IRAQ Notizie – Marzo 2014

 

Il CIVG aderisce al Comitato Internazionale per la Liberazione di Tarek Aziz ( vedere in civg.it) e fornisce con questo aggiornamento delle informazioni circa la situazione dell’ex vice Primo Ministro iracheno e della Resistenza irachena contro l’occupazione statunitense.

 


 

Per Tarek Aziz  - Tariq Aziz: Vittima dell’imperialismo degli Stati Uniti

 

di Stephen Lendman

 

Malato, smagrito, in isolamento carcerario. La sua vita è ormai appesa ad un esile filo; le sue ferme e lucide accuse agli USA, alla Gran Bretagna, ad Israele per la distruzione dell’Iraq, sono state di fatto la sua vera condanna. Non si è arreso, non si è messo in vendita, quindi va annientato; siamo in un tempo in cui la coerenza e la dignità sono per uomini retti una colpa e una pena. Nella sua prima intervista nell’estate del 2010, dopo sette anni e mezzo di prigione, di vessazioni e isolamento, ha detto di non aver commesso nessun crimine e di essere una vittima dell’imperialismo americano. Accusando che, al di là di centinaia di denunce notificategli, non aveva mai parlato con nessun giudice o procuratore per potersi difendere.

“…Ero un membro del governo, ed avevo la responsabilità morale di difendere il governo. Se si va indietro alla storia, ritenevo un errore invadere il Kuwait, ma dovevo moralmente e politicamente sostenere la decisione della maggioranza del governo….Quando fu presa la decisione dissi che questo poteva portare alla guerra con gli Stati Uniti e non era nel nostro interesse una guerra contro gli Stati Uniti….Ma la decisione fu presa. Ero il Ministro degli Esteri del mio paese e dovevo difendere il paese e di fare tutto il possibile per spiegare la nostra posizione…Non c'è più niente qui. Niente. Per trent'anni Saddam aveva costruito l'Iraq, e ora è tutto distrutto. Ci sono più malati di prima, più affamati……Il popolo non ha più i servizi essenziali. Persone vengono uccise ogni giorno a decine, se non centinaia. Siamo tutti vittime di Stati Uniti e Gran Bretagna. Hanno ucciso il nostro Paese…."

L’Iraq di prima del 2003 non esiste più. Washington e i suoi alleati della NATO hanno distrutto la culla della civiltà. Aziz è colpevole per il suo ruolo. Egli si rammarica di essersi arreso alle autorità statunitensi il 24

aprile 2003. Aveva detto addio a Saddam pochi giorni prima.

"…Attraverso un intermediario, ho contattato gli americani", ha detto. "Se potessi tornare a quel momento, vorrei essere stato martirizzato."

Ha subito un lungo calvario, è malato, debole, pallido...

Il 3 aprile, Il Tribunale BRussels ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Maliki e la sua banda stanno assassinando lentamente Tariq Aziz: e’ trattato con crudeltà. Questo metodo costituisce una tortura..L'intera classe politica occidentale e le varie associazioni dei diritti umani devono essere ritenuti responsabili se muore in carcere, causa la loro inerzia e negligenza".

Suo figlio Ziad ha scritto al Tribunale BRussells. "…Invitiamo i politici, le organizzazioni dei diritti umani e i media di prendere finalmente qualche azione decisa per la liberazione di Tareq Aziz e di tutti gli altri prigionieri politici", ha detto. "I diritti umani devono essere difesi…."

Ex funzionari umanitari in Iraq come Denis Halliday e Hans von Sponeck, hanno da tempo denunciato questo in precedenza, descrivendo la situazione ignominiosa di Aziz.

Ziad Aziz  ha ancora detto:

"Sono passati quasi 10 anni da quando mio padre fu preso in custodia dalle forze americane…Ed è  anche l'anniversario del tentativo di assassinio a cui sopravvisse nel 1980 dove furono uccisi civili innocenti. Esso fu pianificato ed eseguito dalle stesse persone che governano l'Iraq oggi, e che hanno sempre l’intenzione di ucciderlo, questa volta lentamente e con nessuno che veda..."

E’ imprigionato a Baghdad. Ha subito il quarto infarto. "…caduto a terra nel mezzo della notte ed è stato lasciato nella sua cella fino all’indomani mattina...Non è stato visitato da nessun medico, né portato in ospedale, né gli è stata profferta alcuna attenzione medica di alcun tipo da quando ha avuto l'ictu…La sua capacità di parlare in modo coerente è sostanzialmente diminuita. Mia madre e le sorelle possono a malapena discernere quello che dice….”.

