Ecco come dobbiamo difendere la nostra sovranità

 “Ecco come dobbiamo difendere la nostra sovranità”

di Thabo Mbeki (ex Presidente sudafricano)

 

L’ex presidente sudafricano, impegnato a fondo nella difesa della sovranità dei paesi africani, dopo le aggressioni subite da Libia e Costa d’Avorio, giovedì scorso ha pronunciato un discorso incisivo e di grande importanza all’Università del Capo Occidentale. Per i nostri lettori abbiamo tradotto quasi integralmente un discorso di denuncia ma anche di proposta.

 (…) Gli avvenimenti recenti sul nostro continente, e più precisamente quello che è successo in Costa d’Avorio e in Libia l’anno scorso, sono stati oggetto di un’importante comunicazione sul tema: “Riflessioni sul mantenimento della pace, la sovranità degli stati e la governabilità democratica in Africa” (tema dell’intervento di Mbeki)

 

Nel quadro di questa conferenza, io mi concentrerei sulla Libia, anche se gli avvenimenti accaduti in Costa d’Avorio potrebbero ugualmente confermare una buona parte di ciò che sto per dire a proposito della Libia, per quel che riguarda gli obiettivi e i risultati dei recenti interventi di eserciti stranieri in Africa. Prima di continuare, mi preme di ripetere ciò che ho già detto e ripetuto riguardo all’insultante insinuazione secondo la quale l’Unione Africana e alcuni tra noi sarebbero stati comprati coi petrodollari che avremmo ricevuto dal regime libico di Gheddafi.

A questo proposito siamo stati accusati di esserci opposti all’utilizzo illegale del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite per effettuare un cambio di regime in Libia, perché saremmo stati corrotti da tali petrodollari. Una volta ancora vorrei respingere senza riserve le menzogne propagate, secondo le quali l’Unione Africana dipendeva dalla Libia per il suo bilancio e che la Libia abbia sostenuto in qualsiasi modo l’ANC durante la nostra lotta contro l’apartheid prima del 1990 . Malgrado la realtà, molti dei nostri media nazionali e i loro omologhi internazionali, oltre ai cosiddetti analisti, hanno costantemente e ostinatamente propagato la menzogna infondata che la Libia di Gheddafi avesse giocato un ruolo importante nel dare all’ANC i mezzi per sopravvivere e per condurre la lotta contro l’apartheid.

Quello che dirò a proposito della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e in appoggio alle posizioni dell’Unione Africana a questo riguardo, non ha niente a che vedere con una qualsivoglia supposta relazione storica di amicizia con la Jamahiriya araba libica di Gheddafi.

Il 10 marzo 2011, il consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione Africana ha adottato una tabella di marcia per la soluzione pacifica del conflitto libico. Tra le altre cose questa tabella di marcia prevedeva la fine delle violenze in Libia e la realizzazione di un processo in cui i libici avrebbero dovuto impegnarsi vicendevolmente in negoziati comuni, per determinare liberamente l’avvenire del loro paese, compresa la sua vera e ineludibile democratizzazione.

L’Unione Africana ha ottenuto il consenso del regime di Gheddafi a questa tabella di marcia, facendo forza sul fatto che la Libia è uno dei suoi membri. Questo ha creato il quadro in cui poter affrontare le questioni che sono al centro del tema di questa conferenza – il ristabilimento della pace, la sovranità dello Stato e la democrazia in Libia - senza dover ricorrere alla violenza e all’uccisione inutile di decine di migliaia di libici e alla distruzione di preziose infrastrutture nazionali e di altri beni.

L’Unione Africana ha trasmesso alle Nazioni Unite, alla Lega Araba e alle altre organizzazioni interessate la sua decisione del 10 marzo. Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza ha deliberatamente scelto di non tenere conto delle decisioni dell’UA, trattando queste decisioni riguardanti un paese africano e dunque noi, popoli dell’Africa, con un disprezzo assoluto. Anche nelle sue comunicazioni, il Consiglio di Sicurezza ha praticamente decretato che la Libia aveva cessato di essere un paese africano. Di conseguenza, ha giustificato la legittimità delle sue azioni come conseguenza delle decisioni prese dalla Lega Araba.

