CIVG Informa N°41

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Documento segreto rivela il conto alla rovescia per l’aggressione dei golpisti nel Sud- Est
Enrico Vigna

Grazie all'aiuto di un ufficiale patriottico del “SBU“ (Servizi Sicurezza ucraini), si è venuti a conoscenza di alcuni dettagli dell'operazione, che si apprestano a tenere contro le zone "ribelli" i governanti di Kiev. Non è la prima volta che un fuoriuscito dalla giunta di Kiev permette di contrastare i loro piani.

Il nuovo piano si compone di diverse fasi. Nella prima fase viene effettuato un blocco delle aree "ribelli" della Repubblica Popolare del Donbass. Istituiti posti di controllo prima della fine della settimana, dovrebbero essere installati in tutti gli ingressi alla città e ai villaggi, nonché sulle principali strade e incroci, in grado di paralizzare completamente il movimento delle milizie ribelli tra le città e "sigillare" le stesse città per impedire l’entrata e l’uscita dei "ribelli".

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La Pace Globale contro l'Interventismo e l'Imperialismo Globale
Forum Belgrado per un Mondo di Eguali

DOCUMENTO FINALE

Conferenza Internazionale

"La Pace Globale contro l'Interventismo e l'Imperialismo Globale"

Belgrado 22-23 marzo 2014

Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, la Serbian Host Society, il Club dei Generali ed Ammiragli di Serbia e l'Associazione dei Veterani di Serbia (SUBNOR), in coordinamento con il Consiglio Mondiale della Pace, il 22 e 23 Marzo 2014 hanno indetto la Conferenza Internazionale "La Pace Globale contro l'Interventismo e l'Imperialismo Globale". La Conferenza si è tenuta in occasione del 15° anniversario dell'aggressione armata della NATO contro la Serbia ed il Montenegro (La Repubblica Federale di Jugoslavia). Il motto della conferenza era "Per non dimenticare”.

Più di 500 scienziati, esperti e personaggi influenti nei settori delle relazioni internazionali e della sicurezza provenienti da 50 paesi d'Europa e del mondo hanno preso parte ai lavori della Conferenza.

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Il Kosovo, ancora il Kosovo, dopo la Crimea, ora anche nell’Ucraina orientale, la “ questione Kosovo” ineluttabilmente riemerge, come una metastasi.
Enrico Vigna

maggio 2014

Nei drammatici avvenimenti e scenari di guerra in Ucraiana e non solo, la cosiddetta “questione Kosovo” attraversa analisi, riferimenti, raffronti, alle volte in modo consono, altre volte strumentale. Chi semina vento raccoglie tempeste, si potrebbe sintetizzare, riferendosi alle strategie e scelte delle leadership occidentali e statunitensi in primis. Un aspetto sicuramente emerge come dato di fatto, grazie all’ ”operazione Kosovo”, gestita dalla NATO, lo stravolgimento e annichilimento del Diritto Internazionale, cominciato con il processo di distruzione della Jugoslavia e approdato alla rapina della provincia alla Serbia, ha aperto scenari di destabilizzazione e conflittualità dilaganti e a macchia d’olio in ogni angolo del mondo. Ma il Kosovo resta un modello solo per quelle realtà filo occidentali e vogliose di vendere la propria indipendenza e sovranità ai grandi poteri finanziari e militari occidentali. Al contrario per  paesi e popoli alla ricerca di autonomi ed indipendenti processi di sviluppo e soluzione dei propri problemi, il Kosovo non può essere un modello; semplicemente perché il Kosovo è una soluzione imposta con una guerra della NATO, estraneo a qualsiasi processo di emancipazione, liberazione o indipendenza di un popolo. Il Kosovo è semplicemente un entità che esiste e sopravvive solo grazie alla presenza di forze militari straniere che impongono lo status quo, per propri interessi geostrategici e per una scelta geopolitica, estranea agli stessi interessi della popolazione onesta albanese. Senza di queste in pochi giorni tornerebbe ad essere ciò che è sempre stato, una provincia serba in cui hanno da sempre convissuto, quattordici minoranze paritariamente, e non ciò che è oggi: un narcostato nel cuore dell’Europa, teatro di pulizie etniche, violenze, terrore e criminalità, imposte da una dirigenza criminale e terrorista alla popolazione civile, occupato militarmente da migliaia di soldati stranieri ( occidentali) e dalla più grande base statunitense dai tempi del Vietnam. Così come è stato calpestato il principio che fu stabilito agli inizi della crisi jugoslava negli anni novanta, dalla stessa “comunità internazionale” con l’avallo dell’ONU, della intangibilità delle frontiere del 1945.

