I GORANCI/GORANI del Kosovo Metohija: chi sono
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- Scritto da Enrico Vigna
Prendendo spunto da una nuova adozione che la nostra Associazione ha assunto nell’ultimo viaggio, di una famiglia Goranci/Gorani del Kosovo Metohija, profuga a Nis, vedere i dettagli al fondo, proponiamo una sintetica scheda su questa minoranza che abitava il Kosovo da centinaia di anni e che oggi è parte della pulizia etnica avvenuta in quella provincia serba, anch’essi perseguitati e in gran parte costretti a fuggire dalle violenze dei separatisti albanesi. I pochi rimasti condividono con i serbi la realtà dell’apartheid, della discriminazione e della vita rinchiusi nelle enclavi.
I GORANCI/GORANI del Kosovo Metohija: chi sono
I Gorani sono una comunità slava musulmana che proviene e risiedeva principalmente nella zona montuosa del Kosovo e più a sud nel comune di Dragas (regione Prizren), dove costituiva tra il 30/ 40% della popolazione locale. I Gorani vivevano anche in tre villaggi al confine con l'ex Repubblica Yugoslava di Macedonia e in nove villaggi al confine con l'Albania.
La comunità proviene e prende il nome dalla zona di Gora, che è una parola slava che significa montagna; la regione di Gora comprende i comuni di Dragas in Kosovo, il comune di Shishtavec in Albania e la zona intorno le montagne Šar in Macedonia;
sono di religione musulmana e hanno una cultura popolare ricca e varia, nell’ultimo censimento della Jugoslavia, si dichiararono musulmani per nazionalità. I Gorani sono serbi che si sono convertiti all'Islam in epoca ottomana; tuttavia questo popolo non nega le proprie radici serbe, tranne una esigua minoranza che si definisce con radici bosniache.
Accuse di terrorismo contro i servizi segreti tedeschi
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- Scritto da Peter Wolter
Testimonianza-choc al processo in Lussemburgo contro i "Dinamitardi": un ufficiale dell´esercito tedesco avrebbe organizzato attentati per conto della NATO
di Peter Wolter, Lussemburgo
La procura lussemburghese impiega ulteriori funzionari di polizia per indagare sulla testimonianza dello storico di Duisburg Andreas Kramer che dichiara che suo padre (deceduto nel 2012) organizzò tra il 1984 e il 1986 diciotto attentati dinamitardi in Lussemburgo. Mercoledì e giovedì scorsi Kramer, durante il processo ai "dinamitardi", ha dichiarato sotto giuramento che l´ex-comandante del´Esercito Federale lavorò per i servizi segreti tedeschi guidando la struttura clandestina della NATO "stay-behind", presunta responsabile, fra l´altro, degli attentati del 1980 alla Oktoberfest di Monaco e alla stazione di Bologna. Secondo quanto afferma Kramer, negli attentati in Lussemburgo erano coinvolti non solo i servizi segreti locali, ma anche quelli tedeschi e il britannico MI 6. Fino al 1986 la NATO ha seguito, attraverso le sue strutture segrete, la strategia di realizzare attentati terroristici di cui poter incolpare gruppi di sinistra per poter giustificare una svolta politica a destra. Negli anni '90 commissioni parlamentari in Italia e in Belgio hanno provato la partecipazione della NATO a questo tipo di attentati, mentre i media tedeschi ne hanno parlato a malapena. I diciotto attentati in Lussemburgo sono stati realizzati soprattutto contro tralicci della compagnia elettrica CEGEDEL. Nel volantino di rivendicazione gli attentatori richiedevano denaro, ma tutti gli accordi per il pagamento finirono nel nulla, facendo intuire già da allora che si trattasse di un depistaggio: tra l´altro gli attentatori erano sempre informati delle azioni della polizia.
Articolo da Junge Welt del 12 aprile 2013
Traduzione di Giuseppe Z.
La Serbia rifiuta le imposizioni della UE circa il Kosovo e cambia rotta
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- Scritto da Enrico Vigna
Dopo una lunga seduta del Parlamento il governo di Belgrado, il 2 aprile, ha dichiarato di "non poter accettare le soluzioni proposte perché non garantiscono la sicurezza e i diritti umani dei serbi del Kosovo".
Quattordici anni dopo la vittoria della coalizione militare più potente della storia, la NATO, aveva cercato attraverso l’Unione Europea di imporre alla Serbia, una nuova Rambouillet, un’ennesima capitolazione: la rinuncia definitiva di una parte del suo territorio, la regione del Kosovo, il cuore della sua storia e identità nazionale e spirituale.
Dopo la “guerra umanitaria” del 1999, dopo la creazione dello stato fantoccio di “Kosova”, guidato dai terroristi dell’UCK, dopo l’installazione per 99 anni, della più grande base militare USA dai tempi del Vietnam: Camp Bondsteel in Kosovo, l’UE aveva posto l’ingiunzione dell’accettazione dello status quo del narcostato Kosovo albanese ( di fatto un protettorato NATO), come precondizione per entrare…in Europa. L'accettazione che tutte le comunità serbe e non albanesi ( le enclavi) del Kosovo, accettassero l'autorità istituzionale del governo di Pristina; proposta serba di negoziare una forma di autonomia per tali comuni è stata respinta, chiedendo al contrario lo smantellamento completo di tutte le "strutture parallele" nel nord del Kosovo, che in qualche modo hanno permesso finora di proteggere e salvaguardare gli abitanti dalla pulizia etnica applicata nelle altre aree.
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24 Marzo 1999 - Marzo 2013: NON DIMENTICHIAMO
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- Scritto da Forum Belgrado Italia – Assoc. SOS Yugoslavia-SOS Kosovo Metohija
“…la guerra non è una canzone, che si può dimenticare
la guerra è una favola funesta, che ogni giorno si manifesta…” ( Milena N. Kosovo, 12 anni )
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“…Ho appena dato mandato al comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale Clark, di avviare le operazioni d'aria (ndt: bombardamenti aerei…) sulla Repubblica Federale di Jugoslavia…Tutti gli sforzi per raggiungere una soluzione politica negoziata alla crisi del Kosovo sono falliti e non ci sono alternative all'intraprendere l'azione militare…”.
Così, il 23 marzo 1999, l'allora Segretario generale della NATO J. Solana, davanti ai mass media del mondo, decretava l'inizio della fine della “piccola” Jugoslavia e del popolo serbo in particolare…
Kosovo Notizie n6
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- Scritto da Forum Belgrado Italia
N°6 –MARZO 2013
KOSOVO NOTIZIE
a cura del Forum Belgrado Italia
SPECIALE GORAZDEVAC - 2003-2013 : …PER NON DIMENTICARE…..
- L'uccisione di bambini serbi in Kosovo: la testimonianza di un sopravvissuto
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