Lo stato di emergenza in Mali: l’MP22 insorge contro Dioncounda.

Durante una conferenza stampa alla radio Kaira, sabato 12 gennaio 2013, i responsabili dell’MP22 hanno voluto denunciare l’applicazione dello stato di emergenza di fronte alla crisi nel nord del Mali. Hanno anche smentito qualsiasi intervento militare straniero per la riconquista di Konna.

Dr Oumar Mariko.

 A questo proposito, i responsabili dell’MP22 hanno prima di tutto ricordato che, a seguito del coalizzarsi dei ribelli mercoledì 9 gennaio 2013, per attaccare la città di Konna, è stato solamente grazie al coraggio delle nostre forze armate che i banditi sono stati respinti. Nella sua relazione il dottor Oumar Mariko ha affermato che la Francia non ha fatto altro per aiutare il Mali, che inviare degli elicotteri. Secondo lui: “Questo scontro diretto, il primo del genere dall’inizio della guerra imposta al popolo del Mali dai terroristi islamici e altri narcotrafficanti, ci pone vivaci interrogativi in merito al ruolo giocato da Dioncounda Traoré, il Fdr e certi ambienti della Cedeao, agenti riconosciuti dell’imperialismo francese, che bloccano un efficace riarmo delle  nostre forze armate e di sicurezza”.

Quanto all’applicazione dello stato d’emergenza, i responsabili dell’MP22 hanno denunciato l’illegalità della procedura applicata dal presidente della repubblica, Dioncounda Traoré. A questo proposito Me Mariam Diawara ha affermato che lo stato di emergenza costituisce un ostacolo al progresso del movimento democratico. “Quando si guarda alla portata e al significato dello stato d’emergenza, ci si rende conto che è un gioco di parole che questi dirigenti utilizzano per rimanere perpetuamente al potere. In realtà serve a frenare il progresso del movimento democratico. Tutto quello che interessa a Diouncunda Traoré con i suoi amici del Fdr, è il mantenimento del potere a qualsiasi costo, anche se il prezzo dovesse essere la perdita della libertà e dell’indipendenza del nostro popolo” ha ribadito con forza.

 

Approfittando di questo incontro, Oumar Mariko ha messo l’accento sulla necessità della riapertura delle scuole, prima di affermare: “in un tentativo disperato, chiudono le scuole senza che si capisca perché, decretano lo stato di emergenza in completa illegalità per opporsi meglio alle rivendicazioni popolari di immediate consultazioni nazionali sovrane”.

Di conseguenza, i responsabili dell’MP22 esigono che siano messi a disposizione delle nostre forze armate e di sicurezza mezzi adeguati (elicotteri, aerei, carri armati, tra l’altro) per affrontare in maniera efficace una ribellione che è stata armata da varie potenze, tra cui la Francia.

Infine dicono sì alle consultazioni nazionali sovrane immediate, che sole possono designare i dirigenti della transizione, capaci di affrontare le sfide lanciate dai terroristi islamici e narcotrafficanti.

                                                                                                                                                       Ibrahim M. Gueye,  da La Pretoire

 

DICHIARAZIONE DEL PARTITO SOLIDARIETA’ AFRICANA PER LA DEMOCRAZIA E L’INDIPENDENZA   (SADI)   

                                                                                                                                                          7 gennaio 2013                                 

                                                                

 

Il Partito della Solidarietà Africana per la Democrazia e l’Indipendenza (SADI) ha seguito con stupore e indignazione il messaggio del Professor Dioncounda Traoré alla nazione del Mali in occasione del nuovo anno 2013.

Volendo “annegare il pesce” il professor Dioncounda Traoré si propone di far approvare il programma di transizione maliana dall’assemblea nazionale, il cui mandato è scaduto dal 9 agosto 2012. Questa assemblea che, come il Professor Traoré, esiste solo per la volontà dei capi di stato della CEDEAO è, come lui, né legittima né legale. Non può dunque impegnare il nostro popolo in un programma che è solo l’espressione della volontà dei capi di stato della CEDEAO sotto l’influenza dell’ADEMA. Il Professor Dioncounda Traoré non ascolta che il suo partito, l’ADEMA, che disprezza profondamente il Popolo e si oppone a qualsiasi tipo di Concertazione tra i maliani. Per accontentare la sua classe politica, a spese del Mali, il “Presidente ad Interim della CEDEAO per la Transizione Maliana” lavora per cancellare e svuotare dei loro contenuti le concertazioni nazionali. Questo piano è metodicamente attuato attraverso le numerose relazioni, la chiamata in causa dei TDRs ( Progetti ONU contro povertà e disastri, ndt), la dichiarazione del Professor Dioncounda nel suo appello alla nazione, in seguito all’esclusione di Cheik M. Diarra e la sua intenzione di organizzare delle “concertazioni ristrette e inclusive”.