Il 17 marzo, sette giorni dopo che l’Unione Africana aveva adottato la sua Tabella di marcia per la risoluzione pacifica del conflitto libico, il Consiglio di Sicurezza ha adottato la sua Risoluzione 1973, che ha creato la possibilità per la NATO, una alleanza euro-americana militare e politica, di intervenire in Libia al fine di imporre una soluzione violenta di questo conflitto, basata sul cambio di regime, i cui obiettivi erano in totale contraddizione con la stessa Risoluzione 1973.

Sono sicuro che ognuno di noi presenti qui questa sera sappia quello che è successo in seguito.

In sostanza, la NATO non è intervenuta per imporre una zona di interdizione al traffico aereo con lo scopo di proteggere i civili, come stabilito dal Consiglio di Sicurezza, ma piuttosto per dirigere e rafforzare il Consiglio Nazionale di Transizione in una campagna militare per rovesciare il regime di Gheddafi. In realtà, una volta iniziata la campagna della NATO, siamo stati informati che tale era l’intenzione delle grandi potenze occidentali.

Appena un mese dopo l’adozione della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza, gli architetti della suddetta risoluzione e della campagna della NATO, il presidente Obama, Sarkozy e il primo ministro Cameron, hanno annunciato pubblicamente le loro intenzioni. In una tribuna congiunta pubblicato sul Times di Londra, il Figaro in Francia e l’International Herald Tribune, questi tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, respingendo senza vergogna il mandato del Consiglio di Sicurezza, hanno dichiarato: “C’è un cammino verso la pace che promette nuova speranza per il popolo della Libia: un avvenire senza Gheddafi… Fintanto che Gheddafi sarà al potere, la NATO e i suoi alleati della coalizione devono continuare le loro operazioni…Il colonnello Gheddafi deve andarsene… “

La verità è che gli organi preposti dell’ONU, il Consiglio di Sicurezza e il Segretario Generale, hanno tradito i loro obblighi in termini di diritto internazionale, in particolare quelli prescritti dalla Carta dell’ONU. Hanno invece scelto di dare via libera agli Stati Uniti, alla Francia e alla Gran Bretagna perché potessero decidere arbitrariamente il futuro della Libia.

Era relativamente facile per gli Occidentali intervenire in Libia come hanno fatto, sapendo che avrebbero incontrato ben poca opposizione a questo riguardo, come infatti è successo. Di conseguenza hanno ottenuto quelli che ai loro occhi sono degli auspicabili risultati strategici, destinati a:

  • metterli in una posizione di forza per intervenire nei paesi del Magreb in Africa, compreso l’Egitto;

  • garantire loro l’accesso privilegiato al petrolio libico;

  • servirsene come di un precedente che permetta loro di intervenire in tutti i paesi africani, come auspicavano(…)

 

La nostra divisione e la debolezza del continente per quel che riguarda la difesa dei diritti di tutta l’Africa, per garantire il nostro diritto all’autodeterminazione, apre la porta alla nostra “ricolonizzazione”, soprattutto in un contesto di volontà delle potenze occidentali di limitare ogni nostra possibilità di stabilire alleanze veramente strategiche, in particolare con la Repubblica Popolare Cinese.

 

Thabo Mbeky: le lezioni che gli Africani devono apprendere.

