Pomigliano, assemblea sindacale off limits per chi sta in cassa integrazione

12 luglio 2013

A Pomigliano stamattina era stata convocata una assemblea dai “ Sindacati Firmatari”. Un assemblea di lavoratori? Nemmeno per sogno. O meglio, solo per metà, quelli in produzione. Fuori, quindi, le tute blu in cassa integrazione, che ad attenderli hanno trovato le forze dell’ordine. Fim-Uilm-Fismic, che hanno portato qui tutti e tre i loro segretari nazionali, evidentemente non hanno voluto correre rischi. La loro era una assemblea “a invito” per fare il punto della situazione a Pomigliano, a cinque mesi dal trasferimento di ramo d'azienda della newco Fabbrica Italia Pomigliano, in Fiat group automobiles. I lavoratori che si fossero presentati non compresi negli elenchi sarebbero stati considerati degli estranei. E così è andata. “Questa è la Fiat, questi sono i loro sindacati di comodo – sottolinea Sergio Bellavita, ex segretario nazionale della Fiom -. Altro che disgelo, ci vuole una nuova Piazza Statuto!”.

Da AriaPrecaria

 

No al divieto di sciopero e alla privatizzazione della rappresentanza. Subito una legge sulla democrazia sindacale

21.06.2013

APPELLO

Contro l’accordo del 31 maggio tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

No al divieto di sciopero e alla privatizzazione della rappresentanza.

Subito una legge sulla democrazia sindacale

 

Definito “accordo storico”, intorno all’Intesa sulla rappresentanza sindacale tra Confindustria e CGIL CISL e UIL (e poi UGL) è calata una coltre di silenzio perché tale è la sua gravità che i firmatari intendono attuarla non volendo suscitare lo sdegno e l’opposizione di tutti coloro a cui stanno a cuore i principi della democrazia nei luoghi di lavoro.

Con questo accordo si mira a estendere il modello Fiat, ovverosia a scambiare il monopolio della rappresentanza dato ai sindacati firmatari con la rinuncia al diritto di sciopero e al conflitto sindacale. Confindustria − che oggi canta vittoria − vuole contratti sempre peggiori e lavoratori obbligati ad accettarli. Con l’accordo del 31 maggio si ribadisce il principio che attribuisce la titolarità negoziale ai soggetti sindacali con più voti ma si precisa che “ai fini della misurazione del voto …. varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa”, ovverosia varranno solo i voti di CGIL CISL e UIL. Inoltre si afferma che si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle RSU … solo se definito unitariamente dalle federazioni aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo”.  Infine si prevede che “il cambiamento di appartenenza sindacale da parte di un componente la RSU ne determina la decadenza dalla carica e la sostituzione con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza del sostituito”, venendo così  represso ogni dissenso anche nel sindacato.

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L’imbroglio dei libri digitali nella scuola

Su alcuni quotidiani vi è chi si spertica in avveniristici progetti di classi 3.0 con lavagne digitali e banchi interattivi, quando la maggioranza delle scuole italiane cade a pezzi, non ha il wi-fi, a volte nemmeno un computer più o meno connesso a internet in sala professori.

A ciò si aggiunge la storia dei libri digitali nella scuola, davvero farsesca. Non solo perché molti professori usano la versione cartacea e danno indicazioni agli studenti come se la versione digitale fosse ugualmente cartacea, salvo che poi a volte le pagine non corrispondano, con evidenti complicazioni fantozziane, ma anche perché le famiglie sono obbligate a comperare il libro digitale, pagandolo più o meno come il cartaceo, ma non lo possono rivendere, né tenerlo, alla fine dell’anno scolastico. Come compare a settembre sul tablet, così il libro scompare a giugno. Un assurdo che nega due diritti ai ragazzi e alle loro famiglie, ovvero quello di conservare alcuni libri e di rivenderne altri.

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Ilva: Operai Mof Occupano Spesal Di Taranto

Vogliamo risposte sulle indagini dopo la morte di Claudio Marsella

Taranto – giovedì, 30 maggio 2013

Una delegazione di operai dell’ILVA reparto MOF, (Movimento Ferroviario) appartenenti alla USB Lavoro Privato, ha occupato lo SPESAL ASL di TARANTO.

La delegazione chiede risposte concrete sulle indagini eseguite dopo la morte sul lavoro di Claudio Marsella, l’operaio del MOF deceduto il 30 ottobre scorso, e sulla scadenza dei termini delle prescrizioni all’ILVA da parte della ASL stessa, anche in relazione all’accordo del 10.11.2010, firmato da Ilva, Fim, Fiom e Uilm, che secondo l’USB crea i presupposti di una mancanza di sicurezza sul lavoro per MOF.

Dallo scorso 27 febbraio lo SPESAL avrebbe dovuto dare risposte a seguito di due incontri ufficiali avvenuti nella sede dell’ente, al cui tavolo erano seduti l'USB e i rappresentanti di INAIL e Ispettorato del lavoro.

L’USB denuncia inoltre i tanti provvedimenti disciplinari in atto, le vessazioni e le minacce che stanno colpendo quei lavoratori del MOF che chiedono sicurezza sul lavoro.

Da USB

USB Coop Campania: battaglia vinta contro tutto e tutti

 

Napoli – martedì, 28 maggio 2013

La battaglia iniziata da USB per dire no all'imprenditoria privata ed a salvaguardia dei livelli occupazionali è stata vinta contro l'ignavia dei consiglieri di amministrazione, contro la complicità delle segreterie dei sindacati confederali ma soprattuttio contro la miopia politica e gestionale dei vertici Unicoop.

 La vertenza dei lavoratori Coop della Campania è l’esempio della riappropriazione di sovranità degli stessi sulle burocrazie sindacali che, in complicità con Unicoop Tirreno, hanno tentato di svendere ad un privato la storia della cooperazione in Campania, i diritti dei lavoratori ed il concetto stesso di democrazia.

 Dopo aver abbattuto il muro di omertà che copriva la trattativa grazie alla partecipatissima conferenza stampa, trasformatasi in assemblea, del 19 novembre 2012 indetta dall'USB Lavoro Privato a Napoli che ha fatto emergere le contraddizioni della COOP in Campania, si sono susseguite iniziative e scioperi senza sosta, un referendum che ha visto la vittoria schiacciante dei non approvo con oltre il 90% ed ha fatto emergere la complicità delle organizzazioni sindacali concertative con i piani aziendali e il loro totale abbandono di una qualsiasi prospettiva di conflitto. Tutto già visto alla FIAT, solo che qui, come al San Raffaele di Milano, la stragrande maggioranza seguendo le indicazioni dell’USB ha detto NO.

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