KRAJINA Notizie - Settembre 2014

A cura del Forum Belgrado Italia e CIVG

 

 

REPUBBLICA SERBA DI KRAJINA
Governo e Parlamento in Esilio

Belgrado, Settembre 2014

Lettera a: Sig. Tusk e Sig.ra Mogherini,

state appena iniziando il Vostro mandato nell'Unione Europea, a cui ci rivolgiamo da molti anni. Il nostro Governo in Esilio della Repubblica Serba di Krajina vuole ricordarvi la nostra vecchia, e a Voi ben nota situazione, al fine di darvi la possibilità di riconsiderare le Vostre politiche.
Nel 1990, prima della guerra in Jugoslavia, la nostra nazione serba in Krajina votò un referendum che ne sanciva l'indipendenza dalla Croazia. Le Vostre istituzioni, un tempo fondate per diffondere la democrazia, non riconobbero la volontà popolare espressa dal voto delle nostre genti. Ripetemmo la consultazione nel 1991: il 99% dei Serbi della Krajina si espresse ancora per una libera, sovrana e indipendente Krajina. Ancora una volta, le Vostre istituzioni rigettarono la volontà del popolo serbo democraticamente espressa. Nel 1993, abbiamo allora scritto la nostra Costituzione e votato i nostri 84 parlamentari. Tuttavia, le Vostre istituzioni hanno deciso nel 1995 di bombardarci (eravamo un'Area Protetta dalle Nazioni Unite !) ed espellerci dalle nostre terre ancestrali. Il nostro esodo dalla Krajina è stato occultato dai mass media di tutto il Mondo. Peggio, i Serbi sono stati demonizzati e accusati di genocidio! 400.000 Serbi tra vecchi, donne e bambini della Krajina sono stati scacciati in 48 ore dalle loro case. In totale, quasi 900.000 Serbi hanno lasciato le loro case in Croazia, 400.000 Serbi hanno lasciato Sarajevo e altre regioni della Bosnia, 400.000 Serbi hanno abbandonato il Kosovo per la Serbia centrale. Contemporaneamente, la bandiera albanese sventolava sul Kosovo, diventato base di affari malavitosi come traffico di armi, droga, di organi e base di mercato di donne per la prostituzione nell'Unione Europea. Ancora una volta, le Vostre istituzioni hanno optato per i "bombardamenti umanitari e intelligenti" che hanno saturato le nostre terre di uranio impoverito. Di crimini contro l'umanità però sono stati accusati i demoni Serbi, i cui leaders sono stati inviati al Tribunale dell'Aia dove giudici di parte e imbarazzanti (è sufficiente vedere i filmati delle sedute o leggerne i verbali) si sono fatti beffe della Giustizia e della Verità. I generali croati responsabili del genocidio "Oluja" in Krajina sono stati invece liberati da quasi ogni accusa in quello stesso tribunale mentre i leader Serbi hanno battuto i record mondiali di più lunga detenzione senza che fossero giudicati e senza che fosse applicato il Regolamento secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale sulla revisione semestrale della detenzione. Intanto si dava al Kosovo un riconoscimento da parte di 100 Paesi, spalleggiati dai sempre presenti Usa, configurando così la nascita del secondo Stato albanese oltre all'Albania stessa.
Ad ogni modo, esistiamo ancora, sebbene in esilio e dispersi, sapendo ciò che dipende da noi e ricordando ciò che avete fatto alla nostra Nazione. Abbiamo imparato che i Vostri diritti "all'autodeterminazione dei popoli nella loro madrepatria" non si applicano al popolo serbo, specialmente della Krajina. Lo Stato croato si comporta come quando era un'alleato di Hitler nel 1941. La Croazia non ha mai pagato per 1.000.000 di Serbi uccisi nella Seconda Guerra Mondiale (lager di Jasenovac, Jadovno...) come ha fatto, per esempio, la Germania, che si è scusata ed ha pagato, vivendo come una vergogna nazionale ciò che ha fatto al popolo Ebraico. Ne’ ha mai pagato per il genocidio degli anni 90 che poi è proseguito silenzioso e strisciante per tutto il decennio successivo. Voi siete responsabili di aver consentito a questa Croazia di unirsi all'Unione Europea! Questa democratica Croazia, membro dell'Unione Europea, che ogni settimana, in spregio ai Diritti Umani relativi alla preservazione della propria cultura e della propria lingua, distrugge ogni traccia di alfabeto cirillico anche laddove è previsto che rimanga. Le Vostre istituzioni europee sono complici di tutto questo odio silenzioso che impedisce alla cultura e alla coscienza nazionale serba espulsa di ritornare alle sue terre d'origine nella Krajina. Comprendiamo la natura di questa Vostra Europa e delle Vostre istituzioni europee che, a dispetto del sogno di coloro che scrissero il Manifesto di Ventotene, sono uno strumento di pochi al servizio di pochi e con l'obiettivo di imporre un modello e un punto di vista unico al Mondo intero. Ma i Serbi della Krajina non possono essere governati dalle Vostre istituzioni nemmeno quando vengono bombardati o quando comperate alcuni loro fratelli come leader in Serbia quali Kostunica o Nikolic. Siamo sopravvissuti a 500 anni di occupazione ottomana senza mai cambiare la nostra cultura.
A dispetto di tutti gli evidenti crimini contro la nostra sovranità e contro i nostri diritti umani Vi diamo la possibilità di ascoltarci ancora una volta.

