Deposizione del Generale Fraser all'Aja, uno spettro circa la guerra in Bosnia

Deposizione del Generale Fraser all'Aja, uno spettro circa la guerra in Bosnia

 

Secondo il Generale canadese David Fraser, ex comandante UNPROFOR della città di Sarajevo: “…le forze musulmane di Sarajevo si sono rese responsabili di sparare sui propri civili, in modo pianificato, e noi, come forze dell’ONU, abbiamo protestato presso le autorità della città per denunciare tutto questo, ma senza esiti…”.

Nella sua testimonianza all’Aja, sentito come testimone al processo contro l‘ex Presidente serbo Karadzic, questo e molte altre “verità scomode e nascoste” sono emerse, che mettono in discussione nei fatti tutta la lettura occidentale dei tragici avvenimenti accaduti nella capitale bosniaca durante la guerra. Il generale ha anche dichiarato di aver saputo che membri francesi dell’Unprofor erano in possesso di video di cecchini musulmani che sparavano sulla propria gente, ma non li ha visti direttamente. Ha aggiunto che ripetutamente aveva chiesto alla leadership serba di non attaccare unità militari musulmane collocate vicino a siti civili, che avrebbero causato la morte di persone innocenti e anche di allentare i rigidi controlli dei convogli umanitari che entravano nella città, ma che i serbi sostenevano che attraverso quei convogli entravano anche le armi e che avrebbero intensificato sempre di più i controlli, ma questo causava ritardi nelle consegne degli aiuti alla popolazione che ne aveva un gran bisogno.

Alle persone intellettualmente oneste ed indipendenti, un ulteriore documento per costruire una fattuale e corretta lettura di quegli anni, che hanno provocato danni umani e materiali irreparabili per la popolazione civile, come sempre vittima dei “grandi giochi” ed interessi esterni, ai loro.

 A cura del Forum Belgrado Italia

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Verfassungsschutz

Germania. Dal Verfassungsschutz (Polizia Segreta di Stato in Difesa della Costituzione) mi guardi Iddio, che dagli altri mi guardo io.

Mentre la corte berlusconiana celebrava le sue ultime e ributtanti cerimonie da tardo impero, la “severa e incorruttibile” Germania ci dava un’altra istruttiva lezione di quali siano i veri metodi di governo di un paese “democratico”. Sebbene il termine democrazia stia sempre più assumendo un significato negativo, mi attardo ad usare ancora le virgolette anche se oramai troppe rapine, colpi di stato, torture, esecuzioni mirate, massacri e stermini di massa sono stati compiuti nel suo nome. Siamo tutti ancora sgomenti di fronte alla notizia secondo cui, nel corso dell’ultimo decennio, un pugno di estremisti nazisti, ben noti alle autorità (vedremo poi i particolari) hanno scelto le proprie vittime e le hanno poi tranquillamente e impunemente assassinate.Quale colpa avevano ai loro occhi queste persone? Erano degli innocui “dannati della terra” che, per sfuggire alla fame ed alla miseria, avevano scelto di emigrare da qualche misero villaggio anatolico verso la Germania.

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Srebrenica. Le contraddizioni di un genocidio sancito a priori.

Il Parlamento europeo ha stabilito che l’11 luglio sia il giorno dedicato al genocidio di Srebrenica. In pratica ha proclamato un dogma: si deve credere che i Serbi sono colpevoli dello sterminio della popolazione musulmana della città senza possibilità di dubbio, obbiezioni o di ulteriore indagine.

Effettivamente gli avvenimenti che si sono svolti fra il 10 e il 19 luglio 1995 sono oscuri ed oscurati, per quindici giorni dopo la presa della città da parte serba non sono state compiute investigazioni accurate, mentre già il governo di Sarajevo  aveva denunciato all’opinione pubblica internazionale un eccidio di proporzioni inaudite senza che questo potesse essere constatato in maniera obiettiva e sollecitando un vero cataclisma emozionale sui Media. Secondo il governo musulmano 8000 uomini sarebbero stati fucilati dai Serbi.

All’epoca circolavano voci che il presidente USA, Bill Clinton, avesse promesso al leader musulmano Alija Izetbegovic di intervenire se le vittime dei Serbi fossero state superiori a 5000. L’Amministrazione Clinton, pressata dal Senatore  repubblicano Robert Dole e  dalle lobby del petrolio, che volevano favorire i patroni arabi di Sarajevo, cercava una giustificazione plausibile per agire. In realtà gli US erano già degli attivi partecipanti alla guerra nella ex Jugoslavia,  erano a poco a poco passati, unilateralmente e segretamente, ad  un coinvolgimento diretto, sempre proclamando la loro volontà di pace ed equidistanza.

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Il Kosovo Metohija a 13 anni dalla fine dell’aggressione NATO

La “questione Kosovo” continua ad essere, e sempre più, un nodo irrisolto della comunità internazionale occidentale, la quale pensava che con il raggiungimento della cosiddetta “indipendenza” imposta ed avallata finora da soli 89 paesi, ovviamente tutti i sudditi dell’impero, tra cui naturalmente l’Italia…ma pare che anche lo stato di Tonga stia per fare il grande passo…), si sarebbero assopite le forme di resistenza del popolo serbo kosovaro e delle altre minoranze perseguitate; ma non è stato così e lo dimostrano alcuni fatti chiarificatori di quanto sia pericolosa la situazione ed esposta a rischi per nuovi scenari di guerra e turbolenze.

Da ormai quasi nove mesi il nord del Kosovo è bloccato da decine di barricate erette dai serbi, che cercano di impedire il passaggio delle forze NATO_Eulex e della Polizia kosovara (KPS); nonostante decine di scontri con morti e decine di feriti, assalti per smantellarle vengono presidiate notte e giorno, e immediatamente rifatte se perse (… naturalmente il tutto nel più assoluto silenzio dei grandi media di informazione, vedere “Kosovo Notizie 5” del FBItalia).

Proprio nei giorni scorsi la KFOR ha attaccato una barricata per sgomberarla, ma la pronta mobilitazione e reazione di centinaia di serbi ha scatenato uno scontro che ha provocato otto feriti, quattro soldati americani e almeno quattro serbi. In questo clima Germania ed Austria hanno deciso di mandare altre truppe prevedendo una intensificazione delle lotte di resistenza.

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