KRAJINA Notizie - Febbraio 2014

Veritas: identificati i resti di 14 serbi della Krajina

18/10/2013

Trovati i resti di vittime serbe uccise durante la guerra in Croazia del 1991-1995. Secondo un rapporto della ONG Veritas, le vittime sono serbi provenienti dai territori della Lika, Dalmazia, Kordun, Banija e della Slavonia. I resti identificati eraono stati esumati da una fossa comune o individuali, oltre 12 anni fa.

Veritas possiede un’elenco con i nomi di 1920 serbi scomparsi durante la guerra in Croazia, nel territorio della Krajina Serba; di essi 1317 son civili e 516 donne. Veritas ha dichiarato che possiede indizi che ci sono circa 440 luoghi di fosse comuni ancora non esumate, che contengono vittime serbe, nonostante siano passati gia’ 18 anni dalla fine della guerra.

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Dichiarazione delle Confraternite ortodosse, Unione dei Consigli della Fratellanza ucraina in Russia

30/01/2014

Noi, guide delle associazioni locali delle regioni d'Ucraina a Mosca, e rappresentanti dell'Unione delle Confraternite ortodosse, riuniti nella Cattedrale di San Nicola a Bersenevke, per celebrare il 10° anniversario della istituzione del Consiglio della fratellanza locale di Ucraina, esprimiamo la nostra estrema preoccupazione per la situazione in Ucraina .

Milioni di cittadini russi, immigrati provenienti dall’Ucraina, ci è cara la nostra " piccola patria", dove abbiamo persone ancora vicine, le tombe dei nostri antenati - tutto ciò che da tempo immemorabile ci è caro a tutti. Vogliamo essere orgogliosi del nostro paese di origine, di vederlo alla pari con i paesi più sviluppati del mondo .

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Chi sono le forze che si battono nelle piazze di Kiev per la democrazia, per l’Unione Europea e per la NATO

Capire e interpretare cosa sta accadendo in Ucraina, in questo delicatissimo momento, non è una cosa semplice. Se non altro perché una riposta unica non c’è, è un contesto dove si scontrano strategie internazionali, geopolitiche e geostrategiche, con radici storiche ideologiche legate a sentimenti di alcune frange di popolazione, che si sono riconosciute e non hanno mai abiurato valori e appartenenze alle politiche naziste; e dove probabilmente si giocano prospettive ed equilibri europei ed internazionali, che vanno ben al di là delle proteste di piazza e di molte richieste che, per alcuni aspetti avrebbero talune, anche motivi validi e legittimi. Alcuni dati sono ben visibili, da un lato la grave ingerenza degli USA e dell’Unione Europea in una questione tutta interna a un paese straniero, dove ovviamente l’obiettivo, nemmeno tanto nascosto in alcune dichiarazioni pubbliche è quello di sottrarre alla Russia un paese strategico nella rinata e moderna “guerra fredda” tra Ovest ed Est.  Basti pensare al gravissimo atto compiuto ai primi di dicembre, quando due tra i più importanti membri della politica statunitense, come John McCain e Victoria Nuland sono andati a Kiev nella piazza Maidan per dare il loro appoggio ai manifestanti; un atto definito anche da molti politici europei ed occidentali, non solo gravissimo ma lesivo della usuale diplomazia internazionale.

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Ecco il vero volto della protesta ucraina

 

Bande di neonazisti, pullman di dimostranti finanziati da Usa ed Ue. Tra falsi sondaggi e minacce politiche, ritorna la Guerra Fredda.


26 gennaio 2014


«Il "Wall Street Journal" ha pubblicato un sondaggio che mostra il consenso da parte degli ucraini nei confronti dei dimostranti di piazza Maidan. Secondo quel sondaggio, il 45 per cento sta dalla loro parte, mentre solo il 14 per cento resta fedele al presidente Viktor Yanukovich. Poi c'è il leader dei dimostranti, Vitaly Klichko. Lui sarebbe addirittura amato dal 56 per cento della popolazione.

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L’imperialismo UE all’assalto dell’Ucraina

Nove anni or sono, la rivoluzione arancione (il nome del colore deriva della bandiera di Viktor Jushenko) nacque in Ucraina con il sostegno finanziario e politico del governo e degli strateghi USA, con la partecipazione attiva dell’intelligence USA e diverse ONG e di ricerca come la Open Society Institute del miliardario George Soros, Harvard University, Albert Einstein Institute, International Republican Institute, National Democratic Institute, tra gli altri.

Tale rivoluzione fu la logica conseguenza dell’operazione realizzata da Washington e dai suoi alleati UE, alla fine del secolo XX, avente per obiettivo il “rinnovamento politico” dell’Est Europa e dell’ex URSS, portando al potere propri regimi fantoccio. Tali regimi tendono a cancellare dalla memoria dei popoli di questa regione il sentimento di amicizia per la Russia e la collaborazione dalla Seconda guerra mondiale e la ripresa successiva delle loro economie. Ciò furono la “rivoluzione delle rose” in Georgia (2003), la “rivoluzione arancione” in Ucraina (2004), la “rivoluzione dei tulipani” in Kirghizistan (2005), come i tentativi di attivare la “rivoluzione dei fiordaliso” in Bielorussia (2006), e le rivoluzioni colorate in Armenia (2008) e in Moldavia (2009). Imponenti fondi per l’organizzazione di tali “rivoluzioni colorate” furono stanziati con l’appoggio della Fondazione targata USA, per la Democrazia in Est-Europa (SEED), finanziata dal dipartimento di Stato USA.

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