Kosovo Metohija NOTIZIE

Cronache, Informazioni, Aggiornamenti, Traduzioni di Documentazioni , Cenni storici e letterari, Progetti di Solidarietà, sulla e dalla realtà di una terra martoriata dalle contraddizioni interne e dai bombardamenti della NATO del 1999, che va verso nuovi lutti, nuove violenze e nuove ingiustizie. Una piccola voce per i senza voce del Kosovo Metohija. 

Con questo numero abbiamo deciso di lavorare ad un bollettino fisso periodico:

Kosovo Metohija Notizie, ad uso di chi vuole sapere e capire, prima di schierasi; per Siti web e riviste interessati e sensibili, per fornire una  INFORMAZIONE indipendente scevra dalle “veline” della disinformazione strategica; che cercherà, nella limitatezza dei nostri mezzi e possibilità, di fornire elementi di conoscenza e documentazione, sia dal punto di vista degli avvenimenti quotidiani taciuti dalla stampa e dai media occidentali ( molto spesso perché non funzionali alle politiche di dominio e assoggettamento dei popoli); sia su aspetti storici e culturali che possano aiutare a comprendere gli avvenimenti dei nostri tempi.

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Kosovo Metohija NOTIZIE 1 - Luglio 2007

La vera storia della pulizia etnica in Kosovo

 


Ultime Notizie:

 

15 giugno 2007     

La Serbia non negozierà sull’indipendenza della sua provincia

Belgrado. Il presidente del Governo della Repubblica di Serbia Vojislav Kostunica ha parlato oggi con il ministro degli Esteri dell’Italia Massimo D’Alema.

In quest’occasione D’Alema ha proposto che continuino i negoziati tra Belgrado e Pristina sul futuro status del Kosovo e Metohija, che sarebbero limitati nel senso del tempo e che avrebbero come obiettivo finale che il Kosovo e Metohija diventi uno Stato indipendente.
Il presidente del Governo di Serbia ha rifiutato la proposta che il nuovo processo di negoziati sia in qualsiasi modo condizionato con l’accettazione dell’indipendenza del Kosovo e Metohija.
Kostunica ha sottolineato che la Serbia non negozierà sull’indipendenza della sua provincia perché ogni forma dell’indipendenza rappresenterebbe la più grave violazione della Carta dell'ONU, della Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e della Costituzione della Repubblica di Serbia.
Il presidente del Governo ha sottolineato che la Serbia ha promosso un’iniziativa completamente diversa per i nuovi negoziati e che in quel modo ha espresso chiara disposizione per partecipare in modo costruttivo nella ricerca della soluzione di compromesso, che sarebbe basata sul rispetto della sovranità e integrità territoriale della Serbia.

Da Agenzia Governo Serbia

 

15.6.2007

La Russia si sente osteggiata sul tema del Kosovo

Questo ha dichiarato ieri il ministro russo degli Esteri, S. Lavrov.

Il Gruppo di Contatto per il Kosovo ha tenuto una riunione in assenza della Russia, che Lavrov ha qualificato come “ un tentativo di osteggiare la posizione di Mosca, la quale ritiene necessario applicare uno standard unico basato sul Diritto Internazionale”. “ Ribadiamo tutto questo alla coscienza di coloro che hanno partecipato a quell’incontro”, ha osservato il cancelliere russo alla conferenza stampa che ha tenuto dopo l’incontro con il primo ministro e il titolare degli Esteri della Svezia. La Russia difende la necessità di trovare una soluzione accettabile sia per Pristina che per Belgrado e che mantenga l’integrità territoriale della Serbia. Parallelamente Stati Uniti e Unione Europea promuovono nel Consiglio di Sicurezza il progetto di una risoluzione che prevede l’indipendenza del Kosovo.

Una decisione che non si sostiene con l’accordo di entrambe le parti provocherà instabilità e grandi rischi per i Balcani e altre aree.

Da Novosti Russia

 

15.6.2007

Il premier della Serbia Vojislav Kostunica ha scartato la possibilità che la Serbia partecipi ai negoziati sul futuro status del Kosovo che sottintenderebbero l'indipendenza, come una soluzione predeterminata per lo status regionale. Parlando della dichiarazione del diplomatico americano Fank Wisner, Kostunica ha fatto sapere che i negoziati di cui esodo è già noto, in realtà non sono veri negoziati. Lui ha ripetuto che questa è la ragione per cui ha rifiutato la proposta anche nel colloquio di oggi con il ministro italiano degli esteri, Massimo D'Alema. Kostunica ha rilevato che la Serbia desidera discutere su una soluzione di compromesso, che sarebbe nell'ambito della Carta dell'ONU e della Risoluzione 1244. L'inviato americano per il Kosovo Frank Wisner ha ammesso, durante la visita a Pristina, la possibilità di continuare i negoziati fra i serbi e gli albanesi kosovari, rilevando con questo un altro rinvio nella risoluzione della questione sullo status regionale, evidenziando che è importante raggiungere l'indipendenza attraverso la risoluzione del Consiglio di sicurezza. 

15.6.2007                

Per la stabilità nei Balcani è importante assicurare la stabilità in Kosovo attraverso una soluzione mantenibile e funzionale, che si baserà sulla risoluzione dell'ONU, e di cui approvazione non deve essere limitata nel tempo, ha dichiarato il capo della diplomazia greca Dora Bakoiani. Alla tavola rotonda "I Balcani come fonte di sicurezza e stabilità in Europa" ad Atene, lei ha rilevato che la questione del Kosovo e l'acceleramento di riforme interne nei paesi regionali, sono le due questioni chiave per la stabilità dei Balcani. La Bakoiani ha salutato il proseguimento delle trattative fra la Serbia e l'Unione europea, ed ha evidenziato che l'acceleramento delle riforme interne nei paesi regionali è importante, affinché possa essere raggiunta la stabilità delle istituzioni democratiche. Al raduno ad Atene hanno partecipato i rappresentanti dei paesi regionali, della Svizzera e degli Stati Uniti, nonché i funzionari del Consiglio d'Europa, dell'OSCE e dell'ONU.

14.06.2007

Secondo Romano Prodi l’indipendenza del Kosovo è “ineluttabile”. Prodi considera che “l’indipendenza del Kosovo si è trasformato in un irrimandabile debito verso tutte le decisioni che hanno preso gli occidentali e anche la Russia”. Per questa ragione ritiene, come il mediatore finlandese M. Athisaari, così come l’UE e gli Stati Uniti, che questa sia la “ miglior soluzione possibile nella situazione attuale”. Parallelamente Prodi riconosce che “ la Serbia paga un prezzo molto alto ma dovuto agli errori della sua storia passata” e, per questo, è giusto dargli una “ prospettiva di adesione futura all’Unione Europea”.                                                        “ Occorre continuare ad aiutare la Serbia con una politica di solidarietà e investimenti, perché la transizione verso la democrazia di questo paese è stata veramente dolorosa, difficile, terribile, però necessaria”, secondo il capo del governo italiano ed ex presidente della Commissione Europea.   Con una politica della mano tesa, “ cooperativa e amichevole”, sarà anche più facile ottenere l’arresto dei criminali di guerra serbi richiesti dal Tribunale penale Internazionale dell’Aja, secondo Prodi.

