Conferenza a Torino " Siria, chi vuole un'altra guerra?"

Martedì 24 settembre presso l'Aula Magna delle Missioni della Consolata di Via Cialdini 4 a Torino, si è svolta la presentazione del libro Le chiese d'oriente e il “Regime Siriano di Enrico Vigna. L'occasione è stata fornita dall'incontro pubblico intitolato: “Siria, chi vuole un'altra guerra?”. Moderato dal capo redattore della rivista Missioni della Consolata, Paolo Moiola, l'incontro pubblico ha ospitato l'autore E. Vigna, Padre Mtanios Haddad, Archimandrita siriano della Chiesa Greco Melchita e Padre Ambrogio della Chiesa Ortodossa Russa di Torino.

I relatori della conferenza

In una sala gremita, al punto da non poter contenere tutto il pubblico in piedi, ha avuto luogo una serata di appassionata riflessione sulla crisi siriana che ha preso spunto dalla seria documentazione fornita dalla ricerca compiuta da Vigna e raccolta nel suo volume di militanza civile in grado di accendere una luce sulla convergenza di tutte le fedi oggi presenti in Siria, fortemente a impegnate nel salvare il paese dalla tragedia del conflitto. Ne è scaturito un vivace dibattito che ha rotto le consuete e superficiali letture di quella realtà mediorientale, contribuendo alla comprensione delle ragioni più profonde del rifiuto di un aperto intervento miliare statunitense.

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CIVG Informa N°22 - Medak Pocket, Croazia 1993, un massacro impunito

1993-2013: A vent'anni dal massacro della " Sacca di Medak", Croazia

 

" Sacca di Medak" nella Krajina, regione nel sud della Croazia:

Settembre 1993 : esattamenteventi anni fa, l’esercito secessionista croato, con più di 2.500 soldati, appoggiati da carri armati, lanciarazzi e artiglieria, “sfonda” le linee di resistenza a Medak, delle milizie volontarie di autodifesa della Repubblica Serba di Krajina e occupa la cittadina ed i villaggi a sud e a sud-est dalla città di Gospic e l’intera zona. In quell’area erano stanziate per l’ONU, come forze di interposizione tra le parti in conflitto, i soldati canadesi, alla richiesta di questi ultimi di essere presenti all’occupazione della città e dei villaggi, per proteggere i civili, ci fu il rifiuto dei secessionisti croati e solo dopo violenti scontri durati 16 ore tra canadesi e croati, con 27 miliziani croati uccisi, questi accettarono le ispezioni e i terribili sospetti delle forze canadesi di pace trovarono riscontro ( in questo caso va dato atto di una reale volontà di essere forza di pace neutrale, tant'è che il governo canadese ha decorato i propri soldati che parteciparono a quegli avvenimenti con coraggio e lealtà, fedeli ai propri compiti). In meno di 20 ore senza controllo di nessuno nella cittadina, i miliziani croati avevano già commesso innumerevoli crimini: massacri, incendi, violenze efferate contro vecchi, bambini, donne serbi e rom, mutilando e violentando ferocemente.

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CIVG Informa N°21 - Chi sta vincendo la quarta guerra mondiale

Un interessante contributo di Cesare Allara alla riflessione ed alla discussione sulle guerre dell'impero

 

Neo-imperialismo, libertà, democrazia, diritti umani

 

Rievocando recentemente il decimo anniversario dell’inizio dell’operazione Iraqi Freedom (20 marzo 2003) tutti i commentatori hanno ribadito che quella guerra è stata per gli Stati Uniti “malaugurata”, “sbagliata”, un “errore”, un “fallimento”, perché ha creato instabilità nella regione e ha allargato l’influenza di Teheran nel Medio Oriente; hanno accusato Bush jr di scarsa intelligenza politica, e i suoi collaboratori di incompetenza, di pressapochismo, per non aver previsto gli sviluppi tragici del conflitto. Commentando il bilancio dell’intervento della “coalizione dei volonterosi” in Iraq, Le Monde Diplomatique-Il manifesto del marzo scorso scriveva in prima pagina: “Se, come confermano documenti recentemente declassificati, l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti aveva come obiettivo il controllo del petrolio, si può dire che essa si conclude con una bruciante sconfitta”.