Chiediamo quindi:
1) il riconoscimento del nostro Stato votato nel 1991 nonchè il riconoscimento dei nostri parlamentari eletti nel 1993 che rappresentano l'attuale Governo ricostituito, per l'ennesima volta, il 26 Febbraio del 2006 nell'esilio di Belgrado con Milorad Buha nella veste di Presidente;
2) aiuto nel ripristino di una Repubblica Serba di Krajina sovrana, indipendente che risolva tutti le questioni legali, politiche e relative ai diritti proprietari;
3) la pulizia dell'area balcanica dalle scorie radioattive da parte dell'Unione Europea e delle forze armate USA, responsabili di secolari possibili contaminazioni;
4) il rispetto della Vostra stessa Carta dei Diritti Umani che garantirebbe molte delle questioni che abbiamo sollevato.
Speranzosi che la Vostra guida delle istituzioni dell'Unione Europea aprirà nuove inedite possibilità di confronto diretto col nostro Governo e con le nostre rappresentanze diplomatiche, attendiamo un Vostro riscontro.

Il Governo della Repubblica Serba di Krajina
dr. Milorad Buha;
Presidente della Repubblica Serba di Krajina
dr.ssa Jasmina Peev;
Ministro degli Affari Esteri della Repubbluica Serba di Krajina
dr. Aleksandar Bescapè
Ambasciatore Plenipotenziario della Repubblica Serba di Krajina in Italia

 


 

 

Milan Martic: " Sono stato processato dall'Inquisizione"

 

 

" Sono stato processato dalla Inquisizione, e non da una corte di giustizia", ha detto l’ex leader della Repubblica Srpska di Krajina in Croazia, Milan Martic, all'inizio del suo discorso al Tribunale dell'Aja guidato da Fausto Pocar.

"E 'stato difficile capire chi era il procuratore e chi erano i giudici", ha detto Martic.

Il giudice Bakone Moloto ha scioccato tutti dicendo che i serbi della Croazia avrebbero dovuto essere collettivamente spostati dalla Krajina in Croazia, lasciando le loro case, immobili e terreni che hanno abitato per secoli, per risparmiare ai croati la fatica di dover liberare etnicamente la regione.  Ha chiesto Martic: «Perché non li avete costretti direttamente in Serbia e in questo modo si sarebbe risparmiato sia ai croati che a voi il problema…".  Martic ha risposto incredulo che sia il Fuhrer croato Pavelic  e il suo successore Franjo Tudjman avrebbero invidiato questo "giudice".

Martic ha detto che si aspettava un processo giusto, ma che si era terribilmente sbagliato, dal momento che il consiglio dei giudici che lo ha processato  "ha preso la Divina Commedia di Dante e ha applicato il principio di 'Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate'". Egli ha detto che riteneva che il giudice avrebbe accertato la verità, cioè che i serbi di Croazia non erano stati "aggressori", ma si erano solamente solo difesi. Invece  il tribunale aveva messo sotto processo il suo popolo di perseguitati ed espulsi.