 

Le lezioni, d’importanza vitale, che noi africani dobbiamo imparare dall’esperienza della Libia sono le seguenti: nel periodo post-guerra fredda gli appetiti delle potenze occidentali nei confronti del nostro continente sono aumentate e sono disposte ad intervenire anche con le armi per assicurare la difesa dei loro interessi, in disprezzo del nostro punto di vista in quanto Africani; queste potenze intendono utilizzare l’argomento secondo il quale esse sono i nostri soli amici, in quanto difensori dei nostri diritti democratici e umani, obbligati ad agire così in particolare quando possono presentare il nostro continente, nella veste di Unione Africana e dei nostri organismi regionali, come se avesse rinunciato a difendere questi diritti.

 

Queste potenze si preparano ad agire come hanno fatto in Libia in particolare se, nelle situazioni di conflitto interno che intendono fomentare, possono argomentare che agiscono su mandato dell’ONU, a nome del cosiddetto “diritto di protezione”.

La nostra divisione e la debolezza del continente nell’agire per la difesa del diritto all’autodeterminazione di tutta l’Africa, apre la porta alla nostra ri-colonizzazione, in particolare in un contesto in cui la volontà delle potenze occidentali è di limitare ogni nostra possibilità di stabilire alleanze veramente strategiche, soprattutto con la Repubblica Popolare Cinese.

Sono convinto che tutti noi comprendiamo che, in quanto Africani, dobbiamo agire in maniera decisiva per garantire la realizzazione degli obiettivi che ci siamo posti, molto prima della disfatta libica, fondati sulla prospettiva elaborata insieme di perseguire l’obiettivo storico della rinascita del nostro continente. Per questo, tra l’altro, dobbiamo agire con onestà, senza equivoci e nell’unità per:

rafforzare la democrazia e il rispetto dei diritti umani sul nostro continente, e così confermare che i nobili obiettivi dell’unità africana e della solidarietà non possono essere raggiunti se non quando ognuno dei nostri paesi rispetti il principio inalienabile che è il popolo che dà il potere e che deve governare;

sviluppare le capacità di risolvere i nostri conflitti interni, impegnarci a trovare delle soluzioni africane ai problemi africani, nello stesso modo in cui, per esempio, gli Europei giustamente affermano di avere il diritto di trovare soluzioni europee ai problemi europei, come lo fanno gli Americani;

mettere in opera in tutti i nostri paesi delle politiche comuni a tutta l’Africa adottate per via indiretta dall’OUA e l’UA, e la cui realizzazione costituirebbe la prova di cui abbiamo bisogno per dare un senso concreto all’obiettivo di costruire e difendere il nostro diritto all’autodeterminazione;

utilizzare queste politiche finalizzate a strutturare le nostre relazioni individuali e collettive con il resto del mondo, in particolare per raggiungere l’obiettivo di assicurare all’Africa il posto che le spetta all’interno della comunità delle nazioni, comprendendo che nessuno dei nostri paesi può raggiungere da solo questo obiettivo;

rafforzare i nostri organismi continentali e regionali, appoggiandoci alle nostre risorse, e istituzionalizzare la cooperazione tra i nostri 54 stati, e portare avanti così la realizzazione dell’obiettivo storico dell’integrazione africana e dell’unità mentre nello stesso tempo i nostri governi cambiano in conseguenza dell’esercizio del diritto democratico dei nostri popoli di eleggere chi scelgono liberamente(…)

 

Tutto quello che abbiamo detto ci porta a fare questa importante dichiarazione:

  1. i recenti avvenimenti in Libia e in Costa d’Avorio hanno confermato che le grandi potenze occidentali sono sempre determinate e interessate a mantenere l’Africa dipendente come una loro appendice, a qualsiasi prezzo, pronte a utilizzare tutti i mezzi per realizzare questo obiettivo;

  2. per realizzare questo obiettivo intendono sfruttare l’impegno generale nei confronti della democrazia, i diritti umani e il buon governo per intervenire in tutti i nostri paesi al fine di perseguire i loro interessi;

  3. questi poteri si preparano a intervenire nei nostri paesi, in particolare nei periodi di violenti conflitti, senza alcun rispetto per il principio di sovranità dei nostri stati, trincerandosi dietro il principio delle Nazioni Unite, approvato con il “diritto di protezione”, che interpretano a loro arbitrio per portare avanti i propri interessi;

