A Quirra, niente uranio, ma si bonifica

 Uranio Impoverito. In Sardegna, l'inchiesta è chiusa. Ma come mai sui poligoni piovono bonifiche?


25 gennaio 2013


 

di Monica Soldano

E' un silenzio affollato di avvocati e di una strenua caccia all'errore tecnico o procedimentale, nel tentativo di osservare chi cade per primo sulla buccia di banana, fosse anche solo una dichiarazione inopportuna, una citazione di troppo sui giornali, quello che circonda il tribunale di Lanusei dove il magistrato per le indagini preliminari, Domenico Fiordalisi ha portato da tempo le carte della difficile ma ostinata istruttoria. Un clima pesante, con il fiato sospeso fino al 20 febbraio, quando il Gup, Nicola Clivio, dovrà decidere se accogliere o meno i venti rinvii a giudizio, formulati da Fiordalisi. Tra gli indagati, per la prima volta nella storia di questo Paese, una lista di generali, colonnelli, sindaci, esperti di importanti società di controllo di qualità, come la SGS, che vede indagati due chimici, per falso ideologico in atto pubblico nel corso del progetto di caratterizzazione ambientale voluto dal ministero della Difesa.

Nel frattempo, a Roma, al Senato, la commissione Uranio Impoverito nella seduta numero cento ha approvato la relazione finale, accelerando i tempi, nell'urgenza di chiudere i battenti per motivi elettorali. Una relazione che non soddisfa, secondo l'associazione delle vittime militari, presieduta da Falco Accame, ma che in realtà, pur incapace di trovare il killer, denuncia la complessità degli indizi e riconosce i morti. Caduta per insufficienza di prove l'accusa che portava all'uranio impoverito, rilevato solo dal professor Massimo Zucchetti nelle ossa dell'agnello nato malforme trovato nell'area di Salto di Quirra. Un dato insufficiente, che non è stato avvalorato dalle analisi condotte da Evandro Lodi Rizzini sulle salme di diciotto pastori deceduti per malattie tumorali, ma se è stato escluso il killer uranio impoverito, è stato invece ribadito il fatto che i 160 morti, tra civili e militari per tumori non è cosa da poco e che le dosi allarmanti di torio e di altri materiali tossici e radioattivi ci sono. La commissione d' inchiesta Uranio Impoverito del Senato fa, dunque, un passo, ma è politico: sposta l'attenzione dalla ricerca della prova dell'inquinamento e degli inquinanti, direttamente alla richiesta di una bonifica straordinaria e alla ammissione non da poco, anche presso l'amministrazione militare, che debba essere reso accessibile un indennizzo alle vittime sulla base del mero principio di precauzione. Nel mezzo, si fa per dire, ancora puntini di sospensione e vuoti da colmare con una seria indagine epidemiologica, che è nelle mani e nella testa del coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità e della Regione Sardegna. Riconosciute false partenze e oggettivi ritardi, la scadenza della relazione finale resta fissata per il mese di giugno.
Che cosa, dunque, sia successo o meglio che cosa possa ancora essere provato nel Poligono militare interforze del Salto di Quirra, dopo 60 anni di attività, potrà dircelo solo la magistratura, se mai fosse dato il via al processo, anche se gli elementi emersi nell'istruttoria non sembrano essere di poco conto e raccontano di un vero e proprio teatro di guerra in territori non bellici e ai tempi della cosiddetta pace. Un' altra questione politica riproposta, dopo i lavori del Senato è quella di una vera e propria occupazione del demanio sardo ai fini militari. I poligoni militari sull'isola occupano una superficie di 350 km quadrati, come se fossero un rettangolo lungo 35 km e largo 10 Km, che aggiudica ben 220 mq di zona militare ad ogni residente.
Di certo i tempi sono mutati, ma i danni ed i morti restano, centosessanta, ne ha contati la squadra mobile della procura di Nuoro. La geopolitica cambia e da quel 1969, da quando il poligono militare interforze di Perdasdefogu, cominciò a testare armi destinate al mercato internazionale di imprese europee et non, sembra passato molto tempo, eppure è stato fino al 2010. Oggi l'America guarda oltreoceano e l'Italia deve ricollocarsi in un sistema di difesa mutato, pare, a favore dell'egemonia militare francese in cerca di nuovi scenari, per riequilibrare i danni patiti e fatti, dopo l'impresa fallimentare libica.
Di tutto questo e di molto altro ancora parleremo il 30 gennaio, a Roma, nel primo appuntamento dell'anno con Caffettando, la trasmissione di cultura ed informazione di Rete 100 passi, trasmessa dal Bibliocaffè del Caffè letterario in via Ostiense, 95, con la conduzione di Monica Soldano e la regia di Stefano Guccione.

Ospiti della trasmissione:
Falco Accame, presidente Associazione vittime Forze armate, Ana - Vafaf
Giovanna Caltanissetta, attivista, movimento No MUOS
Antonio Onnis, epidemiologo, consulente Commissione Uranio Impoverito del Senato
Ennio Remondino, giornalista - editorialista, Rai e Globalist
Massimo Zucchetti, professore ordinario Impianti Nucleari,  Politecnico di Torino, consulente Comune di Niscemi per i  trasmettitori M.U.O.S (in collegamento telefonico)

da Globalist.it