L'indicazione di questa perversione della giustizia, è esemplificato dal Tribunale dell'Aja, dove la vittima è trattata come un colpevole, mentre gli autori dei pogrom ricevono comprensione e compassione, e questo  è avvvenuto , e ora la Croazia è uno Stato etnicamente puro.

"Quando l'aggressione su Maslenica fu conclusa, l’esercito croato aveva  ucciso circa 500 serbi, distrutto decine di villaggi ed espulso i sopravvissuti; fornii le informazioni che la Germania e la Francia avevano dato il via libera alla leadership croata di attaccarci. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si schierò a  favore della Croazia, invece di condannare questi atti, mentre i media  lanciarono un vero assalto, sostenendo che i serbi erano gli "aggressori". Taumberie [vice delle forze di pace delle Nazioni Unite in Croazia] rispose che non poteva pretendere che la comunità internazionale fosse oggettiva, quando si trattava di eventi in Croazia ", ha detto Martic.

 

Uno stato fascista puro nel cuore dell'Europa

Martic ha sottolineato che solo sul territorio della Repubblica Srpska di Krajina durante il mandato delle Nazioni Unite, 7.000 serbi sono stati uccisi e che il governo RSK ha cercato di proteggere la popolazione serba di Krajina. Egli ha anche ricordato al  Tribunale che nel corso di due dei pogrom statali croati, le operazioni "Flash" e "Storm", più di 300.000 serbi furono espulsi dalla Croazia.

"Durante il mandato delle Nazioni Unite [di pace], lo stato croato ha effettuato cinque pogrom, che hanno avuto tutte le caratteristiche di un genocidio: pianificazione, intenzione ed esecuzione. Questo è stato il procedimento, favorito dalla comunità internazionale; uno stato fascista puro è stato creato nel cuore dell'Europa. I serbi hanno avuto le loro proprietà rubate, distrutte e saccheggiate. Anche 50 dei rimpatriati sono stati uccisi, assassinii per i quali nessuno ha mai affrontato la giustizia in Croazia ", ha detto Martic.

Ha evidenziato il fatto terrificante che l’accusa e la difesa nel processo contro i generali di Tudjman, Gotovina, Markaca e Cermak all’Aja, concordano sul fatto che l’operazione "Storm" è stata "un atto legittimo", anche se era chiaramente, in tutti gli aspetti, un'operazione di genocidio.

Quando Martic ha detto che il principale "evento culturale" in Croazia oggi sono i concerti di croati neo-nazisti come Marko Perkovic Thompson,  che glorifica gli orrori ustascia, e dove i leader croati e membri del governo sono ospiti regolari, è stato interrotto da Pocar con la scusa che il suo tempo era finito.

"Va bene, ora che questa  Croazia è ormai nell'Unione europea… Possiate essere felici insieme!", così Martic ha concluso la sua testimonianza.

 

 


 

Milan Martic, biografia

 

Nato il 18 novembre 1956 a Knin,Croazia, Milan Martic è un ex politico e poliziotto serbo, originario della Croazia. Dopo aver frequentato l'Accademia di polizia, lavorò come ispettore per il ministero degli interni fino al 1990. Poliziotto allo scoppio della Guerra in Croazia, durante il conflitto ricoprì diverse cariche all'interno della Repubblica Serba di Krajina. Al momento dello scoppio della guerra era il capo delle forze di polizia di Knin; nel 1990 divenne leader dei serbi del posto organizzando la milizia di difesa territoriale. Accusato di essere uno dei maggiori responsabili delle violenze inter-etniche compiute durante la guerra, è stato processato e condannato dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Dal 4 gennaio 1991 fino al 1995 ebbe diverse posizioni all'interno dei Distretti Autonomi Serbi (SAO) e nella Repubblica Serba di Krajina tra cui: Ministro degli Interni, Ministro della Difesa, Comandante della Difesa Territoriale e Presidente dal 26 gennaio 1994 al 7 agosto 1995. Martić fu sostenuto da Slobodan Milosevic durante l'elezione presidenziale nella Repubblica Serba di Krajina, fu eletto presidente nel 1994 e rimase al potere fino all'Operazione Tempesta guidata da Ante Gotovina. Il 25 luglio 1995 Milan Martić venne accusato di aver compiuto crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Si consegnò al Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia il 5 maggio del 2002, dopo sette anni di latitanza e venne estradato lo stesso giorno. Il suo processo cominciò il 13 dicembre del 2005. Il tribunale lo accusò di aver aiutato ad organizzare campagne di pulizia etnica contro i croati e i non serbi nella Repubblica Serba di Krajina e di aver dato l'ordine di distruggere città, villaggi, di aver deportato cittadini non serbi, di aver ordinato il massacro di croati e di essere responsabile dell'attacco su Zagabria (un bombardamento missilistico in cui morirono 7 persone e altre 200 vennero ferite), di aver addestrato le forze di polizia della Krajina. L'accusa lo riteneva parte di una impresa criminale che in collaborazione con Slobodan Milošević aveva come obiettivo creare uno stato abitato soltanto da serbi. I capi d'imputazione per l'accusa erano: crimini contro l’umanità  e  crimini di guerra. Il 12 giugno 2007 venne riconosciuto colpevole e condannato a 35 anni di reclusione, tra i reati c'era anche l'Attacco su Zagabria, di cui Martic si dichiarò responsabile in un'intervista radiofonica del 1995. Ricorse in appello e l'8 ottobre 2008 la sua condanna fu confermata a 35 anni di prigionia da scontarsi nel carcere di Tartu in Estonia.