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The National Security Strategy Of The United States Of America

SETTEMBRE 2002

INTRODUZIONE

Le grandi lotte del XX secolo tra libertà e totalitarismo si sono concluse con una vittoria decisiva delle forze della libertà e di un unico modello sostenibile per il successo nazionale: libertà, democrazia e libera impresa. Nel XXI secolo, solo le nazioni che partecipano all’impegno per la protezione dei diritti umani fondamentali e per la difesa della libertà politica ed economica saranno in grado di sollecitare le potenzialità dei loro popoli e di garantire la prosperità futura. I popoli di tutto il mondo vogliono dire ciò che pensano; scegliere chi li governa; praticare liberamente la propria religione; educare i propri figli, maschi e femmine; possedere beni; e godere dei frutti del proprio lavoro. Questi valori della libertà sono giusti e veri per ogni persona, in ogni società, e il dovere di proteggere questi valori contro i nemici rappresenta la comune vocazione di chi ama la libertà in tutto il mondo e in tutti i tempi.

Oggi, gli Stati Uniti godono di una posizione di impareggiabile forza militare e di grandioso potere economico e politico. Attenendoci alle nostre tradizioni e ai nostri principi, non usiamo tuttavia la nostra forza per spingere in favore di un vantaggio unilaterale. Cerchiamo invece di creare un equilibrio di potere che favorisca la libertà umana: condizioni in cui tutte le nazioni e tutte le società possano scegliere da sole i benefici e le sfide che pone la libertà politica ed economica. Rendendo il mondo più sicuro, permettiamo infatti ai popoli di tutto il mondo di migliorare le loro vite. Difenderemo questa pace giusta dalle minacce dei terroristi e dei tiranni. Preserveremo la pace intrecciando buoni rapporti tra le grandi potenze. Estenderemo la pace promuovendo società libere ed aperte in tutti i continenti.

Difendere la nostra Nazione dai suoi nemici è il primo e fondamentale impegno del Governo federale. Oggi, però, è cambiato drammaticamente. I nemici del passato avevano bisogno di grandi eserciti e di grandi capacità industriali per minacciare l’America. Ora, oscure reti di individui possono seminare grande caos e sofferenze nella nostra terra, a costi assai minori di quelli di un singolo carro armato. I terroristi si sono organizzati per penetrare all’interno delle società aperte e per aizzare il potere delle tecnologie moderne contro di noi.

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Medio oriente: le motivazioni della guerra non sono affatto religiose, ma commerciali per tutti i contendenti. Per “nobilitare” la crisi si ammazzano i cristiani

- oggi è toccato a Padre Mourad, francescano, ucciso a 49 anni, nella valle dell’Oronte -

di Antonio de Martini

Da quanto tempo gli USA sapevano della presenza dell’enorme giacimento di gas e petrolio nel Levante mediterraneo?
Alcuni elementi di fatto già li abbiamo: nel 2009 i pozzi sul confine del corridoio di Gaza già erano stati perforati e la compagnia incaricata aveva già disposto il trasferimento delle attrezzature di ” freaking” dall’Azerbaijian verso Israele. Per giungere alla fase di “freaking” bisogna aver finito la perforazione del pozzo che porta via anche sei mesi.

La fase di perforazione viene preceduta dalla ragionevole probabilità – una quasi certezza – che si è sul punto giusto e questo prevede rilievi geologici di almeno altri sei mesi.

Lecito pensare quindi che gli USA sapessero già nel 2008 del giacimento , diciamo in autunno.

E’ in quel periodo ( 2009) che sono iniziate le preoccupazioni per i diritti umani in Siria e i viaggi a Damasco di John Kerry non ancora segretario di Stato.

La cartina – di fonte americana ( Stratfor) e datata 2010 - mostra senza possibilità di equivoci che la” base” del triangolo in cui è compreso il giacimento è occupata – partendo dal sud – da Egitto, striscia di Gaza ( Hamas), Israele, Libano ( Hezbollah), Siria ( Assad).

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