Dal giornale La Croix, Francia

14.6.2007

La proclamazione unilaterale dell'indipendenza del Kosovo potrebbe portare alla destabilizzazione nei Balcani, ha dichiarato a Sofia il vice ministro bulgaro degli esteri, Ljubomir Kjucukov. Alla conferenza stampa sulle nuove sfide per la sicurezza internazionale, lui ha valutato che un passo del genere porterebbe ad una difficile sfida politica non solo per la Bulgaria e per i paesi regionali, ma anche per l'Unione europea e per la comunità internazionale in genere. Kjucukov ha rilevato che la proclamazione unilaterale dell'indipendenza del Kosovo sarebbe il meno favorevole scenario, ed ha aggiunto che la Bulgaria si aspetta una decisione giusta e legittima in modo internazionale, attraverso la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU basata sul piano di Ahtisaari.  

14.6.2007

Il premier della Serbia Vojislav Kostunica ha dichiarato che Belgrado ha il diritto legittimo di chiedere al Consiglio di sicurezza dell'ONU di fermare la modifica forzata dei confini della Serbia, evidenziando che una soluzione di compromesso per il Kosovo può essere trovata attraverso nuovi negoziati, e che la Serbia ha delle idee concrete per il loro rinnovamento. La regione di Kosovo e Metochia non può ricevere l'indipendenza, perché la Serbia, in conformità alla Carta dell'ONU e a tutte le norme e tutti i documenti in vigore, sui quali si basa l'ordinamento internazionale, ha il pieno e legittimo diritto di chiedere al Consiglio di sicurezza di fermare la modifica forzata dei suoi confini statali, ha evidenziato Kostunica per l'agenzia Tanjug. Lui ha ricordato che la Serbia ha ricevuto il supporto dalla Russia per le sue richieste principiali che nel Consiglio di sicurezza venga fermata ogni risoluzione con la quale alla Serbia verrebbe sottratto il 15% del territorio. Quando quelli che appoggiano l'indipendenza del Kosovo capiranno che il piano dell'inviato dell'ONU Martti Ahtisaari è definitivamente fallito e che non sarà mai approvato nel Consiglio di sicurezza, allora sarà aperto lo spazio per il proseguimento dei negoziati allo scopo di trovare una soluzione di compromesso, ha rilevato Kostunica. Secondo lui, in questo senso la Serbia ha esposto delle idee concrete che potrebbero essere utili per il rinnovamento del processo negoziante.

12 giugno 2007

La chiave per risolvere lo status del Kosovo e Metohija è nel rispetto del diritto internazionale e della Carta dell'ONU

Belgrado. Il presidente del Governo della Repubblica di Serbia Vojislav Kostunica ha dichiarato oggi che gli Stati Uniti hanno una grande forza a loro disposizione, ma la chiave per la soluzione della questione del Kosovo e Metohija non sta nella forza, ma nel rispetto del diritto internazionale e della Carta dell'ONU.

Nella dichiarazione per l’agenzia Beta Kostunica ha detto che ogni tentativo di dichiarare con la politica di forza e con violenza legale l’indipendenza unilaterale del Kosovo e Metohija è condannato a fallimento.
Questo non si potrebbe rimediare con l’offerta americana dal livello più alto che il Kosovo e Metohija ottenga l’indipendenza, e che la Serbia sia premiata con l’adesione alla NATO, ha detto il presidente del Governo di Serbia.
Secondo le sue parole, la Serbia rifiuta ogni tipo di questi negoziati e ogni idea che potrebbe barattare e vendere il suo territorio.
Da quando esiste l’ordine internazionale basato sulla Carta dell'ONU nessuno ha mai avuto l’idea di usurpare da un Paese sovrano e membro dell’ONU un’importante parte del suo territorio in cambio a un presupposto chiaro futuro. Per la Serbia ogni simile proposta era e sarà assolutamente inaccettabile, ha ammonito Kostunica.

 

12 giugno 2007

La decisione unilaterale sul futuro status del Kosovo e Metohija sarebbe destabilizzante per la regione

Belgrado.  Il ministro degli Esteri nel Governo della Repubblica di Serbia Vuk Jeremic ha dichiarato che qualsiasi “atto unilaterale” nella soluzione del futuro status del Kosovo e Metohija sarebbe drammaticamente destabilizzante per la situazione nella regione.

Nell’intervista per la televisione dell’agenzia Reuters della Gran Bretagna Jeremic ha detto che Belgrado ufficiale perciò dovrà insistere che tutto quello che succederà in quel senso sia sanzionato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Qualsiasi atto che andrebbe oltre l’ONU sarebbe di carattere unilaterale e praticamente ridotto a una flagrante violazione dell’ordine internazionale, prescritto nei documenti come la Carta dell'ONU e l’Atto finale di Helsinki, ha detto Jeremic. Lui ha stimato che in questo momento non ci sono possibilità che si voti nel Consiglio di sicurezza a favore di una risoluzione che appoggerebbe il piano dell’inviato speciale Martti Ahtisaari che apre la strada a qualsiasi forma dell’indipendenza del Kosovo e Metohija.
Alla domanda se la posizione di Mosca “impedisce” l’indipendenza del Kosovo e Metohija, Jeremic ha risposto che la posizione della Russia, come membro permanente del Consiglio di sicurezza, è tale da implicare il diritto di veto perché la risoluzione che è attualmente nel processo in questo consiglio non ha appoggio di Mosca ufficiale.
Secondo le sue parole, l’appoggio all’indipendenza del Kosovo e Metohija da parte del presidente degli USA George Bush, espressa durante la sua visita a Tirana, non è una novità.
L’amministrazione americana ha preso questa posizione qualche tempo fa e il presidente Bush è solo l’ultimo nella serie, in questo caso il più alto funzionario dell’amministrazione, che esprime questa posizione, ha detto Jeremic. Jeremic ha sottolineato anche in quest’occasione che per la Serbia ogni indipendenza del Kosovo e Metohija sarebbe inaccettabile e ha aggiunto che Belgrado si impegna per il proseguimento dei negoziati che porterebbero a una soluzione di compromesso.
La Serbia non può rinunciare alla sovranità sul Kosovo e Metohija, e non può rinunciare neanche al suo futuro europeo, insisteremo su ambedue le cose con uguale perseveranza, ha sottolineato Jeremic.
Egli ha sottolineato che per la Serbia sarebbe “nullo” ogni atto unilaterale della dichiarazione dell’indipendenza del Kosovo e Metohija o del riconoscimento dell’indipendenza della provincia.
Il Kosovo e Metohija è la parte integrante della Serbia e questa è la nostra posizione che non sarà sottoposta a nessuna revisione o cambiamento, ha detto il ministro e ha concluso che ogni atto di riconoscimento e ogni atto unilaterale della dichiarazione dell’indipendenza del Kosovo e Metohija per Belgrado sarebbe assolutamente nullo.

