L’unione europea vuole soddisfare gli appetiti delle multinazionali con le nostre piante e i nostri semi

di  Sonia Savioli

 

L’uomo che piantava gli alberi oggi non potrebbe più farlo: secondo la proposta di legge europea sul “materiale riproduttivo vegetale”, che ci minaccia tutti, sarebbe un criminale.

Quello che nel bel racconto “vero” di Jean Giono è un silenzioso eroe, colui al quale gli abitanti di Verdun e tutti gli esseri umani finora dovevano essere grati per il manto forestale che copre quelle montagne, un tempo aride e nude, sarà domani un pericoloso fuorilegge. Sic transit (et muta) gloria mundi. Soprattutto se a farla mutare ci sono le lunghe mani e gli artigli delle multinazionali.

Nel 2005 la Monsanto compera Seminis e diviene uno dei colossi mondiali delle sementi ortofrutticole, dal 2007 la solerte Commissione Europea ha cominciato a studiare la legge che darà definitivamente in mano alle multinazionali l’agricoltura europea. Non solo la Monsanto, ovviamente, ci sono anche la Dupont, la Novartis, la Cargill... E’ al loro servizio il “Testo unico sul materiale riproduttivo vegetale”.

Una legge che si propone di controllare totalmente semi e piante: “tutti i semi, tutte le piantine, piante o talee”. Potranno essere commerciati solo semi e piante “approvate” da un ufficio preposto, “certificate” e inserite in un elenco ufficiale; potranno essere coltivati per il mercato solo vegetali prodotti con i suddetti semi e piante.

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La secessione di Slovenia e Croazia dalla Federazione jugoslava quale parte integrante della costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, vista nella prospettiva della politica italiana del tempo

La crisi che durante il corso del 1991 portò alla separazione unilaterale delle repubbliche di Slovenia e Croazia dalla Jugoslavia dev'essere inquadrata nel progetto di costruzione del «Nuovo ordine mondiale»[1] basato sull'imperialismo Usa (Washington consensus) successivo al collasso dei governi socialisti dei Paesi dell'Est ed allo smantellamento dell'Unione Sovietica[2]. L'economista Michel Chossudovsky risale alle ragioni ti tipo economico-sociale che condussero alla catastrofe balcanica:

L'implosione della Jugoslavia era in parte dovuta alle macchinazioni statunitensi. Malgrado il non allineamento politico di Belgrado e le sue importanti relazioni con la Comunità europea e gli Usa, l'amministrazione Reagan aveva preso di mira l'economia jugoslava in un «ordine di decisione per la sicurezza nazionale» del 1984 […] intitolato «La politica degli Stati Uniti nei confronti della Jugoslavia», classificato come riservato e segreto. Una versione censurata di questo documento venne resa di dominio pubblico nel 1990; era in gran parte conforme a un precedente Ordine (NSDD 64), emesso nel 1982 e concernente l'Europa orientale. Quest'ultimo perorava «sforzi diffusi per favorire una “rivoluzione silenziosa” che rovesciasse i governi e i partiti comunisti» reintegrando nel frattempo i Paesi dell'Europa orientale nell'economia di mercato[3].

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Scozia Indipendente: No All’euro, Meglio Tenere La Sterlina

Articolo Euro, Pound Sterling or Scottish Pound? di Gordon MacIntyre-Kemp, laureato in economia e commercio, membro e fondatore di Business for Scotland sito dedicato alla divulgazione delle opportunità economiche di una Scozia indipendente in vista del referendum del 2014. (Traduzione di Luca Fusari)

 

Nelle prime schermaglie sul referendum, la campagna per il No ha fatto parecchio rumore sostenendo che la Scozia sarà costretta ad adottare l’euro e che il governo britannico dovrebbe impedire alla Scozia, come Paese indipendente, di continuare ad utilizzare il pound (la sterlina) come valuta. Rimane una delle principali domande che viene posta quando si parla d’economia e d’indipendenza ma il fatto evidente è che né l’Ue, né il governo del Regno Unito o la Banca d’Inghilterra hanno la capacità di influenzarne gli esiti.

No all’Euro, anche se lo volessimo

Al fine di poter adottare l’euro un Paese ha bisogno che la sua moneta si impegni nell’Exchange Rate Mechanism (ERM) per due anni. La Scozia non ha una moneta propria per impegnarsi nel meccanismo di cambio, e dato che la Scozia ha in programma di mantenere la sterlina, non può quindi adottare l’euro anche se lo volessimo, e di certo non può essere costretta a farlo. Alistair Darling ha detto che avremmo dovuto aderire nuovamente all’Ue dall’esterno, e che questo significherebbe essere costretti all’euro, ma questa è un’affermazione imprecisa, anche David Cameron non ha potuto fare a meno di giudicarla sbagliata.

