Gaza 2014: il massacro infinito

16 luglio 2014

Scrivo alle ore 15 del 16 luglio e non so quali saranno gli sviluppi dell’attacco a Gaza nei prossimi giorni. So che in questo momento i morti, tutti civili, sono oltre 205 e proseguono i bombardamenti israeliani in una striscia di terra di 10 km. per 40 abitata da quasi 1.700.000 abitanti. Un formicaio è stato definito in cui è impossibile il cosiddetto omicidio mirato senza fare “danni collaterali”, espressione orrenda che denota le vittime innocenti.

Ricostruiamo questa follia del sionismo ebraico, perché di questo si tratta, e di tutti i suoi complici. I colloqui di pace sono falliti, e lo sapevamo in anticipo, a causa della pretesa di Israele di non riconoscere l’illegalità delle colonie e del furto di terra palestinese. Non solo: ha preteso per sé il totale controllo del futuro stato palestinese, delle sue frontiere e risorse e la continuazione all’infinito di un controllo militare in Cisgiordania dentro uno stato a sovranità limitata e smilitarizzato. In questo contesto avvengono alcuni fatti degni di nota. L’Unione Europea ed alcuni stati, tra cui Italia, avvisano di non fare investimenti nei Territori occupati da Israele che sono giudicati illegali dal diritto internazionale e dovranno essere restituiti. Intanto proseguono gli insediamenti illegali e le uccisioni di palestinesi, il trattenimento delle tasse prelevate da Israele come ricatto, la limitazione delle risorse idriche, la mancanza di energia a Gaza, la limitazione della zona di pesca ridotta a 3 miglia dalla costa costringendo i gazawi alla fame, alla disoccupazione e a mendicare la sopravvivenza dalle organizzazioni umanitarie, come avviene da molti decenni. Aumentano le condanne contro Israele in tutte le sedi internazionali per la sua protervia a calpestare tutte le risoluzioni dell'ONU e i diritti umani fondamentali.

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Proteste per l’Escalation delle violenze di Israele

Luglio 2014

La Rete Internazionale Anti-sionista Ebraica (IJAN) condanna l'escalation israeliana di violenze, così come le minacce di vendetta da parte del governo israeliano e dei cittadini, delle organizzazioni sioniste e di personaggi pubblici. Denunciamo gli Stati occidentali e i media, che sostengono questa brutalità è in qualche modo giustificano una punizione per la morte di tre coloni ebrei della razzista colonia sionista di Gush Etzion nella Cisgiordania palestinese.

Nel giro di pochi giorni, la Striscia di Gaza è stata indiscriminatamente bombardata da aerei da guerra; dall'altro lato oltre 600 palestinesi sono stati fermati e imprigionati, e centinaia di palestinesi sono stati uccisi, tra cui diversi bambini, una madre incinta, senza dimenticare il ragazzo di diciassette anni bruciato, il cui corpo mutilato è stato trovato in un bosco fuori Gerusalemme est. Queste azioni dimostrano il terrorismo di uno stato colonizzatore e razzista. IJAN si trova in solidarietà con il popolo palestinese e difende il diritto di resistere di esso alla violenza del colonialismo e all’apartheid.

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Le radici della crescente violenza a Gaza e in Israele

10/07/2014

 

Rebecca Vilkomerson, direttore esecutivo di Voce Ebraica Per la Pace, sull'occupazione e l'aumento delle vittime.

 

Gli ultimi giorni sono stati devastanti. Le settimane che hanno portato ad essi sono state orribili. Dall'inizio dell'Operazione israeliana di “Protezione Edge”, l'8 luglio 2014 abbiamo guardato con tristezza e rabbia, come le morti dei bambini siano aumentate, come la marmaglia razzista abbia imperversato, come la paura delle persone in tutto Israele e in Palestina abbia raggiunto livelli insopportabili, e la punizione collettiva del popolo palestinese sia stata intensificata.

Solo negli ultimi giorni, decine di palestinesi – con nessun posto dove nascondersi – sono stati uccisi, mentre l'intera popolazione di Gaza vive terrorizzata dal diffondersi dei bombardamenti. Gli israeliani hanno dovuto sopportare la paura di non sapere quando o dove il prossimo razzo cadrà.