  4. se noi non ci assumiamo concretamente l’impegno di far avanzare la democrazia e i diritti umani e il buon governo nel nostro continente, e di agire per la pace e la sicurezza, queste potenze interverranno nei nostri paesi per perseguire i loro obiettivi egoisti, legittimando i propri interventi presentandosi come “amici dell’Africa”, desiderosi di portarci la democrazia, i diritti umani, la pace, il buon governo e il progresso indipendentemente dai nostri desideri;

  5. in tutti i casi, dobbiamo aspettarci che tali interventi siano sostenuti da forze al nostro interno, nostri stessi parenti e amici che le potenze mondiali suddette presenteranno come i veri rappresentanti dei nostri popoli, senza tener conto della verità a questo riguardo. Queste potenze si preparano a utilizzare la loro forza per obbligare le sedicenti istituzioni internazionali a facilitare la realizzazione dei loro obiettivi, anche con l’imposizione di sanzioni;

  6. utilizzano anche i media del mondo intero per demonizzare coloro che essi considerano nemici, e presentare sotto il miglior aspetto possibile coloro che considerano loro amici;

  7. Quando lo giudicheranno necessario, faranno un cattivo uso del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per legittimare le loro azioni. Sarebbe molto facile respingere le nostre preoccupazioni considerandole alla stregua di divagazioni di tossicomani o di adepti alle teorie cospirative. Se noi non avessimo il vantaggio, se così si può dire, di presentare gli esempi concreti della Libia e della Costa d’Avorio, che sono reali e non fittizi… (…) Cosa faremo noi Africani, qualsiasi sia il paese in cui viviamo, per assicurarci che domani ci appartenga?

 

Thabo Mbeky 12 settembre 2012 - da: cameronvoice.com

 

Traduzione di Sonia S. per CIVG.it

 

Thabo Mbeki. «Voici comment nous devons défendre notre souveraineté »

L’ancien président sud-africain, engagé pleinement dans la défense de la souveraineté des pays africains après les «viols» subis par la Côte d’Ivoire et la Libye, a prononcé jeudi dernier un discours d’une densité très forte à l’Université du Cap Occidental. Pour nos lecteurs et pour le monde francophone, nous avons traduit la quasi-intégralité d’un discours de dénonciation mais aussi de proposition.

(…) Les événements récents sur notre continent, et plus précisément ce qui s’est passé en Côte d’Ivoire et en Libye l’an dernier, ont été l’objet d’une importante communication sur le thème : «Réflexions sur le maintien de la paix, la souveraineté des Etats et la gouvernance démocratique en Afrique» (thème de l’intervention de Mbeki).

Dans le cadre de cette conférence, je me concentrerai sur la Libye, même si les  événements survenus en Côte d’Ivoire pourraient également confirmer une bonne partie de ce que je vais dire au sujet de la Libye, relativement aux buts et aux résultats des récentes interventions d’armées étrangères en Afrique. Avant d’aller plus loin, je tiens à réitérer ce que j’ai dit avant et ailleurs, qui porte sur l’allégation insultante selon laquelle l’Union africaine et certains d’entre nous avaient été achetés avec les pétrodollars que nous avons reçus du régime libyen de Kadhafi.

À cet égard, on nous avait accusé d’avoir pris les positions que nous avons prises de nous opposer à l’utilisation abusive du Conseil de sécurité des Nations Unies pour effectuer un changement de régime en Libye, parce que nous avions été corrompus par ces pétrodollars. Une fois de plus, je voudrais sans réserve réfuter les mensonges qui ont été propagés, selon lesquels l’Union africaine dépendait de la Libye pour son budget, et que la Libye a soutenu l’ANC de quelque façon que ce soit pendant la période de notre lutte contre le régime d’apartheid avant 1990. Malgré cette réalité, beaucoup de nos médias nationaux et leurs homologues internationaux, et les soi-disant analystes, ont constamment et obstinément propagé le mensonge totalement infondé que la Libye de Kadhafi a joué un rôle important en donnant à l’ANC les moyens de survivre et de mener à bien la lutte contre l’apartheid.