 

In un gioco di ruoli, il primo ministro Dioncounda Traoré e l’assemblea illegale, si dividono i compiti per trascinare il paese in un’altra avventura, invece di organizzare le Concertazioni Nazionali richieste da tutto il popolo dopo la firma dell’Accordo Quadro del 6 aprile 2012.

 

E’ bene ricordare che le associazioni di Bamako, le Donne del Mali, 22 organizzazioni politiche e della società civile, così come i movimenti, hanno tutti richiesto tali concertazioni. Il Primo Ministro uscente aveva nominato una Commissione di Organizzazione di tali incontri, che sono stati anche convocati prima che egli si impigliasse nella sua stessa trappola. Questa richiesta unanime non deve essere ignorata dal Professor Dioncounda per ascoltare solo quelle del suo gruppo politico, l’FDR, che fa di tutto per mantenere il Mali nell’immobilismo, allo scopo di dimostrare che il regime precedente, di Amadou Toumani Taorè era migliore.

 

Le Concertazioni Nazionali sono la strada giusta per determinare gli organi di transizione, il programma, una politica chiara così come le tappe per risolvere definitivamente la crisi che il nostro paese sta vivendo.

 

Il partito SADI prende a testimone il popolo, della volontà dei rappresentanti del vecchio regime di prolungare le sofferenze dei maliani, aggirando l’Accordo Quadro e legittimando delle istituzioni rifiutate dalla maggioranza dei cittadini.

 

Il partito SADI chiede al CNRDRE, nel rispetto dei suoi impegni per il cambiamento, di esigere l’applicazione integrale dell’Accordo Quadro.

 

La preoccupazione maggiore del Popolo Maliano e del partito SADI è la riconquista della sua integrità territoriale. Il nostro popolo rifiuterà il programma proposto senza consultazioni dal Primo Ministro Django Cissoko per un periodo di transizione fissato in maniera arbitraria e di parte, dai capi di stato della CEDEAO, che avevano dato a Traoré il mandato di un anno, che finirà dunque nell’aprile 2013. Le tappe del programma di Dioncounda copriranno il suo “mandato CEDEAO” o chiederà delle proroghe ai suoi “elettori capi di stato della CEDEAO”?

 

Il Partito SADI chiama tutti i patrioti maliani alla resistenza attiva contro i piani conservatori e reazionari che preparano il “Presidente ad interim della CEDEAO per il Mali” e l’assemblea nazionale che ha sostenuto tutte le politiche e i voltafaccia del regime sconfitto e defunto di Amadou Toumani Taoré.

 

Viva la Repubblica Unita e Democratica!     Viva il Popolo del Mali!            -              Bamako, 7 gennaio 2013

 

Per l’Ufficio Politico, il Presidente Cheik Oumar Sissoko                                                                 -    da Sadinet

 

 

 

LEGGENDA PER IL NUOVO ANNO IN MALI                                      -   5 gennaio 2013

 

Ogni somiglianza con gli avvenimenti recenti e “sognati” è del tutto casuale. Molti giorni prima del nuovo anno cristiano, secondo il calendario dell’Hegira e del nuovo anno musulmano, un vecchio sciamano maliano riunì i suoi, quelli del suo clan, della sua tribù e della sua gente e gli raccontò quello che segue:

“L’anno che viene ci porterà una guerra mortale, distruttrice e sanguinosa. Mentre il Presidente della Francia, dall’alto del balcone di Algeri, lancia l’anatema contro il  nostro popolo martire e chiede ai nostri figli di uccidere i loro fratelli per compiacerlo, io, Aziz, sto per raccontarvi la leggenda che quest’uomo vorrebbe “scimmiottare” nelle nostre savane e nei nostri deserti del nord del nostro paese assassinato.