 

12 giugno 2007

La Serbia pronta a cancellare l’eventuale decisione sulla dichiarazione dell’indipendenza del Kosovo e Metohija

Belgrado. Il ministro per il Kosovo e Metohija nel Governo della Repubblica di Serbia Slobodan Samardzic ha dichiarato oggi che la Serbia cancellerebbe subito l’eventuale decisione degli albanesi del Kosovo sulla dichiarazione dell’indipendenza della provincia meridionale serba.

Nell’intervista per l’agenzia Beta Samardzic ha sottolineato che questo è qualcosa che lo Stato deve preparare perché la minaccia esiste, e ha stimato che bisogna dire a quelli che vogliono farlo, cioè alle istituzioni di Pristina e ai Paesi che riconoscerebbero l’indipendenza, che la posizione della Serbia è già nota.
Secondo le sue parole, tale decisione del Governo di Serbia è un atto statale ordinario, e lo Stato ha il pieno diritto di cancellare quell’atto perché un’eventuale dichiarazione dell’indipendenza avrebbe luogo nel territorio della Serbia, che è internazionalmente riconosciuta e sovrana.
Dietro tale decisione sta tutto il Governo di Serbia e tutti gli organi statali, ha detto il ministro e ha sottolineato che la Serbia nei negoziati sul Kosovo e Metohija difende i suoi interessi statali e il suo diritto a ricorrere al diritto internazionale.
Per noi è importante che ci presentiamo invitando gli altri partecipanti al processo di difendere anche il loro diritto e il diritto internazionale. Noi ammoniamo contro un pericolosissimo caso senza precedenti, contro il pericolo della violazione a grandi dimensioni del diritto fondamentale degli Stati e popoli, dove l’intero complesso del sistema giuridico internazionale crollerebbe per l’effetto domino, e le conseguenze sarebbero terribili, ha ammonito Samardzic.
Il ministro ha sottolineato che Belgrado spiegherebbe ancora la sua piattaforma per i negoziati e ha espresso la speranza che gli USA, con la mediazione della parte russa, la prenderà in considerazione.
Questo potrebbe aprire lo spazio per i prossimi negoziati tra Belgrado e Pristina che non si prevedono presto, ma si potrà recuperare tutto ciò che non è stato fatto durante la mediazione di Ahtisaari, ha detto Samardzic e ha stimato che solo con negoziati sinceri si potrà raggiungere un risultato.  .

 

11 giugno 2007

Fatto molto per la preservazione dell’integrità territoriale e sovranità della Serbia

Mosca/Belgrado.  Il presidente del Governo della Repubblica di Serbia Vojislav Kostunica ha dichiarato ieri sera che l’idea del Kosovo e Metohija indipendente è già da tempo messa da parte e ha aggiunto che è stato fatto molto per la preservazione dell’integrità territoriale e sovranità della Serbia.

Nella dichiarazione per la Radio televisione di Serbia Kostunica ha detto che quello che sembrava risolto presto, cioè la pericolosa idea dell’indipendenza del Kosovo e Metohija, è stata messa da parte ormai da tempo.
Egli ha detto che bisogna continuare a fare tutto quello che è stato fatto finora e che molto è stato fatto per preservare l’integrità territoriale e sovranità della Serbia e ha stimato che alcune delle iniziative espresse e delle quali si discuterà sono senza dubbio importanti per il futuro corso dei negoziati sullo status del Kosovo e Metohija.

11 giugno 2007

Confermata la comune politica di Russia e Serbia a proposito del Kosovo e Metohija

San Pietroburgo.  Il consulente per i media del presidente del Governo della Repubblica di Serbia Srdjan Djuric ha dichiarato ieri che la delegazione del Governo di Serbia, dopo la visita in Russia, può esprimere grande contentezza per l’incontro tra il presidente del Governo Vojislav Kostunica e il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.Nella dichiarazione per l’agenzia Beta Djuric ha sottolineato che in quegli incontri è stata completamente confermata la politica comune a proposito del Kosovo e Metohija, che è stata stabilita un anno fa durante l’incontro tra Kostunica e Putin, anche quello a San Pietroburgo.
Egli ha detto che è stato confermato il pieno consenso che sui ben noti principi, partendo soprattutto dal principio del rispetto della sovranità e integrità territoriale degli Stati, continuerà l’attività per trovare una soluzione di compromesso per il Kosovo e Metohija.
Per la Serbia è di massima importanza il fatto che il presidente Putin nell’incontro ha espresso il fermo appoggio alla Serbia che nel Consiglio di sicurezza dell’ONU non potrà passare nessuna proposta di risoluzione in base alla quale si verificherebbe lo smembramento della Serbia e la creazione del Kosovo e Metohija indipendente nel nostro territorio, ha sottolineato Djuric. A proposito della dichiarazione del presidente degli USA George Bush a Tirana- che il Kosovo deve essere indipendente, il consulente al presidente del Governo ha ricordato che sul futuro status del Kosovo e Metohija non decidono gli Stati Uniti, bensì il Consiglio di sicurezza, il quale è obbligato con la Risoluzione 1244 e con la Carta dell'ONU.
Secondo le sue parole, dopo l’incontro di ieri tra Kostunica e Putin a San Pietroburgo è assolutamente chiaro che nel Consiglio di sicurezza l’indipendenza del Kosovo e Metohija non passerà e non può passare.

11 giugno 2007

Riflessioni del comandante Fidel Castro: il tiranno visita Tirana.

Sappiamo già di questa curiosa visita di Bush nella capitale albanese. Nell’occasione, si è risolutamente pronunciato per l’indipendenza del Kosovo, senza alcun rispetto per gli interessi della Serbia, della Russia e di diversi paesi europei, sensibili al destino della provincia che è stata scenario dell’ultima guerra della NATO. Ha ingiunto alla Serbia che riceverà aiuti economici se appoggerà l’indipendenza del Kosovo, dove è nata la cultura di quel paese. Prendere o lasciare! Bush è smanioso d’affetto. Si è goduto di gusto l’accoglienza senza proteste in Bulgaria. Ha parlato con i soldati di quel paese che hanno partecipato alle guerre in Iraq ed Afghanistan. Ha cercato di coinvolgerli ancora di più nello spargimento di sangue generoso di quelle pacifiche guerre. Quando i leader del paese si sono lamentati che la Bulgaria non era stata inserita sotto l’ombrello protettivo contro gli attacchi nucleari, ha immediatamente dichiarato: avrete i mezzi necessari per difendervi dai missili a medio raggio.Saranno dai duemila ai cinquemila i soldati di Bush che s’alterneranno costantemente nelle tre basi militari installate dall’impero in Bulgaria. Come se vivessimo nel più felice dei mondi!