Libye: Comment l’ONU s’est foutu des Africains

Ce que je dirai relativement à la résolution 1973 du Conseil de sécurité des Nations Unies, à l’appui des positions de l’UA à cet égard, n’a rien à voir avec une quelconque supposée relation amicale historique avec la Jamahiriya arabe libyenne de Kadhafi.
Le 10 Mars 2011, le Conseil de paix et de sécurité de l’Union africaine a adopté une feuille de route pour la résolution pacifique du conflit libyen. Entre autres choses, cette feuille de route prévoyait la fin des violences en Libye et l’institution d’un processus par lequel les Libyens devraient s’engager les uns les autres dans des négociations inclusives pour déterminer librement l’avenir de leur pays, y compris sa démocratisation obligatoire et véritable.

L’Union africaine a obtenu l’accord du régime de Kadhafi à cette feuille de route, en s’appuyant sur le fait que la Libye est l’un de ses membres. Cela a créé le cadre pour aborder les questions identifiées dans le thème de cette conférence – le rétablissement de la paix, la souveraineté de l’Etat et la gouvernance démocratique en Libye – sans avoir recours à la force et donc la mise à mort inutile de dizaines de milliers de Libyens et la destruction de précieuses infrastructures nationales et d’autres biens.

L’UA a transmis sa décision du 10 Mars à l’Organisation des Nations Unies, à la Ligue arabe et d’autres organisations pertinentes. Toutefois, le Conseil de sécurité a volontairement choisi de ne pas tenir compte des décisions de l’Union africaine, traitant ces décisions relatives à un pays africain, et donc nous, les peuples d’Afrique, avec un mépris absolu. Même dans ses communications, le Conseil de sécurité a décrété  pratiquement que la Libye avait cessé d’être un pays africain. En conséquence, il a fait valoir qu’il tient la légitimité de ses actions des décisions prises par la Ligue arabe.

Le 17 mars, sept jours après que l’Union africaine a adopté sa Feuille de route pour la résolution pacifique du conflit libyen, le Conseil de sécurité a adopté sa Résolution 1973, qui a créé l’espace pour l’OTAN, une alliance américano-européenne militaire et politique, pour intervenir en Libye en vue d’imposer une résolution violente de ce conflit, centrée sur le changement de régime, dont les objectifs étaient en complète contradiction avec la Résolution 1973. Je suis certain que chacun d’entre nous ici présents ce soir sait ce qui s’est passé ensuite.

En substance, l’OTAN n’est pas intervenue pour imposer une zone d’exclusion aérienne pour protéger les civils, ainsi que prescrit par le Conseil de sécurité, mais pour plutôt conduire et renforcer le Conseil national de transition dans une campagne militaire pour renverser le régime de Kadhafi.

Sarkozy, Obama, Cameron, les chefs d’orchestre
que la campagne de l’OTAN a été lancée, nous avons été prévenus que telle était l’intention des grandes puissances occidentales.

Un mois seulement après l’adoption de la résolution 1973 du Conseil de sécurité, les architectes de la présente résolution et de la campagne de l’OTAN, les présidents Obama et Sarkozy et le Premier ministre Cameron, ont annoncé publiquement leurs intentions. Dans une tribune conjointe publiée dans les journaux le Times de Londres, Le Figaro de France, et l’International Herald Tribune, ces trois membres permanents du Conseil de sécurité, rejetant sans vergogne le mandat du Conseil de sécurité de l’ONU, ont déclaré : « Il y a un chemin vers la paix qui promet un nouvel espoir pour le peuple de la Libye : un avenir sans Kadhafi … Tant que Kadhafi est au pouvoir, l’OTAN et les partenaires de la coalition doivent maintenir leurs opérations… Le colonel Kadhafi doit
partir… « 

La réalité est que les organes concernés de l’ONU – le Conseil de sécurité et le Bureau du Secrétaire général – ont trahi leurs obligations en termes de droit international, en particulier, celles prescrites par la Charte de l’ONU. Plutôt, ils ont choisi de donner libre cours aux États- Unis, à la France et au Royaume-Uni, de décider exclusivement de l’avenir de la Libye.

