Intervista: Volontario navarro nella milizia della Novorossia / La Haine

21/10/2014

 

Se n'è andato un mese fa in Donbas a lottare per l'indipendenza di Donetsk e Lugansk. Ha lasciato tutto per imbracciare un fucile e vuole ricordare così le Brigate Internazionali che combatterono nella Guerra Civile di fianco ai Repubblicani

E' originario di Pamplona, ha 24 anni e conduce una vita a dir poco movimentata, per l'età che ha.  Félix (nome di fantasia) dice che quello che sta facendo vale la pena, che, almeno secondo lui, ne vale la pena per soddisfare i suoi ideali. Si trova nel sudest dell'Ucraina da più di un mese e non ci è andato per  raccontare prodezze di guerra. E' andato in guerra armato, con tutto ciò che questo comporta, conseguenze delle quali supponiamo sia ben cosciente.

Ci vuole un master nelle nuove tecnologie per riuscire a comunicare con lui. Vuole che tutto sia molto confidenziale e non vuole che nessuno al di fuori possa venire a sapere più di quanto pattuito, o peggio ancora che questa intervista gli possa causare problemi. Perciò scrive su WhatsApp dei messaggi di risposta alle domande che gli inviano con lo stesso sistema. Dice che ha lasciato un lavoro nella capitale della Navarra per imbracciare il fucile e piazzarsi a Donetsk. Si definisce repubblicano e di sinistra, semplicemente così, e non vuole che lo si metta in relazione con altro che non siano le sue proprie idee.                                                                                                              Quando è arrivato, il battaglione Vostok  gli ha fatto da cicerone per due settimane. Adesso si trova nel battaglione Prizrak (Fantasma), diretto dal comandante Mozgovoi. E non è cosa da poco, è l'élite delle forze speciali della Novorossia, l'unione delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, situate in territorio ucraino ad appena 100 chilometri dal confine russo. Solo una cosa vogliono: poter decidere della loro indipendenza.

Da dove proviene il suo interesse nei confronti della lotta tra Ucraina e Russia?

- Il mio interesse nasce dai miei ideali e dal fatto, fra le altre cose, che il governo di Kiev (capitale dell'Ucraina), fascista o nazista come lo si voglia chiamare, continua a fare quello che fa solo per compiacere l'imperialismo americano.

Con chi ha viaggiato? Intendo dire se fa parte di una organizzazione che ha già contatti sul territorio.

- Ho viaggiato con una persona. Sono entrato prima in Russia e poi in Novorossia, in modo da non dover attraversare le linee nemiche mettendomi in pericolo. A parte i miei ideali o le mie convinzioni politiche affini a qualche partito, non vengo in rappresentanza di nessuno e non sono stato inviato da nessuno. Sono qui solo per decisione personale.

Esiste una rete spagnola a favore del movimento pro-Russia o a favore degli indipendentisti?

- Siamo già un certo numero che proveniamo dalla Spagna e quasi quotidianamente arriva altra gente da diversi luoghi e con differenti ideologie. Non sono molto d'accordo sull'uso del termine pro-Russia,  secondo me sarebbe meglio chiamarlo Fronte Popolare della Novorossia, dato che qui è proprio la gente di strada che sta lottando.

Come ha intrapreso il viaggio? Quando e perché ha deciso di andare proprio lì?

- Mi sono messo in contatto con loro alcuni mesi fa. In verità è stato abbastanza semplice arrivarci, perché è piuttosto facile trovare in Internet degli Spagnoli che siano già stati qui e mettersi in contatto con le milizie attraverso la rete.

Che cosa l'ha spinto a prendere le armi?

- Questa è una risposta facile. Per me si tratta di lottare per la libertà della gente. Credo che sia molto importante rimarcare il fatto che il nuovo governo di Kiev non è stato eletto democraticamente, che non hanno permesso che ciò succedesse; per questo attaccano lo stato della Novorossia, perché non vogliono che abbia la possibilità di scegliere il proprio destino.

Alcuni di quelli che hanno marciato come Lei per andare a combattere in quei luoghi, ricordano il lavoro delle Brigate Internazionali che vennero a lottare a suo tempo nella Guerra Civile di fianco ai repubblicani.