Fidel Castro Ruz - Da Granma

10.05.2007

Quattro dei sei terroristi fondamentalisti che preparavano attentati negli USA contro la base militare di Fort Dix, sono albanesi kosovari.

Il procuratore che segue le indagini descrive gli arrestati come “islamisti radicali”, quattro di loro sono provenienti dalla provincia del Kosovo, dove la comunità albanese musulmana ha combattuto per molti anni per staccarsi dall’ex Jugoslavia, fin dagli anni ’90. Uno dei sospetti A. Abdullahu, è descritto nelle carte processuali come un “ tiratore scelto o cecchino” quando era nel Kosovo. Gli ufficiali statunitensi hanno dichiarato che alcuni rapporti dei servizi segreti dai Balcani hanno identificato alcune strutture di supporto per gruppi terroristi, compresa Al Qaeda, localizzati nelle comunità musulmane in Albania, Bosnia, Kosovo e Macedonia.

Da Washington Post, USA

 

DAL Kosovo:

Kosovo: rappresentanti dei serbi kosovari accusano l’occidente di “ Pulizia etnica”

 

Belgrado, 31 Maggio 2007. Un esponente dei serbi della provincia del Kosovo, ha accusato quattro paesi europei e gli Stati Uniti di favorire la pulizia etnica dei Serbi dal Kosovo fornendo loro facili visti per immigranti. Marko Jaksic, presidente dell’Unione delle Municipalità Serbe in Kosovo, ha detto che USA, Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia sono i paesi che offrono alla minoranza serba del Kosovo facilitazioni per emigrare, spianando la strada all’indipendenza del Kosovo, richiesta dalla maggioranza albanese.

“ Cosa sta avvenendo è solamente una perfida continuazione della pulizia etnica”. Ha dichiarato Jaksic, in riferimento agli oltre 200.000 serbi che hanno dovuto lasciare il Kosovo, dopo che esso era stato messo sotto il controllo delle Nazioni Unite nel 1999; egli ha detto che la comunità internazionale farebbe meglio a ricostruire le loro case distrutte e facilitare il loro ritorno, se essa realmente intende veramente perseguire il suo dichiarato obiettivo di un Kosovo multietnico.

Jaksic ha denunciato che rappresentanti di organizzazioni non governative “ hanno visitato per mesi villaggi serbi, lusingando i ragazzi giovani e promettendogli visti per emigrare”. Se uno conosce il fatto che i cittadini serbi aspettano “ in lunghe code, giorno e notte, davanti alle ambasciate occidentali” per avere anche solo un visto turistico per i paesi europei, è facile concludere “ quali sono le intenzioni di questi agenti internazionali”, ha sottolineato Jaksic.

Egli ha detto che lo scorso anno a oltre 300 giovani serbi sono stati dati visti da immigranti per paesi del nord Europa e che emissari di ONG hanno visitato i maggiori villaggi delle comunità serbe come Plemetina, Priluzje, Obilic, Gorazdevac, e Osojane. “ Se essi sanno che ogni serbo in Kosovo è una voce contro l’indipendenza, diventa chiaro il danno che un’emigrazione della popolazione produce agli interessi nazionali dei serbi e della Serbia”, Jaksic ha dichiarato.

Nelle quattro ambasciate nordeuropee di Belgrado, contattate da ADN Kronos International (AKI), nessuno è stato disponibile a commentare le accuse di Jaksic, che due giornali di Belgrado Kurir e Press hanno così intitolato in modo identico: “Infidi !”.

Un altro leader dei serbi kosovari M. Trajkovic ha dichiarato che le potenze occidentali avevano bombardato la Serbia nel 1999, con la motivazione di preservare una società multietnica nel Kosovo ed oggi stanno indirettamente favorendo la pulizia etnica. “ Oggi questi paesi ricchi deliberatamente e sistematicamente aiutano i serbi del Kosovo ad emigrare, in modo che gli albanesi possano acquisire l’indipendenza” ha detto Trajkovic. “ Non c’è altra definizione per tutto questo che quella di pulizia etnica”, ha aggiunto.

L’esercito serbo era stato costretto ad uscire dal Kosovo nel 1999, in seguito ai bombardamenti della NATO sulla Serbia, stante rapporti di gravi violazioni dei diritti umani e fughe di massa degli albanesi. Circa 220.000 serbi hanno poi dovuto lasciare la provincia e i 100.000 che sono rimasti

 vivono in enclavi isolate.

Le potenze occidentali stanno spingendo per l’indipendenza del Kosovo, alla quale si oppone la Serbia che non ha più autorità nella regione dal 1999; l’unica speranza per Belgrado di conservare il Kosovo senza modificare i suoi confini è che la Russia, come membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, usi il suo diritto di veto per bloccare il processo di indipendenza.

Da ADN Kronos International (AKI)

 

 

SUL Kosovo:

Amnesty International: pessimo lo stato dei diritti umani in Kosovo                                          07 giugno 2007                                                                                                                                                                                                                 Lo stato dei diritti umani e l'attuazione degli standard richiesti in Kosovo sono insoddisfacenti, è stato valutato nella relazione annuale dell'organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani "Amnesty International". Per la Serbia questo sarebbe un argomento importante per fermare l'indipendenza, nel caso in cui si arrivi ad un nuovo dibattito sullo status della regione nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Eppure, la realtà dei rapporti internazionali è diversa, avvisa l'analista militare Zoran Dragisic, valutando, nell'intervista rilasciata alla Radio Internazionale di Serbia, che la soluzione della questione dipenderà prima di tutto dall'interesse e dall'accordo che raggiungeranno le grandi potenze.  Nel caso in cui verrebbe riconosciuta l'indipendenza nonostante la trasgressione degli elementari diritti umani, questo rappresenterebbe una grande macchia sulla faccia della civiltà moderna, valuta Dragisic. La relazione è corretta, aggiunge lui, facendo sapere che in lei vengono evidenziati i veri problemi nella regione.Da questo si può vedere che la società kosovara non è pronta ad avere il proprio stato in questo momento, perché la relazione dimostra in modo chiaro che le istituzioni provvisorie regionali non tengono la situazione sotto controllo. Questa relazione, ugualmente alla precedente relazione del rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU Kei Eide, evidenzia che non è stato raggiunto il progresso nell'attuazione degli standard, su cui, per quanto riguarda gli elementari diritti umani e la libertà, hanno insistito le Nazioni Unite, come condizione preliminare per iniziare la risoluzione dello status finale. Le affermazioni riportate nella relazione sono un argomento importante per la Serbia, però la realtà dei rapporti internazionali è ben diversa, e in questi, la forza si trova spesso al di sopra della legge e della giustizia, avvisa Dragisic. "Nel caso in cui gli interessi di grandi potenze nella questione non saranno conformati, in modo concreto se gliStati Uniti non faranno alla Russia certe concessioni per l'indipendenza del Kosovo, è reale aspettarsi che il processo di accertamento dello status sarà rimandato. In quel caso la Serbia avrebbe la possibilità di assicurarsi una posizione migliore attraverso nuovi negoziati", ha fatto sapere Dragisic. Però, "se gli Stati Uniti e la Russia si metteranno d'accordo su altre questioni, è chiaro che quest'argomento non avrà molta importanza e non aiuterà la Serbia a conservare la propria integrità territoriale", ha concluso Dragisic.                                          Fra l'altro, nella relazione annuale di Amnesty International viene constatato che i crimini di guerra commessi sui serbi e sulle altre minoranze sono rimasti impuniti, perché la polizia UNMIK in Kosovo non ha ancora svolto le inchieste sui casi di rapimento dei membri appartenenti alle comunità di minoranza. Si tratta di attacchi motivati etnicamente, cioè di albanesi che hanno lapidato gli autobus che trasportavano i serbi, oppure di piazzamento di costruzioni esplosive sui veicoli e nelle case serbe e di distruzione e saccheggio dei santuari ortodossi serbi. La maggior parte degli autori di violenze motivate etnicamente in Kosovo, non sono stati ancora puniti. Per quanto riguarda il ritorno degli sfollati in Kosovo, il numero è sempre minimo, e le persone deportati dai paesi dell'Unione europea ricevono raramente aiuto e supporto dalle autorità. Nonostante tutto questo, in Kosovo è stata abolita la giurisdizione dell'ombudsman sull'UNMIK, avvisa l'Amnesty International nella relazione annuale sullo stato dei diritti umani in Serbia.