Il était relativement facile pour les Occidentaux d’intervenir en Libye comme ils le faisaient, sachant qu’ils ne rencontreraient que peu de résistance à cet égard, comme cela s’est réellement passé. En conséquence, ils ont obtenu ce qui à leurs yeux sont des résultats stratégiques bienvenus destinés à :

-les placer dans une position de force pour intervenir dans les pays du Maghreb en Afrique, y compris en Egypte ;

-garantir leur accès privilégié au pétrole libyen ;

-s’en servir comme un précédent qui leur permet d’intervenir dans tous les autres pays africains comme ils le souhaitent.(…)

(…) Notre désunion et la faiblesse du continent à l’égard de la défense du droit de toute l’Afrique à agir pour garantir notre droit à l’autodétermination ouvre la porte à notre « re-colonisation’’, notamment dans le contexte de la volonté des puissances occidentales de limiter notre possibilité d’établir une alliance véritablement stratégique en particulier avec la République populaire de Chine.

-Thabo MbekiLes leçons à tirer pour les Africains

Certaines des leçons, d’une importance vitale, que nous, Africains, devons tirer de l’expérience libyenne sont les suivantes :  dans la période post-guerre froide, les puissances occidentales ont renforcé leur appétit d’intervention sur notre continent, y compris par la force armée, pour :

-assurer la protection de leurs intérêts, au mépris de notre point de vue, en tant qu’Africains;

-ces puissances vont utiliser l’argument selon lequel elles sont nos seules amies, en tant que défenseurs de nos droits démocratiques et humains, obligés d’agir ainsi en particulier lorsque notre continent, à travers l’UA et nos organismes régionaux, peuvent être présentés comme ayant échoué à agir pour défendre ces droits ;

-ces puissances vont agir comme elles l’ont fait en Libye en particulier si, dans les situations de conflit interne qu’elles vont aussi fomenter, elles peuvent argumenter qu’elles agissent sous mandat de l’ONU, au nom du soi-disant «droit de protéger»,

-notre désunion et la faiblesse du continent à l’égard de la défense du droit de toute l’Afrique à agir pour garantir notre droit à l’autodétermination ouvre la porte à notre « re-colonisation’’, notamment dans le contexte de la volonté des puissances occidentales de limiter notre possibilité d’établir une alliance véritablement stratégique en particulier avec la République populaire de Chine.

Je suis convaincu que nous comprenons tous qu’en tant qu’Africains, nous devons agir de manière décisive pour garantir la réalisation des objectifs que nous nous sommes fixés, bien avant la débâcle libyenne, fondés sur la perspective que nous avions élaboré ensemble, de poursuivre l’objectif historique de la renaissance de notre continent.

À cet égard, entre autres, nous devons agir avec honnêteté, sans équivoque et dans l’unité pour :

- renforcer la démocratie et le respect des droits de l’homme sur notre continent, et ainsi confirmer que les objectifs nobles de l’unité africaine et la solidarité ne peuvent être accomplis lorsque chacun de nos pays respecte le principe inaliénable que c’est le peuple qui donne le pouvoir et doit gouverner ;

- développer notre propre capacité à résoudre nos conflits, nous engager à trouver des solutions africaines aux problèmes africains, de la même façon que, par exemple, les Européens insistent, à juste titre, qu’ils ont le droit d’arriver à des solutions européennes aux problèmes européens, comme le font les Américains;

