Marwan Barghouti il Mandela palestinese

“La Palestina è la questione morale del nostro tempo” (NelsonMandela)

 

 

Presentazione, finalità, organizzazione

L’iniziativa si inscrive nel quadro della Campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, simbolicamente lanciata il 27 ottobre del 2013 dalla cella di Robben Island, dove fu lungamente rinchiuso Nelson Mandela.

Alla Campagna hanno aderito l'arcivescovo Desmond Tutu, l'ex Capo del governo irlandese John Bruton, i premi Nobel per la pace, Mairead Corrigan e Jody Williams, l’ex Primo Ministro della Svezia Lena Hjelm-Wallén, l’attivista per i diritti civili degli afroamericani Angela Davis e molti altri personaggi di spicco della storia della lotta per i diritti umani.

In Italia l’appello, rilanciato da AssoPacePalestina e dalla Fondaziona Lelio e Leslie Basso, è stato sottoscritto fra gli altri da Gino Strada, Moni Ovadia, Maurizio Landini, Susanna Camusso, e da molte associazioni fra cui Libera, Arci, Cgil, Fiom, Un Ponte per, Pax Christi, Rete Radei resh, Comunità Palestinese in italia, Donne in Nero ….

Pur nelle differenze, appaiono evidenti le analogie della drammatica situazione in cui si sono trovati ad operare il leader sudafricano e quello palestinese, la comune dedizione alla causa della liberazione del proprio popolo dall’oppressione e dall’apartheid, il comune interesse al raggiungimento della pace e alla riconciliazione senza per questo rinunciare al diritto di difendersi anche attraverso la lotta armata, infine la comune condanna a lunghe pene detentive. D’altra parte sono pubbliche e note le numerose condanne di Israele da parte di Mandela, sia per il sostegno che lo Stato ebraico diede al regime dell’apartheid di Pretoria, sia per l’oppressione dei palestinesi, la cui lotta per la libertà il leader sudafricano ha sempre apertamente sostenuto.

L’iniziativa si propone di contribuire al rilancio dell’appello di Robben Island attraverso la concessione della cittadinanza onoraria, già concessa il 15 aprile 2014 dal Comune di Palermo, al dirigente palestinese detenuto da 13 anni in Israele, ed alla ripresa del processo di pace in Medio

Oriente. Marwan Barghouti è il leader che più si è battuto per il dialogo con gli israeliani e forse l’unico oggi in grado di unire il popolo palestinese dilaniato al suo interno dopo l’affermazione di Hamas alle elezioni del 2006.

La cerimonia di conferimento dell’onorificenza dovrà essere accompagnata da un’iniziativa culturale in grado di dare risonanza mediatica all’evento, con la partecipazione di figure di spicco della cultura e dello spettacolo, italiane e straniere, che verranno coinvolte dall’organizzazione.

Indicativamente una data significativa potrebbe essere il 15 maggio, giorno che i Palestinesi ricordano come l’inizio della Nakba, la catastrofe del 1948 che disperse questo popolo trasformandolo in un popolo di profughi senza diritti e senza futuro.

 

Contatti

 

Si fa promotore, organizzatore e coordinatore dell’iniziativa il CIVG (Centro per la Verità e la Giustizia) di Torino http://www.civg.it/ Contatti: Antonino Salerno antonino.salerno@alice.it +39 333 1064006

 

 

Approfondimento

 

In un momento in cui il mondo musulmano è attraversato da gravi crisi istituzionali e sanguinose guerre civili, l’Europa investita dal flusso di profughi in fuga da quelle guerre e fatta bersaglio dello jihadismo internazionale per mano dei suoi stessi figli, la soluzione della questione israelo- palestinese non è più rinviabile. Quel conflitto, che ci riguarda da presso per ovvie ragioni storiche e geografiche, oltre che morali, è un focolaio di continua instabilità che si irradia in tutto il Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo e oltre.