A cura di Mladen Bijelic (Radio Serbia).

In un certo modo questi sono giorni storici perché il confronto di Mosca e Washington riguardo allo status del Kosovo, dimostra che il mondo non è più così unipolare, come lo era finora e che pian piano torna all’era del bipolarismo, ha rilevato nell’intervista rilasciata alla Radio Internazionale di Serbia, il commentatore politico-militare del quotidiano «Politika» Miroslav Lazanski. La situazione tende a complicarsi aggiuntivamente, tenendo presente l’opinione di Stati Uniti che il Kosovo dovrebbe ottenere l’indipendenza a qualunque prezzo e che la Russia ha annunciato il veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Nel caso in cui avvenga alcun riconoscimento unilaterale del Kosovo e Metohija come uno stato indipendente, questo rappresenterebbe una specie di violenza legale che potrebbe causare la reazione in alcune situazioni simili nel mondo, ha stimato Lazanski. In ogni caso, secondo le sue prognosi niente di spettacolare succederà prima dell’autunno, perché attualmente inizia la stagione di vacanze estive in Occidente e allora è difficile credere che loro possano prendere le decisioni in fretta.   “Per quanto riguarda l’Unione europea, qui si complica la situazione ancora, perché i capi dell’Unione europea hanno rilevato che l’Unione assumerà il mandato sul Kosovo, come stato indipendente, soltanto nel caso in cui questo passasse nel Consiglio di sicurezza, cioè se fosse emanata la nuova risoluzione. Questo significa che senza la nuova risoluzione praticamente non esiste la missione dell’Unione europea in Kosovo”, valuta Lazanski. In una situazione del genere, l’opzione della Serbia è soprattutto mantenere l’unità nazionale, statale e politica nell’opinione che il Kosovo è una regione meridionale serba, e dare il massimo di aperture ad una specie di autonomia albanese nella Regione, cosa che impone anche la ricerca di persone alternative nel corpo politico albanese nazionale, con le quali si potrebbe raggiungere una specie di accordo storico. Lazanski ricorda che la Russia difende la posizione internazionale della Serbia e il diritto internazionale, considerando soprattutto la difesa di propri interessi geostrategici, geopolitici e maggiormente interessi economici. Per questo motivo nel senso economico è necessario trovare la maniera per un’adesione efficiente delle imprese russe al mercato di Serbia, affinché la Russia sia interessata economicamente di appoggiare la Serbia in questo momento delicato e grave.    Riguardo la prassi dell’accordo fra le grandi potenze e certi cedimenti per gli altri in cambio, riguardo alcune questioni, Lazanski ha detto che gli Stati Uniti di sicuro offrirebbero qualcosa alla Russia per rinunciare al veto annunciato nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. »Il problema è nel fatto che questa nel momento non ha cosa da offrire alla Russia. La Russia ha saldato tutti i debiti del FMI e abbonda di grandi entrate dai prezzi di petrolio, economicamente è sempre più forte e sale il lordo prodotto sociale in tempo fantastico e in una valuta convertibile. Altrettanto l’esercito di nuovo viene armato dai sistemi più moderni, e nel frattempo gli Stati Uniti apertamente hanno inviato il messaggio alla Russia che l’esempio del Kosovo non si potrebbe applicare su Pridnjestrovlje (Transnistria), Georgia meridionale o su Abkhazia, perché nel caso dell’indipendenza di queste regioni e l’unione alla Russia, questo minaccerebbe l’integrità territoriale di Georgia. L’insistere degli Stati Uniti su questo scudo antimissile in Europa rappresenta una sfida strategica per gli interessi russi nazionali, ma sul piano, Washington non potrebbe offrire a Mosca nessuna compensazione per rinunciare al veto sulla questione dell’eventuale indipendenza del Kosovo e Metohija. Rinunciare dalloscudo antimissile causerebbe grandi ripercussioni sulla politica interna, perché lo scudo antimissile o »la Guerra stellare » rappresenta un semplice affare della politica degli Stati Uniti e la maggior differenza fra i democratici e repubblicani è il programma militare. I democratici sono contro lo scudo antimissile e i repubblicani ritengono che questo sia una loro invenzione e risultato, e allora è difficile immaginare che loro avrebbero rinunciato a questo, perché in questa maniera si sarebbe perduta la credibilità sul piano interno«, ha detto Lazanski. Inoltre, Lazanski valuta che l’insistere degli Stati Uniti sull’indipendenza del Kosovo e Metohija rappresenta una continuità della politica sbagliata applicata dall’amministrazione di Bush negli ultimi anni passati, indicando gli esempi di Iraq e Afghanistan. «Ho paura che il Kosovo potrebbe rappresentare un passo nuovo, molto sconveniente e fallimentare degli Stati Uniti«, rileva Lazanski. «Ugualmente, non so in quale maniera gli Stati Uniti tenderanno a incoraggiare il processo dell’adesione della Serbia alle organizzazioni europee e atlantiche e integrazioni, se restano dell’opinione rigida nei confronti dell’integrità di Serbia. Sono coscienti le persone creatrici della politica americana quanto questo passo del sostegno incondizionato di Washington a Priština e Tirana, si rifletterà negativamente negli occhi del cittadino medio di Serbia?« pone la domanda il noto commentatore militare e politico Miroslav Lazanski, nella dichiarazione rilasciata alla Radio internazionale di Serbia, parlando della complessa situazione politica e i giochi internazionali, cioè gli interessi riguardo alla questione della regione meridionale serba.