- In effetti penso che la situazione che c'era in quel momento in Spagna sia la stessa di quella che c'è attualmente in Ucraina. Si tratta di un colpo di stato ad opera di un governo fascista. E poiché allora le brigate erano presenti lì con la loro lotta, ritengo che adesso sia il momento giusto per restituire il favore.

Ritiene che le informazioni sul conflitto siano adeguate e veritiere?

- L'informazione che parte da qui con diversi mezzi non potrebbe essere più falsa

Che situazione ha trovato arrivando lì?

- Ho trovato un paese in guerra in cui tutti, indipendentemente dalla loro ideologia, lottano innanzitutto per la liberazione del Donbas e in secondo luogo per creare un paese socialista, una cosa che non si è mai vista altrove.

Com'è la sua vita lì?

- La vita che conduciamo è molto simile a quella che si svolge in una qualsiasi normale caserma, anche se fra pochi giorni andremo al fronte. Qui facciamo un allenamento estremo, siamo allenati da persone appartenenti alle forze speciali di diverse parti del mondo.

Cos'è che l'ha stupita?

- Con l'informazione che avevo era facile convincermi sempre di più di quello che già sapevo  e consolidare le mie idee. E così è stato. Mi rendo conto che stiamo lottando per la liberazione di un popolo dagli artigli dei governi oppressori, di Kiev e degli Stati Uniti, una lotta contro gli imperialismi e un tentativo di creare un paese socialista.

Aveva mai preso prima delle armi in mano o aveva ricevuto un qualche tipo di addestramento militare?

- Diciamo di sì, avevo già avuto la possibilità di avvicinarmi alle armi, ma non voglio dire dove.  Comunque le armi di qui sono diverse, però sono anche più facili da usare, da montare e da smontare. Infatti in soli due giorni sei già capace di montarla ad occhi chiusi. Ti addestrano per questo, in modo che in qualsiasi situazione tu possa riuscire a montare un'arma, che tu veda o che tu non veda. L'addestramento è il migliore che potrei ricevere perché mi trovo nelle forze speciali della Novorossia, in installazioni non perfette ma abbastanza buone per un paese in guerra.

Ha voglia di rimanere?

- Per adesso ho voglia di restare qui un po' di tempo. Si respira uno spirito molto combattivo e questo mi piace, ancor di più se è per il bene di una società e questa società vuole avanzare.
Per il momento non ho in programma di tornare a casa.

Questo conflitto avrà una soluzione?

- Il conflitto si risolverà quando il popolo del Donbas (la regione del sudest ucraino che include Donetsk) libererà il suo territorio e quando il signor Poroshenko (presidente dell'Ucraina da giugno) si renderà conto che ormai non può fare più niente perché il popolo ha già deciso che vuole la sua indipendenza.

Quando si risolverà?

- Prima di quello che molta gente si aspetta.

Come vive la popolazione civile una situazione di guerra come questa?

- Com'è logico vive nella paura, dato che non è un esercito a difenderli ma le loro stesse famiglie. Nel nostro caso, dato che siamo stranieri, la gente si preoccupa molto di noi e ci ringrazia perché siamo venuti ad aiutarli.

A che punto si trova il conflitto? La tregua è reale, ha degli effetti concreti?

- La tregua è assolutamente falsa, è durata appena qualche ora. Quando dici alla gente di qui che c'è una tregua, si mette a ridere; perché Kiev non la rispetta e quando sparano, loro sono obbligati a rispondere per non cadere senza far niente. Non c'è nessun effetto concreto, perché i politici di Kiev firmano spazzatura e quando dico spazzatura è perché in pratica l'Esercito fa tutto il contrario.

Questa scelta che ha fatto di andarsene laggiù per imbracciare un fucile, era il modo migliore di aiutare?

- Da casa non potevo fare niente. Anche manifestando non avremmo risolto niente, visto che il governo che abbiamo in Spagna è uno di quelli che sovvenziona il governo di Kiev; e così l'unica soluzione che ho trovato è stata quella di prendere le armi e affrontare l'Ucraina. E, detto tra noi, prendendo le armi stiamo anche dicendo al governo spagnolo che si fotta, perché non siamo d'accordo con la posizione che ha preso.

Che cos'è la Novorossia? Lei è sostenitore di una sovranità russa sulla regione?

- Mi trovo con la brigata delle forze speciali della Novorossia, che difende l'indipendenza di tutti e due i territori, sia di Donetsk che di Lugansk. Non siamo a favore della sovranità russa, semplicemente perché siamo a favore dell'indipendenza.

