La risposta di Falco Accame a Vittoria Iacovella

Roma, 10/10/2012 

Gentile dottoressa Iacovella,

ho letto il Suo scritto “Vaccinazioni sbagliate e fatte male dietro i tumori dei soldati italiani”. Mi riferisco in particolare alla frase “per anni si è parlato di uranio come causa di tumori che hanno colpito i militari italiani. Adesso però la Commissione d’Inchiesta del Senato ha individuato un altro possibile motivo: le vaccinazioni fatte con tempi e controlli sbagliati”.

Non credo si tratti di una SCOPERTA della Commissione per il semplice fatto che si tratta di una problematica che si è posta in Italia circa una decina di anni fa e all’estero circa una ventina di anni fa.

Per quanto riguarda l’Italia cito il seguente comunicato AGI del 24 febbraio 2002.

“OSSERVATORIO: MILITARI MORTI PER VACCINI NON PER URANO – (AGI) – Roma, 5 feb. – I decessi per leucemia dei soldati italiani impiegati nei Balcani sarebbero stati provocati da “vaccinazioni selvagge” e non da uranio come si è sempre pensato. Sostanze tossiche presenti nelle fiale di vaccino, “interagendo con un ambiente fortemente tossico e contaminato quale quello in cui operavano i militari” possono aver agito da attivatori di malattie. E’ verso questa direzione che si sta indirizzando l’attività di indagine dell’Osservatorio militare permanente coordinato dal maresciallo Domenico Leggero.

 “Abbiamo scoperto – afferma Leggero in un articolo che compare sul sito www.clorofilla.it – che la somministrazione e la posologia effettuate sui militari non corrisponde alle direttive del Ministero. Secondo quel documento i dieci tipi di vaccinazioni avrebbero dovuto essere eseguiti sui ragazzi almeno 28 giorni prima della loro partenza. Al contrario, sono stati vaccinati sul posto, con richiami fino a un anno dalla prima vaccinazione”. Anche Massimo Montinari, medico interpellato dalle famiglie dei soldati coinvolti nella vicenda, denuncia cicli massicci di vaccinazioni fatte senza criterio. (AGI)

Com – 051824  FEB 02 NNN

 

In relazione alla pericolosità, in generale, dei vaccini occorre peraltro distinguere tra due aspetti che riguardano sia la qualità che la quantità:

1) la pericolosità “diretta” (intrinseca) di alcuni vaccini, come il Neotyf (un vaccino che è stato ritirato dal commercio)

2) la pericolosità indiretta dovuta a eccessiva concentrazione nella somministrazione del vaccino.

Potrà leggere in merito quanto è stato affermato nelle audizioni che si sono svolte presso la Commissione d’Inchiesta del Senato. Vedi ad esempio l’audizione del Prof. Nobile, il quale espresse poi le tesi enunciate nel comunicato più sopra riprodotto, nonché l’audizione di alcune associazioni e da alcuni rappresentanti del “mondo farmaceutico”.  L’audizione del Prof. Nobile si riferisce particolarmente all’aspetto delle eccessive dosi di vaccino somministrate. Il prof. Nobile menziona il fatto di aver ricevuto delle informazioni in merito da parte dei militari della Folgore di Siena ed è quindi possibile, tramite queste persone, individuare anche chi ha somministrato i vaccini e con quali modalità. Purtroppo ciò non risulta sia stato ancora fatto. Anche la Sanità Militare, almeno a quanto a conoscenza dello scrivente, non ha fornito delle informazioni in merito a chi ha somministrato in modo non corretto i vaccini. Un accertamento di responsabilità è d’altra parte assolutamente doveroso.

E’ dunque da tener presente che del personale militare (ma anche civile) può essersi ammalato a causa di vaccinazioni  per i due motivi sopra indicati. Deve essere comunque precisato che le persone che sono state vaccinate sono solo quelle che si dovevano recare all’estero. Le vaccinazioni di cui si parla non sono invece previste per il personale militare e civile che opera in Italia nei poligoni, nei depositi, nelle officine, ecc. Tra questo personale si sono riscontrati peraltro numerosissimi casi di tumori e altre gravi malattie, ma in questi casi le vaccinazioni non c’entrano in alcun modo.