- mettre en oeuvre dans tous nos pays de politiques communes pour toute l’Afrique adoptées par le biais de l’OUA et l’UA, dont la mise en oeuvre constituerait le ciment dont nous avons besoin pour donner un sens concret à l’objectif pour atteindre, et ainsi construire le pare-feu nécessaire pour défendre notre droit à l’autodétermination;

- utiliser ces politiques visant à structurer nos relations individuelles et collectives avec le reste du monde, en particulier pour atteindre l’objectif d’assurer à l’Afrique la place qui lui revient au sein de la communauté des nations, la compréhension de ce que aucun de nos pays peut atteindre cet objectif seul,

- renforcer nos organes continentaux et régionaux, en nous appuyant sur nos ressources, et institutionnaliser la coopération entre nos 54 Etats, et défendre ainsi l’objectif stratégique de la réalisation de l’objectif historique de l’intégration africaine et de l’unité alors même que nos gouvernements changent comme une conséquence de l’exercice du droit démocratique de chacun de nos peuples de mandater un tiers pour servir le  gouvernement de leur choix.(…)

Tout ce que nous avons dit nous amène à faire cette très importante déclaration:

(I) les événements récents, en Libye et en Côte d’Ivoire, ont confirmé que les grandes puissances occidentales restent intéressées et déterminées à garder l’Afrique attachées à elles comme leur appendice, à tout prix, prêt à utiliser tous les moyens pour atteindre cet objectif ;

(Ii) pour atteindre cet objectif, ces puissances vont exploiter l’engagement universel à la démocratie, les droits de l’homme et la bonne gouvernance pour intervenir dans toute et tous nos pays pour faire avancer leurs intérêts ;

(Iii) ces pouvoirs vont intervenir dans nos pays, en particulier pendant les périodes de conflit violent, sans égard au principe de la souveraineté de nos Etats, en tirant parti du principe des Nations Unies approuvé par le «droit de protéger», qu’ils vont interpréter librement, pour servir leurs intérêts ;

(Iv) à moins que, concrètement, nous assumions notre responsabilité dans le cadre de l’avancement de la démocratie, de la protection des droits de l’Homme et de la réalisation de l’objectif de la bonne gouvernance sur notre continent, et

d’agir pour garantir la paix et la sécurité, ces puissances vont intervenir dans nos pays dans la poursuite de leurs objectifs égoïstes, légitimant une telle intervention en se présentant comme « amis de l’Afrique », désireux de nous donner la démocratie, les droits de l’homme, la paix, la bonne gouvernance et le progrès, indépendamment de nos désirs;

(V) dans tous les cas, nous devons nous attendre à ce que de telles interventions soient soutenues par des forces nationales, nos propres parents et amis, que les puissances mondiales concernées présenteront comme les véritables représentants de nos peuples, sans tenir compte de la vérité à cet égard; (Vi) ces puissances vont utiliser leur force pour obliger les soi-disant institutions multilatérales afin de faciliter la réalisation de leurs objectifs, y compris par l’imposition de sanctions;

(Vii) ils utilisent aussi les médias du monde entier pour diaboliser ceux qu’ils considèrent comme leur ennemi, et présenter de la meilleure des manières possibles ceux qu’ils considéreront comme leurs amis ;

(Viii) Quand ils le jugeront nécessaire, ils feront un mauvais usage du Conseil de sécurité de l’Onu pour légitimer leurs actions. Il serait très facile de rejeter nos préoccupations comme des divagations de toxicomanes ou d’adeptes de théories conspirationnistes.Si nous n’avions pas l’avantage, si on peut oser le dire, de présenter les exemples concrets de la Libye et de la Côte d’Ivoire, qui n’ont rien de fictif. (…) Que ferons-nous, nous Africains, quel que soit le continent de notre demeure, afin de s’assurer que demain nous appartient ?

Thabo Mbeki

SOURCE  : cameroonvoice.com  12 settembre 2012