Chi vi finanzia? Ci sono altri stranieri in lotta nella stessa brigata?

- A me nessuno mi paga niente. Io sono venuto come volontario e per fare quello che faccio non guadagno neanche un centesimo. Guadagno solo la soddisfazione di sapere che faccio qualcosa di buono per un popolo e ciò mi basta. Se la domanda si riferisce a chi finanzia la brigata, non lo so, perché io sono solo uno fra tanti. Non dirigo nessuno, e quindi in quanto soldato non faccio domande. Io so che ho un fucile, e che sarà utilizzato per liberare un popolo. Sì, qui ci sono persone di altri paesi, di origini molto diverse, sono con altri spagnoli e ci sono anche brasiliani, russi, francesi.
Come vedi c'è un po' di tutto.

E' possibile che la situazione si inasprisca in inverno per mancanza di rifornimenti ad esempio di gas?

- Se si riferisce alla popolazione civile, sarà più dura del solito; ma sono state riaperte le miniere e copriranno le necessità della popolazione con il carbone.
In termini strettamente militari possiamo dire che il clima sarà a nostro vantaggio, perché ci saranno un sacco di veicoli che Kiev non potrà utilizzare e tutta la lotta si dovrà svolgere a piedi. In questo caso noi siamo più forti e meglio preparati.

Il modo migliore di proteggere gli interessi della regione del Donbas è la lotta armata? In quali casi Lei difende la violenza?

- Ovviamente si deve anteporre innanzitutto il dialogo, ma quando questo cessa di esistere perché il governo uccide la popolazione solo per il fatto che la pensa diversamente, allora sì credo che la lotta armata sia l'unica cosa fattibile.

La popolazione civile la pensa come Lei, approva e sostiene la sua presenza nella zona e la lotta per l'indipendenza?

- Credo che in Novorossia, il 90% o 95% della popolazione sia a favore dell'indipendenza e contraria alla fusione con la Russia, anche se parlano russo e molti di loro si sentono russi.

Perché è così importante la regione del Donbas?

- Il Donbas è il centro della resistenza della gente che non la pensa allo stesso modo, è come un piccolo luogo in cui si ritrovano le persone con un'ideologia differente rispetto al governo.

Come si comunica con gli altri appartenenti alla brigata?

- Non parlo russo. Nella brigata in cui ci troviamo c'è gente che viene da molti paesi. In base a cosa stiamo facendo, usiamo una lingua oppure un'altra. Per fare in modo che il nemico abbia difficoltà a capirci, stiamo imparando a poco a poco diverse lingue contemporaneamente, non per usarle abitualmente, ma con lo scopo di capire gli ordini che vengono dati.

Se la comunità internazionale dovesse intervenire sulla questione, teme che lo scopo della sua lotta  e la stessa indipendenza potrebbero essere in pericolo?

- La comunità internazionale sta già intervenendo sulla questione. Solo che ai mezzi di comunicazione non interessa rendere pubblica la cosa. Potrei dirti chiaramente che il Governo di Kiev si avvale di addestratori militari che provengono dagli Stati Uniti, che quel paese fornisce armi e soldi e che prepara dei battaglioni per Kiev e che persino la Spagna fornisce materiali gratuitamente e quando sono cari glieli vende.

Che cosa ha saputo dell'abbattimento dell'aereo della Malaysian Airlines proveniente dall'Olanda, in cui sono morti quasi trecento innocenti?

- L'abbattimento è stato voluto da Kiev. Non ne ho le prove, ovvio, ho solo l'opinione della gente con cui sto e ne sono sicuro al 100%. La verità è che in tutte le guerre muoiono vittime innocenti  che non meritano di morire, ma in questo caso il Governo di Kiev ha deciso di distruggere quell'aereo per chiedere l'aiuto internazionale con lo scopo di mandarci affanculo. Così potevano dire che noi avevamo perso il controllo, cosa che non è vera, perché siamo meno numerosi come soldati e abbiamo meno mezzi per combattere, però nonostante questo stiamo guadagnando terreno. Quando loro riescono ad infliggerci una perdita, noi ne abbiamo già ottenute dieci, per non dire altro.

Da sociologia critica - Traduzione di Isabella C. per CIVG.IT