 


 

Il Tribunale dell'Aja condanna a 35 anni l'ex leader dei serbi di Croazia

La “Giustizia internazionale" non ha punito nessuno per aver espulso più di 300.000 serbo-croati, né costretto il governo degli Stati Uniti che permettesse a queste persone di tornare alle loro case.

Milan Martic, ex presidente della repubblica auto-proclamata Serba di Krajina che godeva del sostegno di Milosevic durante la guerra croata per l’indipendenza. L'Alta Corte dell'Aja ha dichiarato Martic, 52 anni, colpevole di omicidio, persecuzione, deportazione, tortura, di distruzione di insediamenti e attacchi contro civili croati, musulmani e altri non serbi durante i primi anni '90, tuttavia, Martic è stato sollevato dall’accusa di sterminio. L'ex poliziotto è stato anche condannato per aver ordinato il bombardamento della capitale croata, Zagabria, nel 1995. "Quell'ordine è stato dato da me personalmente, come ritorsione verso il presidente croato Franjo Tudman ed il suo staff, per l'ordine da lui dato di aggredire la Slavonia occidentale", aveva dichiarato Martic in un intervista radiofonica. La difesa aveva sostenuto che gli attacchi su Zagabria erano rappresaglie legittime secondo il diritto internazionale consuetudinario, e che c'erano degli obiettivi militari in Zagabria al momento degli attacchi nel maggio 1995, inclusi il ministero dell'Interno, il ministero della Difesa, l'aeroporto di Zagabria e il palazzo presidenziale

La sentenza della Corte è stata una delle più severe in quasi 70 casi, perseguiti dal Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia.

Innocente di tutte le accuse

Martic si è consegnato alTtribunale nel 2002 e si è sempre dichiarato non colpevole di tutte le accuse. Durante il processo, iniziato nel dicembre 2005 e continuato fino al gennaio 2007, ha detto di aver fatto di tutto per proteggere i cittadini serbi della Krajina. L'eredità della guerra rimane un fardello in Croazia, principalmente a causa dell’impunità per i molti crimini di guerra tuttora impuniti.

Secondo Amnesty International, il sistema giudiziario croato non ha affrontato in modo adeguato le violazioni dei diritti umani commessi durante il conflitto, indipendentemente dalla etnia degli autori o delle vittime. Si stima che circa 300.000 serbo croati sono dovuti fuggire dal conflitto.

Da semanario serbio   - 13-06-2007

 

 

Mentre le autorità croate hanno espresso la loro soddisfazione per l'esito del processo, a Belgrado ci sono state proteste, al Parlamento serbo alcuni deputati hanno denunciato il verdetto come "vergognoso" e che Martic "era stato condannato solo per aver difeso i diritti dei serbi in Croazia".

 

 


 

Krajina: cronistoria sintetica, avvenimenti :  1991

 

                            

 

1991.