“…C’era una volta nell’America isterica un piccolo uomo tanto cattivo quanto potente. Un giorno quest’uomo insignificante annunciò che voleva parlare dei talebani, uomini che, così sembrava, picchiavano le loro donne, le coprivano con un burka bucherellato, proibivano loro di andare all’università e spaccavano i televisori; in più questi sub-uomini talebani, eruttava tale Presidente razzista, avevano bandito la coltivazione del papavero e provocato una penuria di eroina in tutto l’Occidente cristiano. Peggio ancora, questi talebani temevano Dio ma non temevano per niente quel Presidente così cattivo e potente.

“Questo era troppo. Un corpo di spedizione di cannoniere fu immediatamente inviato a migliaia di chilometri dall’America afflitta, verso dei cieli montagnosi. Degli aerei “invincibili”, dei missili assassini, degli elicotteri usciti dall’inferno, dei droni ciechi e perversi coprirono il cielo di questa terra di miseria – laggiù ai confini della terra – così lontano che anche il Presidente cattivo non sapeva, così disse, dove si trovasse quel covo di vipere.

“Questo Presidente, questo lillipuziano americano, voleva liberare le donne afgane dai loro mariti, quegli screanzati, dare loro la libertà, l’accesso all’università e alla tele. Non sapeva, quel burattino ignorante, non più delle sue consigliere femministe, che non si può liberare la metà femminile di una nazione uccidendone la metà maschile. Quale progenitura si potrà sperare dopo questo Olocausto dimenticato?

“Non sapeva neppure, questo Presidente maligno, che le donne afgane sono analfabete, esattamente come i loro mariti contadini, e allora l’università, voi capirete… Non sapeva, quel Presidente farabutto, che l’elettricità non arriva molto più in là della cerchia di Kabul, e allora la distruzione delle televisioni, sapete…

“Così per dieci anni le bombe a neutroni, le bombe al fosforo bianco, le bombe a frammentazione e all’uranio impoverito, le mine antiuomo, gli elicotteri da combattimento e i droni assassini caddero sulle teste delle donne afgane per “liberarle” dei loro mariti e sulla testa degli uomini afgani per “liberarli” dalla vita.

“Centinaia di migliaia di afgani uccisi o  mutilati più tardi, profughi o partiti per il paradiso, i reclutatori canadesi continuavano sempre a formare nuovi soldati per l’esercito afgano, marmaglia che si affrettava, subito dopo l’addestramento, ad arruolarsi presso i generali Talebani, i quali, avendo ripreso la coltivazione del papavero, come li supplicava la mafia d’Occidente, crollavano letteralmente sotto montagne di denaro e di armamenti.

Il nuovo Presidente cattivo – il sostituto del precedente -  scovò dei buoni Talebani – più tolleranti di quelli di prima – anche se loro fratelli di sangue – per negoziare il ritiro dei suoi soldati da quel pantano, poi ritirò il suo esercito demoralizzato, abbattuto da quel paese alla fine del mondo, alle porte della Cina millenaria, sulla via della seta diventata del petrolio e del gas.

“Dieci anni di bombardamenti più tardi, le donne afgane, meno numerose e mutilate, sono sempre analfabete sotto i loro veli bucherellati, e i loro sposi altrettanto illetterati e armati; esse nascono per vivere 48 anni e non di più, queste donne afgane affamate continuano a non frequentare l’università (cosa andrebbero a fare lì, a chiedere la carità?), e continuano a non conoscere la televisione americana e riescono a farne a meno. Il paese è distrutto, insanguinato, i criminali signori della guerra, dimenticati dalla Corte Penale Internazionale, sono sempre al parlamento di Karzai, il pulcinella, e i Talebani attendono pazientemente che gli assassini americani sloggino per riprendere in mano il paese, per l’amara soddisfazione del popolo a cui nessuno ha mai domandato niente.

“Fratelli miei, concluse lo stregone maliano, credete voi che il nuovo Presidente cattivo e potente e il suo accolito signor Hollande della Francia impareranno la lezione del genocidio afgano e iracheno e libico e siriano? Per niente, e noi li aspettiamo ben presto con i loro eserciti e i loro equipaggiamenti di morte venire ad ingrassare i plutocrati ossequiosi che svolgono il ruolo di Presidente burattino a Bamako nostra capitale, circondata da un esercito straccione da strapazzo, sempre pronto a sparare sui contadini maliani, a violentare le loro donne e a reclutare i loro bambini-soldato.