Da Radio Serbia,     12 giugno 2007                                                                                                                                     

 

Kosovo - Memoria storica:  

 

 “ 28 Giugno 1389 – 28 Giugno 1989 – 28 Giugno 2007:

    Nessuno dimentica, nulla sarà dimenticato.”

                                                  

Discorso di Slobodan MILOSEVIC davanti ad oltre un milione di persone convenute a Gazimestan, nella piana del Campo dei Merli ("Kosovo Polje") il 28/6/1989, nel seicentesimo anniversario della omonima battaglia

 

Circostanze sociali hanno fatto sì che questo grande seicentesimo anniversario della battaglia di Kosovo Polje abbia luogo in un anno in cui la Serbia, dopo molti anni, dopo molte decadi, ha riottenuto la sua integrità statale, nazionale, e spirituale. (1)
Perciò non è difficile per noi oggi rispondere alla vecchia domanda: come ci porremo davanti a Milos (2). Guardando a tutto il corso della storia e della vita sembra che la Serbia abbia, proprio in questo anno, nel 1989, riottenuto il suo Stato e la sua dignità e perciò celebrare un evento del passato remoto ha anche un grande significato storico e simbolico per il suo futuro.

 La Liberazione come carattere “proprio” della Serbia.

Oggi come oggi è difficile dire quale sia la verità storica sulla battaglia del Kosovo e cosa sia solo leggenda. Oggi come oggi questo non ha più importanza. Oppressa dalla sofferenza e piena di fiducia, la popolazione era solita rievocare e dimenticare, come in fondo tutte le popolazioni del mondo fanno, e si vergognava del tradimento e glorificava l'eroismo. Perciò è difficile dire oggi se la battaglia del Kosovo fu una sconfitta o una vittoria per il popolo serbo, se grazie ad essa piombò nella schiavitù o se ne sottrasse. (3)
Le risposte a queste domande saranno sempre cercate dalla scienza e dal popolo. Quello che è stato certo attraverso i secoli fino al nostro tempo, è che la discordia si abbatté sul Kosovo seicento anni fa. Se perdemmo la battaglia, non deve essere stato solamente il risultato della superiorità sociale e

del vantaggio militare dell'Impero Ottomano, ma anche della tragica divisione nella leadership dello Stato serbo di quel tempo. In quel lontano 1389, l'Impero Ottomano non fu solamente più forte di quello dei serbi ma ebbe anche una sorte migliore che non il regno serbo.

La mancanza di unità ed il tradimento in Kosovo continueranno ad accompagnare il popolo serbo come un destino diabolico per tutto il corso della sua storia.

Persino nell'ultima guerra, questa mancanza di unità ed il tradimento hanno gettato il popolo serbo e la Serbia in un’agonia, le conseguenze della quale, in senso storico e morale hanno superato l'aggressione fascista.

Anche in seguito, quando fu messa in piedi la Jugoslavia socialista, in questo nuovo Stato la leadership serba continuava ad essere divisa, disposta al compromesso a detrimento del suo stesso popolo. Le concessioni che molti leaders serbi fecero a spese del loro popolo non erano storicamemte ne’eticamente accettabili per alcuna nazione del mondo. (4)

Specialmente perché i serbi non hanno mai fatto guerre di conquista o sfruttato altri nel corso della loro storia. Il loro essere nazionale e storico è stato di carattere liberatorio durante tutti i secoli e nel corso di entrambe le guerre mondiali, così come oggi.

Hanno liberato se stessi e quando hanno potuto hanno anche aiutato altri a liberarsi. Il fatto che in questa regione siano una nazionalità maggioritaria non è un peccato od una colpa dei serbi: questo è un vantaggio che essi non hanno usato contro altri; ma devo dire che qui, in questo grande, leggendario Campo dei Merli, i serbi non hanno usato il vantaggio di essere grandi neppure a loro beneficio.

A causa dei loro leaders e dei loro uomini politici e di una mentalità succube si sentivano colpevoli dinanzi a loro stessi ed agli altri. Questa situazione è durata per anni, è durata per decenni, e ci ritroviamo adesso a Campo dei Merli a dire che le cose ora stanno diversamente.

 L'unita' renderà possibile la prosperità

La divisione tra i politici serbi ha nuociuto alla Serbia, e la loro inferiorità l'ha umiliata. Perciò, nessun posto in Serbia è più adeguato per affermare questo della piana del Kosovo, nessun posto in Serbia è più adeguato della piana del Kosovo per dire che l'unita' in Serbia porterà la prosperità al popolo serbo in Serbia ed a ciascuno dei cittadini della Serbia, indipendentemente dalla sua nazionalità o dal credo religioso.

La Serbia oggi è unita e pari alle altre repubbliche ed è pronta a fare ogni cosa per migliorare la sua posizione economica e sociale, e quella dei suoi cittadini. Se c'e' unità, cooperazione e serietà, si riuscirà nell'intento. Ecco perché l'ottimismo che è oggi in larga misura presente in Serbia, riguardo al futuro, è realistico, anche perché è basato sulla libertà che rende possibile a tutta la popolazione di esprimere le sue capacità positive, creative ed umane, allo scopo di migliorare la vita sociale e personale.

In Serbia non hanno mai vissuto solamente i serbi. Oggi, più che nel passato, pure componenti di altri popoli e nazionalità ci vivono. Questo non è uno svantaggio per la Serbia. Io sono assolutamente convinto che questo è un vantaggio. La composizione nazionale di quasi tutti i paesi del mondo oggi, e soprattutto di quelli sviluppati, si è andata trasformando in questa direzione. Cittadini di diverse nazionalità, religioni, e razze sempre più spesso e con sempre maggior successo vivono insieme.

In particolare il socialismo, che è una società democratica progressista e giusta, non dovrebbe consentire alle genti di essere divise sotto il profilo nazionale o sotto quello religioso. Le sole differenze che uno potrebbe e dovrebbe consentire nel socialismo sono tra quelli che lavorano sodo ed i fannulloni, ovvero tra gli onesti ed i disonesti. Perciò, tutte le persone che in Serbia vivono del loro lavoro, onestamente, rispettando le altre persone e le altre nazionalità, vivono nella loro Repubblica.

 Le drammatiche divisioni nazionali

Dopotutto, l'intero nostro paese dovrebbe essere fondato sulla base di questi principi. La Jugoslavia e' una comunità multinazionale e può sopravvivere solo alle condizioni della eguaglianza piena per tutte le nazioni che ci vivono.

La crisi che ha colpito la Jugoslavia ha portato con sé divisioni nazionali, ma anche sociali, culturali, religiose e molte altre, meno importanti. Tra queste divisioni, quelle nazionalistiche hanno dimostrato di essere le più drammatiche. Risolverle renderà più semplice rimuovere altre divisioni e mitigare le conseguenze che esse hanno creato.