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Resoconto del viaggio nella Striscia di Gaza

26 Giugno 2014 – 6 Luglio 2014

Arrivo a Gerusalemme alle 23.00 dopo una giornata passata tra aeroporti e voli e trovo una città deserta. Negozi chiusi e solo un ristorante tra la Porta di Giaffa e la Porta Nuova è aperto. Gerusalemme Est è già off limits. Pattuglie di soldati e della sicurezza israeliana si muovono per le strade. Ho davanti una decina di giorni da passare in Palestina. Da Nablus mi dicono che la situazione è molto difficile, gli spostamenti da Gerusalemme sono lunghi e difficili. Il giorno dopo il mio arrivo parto per Erez per entrare nella prigione più grande al mondo: la Striscia di Gaza. Dal 12 giugno, giorno della sparizione dei tre coloni, si sono intensificati i bombardamenti sulla Striscia di Gaza mentre la Cisgiordania è sotto rastrellamento. L’accesso alla prigione di Gaza è come al solito sotto l’attento controllo israeliano. Sembra una giornata tranquilla, calda e umida, ma tranquilla. Arrivo alla solita sistemazione messa a disposizione da uno dei nostri partner a Gaza, l’associazione Medical Relief. Nelle prime ore del pomeriggio del mio primo giorno a Gaza, sento un forte boato: hanno assassinato due resistenti, Osama e Mohammed, mentre erano in macchina e attraversavano il campo profughi di Shati. Un drone, con grande precisione, ha colpito la macchina senza lasciare scampo ai due ragazzi. Vado sul posto e trovo tanti palestinesi attorno a quello che è rimasto della macchina; i corpi martoriati sono già stati portati all’obitorio dello Shifa Hospital. Con un passaggio di fortuna, mi sposto allo Shifa dove incontro i padri e fratelli dei due ragazzi assassinati; è qui che grazie all’aiuto di un amico palestinese che fa da traduttore, parlo con i parenti di Osama e Mohammed. Sono stanca di pubblicare e far girare foto di martiri, corpi di bambini e donne straziati, chiedo che si faccia conoscere il volto dei ragazzi in un momento di vita, anche se sono consapevole che quei corpi martoriati dentro la cella sono l’immagine della loro quotidianità.

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Intervista a Igor Strelkov

8 luglio 2014


Giornalista: Buon giorno, oggi, nello studio del nostro Primo canale televisivo Repubblicano, diamo il benvenuto, per un discorso ai cittadini della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk], al Ministro della Difesa e Presidente del Consiglio di Sicurezza, Igor Ivanovich Strelkov ...

Igor Strelkov: Buon giorno.

Giornalista: E al capo della Milizia Popolare della DPR, Pavel Gubarev.

Pavel Gubarev: Buona sera.

Giornalista: Igor Ivanovich, parli pure.
Igor Strelkov: Vorrei dare il benvenuto a tutti gli spettatori che stanno guardando e mi ascoltano e dire che, in questo momento molto difficile per il popolo della Repubblica di Donetsk, sono contento di essere qui con voi per poter difendere insieme a voi  la vostra e la nostra Patria comune, la Russia, che, sono convinto, si estende dai confini dello stato chiamato Ucraina fino all'Estremo Oriente. Ed è proprio per la Russia che noi siamo, qui, a lottare, e nello stesso tempo, a lottare per i diritti del Donetsk e delle Repubbliche di Lugansk. Stiamo lottando per il vostro diritto all'autodeterminazione della lingua, per la vostra cultura, per il vostro modo di vita, e per il diritto di essere liberi dalle costrizioni imposte a voi, da persone per le quali la vostra terra e la vostra società sono solo obiettivi di macchinazioni politiche e speculazioni finanziarie. Persone che sono soggette ad un controllo esterno e non si preoccupano di nasconderlo. Questo è ciò che abbiamo combattuto e continueremo a combattere. E spero che continueremo a godere del vostro sostegno.  Non mi sono preparato apposta per tenere un discorso; Ho trascorso l'intera giornata coinvolto nella pianificazione strategica. Perciò, non leggerò un testo o farò un discorso preparato in anticipo. Lo staff del canale televisivo ha preparato una serie di domande da farmi. Nel rispondere a queste domande mi aspetto di essere in grado di soddisfare le vostre preoccupazioni rispetto a quanto sta accadendo, come le ostilità stanno procedendo, e come abbiamo intenzione di continuare a difendere la Repubblica.  Quindi, penso che ora dovremmo dare al nostro giornalista la possibilità di procedere.

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