La scoperta delle spese militari da ridurre

LA SCOPERTA DELLE SPESE MILITARI DA RIDURRE

CI VOLEVA IL FULMINE

RE-ISTITUIRE LA “COMMISSIONE ARIOSTO”[1]

 

Ci voleva il fulmine che colpisce l’aereo F35 per fare notizia nel dibattito politico in merito alla riduzione delle spese militari. Una tematica completamente dimenticata nella cosiddetta “spending review”.

Peraltro, solo in modo estremamente superficiale, si può ridurre la questione dell’eccesso delle spese militari (e anche di tanti sperperi), alla questione degli aerei F35, a cui si è aggiunta nei giorni scorsi la notizia dei due sommergibili da acquistare dalla Germania[2].

Ma si tratta soltanto di uno dei programmi di acquisti non meno costosi di altri (vedi ad esempio fregate Fremm e radar tabulari di altissima potenza, i Muos - Mobile User Objective System).

Il problema della riduzione delle spese militari riguarda infatti ben altri settori e soprattutto strutturali (cioè non “una-tantum”). Tra le questioni strutturali che quindi incidono nel tempo, potremmo  citare le seguenti: 1) la pleonastica struttura dell’apparato con un vertice gerarchico di entità ben tre volte superiore a quello esistente in Germania (del tipo “all chief and no indians”); 2) la pletorica struttura territoriale, in parte necessaria per giustificare l’esistenza di Comandi per la struttura di vertice (una struttura territoriale che risale ancora a quando era necessario inviare un messaggero a cavallo da Roma alla periferia per portare una notizia); 3) affidare l’attività di parata a pattuglie di acrobazia aerea costituite da piloti civili e quindi non incidenti sui bilanci della Difesa, mentre oggi un intero aeroporto (Rivolto), con centinaia di persone, oltre ai piloti degli aerei, gravano sulle spese del bilancio militare; 4) sospendere (almeno per qualche anno (mettendo in naftalina) l’attività della portaerei da 26 mila tonnellate, un “lusso militare” che l’Italia di questi tempi, non può permettersi; 5) una drastica riduzione delle nostre “Forze di proiezione”, con un ridimensionamento sostanziale di contingenti all’estero mantenuti più per questioni di rappresentanza che di esigenze operative.

Mi limito a segnalare questi punti. Un più ampio e dettagliato elenco è stato comunque inviato al Commissario Straordinario Enrico Bondi.

Lo scrivente ritiene anche che sarebbe al più presto necessario re-istituire la “Commissione Ariosto” che individuò in passato gravissime irregolarità e sprechi nelle spese militari.

 

Falco Accame

 Il dovere di ridurre le spese militari

L’Italia spende tanto e male. Abbiamo 95mila graduati per 83mila militari di truppa e ben 476 tra generali e ammiragli. Gli Stati Uniti hanno, invece, 900 generali per 1,5 mln di militari. Le soluzioni per tagliare i costi

La cifra totale delle spese militari in Italia raggiunge attualmente i 23 miliardi di euro se si considerano anche gli 1,7 miliardi destinati ai sistemi d’arma e gli 1,4 miliardi per le missioni all’estero. Le spese militari sono spese scomode, per questo si tende a nasconderle, e ad esempio, secondo quanto riferito dal ministero i fondi al “Funzione difesa” sono pari allo 0,84 per cento del Pil (contro una percentuale che, nel 2004, era dello 1,01% e che attualmente negli altri Paesi europei è, in media, dell’1,61%). Dato da cui sono però escluse la funzione sicurezza, ossia i compiti dei carabinieri che sono la quarta forza armata; le funzioni esterne, come il trasporto idrico per le isole minori e i voli di Stato; il trattamento di ausiliaria.

Pertanto propongo queste soluzioni:

  1. Sospensione, in nome della sobrietà, delle parate militari e delle varie dispendiose manifestazioni celebrative, che incidono con rilevanza sul bilancio dello Stato (almeno finché l’Italia versa nelle attuali condizioni critiche).
  2. Sospensione dell’attività e successiva privatizzazione delle Frecce Tricolori. Le pattuglie acrobatiche non sono di utilità diretta operativa e quindi non debbono essere a carico del bilancio della Difesa. In moltissimi paesi tali pattuglie acrobatiche esistono, ma si autofinanziano con i ricavi delle manifestazioni aeree. Attualmente, un intero aeroporto (quello di Rivolto), con centinaia di addetti è a disposizione delle Frecce con costi rilevantissimi. Si propone di sospendere l’attività in attesa di rendere “privatistica” l’attività delle pattuglie.
  3. Sospensione dell’attività della portaerei Cavour. L’attività della portaerei (27 mila tonnellate, 1200 uomini), comporta ingentissime spese di gestione e manutenzione. I compiti finora svolti, come il soccorso ad Haiti, non sono essenziali dal punto di vista operativo. E’ auspicabile quindi una sospensione dell’attività almeno finché dura la crisi.
  4. Abolizione strutture di comando periferico. La struttura militare degli Alti Comandi periferici risale al tempo in cui esisteva una vastissima componente di militari di leva e all’epoca in cui le comunicazioni non raggiungevano le possibilità che hanno attualmente. Le imponenti strutture di comando periferico (distretti militari, dipartimenti marittimi, regioni aeree) possono essere abolite, o quanto meno ridotte drasticamente nelle dimensioni, con una maggior centralizzazione della gestione e direzione delle operazioni, riducendole drasticamente nelle dimensioni.
  5. Riduzione delle “forze di proiezione” per l’impiego all’estero. Vanno ridimensionate, anche in vista di una auspicabile politica di carattere più difensivo, (da proporre anche alla Nato), riducendo così gli enormi costi attuali, giustificati, in vari casi, da semplici esigenze di prestigio internazionale che l’Italia non può più permettersi.
  6. Riduzione dell’apparato gerarchico. Rivedere interamente la struttura gerarchica delle Forze Armate che ha un vertice enorme (ad esempio tre volte superiore a quello esistente in Germania).
  7. Riesame degli appalti. Provvedere che ogni acquisto sia fatto con gare di appalto e nei limiti del possibile non a trattativa privata. La Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per aver acquistato ripetutamente per corpi militari e civili dello Stato elicotteri Agusta e Agusta Bell del gruppo Finmeccanica, senza gara d’appalto (v. Sole 24 ore del 9 aprile 2008). La questione, naturalmente è di carattere molto generale e venne trattata approfonditamente dalla Commissione d’Inchiesta presieduta dall’on. Ariosto, la Commissione che ha avuto il compito di indagare sulle commesse militari e vi riscontrò gravi irregolarità. La Commissione Ariosto venne costituita con L. 865 del 1980. Un esempio di necessaria revisione di aste riguarda le spese per il poligono di Salto di Quirra. Basti pensare ai 70 milioni di euro del contratto di manutenzione delle apparecchiature esistenti (18 milioni all’anno). Ad esempio sono state affidate commesse a trattativa privata con avviso di soli otto giorni.
  8. Blocco del complesso militare industriale. Impedire il formarsi di strutture miste “militari-industriali” che possono portare a indebiti rincari di prezzi. Vedi ad esempio gli intrecci come quello Finmeccanica-Selex-Vitrociset-Agusta-Oto Melara. Sul tema suggerisco la lettura dell’articolo di Gianni Dragoni su Il Sole 24 Ore.
  9. Revisione delle concessioni di servizi militari a privati. Le concessioni a privati di servizi militari comporta spesso costi ingiustificati. Possiamo citare il caso dell’Unità di sostegno alla ricostruzione dell’Iraq affidata a una compagnia “militare” privata. Vi è stata una grave carenza di controllo sui prezzi e sulle attività svolte.
  10. Ridimensionamento delle basi straniere in Italia. Vi è stato negli ultimi tempi anziché un ridimensionamento, un ampliamento delle basi. Un riferimento fu fatto al documento Usa del 2004 (Statistical comparation on allied contributions to the common defence). Si trattava di una spesa di 370 milioni di dollari , che per l’Italia risultava superiore del 30% ai costi medi per gli altri Paesi della Nato. Viene prevista la costruzione di nuove basi militari italiane e il potenziamento di quelle esistenti (Vicenza, Aviano, Camp Darby a Livorno, Sigonella, Niscemi e altre).
  11. Revisione di costosissimi progetti di acquisto militare. In questione sono numerosi progetti, non solo quelli, molto pubblicizzati, degli aerei F15. Altri costosissimi progetti che andrebbero rivisti riguardano, ad esempio, l’acquisto delle Fregate Fremm di produzione italo-francese (17 per la Francia e 10 per l’Italia). (Commissione affidata a Fincantieri e Finmeccanica). Tra l’altro il costo per l’Italia appare ben superiore al costo per la Francia. Vedi anche il progetto che riguarda il sistema di difesa aerea antimissili Meads, che dovrebbe sostituire il sistema Patriot.

 

Falco Accame 3 ottobre 2012

 



[1] Commissione parlamentare d'inchiesta e di studio sulle commesse di armi e mezzi ad uso militare e sugli approvvigionamenti.

[2] Che purtroppo ci ricorda che un paese che ha costruito centinaia di questi mezzi subacquei, oggi non è più in grado di costruirli ed è ridotto a chiederli all’estero!