Da quando esistono le comunità multinazionali, il loro punto debole e' sempre stato nei rapporti tra le varie nazionalità. La minaccia e' che ad un certo punto emerga l'interrogativo se una nazione sia messa in pericolo dalle altre - e questo può dare il via ad un’ondata di sospetti, di accuse, e di intolleranza, un’ondata che necessariamente cresce e si arresta con difficoltà.
Questa minaccia e' stata appesa come una spada sulle nostre teste per tutto il tempo. Nemici interni ed esterni delle comunità multinazionali sono coscienti di questo e perciò organizzano la loro attività contro le società multinazionali, soprattutto fomentando i conflitti nazionali.

A questo punto, noi qui in Jugoslavia ci comportiamo come se non avessimo mai avuto un’esperienza del genere e come se nel nostro passato recente e remoto non avessimo mai vissuto la peggiore tragedia, in tema di conflitti nazionali, che una società possa mai vivere ed a cui possa mai sopravvivere.

Rapporti equi ed armoniosi tra i popoli jugoslavi sono una condizione necessaria per l'esistenza della Jugoslavia e perché essa trovi la sua via d'uscita dalla crisi, ed in particolare essi sono condizione necessaria per la sua prosperità economica e sociale. A questo riguardo la Jugoslavia non si pone al di fuori del contesto sociale del mondo contemporaneo, in particolare di quello sviluppato. Questo mondo e' sempre più contrassegnato dalla tolleranza tra nazioni, dalla cooperazione tra nazioni, ed anche dalla eguaglianza tra nazioni. Il moderno sviluppo economico e tecnologico, ed anche quello politico e culturale, hanno condotto i vari popoli l'uno verso l'altro, rendendoli interdipendenti e sempre più paritari. Popoli eguali ed uniti tra loro possono soprattutto diventare parte della civiltà verso cui si dirige il genere umano. Se noi non possiamo essere alla testa della colonna che guida la suddetta civiltà, sicuramente non c'e' nessuna ragione nemmeno per rimanere in fondo.

Ai tempi di questa famosa battaglia combattuta nel Kosovo, le genti guardavano alle stelle attendendosi aiuto da loro. Adesso, sei secoli dopo, essi guardano ancora le stelle, in attesa di conquistarle. Nel primo caso, potevano ancora permettersi di essere disuniti e di coltivare odio e tradimento perché vivevano in mondi più piccoli, solo poco legati tra loro. Adesso, come abitanti di questo pianeta, non possono conquistare nemmeno il loro stesso pianeta se non sono uniti, per non parlare degli altri pianeti, a meno che non vivano in mutua armonia e solidarietà.

Perciò, le parole dedicate all'unita', alla solidarietà, alla cooperazione tra le genti non hanno significato più grande in alcun luogo della nostra terra natia di quello che hanno qui, sul campo del Kosovo, che e' simbolo di divisione e di tradimento.

Nella memoria del popolo serbo, questa disunione fu decisiva nel causare la perdita della battaglia e nell'arrecare il destino che gravò sulla Serbia per ben sei secoli.

Ma se pure da un punto di vista storico le cose non andarono così, rimane certo che il popolo considerò la divisione come il suo peggior flagello. Perciò e' un obbligo per il popolo rimuovere le divisioni, così da potersi proteggere dalle sconfitte, dai fallimenti, e dalla sfiducia nel futuro.

 L'unita' riporta la dignità

Quest'anno il popolo serbo ha compreso la necessità della mutua armonia come condizione indispensabile per la sua vita presente e gli sviluppi futuri.

Io sono convinto che questa coscienza dell'armonia e dell'unita' renderà possibile alla Serbia non solo di funzionare in quanto Stato ma di funzionare bene. Perciò io credo che abbia senso dirlo qui, in Kosovo, dove quella divisione un tempo fece precipitare la Serbia tragicamente all'indietro di secoli, mettendola a repentaglio, e dove l'unita' rinnovata può farla avanzare e farle riacquistare dignità. Questa coscienza dei reciproci rapporti costituisce una necessità elementare anche per la Jugoslavia, perché il suo destino e' nelle mani unite di tutti i suoi popoli.

L'eroismo del Kosovo ha ispirato la nostra creatività per sei secoli, ed ha nutrito il nostro orgoglio e non ci consente di dimenticare che un tempo fummo un esercito grande, coraggioso, ed orgoglioso, uno dei pochi che non si potevano vincere nemmeno nella sconfitta.

Sei secoli dopo, adesso, noi veniamo nuovamente impegnati in battaglie e dobbiamo affrontare battaglie. Non sono battaglie armate, benché queste non si possano ancora escludere.
Tuttavia, indipendentemente dal tipo di battaglie, nessuna di esse può essere vinta senza determinazione, coraggio, e sacrificio, senza le qualità nobili che erano presenti qui sul campo del Kosovo nei tempi andati. La nostra battaglia principale adesso riguarda il raggiungimento della prosperità economica, politica, culturale, e sociale in genere, perché si trovi un approccio più veloce ed efficace verso la civiltà nella quale la gente vivrà nel XXI secolo. Per questa battaglia noi abbiamo sicuramente bisogno di eroismo, naturalmente un eroismo di un tipo un po' diverso; ma quel coraggio senza il quale non si ottiene niente di serio e di grande resta immutato e resta assolutamente necessario.

Sei secoli fa, la Serbia si e' eroicamente difesa sul campo del Kosovo, ma ha anche difeso l'Europa. A quel tempo la Serbia era il bastione a difesa della cultura, della religione, e della società europea in generale. Perciò oggi ci sembra non solo ingiusto, ma persino antistorico e del tutto assurdo parlare della appartenenza della Serbia all'Europa. La Serbia e' stata una parte dell'Europa incessantemente, ed ora tanto quanto nel passato, ovviamente nella sua maniera specifica, ma in una maniera che non l'ha mai privata di dignità in senso storico.
E' con questo spirito che noi ci accingiamo adesso a costruire una società ricca e democratica, contribuendo così alla prosperità di questa bella terra, questa terra che ingiustamente soffre, ma contribuendo anche agli sforzi di tutti i popoli della nostra era lanciati verso il progresso, sforzi che essi compiono per un mondo migliore e più felice.

Che la memoria dell'eroismo del Kosovo viva in eterno!
Viva la Serbia!  Viva la Jugoslavia!  Viva la pace e la fratellanza tra i popoli!

 

Slobodan Milosevic 28 Giugno 1989

 

1) Il riferimento è all’abolizione della "autonomia speciale", in vigore nella regione del Kosovo dal 1974, che le garantiva uno status di settima Repubblica jugoslava "de facto", addirittura con diritto di veto sulla politica di Belgrado. 