Ha "infiammazioni e ulcere diabetiche ai piedi e nelle gambe." Senza un trattamento immediato rischia la cancrena e l’amputazione. Le autorità non hanno pietà. "…Hanno un ordine del giorno preciso: la vendetta…”.

Ziad si rivolge  alla comunità internazionale: "…La situazione di mio padre si sta deteriorando di giorno in giorno e abbiamo timore di quello che il futuro potrebbe riservare, se non gli vengono fornite le cure e i medicamenti di cui ha un disperato bisogno immediato…." .

Già nel 2009, Hans von Sponek in riferimento alla situazione in Iraq ed alla malattia di Aziz, aveva detto:

"…Il presidente iracheno Jamal Talabani ha recentemente parlato della democrazia che era stata introdotta nel suo paese, con l'invasione degli Stati Uniti del 2003…Alcuni osservatori Iraq, che non conoscono l'Iraq e probabilmente capiscono solo poco di democrazia, hanno frettolosamente confermato questo…Essi nonostante i sanguinosi attentati e il numero delle vittime, ritengono  che l'occupazione…era il prezzo da pagare…tuttavia, i morti non possono reagire, ma i loro discendenti possono farlo e lo fanno. Il venti per cento della popolazione irachena, sono diventati profughi nel loro stesso paese o vivono in condizioni incredibili, tollerate ma non desiderate in Siria, Giordania o in paesi più lontani... Tra di loro c'è la famiglia dell'ex vice primo ministro, Tariq Aziz. Essi vivono sparsi in Giordania e nello Yemen..."

Tariq Aziz è gravemente malato da molto tempo. Insieme ad altri prigionieri politici come l'ex ministro del petrolio, il dottor Amer Rashid e il ministro del Commercio, Dott. Mohamed Medhi Saleh, è tenuto imprigionato alla base USA  Camp Cropper, alla periferia di Baghdad.
Hanno già speso lì molti anni, spesso senza accuse, senza una difesa efficace, senza il supporto dei diritti della Convenzione di Ginevra, senza assistenza medica efficace.
Gli obblighi legali internazionali non contano nulla in questo contesto. La lettera di Ziad Aziz, il figlio maggiore di Tariq Aziz, ad un amico all'estero rende chiaro, quale sia la situazione dei prigionieri politici e dei loro diritti fondamentali democratici a Baghdad.
Separatamente, von Sponeck e Halliday hanno detto che conoscono Aziz. Hanno lavorato con lui. E 'un "patriota iracheno fortemente motivato."
"…Ha pienamente collaborato con le Nazioni Unite, ogni volta che riteneva che benefici di natura umanitaria per il popolo iracheno potevano essere raggiunti….”
Von Sponeck e Halliday chiedono il suo rilascio. Più volte hanno fatto appelli pubblici per il suo rilascio per motivi umanitari.
Ma egli è ancora imprigionato e gli viene negato un giusto processo. Si richiedono cure mediche urgenti.
Nessuno è eterno. Egli non può durare ancora molto. Gli USA e i suoi complici alleati vogliono che se ne vada nell’aldilà e lo stanno uccidendo lentamente. Ma la morte per negligenza volontaria costituisce omicidio premeditato.

 


 

 

Tariq Aziz: Hanno ucciso il nostro Paese. Siamo tutti vittime di Gran Bretagna e USA”

L'indipendenza di questo stato cliente degli Stati Uniti è un mito, tanto come la sicurezza, dal momento che nella cerimonia che ha avuto luogo per il rimpatrio dei primi contingenti statunitensi, tutti erano rannicchiati dietro vasti muri anti-esplosione. Le sedie riservate al Presidente del Consiglio, al Presidente e degli altri del governo Quisling iracheno, erano vuote. Forse erano troppo occupati alla pianificazione dei futuri spargimenti di sangue, post-partenza degli eroi statunitensi.

Tariq Aziz deve essere in cima alla lista. Egli rappresenta la memoria patriottica e nazionale di un governo rovesciato illegalmente, che, prima di qualunque altra cosa, aveva messo al primo posto l'Iraq, usando i proventi petroliferi del paese per sanità, istruzione, acqua pulita, infrastrutture moderne; trasformando un bello, ma malandato  paese del "terzo mondo " in uno molto più vicino al "primo mondo", per usare il linguaggio paternalistico del mondo Occidentale.