4 gennaio: Il Consiglio Direttivo della Regione Autonoma serba della Krajina stabilisce una Segreteria degli Affari Interni ( SUP ) Krajina . Segretario è nominato Milan Martic.

A Zagabria, fondato il Consiglio per la protezione dell'Ordine costituzionale della Repubblica di Croazia.

7 gennaio: In Sidski Banovcima costituito il Consiglio nazionale serbo per la Slavonia, Baranja e Srem occidentale.

8 gennaio: Il presidente dei SAO ( Distretti Autonomi Serbi) della Krajina, Milan Babic ha informato il Parlamento croato e il governo chi i rappresentanti dei Comuni della Krajina andranno a Zagabria.

9 gennaio: La Presidenza della Jugoslavia ha ordinato lo scioglimento delle forze paramilitari in Jugoslavia. Croazia e Slovenia rifiutano di conformarsi alla presente decisione.

10 gennaio: il Consiglio nazionale serbo e il Consiglio esecutivo della Krajina accettano l’ordine della Presidenza SFRY di disarmare tutte le formazioni paramilitari.

12 gennaio: Inizia una concentramento polizia croata ai confini della repubblica di Krajina. In diversi luoghi ci sono scontri a fuoco tra la polizia croata e le guardie di villaggio serbo.

17 gennaio: Ministero degli Interni croato  ordina che tutti gli agenti di polizia devono firmare una dichiarazione, se vogliono essere pagati. Un modo per i licenziamenti di massa dei poliziotti serbi.

21 gennaio: Nel Kordun in diversi villaggi organizzano un referendum sulla separazione, del comune di Karlovac e di Duga Resa. I residenti di Okucani, dopo il referendum, si separano dal comune di Nova Gradiska e si annettono al comune di Pakrac.

23 gennaio: La Segreteria Federale della Difesa nazionale ( SSNO ) ha annunciato che la JNA  disarmerà tutte le forze paramilitari, se non lo fanno immediatamente le autorità locali.

24 gennaio: Il presidente croato Franjo Tudjman alla sessione del governo ha detto che il Parlamento sospenderà tutti i regolamenti federali.

25 gennaio: La Presidenza della Jugoslavia ha ordinato la smobilitazione della milizia di riserva in Croazia. Alla televisione di Belgrado viene trasmesso un filmato sulla importazione illegale di armi in Croazia, che è stato organizzato da Martin Spegelj, Ministro della Difesa della Repubblica di Croazia. Il Consiglio Nazionale serbo della Slavonia, Baranja e Srem occidentale,  inviano richiesta a Slobodan Milosevic perchè i serbi vogliono restare nella Jugoslavia. Il Parlamento macedone  approva la dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Macedonia.

26 gennaio: A Borovu Naselju trovato assassinato Zvonko Ostojic, un testimone chiave nel filmato sull'importazione di armi alla Croazia.

28 gennaio: Martin Spegelj dichiara che la Croazia attuerà la decisione della Presidenza della Jugoslavia del 9 gennaio di sciogliere i gruppi paramilitari.

31 gennaio : La Corte militare di Zagabria emette un mandato di arresto per Martin Spegelj per l'importazione illegale di armi. A Spalato viene annunciata la formazione dei Giovani Ustascia.

 

1 febbraio: undici rappresentanti serbi dalla Dalmazia, Lika, Kordun, Banije e Slavonia si ritirano dal Parlamento della Croazia.

2 febbraio: A Knin si è tenuta una manifestazione di protesta popolare per il  rischio di estinzione dei serbi in Croazia. Il comune di Vrginmost tiene il referendum sulla adesione alla Krajina.

4 febbraio: A Karlovac appartamenti serbi vengono segnati da croci.

15 febbraio: La polizia croata occupa Plitvice. Il segretario del SUP Krajina, Milan Martic ha chiesto di lasciare immediatamente la zona di Kořenice. Su pressioni della Presidenza della Jugoslavia, la polizia si è ritirata.

17 febbraio: A Karlovac impedita una manifestazione serba di protesta, arrestati gli attivisti del SDS Momir Lazic e Nikola Vucinic .

21 febbraio: Il Parlamento croato ha adottato una risoluzione sulla separazione della Croazia dalla Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia e ha deciso che in Croazia le leggi federali non si applicano più, per il fatto che esse non sono in conformità con la Costituzione della Croazia.