2) Il riferimento è a Milos Obilic, leggendario eroe della battaglia del Kosovo.

3) Lo smembramento del regno di Serbia come Stato avvenne infatti solo settanta anni dopo.

4) Il riferimento alla strutturazione della Serbia in Repubblica con due regione autonome con diritto di veto ( Kosovo e Vojvodina), quasi Repubbliche a sé stanti.

La nostra solidarietà :

In seguito all’ultimo viaggio di solidarietà di fine gennaio, l’Associazione

“ SOS Yugoslavia” di Torino ha stabilito un progetto di solidarietà con

l’Associazione “ Profughi Zastava Pec, del Kosovo Metohija”.

Nell’incontro con le famiglie dislocate a Kragujevac è stato preso l’impegno di sostenere, nella misura delle forze e possibilità, queste vittime della “pulizia etnica” dell’UCK e scampati ai “ bombardamenti umanitari” della Nato, ed ormai completamente dimenticati da TUTTI.

Riteniamo necessario

Non dimenticare e non lasciare soli le vittime di un aggressione rivelatasi ingiusta e compiuta per motivi politico- economici e militari, estranei a qualunque logica di preteso “intervento umanitario”.

 

Il progetto avrà due obbiettivi e due terreni di impegno, come sempre nelle nostre attività :

1)   una solidarietà concreta, sostenendo necessità specifiche ed emergenze richiesteci dall’Associazione dei Profughi Kosovo  

2)   una solidarietà attraverso l’informazione su ciò che è accaduto, su ciò che era e su ciò che è oggi il Kosovo Metohija e i popoli che lo abitavano.

Per dare voce a chi non ha più voce.

Invitiamo come sempre, tutti coloro che in questi anni ci hanno aiutato e sostenuto, che hanno una coscienza ed una sensibilità, non corrotte dalla disinformazione strategica, a sostenere anche questo progetto.

Associazione “ SOS Yugoslavia”, Torino con l’Associazione Profughi Zastava Pec, del Kosovo Metohija, in Kragujevac                              Torino, Italia Aprile 2003

 

I figli dei profughi, scappati dal Kosovo Methoija a Giugno 2000

“…come avete potuto vedere adesso io e la mia famiglia abbiamo una piccola stanza dentro il Centro Profughi, è un po’ piccola (NdT : 6mq….) ma anche se siamo in cinque a viverci, ora la nostra vita è un po’ più serena, almeno possiamo andare a letto e svegliarci quando vogliamo. Abbiamo una porta nostra che possiamo aprire e chiudere quando vogliamo…Lei è stata la prima persona che è venuta a conoscere la nostra famiglia, che è stata un po’ con noi…La ringraziamo tanto della sua umanità e della sua amicizia. Grazie perché ci aiuta e grazie perché siamo amici…noi siamo felicissimi perché possiamo offrirvi la nostra amicizia , i nostri sorrisi e tanto affetto…altro non abbiamo…” ( Da una lettera alla famiglia adottante di Dragana N. 8 anni)

                        

 A cura di Enrico Vigna- Forum Belgrado Italia

 

KRAJINA Notizie - Marzo 2013

 A cura del Forum Belgrado Italia e CIVG

 

KRAJINA Notizie, è un impegno di informazione e solidarietà, non legato a partiti o ideologie, ma orientato ad una informazione ed a una solidarietà con il popolo sofferente, annichilito e da tutti ormai dimenticato, delle Krajine. Una informazione legata a dati, fatti, documentazioni ufficiali, ma spesso nascoste o eluse dai media occidentali.

Sarà uno spazio informativo di documenti, foto, segnalazioni di filmati, dichiarazioni, prove dei crimini commessi in quelle terre, nella storia e nel presente, e, al tempo stesso, portare informazioni aggiornate sulla situazione attuale.

KRAJINA Notizie si propone il superamento di astiosità, della violenza, il rigetto dei conflitti interetnici e la diffusione di odio etnico, nazionale o razziale e dell'intolleranza.

Per realizzare questo è necessario un lavoro per la verità e la giustizia, che sveli interessi, obiettivi, strategie di chi su quelle tragedie ha costruito il suo dominio anche indiretto, in tutti i sensi.

Dal 1578la comunità serbasi stabilì in questa regione alloradesolatadella Krajina ( frontiera militare).

Da allora fu un luogo dibattaglia costanteei serbi dovettero affrontare secoli di lotte e battaglie per difenderla dalle invasioni, e con essa l’Europa.

Durantela seconda guerra mondiale, per manodegli “Ustasha” croati guidati dall’alleato e protetto dal nazifascismo Ante Pavelic, un sanguinario e feroce dittatore,i serbifurono oggetto di un feroce genocidio .

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Appello del Movimento Donne di Serbia: No al Summit della NATO a Belgrado

La NATO, Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, ha annunciato la sua intenzione di riunirsi a Belgrado il 13, 14 e 15 giugno.

Il Movimento Ženes, Donne di Serbia, richiede al governo di cancellare il summit. Se il governo non annullerà l’incontro, il Movimento Ženes lancerà un appello a tutti i cittadini affinché si mobilitino e manifestino la loro opposizione a ciò che, per il popolo serbo, rappresenta una offesa e una provocazione.

Per quanto riguarda l’aspetto formale, le date scelte coincidono (a distanza di quasi due giorni) col dodicesimo anniversario della fine (11 giugno 1999) dei bombardamenti della NATO contro la Serbia. Esse segnano il periodo degli “accordi di Kumanovo”, un inganno che ha permesso alla NATO di entrare in Kosovo e di imporre la risoluzione 1244 dell’ONU, violata dai paesi della NATO, avendo questi riconosciuto successivamente una “indipendenza” del Kosovo che non era stata inclusa nella risoluzione.

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Bosnia, Kravica 1993-2013: una strage impunita e obliata, ed un Natale di dolore e solitudine per i serbi

Banja Luka, Rep. Srpska di Bosnia, 5 gennaio 2013  

Nel villaggio di Kravica nei pressi di Bratunac si è celebrato con una funzione funebre, il 20° anniversario, del ricordo delle 49 vittime massacrate nel Natale ortodosso del 1993; una strage efferata commessa da unità dell’Armija Bosniaca musulmana secessionista, sotto il comando di Naser Oric,.
La cerimonia funebre è stata officiata nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (che fu vandalizzata) , e poi corone e fiori sono stati posti presso il monumento centrale in Kravica.


Nel Natale ortodosso di 20 anni fa, membri dell'esercito secessionista della BH, sotto il comando di Naser Oric uccisero a Kravica e nella vicina Kravica Zasa, 49 serbi, 80 civili e soldati furono feriti; sette persone furono rapite, di cinque delle quali ancora non sono stati ritrovati i corpi.

Due giorni dopo il Natale del 1993, furono trovati e sepolti sette corpi di civili serbi, mentre i resti delle altre 42 vittime sono stati trovati,  identificati e sepolti dopo due mesi.

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