Verranno qui nel nostro paese, il Mali, per seminarvi la morte, seguiti dagli hurrà dei maliani emigrati a Parigi e in Canada, che avranno perso momentaneamente le loro facoltà mentali giusto il tempo di gridare nelle vie delle metropoli occidentali: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi in mezzo a quei maliani collaterali”, prima di tornare ad “istruirsi” in quelle università con le borse di studio pagate dal popolo maliano che crepa di fame.

“ Fratelli miei, noi sappiamo bene che i guerriglieri dell’Azawad durante l’aggressione si ritireranno nei paesi amici di Mauritania, Algeria, Libia da cui sono venuti armati, così come nei vicini “santuari” del Ciad, del Niger e del Burkina Faso (speriamo che non vi esporteranno la guerra di rapina e la morte) il tempo di lasciar ragliare questi saltimbanchi militari che ci bombarderanno, ci saccheggeranno e violenteranno le nostre donne senza vergogna. Poi, il guerrigliero maliano tornerà ad occupare il suo terreno…”

E il vecchio marabutto concluse, seduto nella sua capanna: “Che tutti questi prodi stiano a casa loro e lascino i maliani colloquiare coi maliani, il nero discutere con il bianco, il tuareg con il bambara, il bobo e il dogon. Che lascino che il cristiano si accordi con il musulmano e che ci lascino in pace. Tutti questi stranieri hanno saccheggiato abbastanza il nostro paese per non continuare a ferire ancor di più la nostra dignità. Dite al presidente parigino, figlio di colonialisti proscritti, questo signor Hollande “socialista”, di non immischiarsi: noi maliani sapremo regolare questa faccenda senza distruggere la Madreterra che ci appartiene.”

Speriamo che la saggezza di questo capo maliano sarà capita da coloro che pianificano l’invasione del Mali, dove si spaccheranno il muso come in Irak, in Afganistan, in Sudan… Pace sulla terra dei maliani, senza americani, francesi o canadesi.

 

Solidarietà Africana per la Democrazia e l’Indipendenza                               -     da Sadinet

 

 

                                                                                    Traduzioni di Sonia S. per CIVG.it

 

 

 

L’Etat d’urgence au Mali : Le MP22 s’insurge contre Dioncounda

Animant une conférence de presse, samedi 12 janvier 2013, à la radio Kaira, les responsables du Mp22, ont tenu à dénoncer l’application de l’état d’urgence face à la crise sécuritaire du nord Mali.  Ils en ont également profité pour démentir toutes interventions militaires étrangères pour la récupération de Konna.

 A cette rencontre, les responsables du MP22 ont d’abord rappelé que suite à la coalition des rebelles, le mercredi 9 janvier 2013, pour attaquer la ville de Konna, c’est seulement de par la bravoure de nos forces armées que les bandits ont été repoussés.  Dans son exposé, le Docteur Oumar Mariko a affirmé que la France n’a fait qu’envoyer des hélicos pour soutenir le Mali. Selon lui: «Cette confrontation directe, la première du genre, depuis la guerre imposée par les islamo-terroristes et autres narcotrafiquants au peuple malien, nous interpelle vivement sur  le rôle joué par Pr Dioncounda Traoré, le Fdr et certains milieux de la Cédéao, agents patentés de l’impérialisme français qui bloquent le réarment efficace de nos forces armées et de sécurité».

Quant à l’application de l’état d’urgence, les responsables du MP22 ont dénoncé l’illégalité de la procédure engagée par le président de la République, Dioncounda Traoré. A ce titre, Me Mariam Diawara a affirmé que l’Etat d’urgence constitue un blocage quant à la progression du mouvement démocratique. «Quand on regarde la portée et la signification de l’état d’urgence, on se rend compte que c’est un jeu de mots que ces dirigeants utilisent pour s’éterniser au pouvoir. En réalité, c’est pour freiner la progression du mouvement démocratique. Tout ce qui intéresse Pr Dioncounda Traoré et ses copains du Fdr, c’est la conservation du pouvoir coûte que coûte, même si cela doit être au prix de la perte de liberté et d’indépendance de notre peuple», a-t-elle martelé.