Quindi la tesi che i tumori siano derivati esclusivamente da vaccini non è in alcun modo sostenibile. Ciò per quanto riguarda il personale italiano. Ma soprattutto è da tener presente che non sono state vaccinate le decine di migliaia di civili residenti all’estero (in Somalia, nei Balcani, in Iraq, ecc.) che sono stati colpiti da tumori e altre gravi malattie (genetiche, come ad esempio quelle che hanno provocato malformazioni alla nascita). Questo elevatissimo numero di casi ben conosciuto in  campo internazionale si è verificato dopo l’introduzione delle armi all’uranio impoverito come testimoniano centinaia di rapporti e studi (soprattutto stranieri).

 Purtroppo le analisi del fenomeno in Italia, sono state soggette a rilevanti limitazioni.

Ciò riguarda i seguenti aspetti:

a) in Italia ci si è accorti in ritardo del fenomeno, molto dopo quanto è accaduto in altri paesi e praticamente solo dal novembre 1999, dopo il primo caso che ha avuto notorietà, e cioè il caso  del militare Salvatore Vacca,militare della Sardegna (anche se in tempi precedenti si erano verificati casi sospetti. Ad esempio nel ’77 il caso Michelini – Poligono di Quirra. Nel 1984 il caso Pintus – poligono di Teulada e sempre nel 1994 il caso Mandolini – Somalia). Negli Usa la problematica è stata presa in considerazione almeno 50 anni prima. Già nel 1945 si è posto il problema presso i laboratori di Los Alamos. L’effetto delle armi all’uranio impoverito viene direttamente riscontrato dagli Usa nell’incidente di Camp Doha in Kuwait (11 luglio 1991) perché proiettili all’uranio colpirono per errore militari Usa.

b) un secondo aspetto riguarda la “base dati”. In Italia ci si è potuti servire di una “base dati” molto limitata (circa 50 mila persone) mentre negli Stati Uniti la “base dati” è stata enormemente più ampia (oltre 1 milione di persone);

c) un terzo aspetto riguarda le capacità di ricerca. Come sappiamo, purtroppo, l’Italia è piuttosto indietro in fatto di ricerca. Le nostre università più “progredite” sono all’incirca al centesimo posto nell’ordine di precedenza internazionale. E quindi non abbiamo potuto approfondire molte questioni scientificamente rilevanti. Tra l’altro, nella nostra ricerca, sono stati compiuti dei rilevanti errori. Vedi gli errori della Commissione Mandelli (vedi La Repubblica, 19 nov. 2001: “Errori di calcolo della Commissione” e 30 maggio 2003 “Eccesso di linfomi tra i soldati”. Vedi anche Rinascita il 16 ottobre 2003 “Mandelli e Mele ammettono che l’uranio impoverito può causare linfoma di Hodgkin”).

Quanto poi all’applicazione effettiva sul campo di queste norme, nella loro completezza, i dati sono molto incerti. La mancata adozione di misure di protezione (ma anche la mancata informazione circa la necessità di adozione di misure di protezione) rappresentano, come noto, una questione tra l’altro di interesse penale.

Peraltro, anche la omissione di adeguate misure precauzionali per quanto riguarda quantità e qualità delle vaccinazioni, non è esente da responsabilità. Comunque sarebbe un enorme errore per i motivi su indicati, pensare che un fenomeno che sicuramente è stato influenzato dall’introduzione delle armi all’uranio impoverito (la letteratura internazionale in merito comprende centinaia e forse migliaia di scritti e pubblicazioni), possa essere fatto sparire dall’attenzione sostituendolo con i rischi della vaccinazione che, come si è sopra precisato, per l’Italia si riducono a quelli del personale inviato o destinato a operare all’estero,  omettendo i rischi verificatisi anche in  Italia, nelle zone a rischio su citati (poligoni e altri). E dimenticando, come sopra accennato, che decine di migliaia di civili, ovviamente non vaccinati, residenti in tanti paesi del mondo, sono stati colpiti da gravissime malattie come tumori e casi di malformazione alla nascita.

 

Falco Accame, Presidente Anavafaf e CIVG