25 febbraio: Milan Babic ha parlato davanti alla Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite (ONU ) di Ginevra.

26 febbraio: Il Consiglio nazionale serbo della Slavonia, Baranja e Srem occidentale adottano la Dichiarazione sulla autonomia sovrana del popolo serbo.

28 febbraio: Il Consiglio nazionale serbo e il Consiglio esecutivo della repubblica di Krajina  adottano una risoluzione sulla separazione della Croazia e della Krajina, dichiarando di voler rimanere in Jugoslavia.

In Plaško si tiene una cosultazione dei serbi; viene deciso che la comunità locale di Plaški si separa dal Comune di Ogulin e si unisce ai SAO di Krajina.

 

1 Marzo: I rappresentanti del Consiglio nazionale serbo della Slavonia, Baranja e Srem occidentale, in una conferenza a Novi Sad dichiarano la loro adesione rivelate ai SAO Krajina.

2 marzo: scontri tra la polizia croata e la comunità serba in Pakracu. A causa di queste violenze, vengono tenute una serie di manifestazioni nei comuni serbi, specialmente a Pakracu e Dvor na Uni. Lo stesso giorno in Pakrac intervengono per pacificare unità della JNA, su mandato della Presidenza della Jugoslavia. Polizia croata si ritira, ma lascia dietro sè molti edifici distrutti, tra cui il  Palazzo Vescovile ortodosso. Secondo alcuni studiosi, questo fu dal punto di vista storico, l'inizio della guerra croato-serba.

3 marzo: nel villaggio croato di Kiev, vicino a Knin, civili croati hanno attaccato l'auto in cui si trovavano il presidente del Consiglio esecutivo del Comune di Knin Veljko Popovic, ed il Presidente della Camera Sindacale de Lavoro, Nebojsa Mandinić.

5 marzo: la Polizia dei SAO di Krajina rimuove barricate poste dai croati del villaggio di Kiev.

Forze speciali croate hanno occupato il ponte sul fiume Sava a Jasenovac .

6 marzo: a Zagabria Franjo Tudjman annunciato la formazione del Corpo di Protezione Nazionale.

Il presidente del Partito croato dei diritti Dobroslav Paraga, ha presentato una richiesta ufficiale al Parlamento croato di trasferimento della salma di Ante Pavelic da Madrid a Zagabria.

7 marzo: a Daruvaru con esplosivi viene fatto saltare in aria un chiosco del quotidiano serbo Politika.

A Spalato viene dichiarato formato lo Stato Indipendente di Croazia.

11 marzo: il Patriarca Pavle della Chiesa Ortodossa Serba visita Pakrac.

16 marzo: in Gracac formato un nuovo partito: il Partito Democratico Serbo di Krajina ( SDS Krajina ).

17 Marzo: insegnanti a Knin hanno concluso che la lingua ufficiale dei SAO Krajina è il serbo-croato.

18 marzo: a Knin, sessione dei SAO circa la risoluzione della separazione dalla Repubblica di Croazia della Krajina, concernente l'applicazione delle leggi e dei regolamenti dei SAO Krajina come stato. Tale sessione adotta la decisione della separazione dalla Repubblica di Croazia.

Milan Babic ufficializza che i SAO Krajina riconosceranno la Repubblica di Croazia se la Croazia riconoscerà i SAO della Krajina.

19 marzo: tutti i comuni interni ai SAO Krajina confermano una risoluzione di separazione dalla Croazia.

31 marzo: la polizia speciale croata attacca le posizioni serbe di Plitvice.

 

1 aprile: il Consiglio Direttivo dei SAO Krajina prende la decisione di integrare i SAO Krajina con la Serbia, e di indire un referendum per questo.

6 aprile: la polizia speciale croata lancia ripetuti attacchi contro la cittadina di  Pakrac.

30 aprile: a Knin si tiene la sessione inaugurale dei SAO Krajina. Per presidente viene eletto il  deputato Argille Veljko Matijasevic.

 

2 maggio: a Borova Sela respinto dai serbi un attacco della polizia croata. In questa scontro uccisi  13 membri delle unità speciale croate.

Nella stessa giornata ucciso il comandante della stazione di polizia croata a Polača, Benkovca.