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Rivoluzioni colorate come strumento di trasformazione geopolitica
Fondazione di Cultura Strategica

Фонд Стратегической Культуры, Москва

 

Den Haag

 

Il simposio internazionale di studiosi su Rivoluzioni colorate come strumento di trasformazione geopolitica si è tenuto all’Accademia di Arti e Scienze della Republika Srpska il 26 aprile 2014. Il simposio era sotto il patrocinio della Fondazione di Cultura Strategica di Mosca e del Progetto Storico di Srebrenica dell’Aja in Olanda.

Hanno partecipato ai lavori:

Ana Filimonova, redattore capo del "Strategic Culture Foundation" e studiosa presso il Centro per lo Studio della Crisi Balcanica dell'Istituto Slavico dell'Accademia Russa delle Scienze, Mosca,

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Dichiarazione del Movimento Popolare Nazionale Libico sulla Rivoluzione Popolare in Libia
Movimento Popolare Nazionale Libico

Il movimento nazionale popolare libico, malgrado l'opzione per il metodo della non violenza espressa nei suoi comunicati pubblici, così come in tutti i suoi contatti con gli organismi internazionali e le ambasciate, intende denunciare la situazione tragica che vive il popolo libico dopo la tragedia di febbraio e le sue conseguenze drammatiche. Di fronte al prolungarsi della tirannia, al bombardamento di civili con missili e aerei, di fronte al sollevamento popolare sia pacifico che armato dispiegatosi in tutte le città e le regioni del paese (ignorato e deformato dai media), basandosi sul diritto dei popoli a difendere la propria libertà, diritto garantito dalle convenzioni internazionali, questo movimento, nato dalla sofferenza del nostro popolo, sostiene il diritto del popolo e della sua libera volontà per il cambiamento,per realizzare uno stato civile e democratico fondato sulla cittadinanza e la legge e lancia un grido di aiuto alla coscienza degli uomini liberi all'interno come all'esterno del paese per sostenerlo.

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Le ragioni del sostegno finanziario dell’unione europea all’autorità palestinese. Le ragioni del perche' le politiche europee devono cambiare.
Centro Studi e Ricerca sulla Palestina-Verona

A seguito agli accordi di Oslo del 1994 l'Unione Europea ha considerevolmente aumentato la cooperazione con la Palestina, passando dall'erogare oltre 2,7 miliardi di euro nel periodo 1994-2006 a 2,9 miliardi nel quinquennio 2007-2012. C'e' da tenere presente che la Palestina rappresenta uno dei punti più sensibili nel bilancio generale Europeo per l’assistenza finanziaria esterna. Gli importi annuali disponibili per la Palestina vengono resi noti molto tardi nella procedura di bilancio, mentre, al contrario, l'instabile situazione politica richiederebbe una maggiore vigilanza e la rivalutazione delle specifiche situazioni. Una vigilanza e controllo che, ovviamente, le politiche dell' Unione Europea non posso accettare, perche' questo implicherebbe la possibilita' di ridurre i finanziamenti all'Autorita' Palestinese (A.P.), azione non perseguibile stante che l'aiuto economico e' un potente effetto leva sul dialogo politico tra Israele, Unione Europea e Autorita' Palestinese.

