condiviso con l’Università di Bologna.

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Proclamazione sciopero generale dei settori privati e pubblici su tutto il territorio nazionale per l’intera giornata di venerdì 11-4-2025.

 

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La scrivente O.S., Sindacato Intercategoriale Cobas

premesso che:

  • Il 18 Settembre la Camera dei Deputati ha approvato il Disegno di Legge Crosetto-Nordio-Piantedosi. Lo stesso decreto passato poi al Senato sta concludendo il suo iter legislativo e verrà approvato nella discussione finale prevista  nella prima settimana di Aprile 2025. Il DdL 1660 ( ora  1236)  contiene  misure repressive delle lotte e dei movimenti di lotta che da anni sono sul terreno delle mobilitazioni per arginare i costi della crisi e dell’economia di guerra. Mentre Il Parlamento europeo, nel mese di Marzo 2025,   ha approvato  una risoluzione dove  chiede ai paesi Europei  una spesa per il riarmo di 800 miliardi di euro con impegno dei singoli stati ad aumentare la spesa per il riarmo del 2% del PIL.
  • In questo contesto, il DdL posto in funzione di legge contro la resistenza attiva e la resistenza passiva, con l’aumento delle pene per chi commette un blocco stradale e per chi tenta l’impedimento della costruzione delle grandi opere, dovrà vedere un’ampia mobilitazione per non lasciare che vengano attaccati maggiormente quei settori sociali come i lavoratori e le lavoratrici, ma anche i disoccupati e disoccupate, che esercitano il diritto a lottare per rivendicare un lavoro, dignitoso e che rivendicano la fine dello sfruttamento dei territori per il profitto di pochi.

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A fronte di un siffatto disastro sanitario ed ecologico, quanti ad Alessandria hanno la coscienza a posto?

 

 

I Sindacati? I sindacati, nei primi cinquanta anni di esistenza del polo chimico di Spinetta Marengo hanno fatto quello che hanno potuto in quella che venne subito soprannominata “la fabbrica della morte” ma che sfamava centinaia di famiglie per metà contadine. Solo dopo il Sessantotto, fino alla sconfitta sindacale degli anni ’80, la tutela della salute è al primo posto in fabbrica e finanche fuori. E’ dal “Consiglio di fabbrica” che viene elaborata la rivendicazione dell’”Osservatorio ambientale della Fraschetta”. Dopo, invece, il ricatto occupazionale, vero o presunto, spinge il sindacato in un patto di subordinazione politica e culturale con Montedison e Solvay, pur nella consapevolezza della tragica nocività: è emblematico il volantino aziendale della CGIL del 2002 che per prima denuncia il cancerogeno PFOA, e poi tace per sempre pur conoscendo le analisi del sangue (PFAS) dei lavoratori. E’ emblematico il fatto che, in decine di anni, né all’Inail né in tribunale sia mai stata avviata causa di risarcimento per malattie e morti operaie. Neppure sostenuto nei due processi penali contro Solvay [*] .

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