3 maggio: le autorità di Zara ammettono che sono state distrutte circa 350 case e negozi serbi, nella cosiddetta Notte dei Cristalli.

5 maggio: Franjo Tudjman in Croazia  invitato il popolo alla rivolta contro la JNA.

6 maggio: HDZ croata organizza manifestazioni contro la JNA a Spalato.

HDZ inizia a raccogliere le firme per la negazione del soggiorno ai membri del SDS a Sibenik:  Rašković Branko Popovic e Marko Dobrijevic. Nella fabbrica di elettrodi e ferroleghe di Sibenik, chiesto ai dipendenti serbi di firmare un documento circa la fedeltà alla Croazia.

9 maggio: La Presidenza della Jugoslavia ha preso la decisione della costituzione della JNA nei territori con popolazione a maggioranza serba e in altre parti della Croazia.

12 maggio: organizzato il referendum per unire tutti i serbi di Krajina.

19 maggio: in Croazia tenuto il referendum sulla secessione della Croazia dalla Jugoslavia.

28 maggio: allo stadio di calcio di Zagabria ricostituita ufficialmente la Guardia Nazionale della Croazia.

29 maggio: l’Assemblea dei SAO della Krajina elegge il primo governo, il presidente Milan Babic e il ministro dell'Interno Milan Martic; promulgato anche lo Statuto dei SAO Krajina.

 

24 giugno: a Banja Luka, firmato un accordo di cooperazione economica, politica e culturale tra i SAO Krajina e l'Associazione dei Comuni dellla Krajina bosniaca.

25 giugno: Croazia e Slovenia dichiarano la loro indipendenza.

26 giugno: la polizia speciale croata penetra in Glina. Forze serbe lanciano un attacco contro una stazione di polizia.

27 giugno:  l’Assemblea dei SAO Krajina ha modificato il governo della Krajina, in una sessione in Grahovo. Milan Martic viene nominato ministro della Difesa. Questo è l'inizio della successiva controversia tra Martic e Babic.

In Grahovo viene tenuta una sessione congiunta dell'Assemblea dei SAO Krajina e della Krajina Bosnia. Adottata una Dichiarazione di unificazione.

 

1 luglio: sotto la pressione dell'Unione Europea, la presidenza della RFSJ elegge Presidente, Stjepan Mesic (starà in questa posizione fino al 5 dicembre).

22 luglio: le forze armate croate tentano di occupare Plaški, ma vengono respinte.

27 luglio: le forze serbe espellono le forze speciali del MUP della Croazia da Glina.

 

1 agosto: Franjo Tudjman invita i croati a  prepararsi per una guerra generale. Primi scontri a Erdut, Osijek, Darda, Vukovar e Krusevo.

3 agosto: nell’avanzamento delle forze armate croate, vengono commessi crimini contro la popolazione civile.

4 agosto: al bivio Sarcev in Krnjak uccisi tre poliziotti croati.

17 agosto: a Mrkovici le forze armate croate attaccano i Serbi del posto.

20 agosto: il governo dei SAO Krajina decide di istituire un sistema unificato di Difesa Territoriale come  Forze Armate della Krajina,  parte di un sistema unificato delle forze armate della RFSJ. Per il comando è nominato Milan Babic, come vice Milan Martic e Capo di Stato Maggiore Elia Đujić, un generale in pensione della JNA.

22 agosto : a Grubisno Polje, Pakracu e Daruvaru le forze croate commettono crimini contro i serbi.

A Caprag Baniji, vengono uccisi 15 civili serbi.

23 agosto: la JNA e altre unità liberano il paese di Kiev, vicino Knin.

 

1 settembre: le Forze aeree della JNA sequestrano un aereo ugandese con un carico di armi per la Croazia. Viene arrestato l'organizzatore di questa operazione, Anton Kikas.

3 settembre: i rappresentanti dei 12 paesi dell'Unione Europea approvano all'Aia, che l'ex ministro del Regno Unito Lord Peter Carrington, sia coordinatore di una conferenza di pace sulla Iugoslavia.

4 settembre: a Gospic altri crimini vengono commessi contro serbi: uccisi, bruciati, crocefissi su pali.

5 settembre: Papa Giovanni Paolo II esorta i cattolici a pregare per la salvezza della Croazia.