Profitant de cette rencontre, Oumar Mariko a mis l’accent sur la nécessité de l’ouverture des classes avant d’affirmer que «dans un élan désespéré, ils ferment les écoles on ne sait trop pourquoi, décrètent l’état d’urgence en toute illégalité pour mieux s’opposer aux revendications populaires de concertations nationales souveraines immédiates».

Par ailleurs, les responsables du MP22 exigent la mise à la disposition de nos forces armées et de sécurité de moyens conséquents (chars, hélicoptères, avions, entre autres) pour faire face de manière efficace à la rébellion armée par plusieurs puissances dont la France. Enfin disent-ils, oui aux concertations nationales souveraines immédiates, qui seules pourront désigner les dirigeants de la transition capables de faire face aux défis posés par les islamo-terroristes et les narcotrafiquants.

Ibrahim M.GUEYE    da Le Pretoire

DECLARATION DU PARTI SOLIDARITE AFRICAINE POUR LA DEMOCRATIE ET L’INDEPENDANCE (SADI)

7 January 2013

Le Parti Solidarité Africaine pour la Démocratie et l’Indépendance (SADI) a suivi avec stupeur et indignation le message du Professeur Dioncounda TRAORE à la nation malienne à l’occasion du nouvel an 2013.

Voulant noyer le poisson, le Professeur Dioncounda TRAORE se propose de faire approuver la feuille de route de la transition malienne par l’assemblée nationale dont le mandat est épuisé depuis le 09 aout 2012. Cette assemblée, qui comme le Professeur Traoré, existe par la volonté des Chefs d’Etat de la CEDEAO. Et comme lui, elle n’est ni légitime, ni légale. Elle ne peut donc pas engager notre Peuple sur une feuille de route qui n’est que l’expression de la volonté des chefs d’état de la CEDEAO sous l’influence de l’ADEMA.

Le Professeur Dioncounda Traoré n’écoute que son Parti, l’ADEMA, qui méprise foncièrement le Peuple et est opposé à toute sorte de Concertation entre maliens. Pour satisfaire sa classe politique au détriment du Mali, le « Président par Intérim de la CEDEAO pour la Transition Malienne » travaille pour escamoter et vider les concertations nationales de leur contenu. Ce plan est méthodiquement mis en œuvre à travers les multiples reports, la mise en cause des TDRs, la déclaration du Professeur Dioncounda dans son adresse à la nation suite à l’éviction de Cheick Modibo Diarra et son intention d’organiser des « concertations restreintes et inclusives”.

Dans un jeu de rôle, le Premier Ministre, le Prof Dioncounda et l’Assemblée illégale se partageront les taches pour trainer le pays dans une autre aventure au lieu d’organiser les Concertations Nationales réclamées par tout le Peuple depuis la signature de l’Accord Cadre du 06 avril 2012.

Pour rappel, les familles fondatrices de Bamako, les Femmes du Mali, 22 organisations politiques et de la Société Civile ainsi que les regroupements ont tous réclamé ces concertations. Le Premier Ministre sortant avait engagé une Commission d’Organisation de ces Journées. Elles ont été mêmes convoquées avant qu’il ne s’empêtre dans son propre piège. Cette demande unanime ne doit pas être ignorée par le Professeur Dioncounda pour n’écouter que celle de son regroupement politique du FDR qui fait tout pour maintenir le Mali dans l’immobilisme afin de montrer que le régime antérieur de Amadou Toumani est le meilleur.

Les Concertations Nationales constituent la voie appropriée pour déterminer les organes de la transition, la feuille de route, une politique claire ainsi que les démarches appropriées pour résoudre définitivement la crise que vit notre pays.

Le Parti SADI prend le Peuple à témoin face à la volonté des représentants de l’ancien régime de prolonger les souffrances des maliennes et des maliens en contournant l’Accord Cadre et en légitimant des institutions vomies par la majorité de nos concitoyens.

Le Parti SADI demande au CNRDRE, dans le respect de ses engagements pour le changement, d’exiger l’application intégrale de l’Accord Cadre.