La protratta occupazione e l’umiliazione del popolo palestinese da parte di Israele, l’alto numero di vittime civili nei Territori occupati e a Gaza, da una parte; la sensazione di  insicurezza  degli israeliani  dall’altra,  non  fanno  che  alimentare  risentimenti  e  odio  reciproco  in  una  spirale  di radicalizzazione che si avvita da troppi decenni. Il circolo vizioso fatto da occupazione, resistenza, repressione, ulteriore resistenza, ulteriore repressione, radicalizzazione dei due popoli, occupazione più dura, ecc… va spezzato nel primo anello della catena.

Simone Weil, un’ebrea cattolica, scrisse che la spada ferisce dai due lati. La spada ferisce la vittima, togliendole la vita, ma ferisce anche chi la brandisce togliendole l’umanità. La rivendicazione delle ripetute stragi di civili a Gaza, fra cui centinaia di bambini, le dichiarazioni razziste di alti esponenti politici, le politiche di apartheid, i progetti di trasferimento forzato degli arabi israeliani, non lasciano dubbi sul grado di imbarbarimento della società israeliana. Non va dimenticato, una società che vive in stato di guerra permanente dalla nascita, con quello che significa anche in termini di educazione e formazione delle nuove generazioni. Sul fronte avverso, l’imbarbarimento colpisce alcuni settori della società palestinese, una delle più laiche fra quelle arabe, sedotti da richiami religiosi, violenti e oscurantisti a fronte del fallimento della politica.

La storia fallimentare dei tentativi di pace dimostra che i due contendenti non sono in grado di arrivare ad una soluzione positiva senza l’intervento deciso della comunità internazionale.

La pace va dunque aiutata a nascere, attraverso una forte e cogente iniziativa politica dell’Occidente e delle Nazioni Unite che restituisca credibilità ai valori di libertà, autodeterminazione, giustizia, democrazia e rispetto dei diritti umani, quella credibilità che hanno perduto dopo che in loro nome il mondo libero ha combattuto guerre aperte o contribuito allo scoppio di guerre civili che tanta distruzione, lutti e instabilità hanno portato al mondo musulmano. A oggi, si calcolano in 3 milioni le vittime musulmane degli interventi militari occidentali dall’Afghanistan in poi.

Qualcosa si è cominciato a fare sul fronte simbolico del riconoscimento dell’entità statale palestinese ma resta lungo e aspro il percorso a causa dei veti di Washington, storicamente allineata alle politiche israeliane. In attesa che la comunità internazionale faccia uscire dall’impassela pace, ciascuno di noi può aiutare la ripresa dei negoziati con iniziative diffuse, dal basso, volte a lanciare il messaggio che una pace giusta, non è più rinviabile, pena l’aggravarsi dell’instabilità e dei fenomeni di terrorismo in tutta l’area e in tutto il Mediterraneo.

Molto sta facendo la campagna internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni) lanciata dalla società civile palestinese e ripresa in tutto il mondo. Una sorta di terza intifada secondo Thomas L. Friedman:

“Questa Terza Intifada,a mio avviso, ha molto più potenziale di impatto a lungo termine delle altre,perché,a differenza delle prime due, coincide, nell’ambito delle trattative per i due Stati, conl'offertadelPresidentepalestinese,MahmoudAbbas,dilasciareche le truppe israelianeconcludanoin cinque anni un graduale ritiro dalla Cisgiordania entro i confini del 1967 e chesuccessivamentesianoleforzedellaNATO,a guida Usa, a colmare qualsiasi vuoto strategico perrassicurareIsraele”.