7 settembre: si apre la conferenza internazionale dell'Aia sulla Jugoslavia.

9 settembre: a Otoci Bosanska arrestato Milan Martic. La Croazia chiede la sua estradizione, ma con la mediazione della  JNA Martic viene rilasciato e trasferito a Knin.

11 settembre: cominciano i combattimenti intorno a Skradina e il ponte di Maslenicki.

13 settembre: le forze armate croate di Karlovac catturano un generale della JNA Milan Aksentijevića e un gruppo di ufficiali.

15 settembre: vicino a Gospic viene ucciso Bozovic Giska, comandante di una formazione di autodifesa di volontari,  “La Guardia serba“.

21 settembre: al ponte di Korana a Karlovac, la polizia Croazia massacra 13 riservisti della JNA.

25 settembre: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approva la Risoluzione 713, che sancisce l’embargo sulle spedizioni di armi verso il territorio della Jugoslavia.

 

5 ottobre: iniziano combattimenti nelle vicinanze di Novo Gradiške, Siska, Pakraca e Dubrovnik.

Nel Kordun viene inviatala brigata Loznička della JNA.

8 ottobre: Il Parlamento della Croazia dichiara la propria indipendenza.

Dichiarata la completa indipendenza della Repubblica di Slovenia. Alla JNA vengono dati dieci giorni per il ritiro.

13 ottobre: nel Kordun arriva la brigata Zaječarska della JNA.

16 ottobre: il governo croato intima alla JNA di ritirarsi dal suo territorio entro il 10 novembre.

18 ottobre L’Aja propone una Dichiarazione sulla Jugoslavia, secondo cui le Repubbliche sono considerate Stati sovrani e riconosciuti a livello internazionale.

29 ottobre: i ministri degli esteri dell'Unione europea decido di imporre sanzioni economiche contro la Serbia se entro il 4 novembre non accetta il Piano di Lord Peter Carrington.

 

3 novembre: le forze croate espellono i Serbi da 18 villaggi della Slavonia occidentale.

4 novembre: la caserma della JNA Logorište a Karlovac evacuata con perdite: 26 morti e 67 feriti.

8 novembre: i ministri dell'Unione europea decidono di imporre sanzioni alla Jugoslavia .

9 novembre: La Presidenza della Jugoslavia invia una richiesta al Consiglio di Sicurezza, sulla necessità urgente di forze di pace in Jugoslavia.

18 novembre: il governo della Krajina dichiara che le decisioni e il potere della comunità internazionale possono funzionare solo sulla carta.

Dopo mesi di combattimenti, le unità della JNA occupano Vukovar.

21 novembre: l'ambasciatore americano Warren Zimmerman attribuisce alla JNA e alla Serbia la responsabilità  per la crisi in Jugoslavia.

23 novembre: a Ginevra, Slobodan Milosevic, Franjo Tudjman e Kadijevic si accordano per porre fine alla guerra e approvano il documento noto come il piano Vance -Owen.

27 novembre: il Consiglio di Sicurezza ONU adotta la risoluzione 727 sulla richiesta del governo della Jugoslavia di inviare forze di pace alla Jugoslavia.

28 novembre: a Cetingrad viene ucciso il comandante della 2a Brigata del Kordun, il tenente colonnello Tomislav Rankovic, sosteneva la necessità di un esercito costituito dai cittadini della  Krajina e la lotta contro contrabbando e  corruzione.

 

2 dicembre: il Consiglio dei ministri dell'Unione europea decide che le sanzioni economiche possono essere imposte solo a Serbia e Montenegro.

5 dicembre: al Parlamento croato Stjepan Mesic, ultimo presidente  della Jugoslavia, proclama: penso che ho fatto il mio compito, la Jugoslavia non c'è più!

19 dicembre: la Corte Costituente di Knin in Krajina adotta una propria Costituzione e dichiara la Repubblica Serba di Krajina ( RSK ). Il primo presidente è Milan Babic.

23 dicembre: la Germania riconosce la Slovenia e la Croazia.

26 dicembre: le forze armate croate lanciano un'offensiva in direzione di Karlovac, per Turnju e Kamensko. I combattimenti  durano tre giorni. Muoiono un gran numero di soldati croati.

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A cura di Enrico Vigna per Krajina Notizie – Settembre 2014