Le souci majeur du Peuple malien et du Parti SADI est la reconquête de son intégrité territoriale. Notre Peuple rejettera la feuille de route qui sera proposée par le Premier Ministre Django Cissoko sans concertations pour une période de transition fixée de manière arbitraire et partisane par les Chefs d’Etat de la CEDEAO qui avaient donné mandat au Prof Dioncounda Traoré pour une durée d’une année qui expirera d’ailleurs en avril 2013. La feuille de route de Dioncounda couvrira-t-elle son « mandat CEDEAO » ou demandera-t-il des prolongations à ses « électeurs-Chefs d’Etat de la CEDEAO » qui l’ont mandatés ?

Le Parti SADI appelle tous les patriotes maliens à la résistance active contre les plans rétrogrades et revanchards que préparent le « Président par Intérim de la CEDEAO pour le Mali » et l’assemblée nationale qui a soutenu toutes les politiques et reculades du régime capitulard défunt de Amadou Toumani Touré.

Vive la République Unie et Démocratique Vive le Peuple Mali.

Bamako, le 07 janvier 2013

Pour le Bureau Politique Le Président   Cheick Oumar SISSOKO  

                                                                                                                   da Sadinet

 

LÉGENDE DU NOUVEL AN AU MALI

5 January 2013

Toute ressemblance avec des événements récents est «songée» et pas du tout fortuite. Plusieurs jours avant le nouvel an chrétien, au calendrier de l’Hégire et du nouvel an musulman, un vieux chaman malien rassembla les siens, ceux de son clan, de sa tribu et de sa gens étendue et leur raconta ce qui suit :

 « L’année qui vient nous apportera la guerre meurtrière, destructrice et sanglante. Pendant que le Président de la France, du haut du balcon à Alger, lance l’anathème contre notre peuple martyr, et qu’il  réclame de nos fils qu’ils tuent leurs frères pour lui plaire, moi Aziz, je vais vous raconter la légende que cet homme voudrait «singer» de par nos savanes et nos déserts au Nord de notre pays meurtri.

« Il était une fois en Amérique hystérique un petit homme aussi méchant que puissant. Un jour, ce Président insignifiant annonça en pleurant qu’il avait entendu parler des Talibans, des gens qui, parait-il, battaient leurs femmes, les couvraient d’une burka grillagée, leur interdisaient l’université et brisaient les appareils télé. De plus, ces sous-hommes-Talibans, éructait ce Président raciste, avaient banni la culture du pavot et provoqué une pénurie d’héroïne dans tout l’Occident chrétien. Pire, ces Talibans craignaient Dieu mais nullement ce Président même si méchant et puissant.

« C’en était trop, un corps expéditionnaire de canonnières fut aussitôt dépêché sur ces ruines à des milliers de kilomètres de l’Amérique chagrine, vers des cieux montagneux. Des avions «invincibles», des fusées meurtrières, des hélicoptères droits sortis de l’enfer, des drones aveugles et pervers, couvrirent le ciel de cette terre de misère – là bas aux confins de la Terre – si loin que même ce Président méchant ne savait pas où se trouvait ce repère de vipères, disait-il.

« Ce Président, ce lilliputien américain, voulait libérer les femmes afghanes de leur mari, ces malappris, leur donner la liberté, accès à l’université et à la télé. Il ne savait ce pantin ignare, du moins pas davantage que ses conseillères féministes, que l’on ne peut libérer la moitié féminine d’une nation en tuant la moitié masculine de cette nation. Quelle progéniture faudra-t-il espérer après cet Holocauste oublié ?

« Il ne savait pas davantage, ce Président malin, que les femmes afghanes sont analphabètes, tout comme leurs époux vilains, alors l’université vous savez….  Il ne savait pas ce Président vaurien que l’électricité ne se rend pas très loin en dehors de Kaboul encerclée, alors la destruction des télés vous comprenez…

« Pourtant, pendant dix années les bombes à neutrons, les bombes au phosphore blanc, les bombes à sous-munitions et à l’uranium appauvri, les mines anti personnelles, les hélicoptères de combat et les drones mortifères tombèrent sur la tête des femmes afghanes pour les «libérer» de leurs maris et sur la tête des hommes afghans pour les «libérer» de la vie.