(New York Times , 5 febbraio 2014 - http://www.nytimes.com/2014/02/05/opinion/friedman-the-third-intifada.html?_r=0)

 

Israele sostiene che una delle cause che ostacolano la ripresa del processo di pace vada cercata nella mancata unità dei Palestinesi, e nella conseguente mancanza di un leader autorevole in grado di rappresentare la maggioranza della popolazione. Sicuramente Israele porta una parte di responsabilità in questa mancanza, visto che con l’omicidio o con l’imprigionamento ha sempre mirato a colpire la leadership palestinese. Ma un personaggio politico in grado di unire oggi i Palestinesi c’è. Il suo nome è Marwan Barghouti, numero due di Fatah all’epoca di Arafat, uno dei dirigenti che più si sono adoperati per il dialogo con gli israeliani ed uno dei più importanti, popolari e amati dal popolo palestinese, detenuto da 13 anni nelle carceri di Tel Aviv. Il Mandela dei Palestinesi, com’è stato definito in un appello internazionale per la sua liberazione lanciato in Sudafrica.

 

L’appello di Robben Island

 

Ahmed Kathrada, icona della lotta anti-apartheid sudafricana, è l’uomo che ha lanciato la Campagna per la liberazione di Mandela nel 1962, prima di trascorrere 26 anni nelle prigioni del regime dell'apartheid, 18 dei quali a Robben Island nella stessa cella del leader sudafricano.

51 anni più tardi, il 27 ottobre 2013 ha lanciato la Campagna Internazionale per la Libertà di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi. Kathrada ha annunciato la formazione di un Comitato internazionale di alto livello (IHLC) per sostenere l’iniziativa.

Il Comitato è composto dall'arcivescovo Desmond Tutu, dall'ex Capo del governo irlandese John Bruton, dai premi Nobel per la pace, Mairead Corrigan e Jody Williams, dall’ex Primo Ministro della Svezia Lena Hjelm-Wallén, dall’attivista per i diritti civili degli afroamericani  Angela Davis e da molti altri personaggi appartenenti alla storia della difesa dei diritti umani.

In Italia l’appello, rilanciato da AssoPacePalestina e dalla Fondaziona Lelio e Leslie Basso, è stato sottoscritto fra gli altri da Gino Strada, Moni Ovadia, Maurizio Landini, Susanna Camusso, e da molte associazioni fra cui Libera, Arci, Cgil, Fiom, Un Ponte per, Pax Christi, Rete Radei resh, Comunità Palestinese in italia, Donne in Nero ….

Il 15 aprile 2014 il Comune di Palermo ha concesso la cittadinanza onoraria a Barghouti con queste parole:

“E' con grande onore che accogliamo Marwan Barghouti tra i cittadini palermitani - ha detto ilSindacoLeolucaOrlando- Prigioniero politico da dodici anni (proprio oggi è l'anniversario del suoarresto),Barghoutirappresentala volontà di pace in Medio Oriente, e anche chi non condividequestonostroattoin futuro ricorderà come anche gesti piccoli come quello di oggi saranno servitiperridarepacea quella terra”.

La campagna, inizialmente poco pubblicizzata in Italia, è stata poi oscurata dagli sviluppi della crisi economica europea e dall’incalzare dei gravi avvenimenti internazionali: la crisi ucraina, l’operazione militare israeliana di luglio/agosto a Gaza, la comparsa dello Stato islamico, gli sviluppi della guerra civile siriana, il terrorismo nel Sinai, Charlie Hebdo, ecc..

Crediamo di interpretare il desiderio della maggioranza del popolo italiano per una non più rinviabile pace in Medio Oriente e crediamo che questa volontà sia sottorappresentata nelle istituzioni nazionali ma possa e debba manifestarsi attraverso le comunità locali e le loro istituzioni. La concessione della cittadinanza onoraria a Marwan Barghouti è un modo concreto di far sapere al mondo e alle due parti che molti italiani, in nome della giustizia e della propria sicurezza, vogliono fermamente che dopo tanto sangue in quella terra arrivi finalmente la pace, una pace giusta che soddisfi la dignità e il diritto del popolo palestinese e la sicurezza di quello israeliano. Perché solo sulla verità e la giustizia è possibile costruire la pace e la sicurezza di tutti.

 

Antonino Salerno