Uranio impoverito, ministero condannato anche in Appello. Dovrà risarcire militare

SAVONA - I giudici della sezione lavoro della Corte d'appello di Genova hanno confermato che il tumore alla pelle di cui si è ammalato un brigadiere dei carabinieri, G.L., durante la guerra del Kosovo, è da collegare all'uranio impoverito con cui erano realizzati i proiettili in uso alle forze di internazionali. Il ministero della Difesa è stato condannato a risarcirlo con 150 mila euro. I giudici hanno rigettato l'Appello presentato dal Ministero della Difesa contro la sentenza di primo grado che si era espressa in questi termini, mettendo in relazione la malattia con la partecipazione del militare alla missione militare nei Balcani.


Il sottufficiale dell'Arma dei carabinieri era stato in missione nei Balcani tra l'estate 2003 e la primavera dell'anno successivo. In quel periodo era in servizio alla caserma dei carabinieri di Savona. Al suo rientro, dopo essere stato sottoposto a visite mediche regolari, gli era stato diagnosticato un tumore alla pelle e quindi gli era stata riconosciuta un'invalidità del 77%. In seguito a questa situazione aveva anche subito una decurtazione dello stipendio. Per sconfiggere il male si e' sottoposto a tre interventi chirurgici e a chemioterapie. Il ministero della Difesa dovrà corrispondergli i "benefici assistenziali", ovvero un indennizzo di oltre 150 mila euro.

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Uranio Impoverito: Lo Abbiamo Stoccato In Italia

Uranio Impoverito: Lo Abbiamo Stoccato In Italia

Le istituzioni non possono produrre informazioni non corrette

 

E’ stato recentemente affermato sui mass-media che in Italia non abbiamo stoccato armi all’uranio impoverito.

Ma questo non è vero. Nelle basi di Aviano e Gioia del Colle, basi al Comando di Ufficiali italiani, abbiamo custodito le armi all’uranio on cui gli aerei alleati hanno colpito postazioni in Bosnia e nel Kossovo, precisamente 10800 proiettili all’uranio impoverito sono stati lanciati in Bosnia e 31 mila in Kossovo. Inoltre sono stati lanciati missili da crociera.

I Comandi italiani, da cui sono decollati gli aerei italiani ricevono i rapporti di volo e nei rapporti di volo debbono essere specificate le armi che sono state impiegate nelle missioni. Inoltre i Comandi sono ovviamente al corrente dei piani d’impiego degli aerei. Il fatto poi che si affermi che l’Italia non impiega armi all’uranio impoverito non significa che il nostro personale non abbia corso dei rischi perché i rischi che ha corso sono dipendenti dagli obiettivi colpiti dagli aerei Alleati con armi all’uranio impoverito.

In Italia esistono poi anche basi straniere, ad esempio vedi Vicenza, Sanrossore  (Pisa – Camp Derby). Gli Alleati possono stoccarvi le armi in loro uso, comprese quelle all’uranio impoverito. Nelle basi vi sono anche mine antiuomo e armi nucleari. I rischi dell’uranio impoverito sono specificati nelle normative della Kfor (forza multilaterale dei Balcani) del 22 novembre 1999 a firma del Col. Osvaldo Bizzari e resi noti ai nostri Comandi.

Le armi all’uranio impoverito possono provocare tumori e malformazioni alla nascita.

L’opinione pubblica deve essere correttamente informata.

 

Falco Accame

Presidente Anavafaf

La risposta di Falco Accame a Vittoria Iacovella

Roma, 10/10/2012 

Gentile dottoressa Iacovella,

ho letto il Suo scritto “Vaccinazioni sbagliate e fatte male dietro i tumori dei soldati italiani”. Mi riferisco in particolare alla frase “per anni si è parlato di uranio come causa di tumori che hanno colpito i militari italiani. Adesso però la Commissione d’Inchiesta del Senato ha individuato un altro possibile motivo: le vaccinazioni fatte con tempi e controlli sbagliati”.

Non credo si tratti di una SCOPERTA della Commissione per il semplice fatto che si tratta di una problematica che si è posta in Italia circa una decina di anni fa e all’estero circa una ventina di anni fa.

Per quanto riguarda l’Italia cito il seguente comunicato AGI del 24 febbraio 2002.

“OSSERVATORIO: MILITARI MORTI PER VACCINI NON PER URANO – (AGI) – Roma, 5 feb. – I decessi per leucemia dei soldati italiani impiegati nei Balcani sarebbero stati provocati da “vaccinazioni selvagge” e non da uranio come si è sempre pensato. Sostanze tossiche presenti nelle fiale di vaccino, “interagendo con un ambiente fortemente tossico e contaminato quale quello in cui operavano i militari” possono aver agito da attivatori di malattie. E’ verso questa direzione che si sta indirizzando l’attività di indagine dell’Osservatorio militare permanente coordinato dal maresciallo Domenico Leggero.

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Uranio impoverito: i dinieghi errati

TUTTI DA RIFARE: I DINIEGHI DEI RISARCIMENTI ALLE VITTIME
PER URANIO IMPOVERITO E NANOPARTICELLE

 

Due gravissimi casi di errore nella negazione dei risarcimenti a militari gravemente malati e deceduti per contaminazione da uranio impoverito e nanoparticelle sono recentemente emersi in modo indiscutibile. Il caso del capitano Antonino Caruso e il caso del lanciere Fulvio Pazzi hanno messo in evidenza la necessità di riesaminare tutti i dinieghi di risarcimenti finora formulati (oltre 300). Le errate motivazioni dei dinieghi relativi ai precedenti casi sono comuni anche agli altri casi. Nel caso del capitano Antonino Caruso sono occorsi 11 anni per correggere i gravi errori commessi e nel caso del lanciere Fulvio Pazzi sono stati necessari ben 9 anni. Ben 5 dinieghi errati sono stati cancellati per “autotutela”, il ché significa il riconoscimento degli errori commessi. Per lunghi anni i familiari sono stati privati di elementari diritti.

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