« Des centaines de milliers d’afghans tués ou estropiés plus tard,  réfugiés ou partis pour le paradis, les resquilleurs canadiens continuaient toujours à former de nouveaux soldats pour l’armée afghane, piétailles qui s’empressaient après leur formation de s’embaucher chez les généreux Talibans, lesquels, ayant repris la culture du pavot, comme la mafia d’Occident les en suppliaient, croulaient littéralement sous des monceaux d’argent et d’armement.

« Le nouveau Président méchant – le remplaçant du précédent – dénicha de bons Talibans – plus tolérants que les précédents – leurs frères de sang pourtant – pour négocier le retrait de ses soldats de ce bourbier, puis il retira son armée démoralisée, déboutée de ce pays du bout du monde aux portes de la Chine millénaire, sur la route de la soie devenue gazière et pétrolière.

« Dix années de bombardement plus tard, les femmes afghanes moins nombreuses et mutilées sont toujours analphabètes sous leur voile grillagé, et leur époux tout autant illettrés et armés; elles naissent pour vivre 48 ans, pas davantage, ces femmes afghanes affamées, elles ne fréquentent toujours pas l’université (qu’iraient-elle faire là, à quémander la charité ?) ; et elles ignorent toujours la télé américaine dont elles savent se passer. Le pays est détruit, sanguinolent, les seigneurs, criminels de guerre, oubliés par la CPI, sont toujours au Parlement de Karsaï, le polichinelle, et les Talibans attendent patiemment que les assassins américains déguerpissent pour reprendre le pays en main, à la satisfaction amère du peuple à qui on n’a jamais rien demandé, vous savez.

« Mes frères, conclut le sorcier malien, croyez-vous que le nouveau Président méchant et puissant et son acolyte monsieur Hollande de France, tireront leçon du génocide afghan et irakien et syrien et libyen ? Aucunement, et nous les attendons bientôt avec leurs armées et leur équipement de mort, venir engraisser les ploutocrates obséquieux qui tiennent lieu de Président polichinelle à Bamako notre capitale, entouré de l’armée de pacotille en guenille, toujours prête à faire feu sur les paysans maliens, à violer leurs femmes et à recruter leurs enfants-soldats.

« Ils viendront ici, dans notre pays le Mali, pour y semer la mort sous les hourras des maliens et des maliennes émigrés à Paris et au Canada, qui auront quitté momentanément leur faculté le temps de crier dans les rues des métropoles occidentalisées : «Tuez-les tous, Dieu reconnaîtra les siens parmi ces maliens collatéraux», avant que de retourner «s’éduquer» dans ces universités avec les bourses d’études payées par le peuple malien crève la faim.

« Mes frères nous savons bien que les guérilléros de l’Azawad pendant l’agression se retireront dans les pays amis en Mauritanie, en Algérie, en Libye d’où ils sont venus tout armé, ainsi que dans les sanctuaires voisins au Tchad, au Niger, au Burkina Faso (espérons qu’ils n’y exporteront pas la guerre de rapine et la mort), le temps de laisser braire ces saltimbanques militaires, qui nous bombarderont, nous pilleront et violeront nos femmes sans vergogne. Puis, le partisan malien reviendra occuper le terrain qui est le sien… »

Et le vieux marabout de conclure assis dans sa case de l’Azawad envahi et contrit : « Que tous ces preux demeurent chez eux parmi les leurs en pleurs et qu’ils laissent le malien palabrer avec le malien, le noir discuter avec le blanc, le Touareg avec le Bambara, le Bobo et le Dogon. Qu’ils laissent le chrétien négocier avec le musulman et qu’ils nous laissent en paix. Tous ces étrangers ont assez saccagé nos contrées pour ne pas insister et blesser davantage notre fierté. Dites au Président parisien, fils de colonialistes proscrits, ce monsieur Hollande «socialiste», de ne plus s’en faire : nous Maliens nous saurons régler cette affaire sans détruire la terre-mère qui nous appartient. ».

Espérons que la sagesse de ce chef malien sera entendue par ceux qui planifient l’invasion du Mali où ils iront se casser le nez comme en Irak, en Afghanistan, au Soudan… Paix sur la Terre des maliens sans américains, français ou canadiens.

Solidaritè Africaine pour la Democratie et l’Independance