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Intimidazione e minacce al Monastero di Decani in Kosovo Methoija
Vigna Enrico

Scritte dell’UCK sulla porta del Monastero di Decani , 24 aprile 2014     

Nella notte della festa di Pasqua, elementi della banda terrorista UCK, hanno compiuti un atto grave non per l’aspetto materiale in sé, ma perché dimostra da un lato qual è il clima nell’area e dall’altro la potenzialità di cui dispongono le forze terroriste e violente. In perfetto stile mafioso, questo atto vuole far sapere che in qualsiasi momento, nonostante il Monastero sia,… dopo 15 anni dalla fine della guerra, tuttora circondato e protetto da check point e presidi armati, è nella condizione di venire attaccato. Oggi una scritta e se la prossima volta sarà una bomba? Il messaggio è chiaro per chi conosce ed è a contatto con la realtà della provincia serba: c’è posto solo per gli albanesi, la provincia deve essere etnicamente pulita, anche dagli edifici della identità religiosa e culturale serba.

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Visita guidata sui “Luoghi Rossi” di Torino
CIVG

Proponiamo un percorso turistico inusuale, un percorso di ricerca storica, dal XII al XX secolo, sui luoghi che a Torino sono stati il teatro di significative vicende dei subalterni di questa città.

Si tratta di riscoprire quegli avvenimenti che nessuno racconta partendo dai luoghi del centro storico che hanno segnato la strada dell'emancipazione di coloro che hanno vissuto alla base della piramide sociale, una storia per lo più ignorata, in certi casi manipolata o addirittura negata.

Il percorso si snoda attraverso il centro storico, da P.zza Vittorio Veneto fino a Via Cernaia (angolo C.so Vinzaglio) seguendo la direttrice Est - Ovest, una passeggiata di circa tre ore che riannoda il filo rosso dei drammatici, a volte tragici eventi di cui quei lughi, “rossi”, appunto, sono stati i muti testimoni.

Si tratta, infatti, di riuscire a cucire eventi di forte significato per la lotta di emancipazione, superando la semplice aneddotica, sfruttando la storia del territorio metropolitano e cogliendo i fatti che meglio riescono a trasmettere curiosità, pathos e suggestione, cercando di cogliere il senso morale di quella storia, quella degli oppressi a Torino. Prima plebe, poi popolo, infine proletariato.

Si tratta di elaborare un viaggio nel tempo attraverso la visitazione di luoghi fisici e “diffusi”, nel senso che richiamano altri luoghi e vicende correlate, facendo emergere il “filo rosso” che li unisce, altrimenti sepolti dall’oblio e dalle dinamiche di rimozione e revisione della cultura dominante.

Un percorso fruibile, non una processione o una via crucis, ma un ricucire la memoria dei lampi di luce che la plebe, il proletariato, la massa dei subalterni è riuscita ad intravedere nei momenti vincenti di lotta.

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La disinformazione e la formazione del consenso attraverso i media. Volume 3
Paolo Borgognone

La stra­te­gia me­dia­ti­ca di for­ma­zio­ne e ma­ni­po­la­zio­ne del con­sen­so at­tra­ver­so i nuovi media. L’ana­li­si cri­ti­ca del caso ita­lia­no.

La dis­in­for­ma­zio­ne e la ma­ni­po­la­zio­ne del con­sen­so e della per­ce­zio­ne delle di­n­a­mi­che so­cio-po­li­ti­che at­tra­ver­so i so­ci­al network.Il caso di Face­book. La sta­bi­liz­za­zio­ne at­lan­ti­ca e la crea­zio­ne dell’opi­nio­ne pubb­li­ca «li­be­ra­le» nel caso ita­lia­no. Dalla «gu­er­ra non or­to­dos­sa» al co­mu­nis­mo, all’in­fo­tain­ment, sino all’af­fer­ma­zio­ne del «go­ver­no tec­ni­co».

Pagine: 385        –     Euro 12.00   -   Anno: 2014

Per informazioni, contatti, presentazioni o per avere il libro: info@civg.it