Non veramente indipendenti?

Infine, si è sostenuto che la Scozia non sarebbe indipendente se mantenesse la sterlina, tuttavia Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio… hanno una moneta comune e sono indipendenti l’uno dall’altro, la lista è quasi infinita. Anche se la Scozia non fosse in grado di fissare i tassi di interesse indipendenti, tutti gli altri strumenti fiscali più facilmente utilizzabili sarebbero a disposizione del governo scozzese, e il tasso di interesse comune aiuterebbe anche le economie nazionali inglesi e delle altre nazioni domestiche.

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L’ accordo di Bruxelles viola la Costituzione della Serbia e la Risoluzione ONU 1244

Forum Belgrado per un Mondo di Eguali

Il Forum di Belgrado per un mondo di Eguali associazione apartitica ed indipendente dopo una consultazione urgente il  23 Aprile 2013, ritiene che il testo dell'accordo tra Belgrado e Pristina inserisce nel sistema giuridico illegale della "Repubblica del Kosovo", il Nord del Kosovo in violazione della Costituzione della Repubblica di Serbia e la Risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244. Esso minaccia gli interessi vitali e nazionali della Repubblica di Serbia ed i diritti inalienabili del popolo serbo nel Kosovo e Metoija. Interpretazioni successive o nuove documentazioni  legali circa tali validità, non possono essere legalizzate a posteriori. Esso significa anche riconoscere di fatto l'autoproclamata "Repubblica del Kosovo", e, tra l'altro, ne favorisce il riconoscimento e danneggia  i paesi che hanno finora rifiutato di farlo. E’ un         “ …prezzo troppo alto ed  inaccettabile,  qualsiasi siano state le promesse…”.

I membri  dell’assemblea del Forum,  sottolineano inoltre che il territorio del Kosovo e Metohija è ancora sotto il mandato del Consiglio di sicurezza dell'ONU;  in conformità con la risoluzione 1244, il Consiglio di sicurezza rimane interamente responsabile per la sicurezza e il rispetto dei diritti umani fondamentali di tutti i membri del popolo serbo in provincia, per proteggerli da atti di terrorismo, o minacce alla loro sicurezza fisica e delle loro proprietà.

Il governo serbo ha l'obbligo di continuare tutte le azioni e iniziative verso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al fine di garantire l'esecuzione del mandato, circa la piena tutela della sicurezza dei serbi e degli altri cittadini in Kosovo e Metohija.

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I GORANCI/GORANI del Kosovo Metohija: chi sono

Prendendo spunto da una nuova adozione che la nostra Associazione ha assunto nell’ultimo viaggio, di una famiglia Goranci/Gorani del Kosovo Metohija, profuga a Nis, vedere i dettagli al fondo, proponiamo una sintetica scheda su questa minoranza che abitava il Kosovo da centinaia di anni e che oggi è parte della pulizia etnica avvenuta in quella provincia serba, anch’essi perseguitati e in gran parte costretti a fuggire dalle violenze dei separatisti albanesi. I pochi rimasti condividono con i serbi la realtà dell’apartheid, della discriminazione e della vita rinchiusi nelle enclavi.
 

I GORANCI/GORANI del Kosovo Metohija:  chi sono

I Gorani sono una comunità slava musulmana che proviene e risiedeva principalmente nella zona montuosa del Kosovo e più a sud nel comune di Dragas (regione Prizren), dove costituiva tra il 30/ 40% della popolazione locale. I Gorani vivevano anche in tre villaggi al confine con l'ex Repubblica Yugoslava di Macedonia e in nove villaggi al confine con l'Albania.
La comunità proviene e prende il nome dalla zona di Gora, che è una parola slava che significa montagna; la regione di Gora comprende i comuni di  Dragas in Kosovo, il comune di Shishtavec in Albania e la zona intorno le montagne Šar in Macedonia;

sono di religione musulmana e hanno una cultura popolare ricca e varia, nell’ultimo censimento della Jugoslavia, si dichiararono  musulmani per nazionalità. I Gorani sono serbi che si sono convertiti all'Islam in epoca ottomana; tuttavia questo popolo non nega le proprie radici serbe, tranne una esigua minoranza che si definisce con radici bosniache.

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