Tariq Aziz ha potuto comunicare con il mondo, con una prima intervista dopo sette anni di prigionia e isolamento, custodito dagli americani. Nonostante questo, in esso ancora vivevano le sue intuizioni, era acuto come sempre, così come immutati erano il suo amore e la disperazione, per il suo paese.

"…Non c'è più niente qui. Niente. Per 30 anni Saddam ha costruito l'Iraq e ora è distrutto. Ci sono più malati di prima, più affamati. Le persone non hanno servizi. Le persone vengono uccise ogni giorno a decine, se non a centinaia. Siamo tutti vittime di America e Gran Bretagna. Hanno ucciso il nostro Paese… "

Ha parlato dell’Iraq prima dell'invasione, che si sentiva vulnerabile verso l’Iran, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. E 'stato questo sentimento di vulnerabilità che ha portato, per lungo tempo l’Iraq a non dire categoricamente, che non aveva armi di distruzione di massa.

Inoltre: "…Noi siamo arabi, siamo nazionalisti arabi. Dobbiamo esserne orgogliosi... "

Prima dell'invasione, questo politico avveduto e diplomatico ha rilevato che: "…Quello che gli Stati Uniti volevano, non era un 'cambio di regime' in Iraq, ma piuttosto cambiare tutta la regione…". Negli anni si è  dimostrata una veridicità tremendamente corretta.

Egli ha riassunto le ragioni dell'amministrazione Bush per la guerra contro l'Iraq, laconicamente: "... per il petrolio e Israele…"

Con un primo ministro e altri di questo governo Quisling, con profondi legami con Israele e la più grande ambasciata statunitense sulla terra che li rappresenta, molti ancora cercano di coprire le tracce di illegalità, bugie e duplicità e non c'è da meravigliarsi. E ancora fino ad oggi l'Occidente deve fare i conti con questo indomabile, fragile, malato, in carcere a 74 anni di età, isolato ma ancora vivo e pensante.                                                                                                                          Un cristiano, e questo è anche memoria della natura laica del regime precedente, in un paese ormai lacerato con la sobillatrice logica del "Divide et impera", svolta con perfezione omicida.

Entro il 2006 la metà dei cristiani in Iraq avevano lasciato il paese temendo per la loro vita, altre migliaia sono fuggiti dopo. Ultimamente Aziz ha raggiunto una tale fase di degrado, ha detto il suo avvocato, che semplicemente l’unico desiderio rimastogli, era che l'incubo della prigionia, dell'isolamento, delle ingiustizie subite, della malattia non curata, finisse. Anche la sua speranza, anzi il coraggio, dal momento che come tutti i membri del vecchio regime aveva giurato che non avrebbe mai abbandonato l'Iraq e non l’ha fatto, erano scalfiti. Adesso vorrebbe solo trascorrere il suo tempo rimanente con la moglie e la famiglia da cui è separato da dieci anni. Minacciosamente quest'anno gli è stato negato persino la possibilità di una telefonata per il Natale (sarebbe stata la prima volta), con la sua famiglia.

Nell'aprile 2003, dopo l’invasione degli Stati Uniti, ha negoziato la sua consegna in cambio della vita della sua famiglia: "…Ho fatto sapere agli americani che se avessero portato la mia famiglia ad Amman (nella vicina Giordania)  potevano imprigionarmi…Così è stato ed io sono andato in prigione… ".

" Mio padre ha servito il suo paese per più di 22 anni. Egli ha consegnato se stesso all'esercito degli Stati Uniti (dopo la caduta di Hussein) perché non aveva paura. Non ha fatto niente di male. Ha servito il suo paese… "la figlia di Aziz, Zainab Aziz, ha detto.

Sabah Al Mukhtar, Presidente della Associazione Avvocati arabi con sede nel Regno Unito, esprime un giudizio negativo su questo metodo coloniale: "Ai sensi delle Convenzioni di Ginevra e di Vienna, la forza occupante ha sia responsabilità che limitazioni. C'è un dovere di protezione per i cittadini, i bambini e l'ambiente. La legge nei territori occupati non può essere cambiata".  Ritenendo il governo britannico ugualmente responsabile, egli sostiene che gli occupanti erano parte di una leadership con: " …responsabilità enormi, che ha istituito un sistema di prove che non soddisfano gli standard internazionali di base e il rispetto delle convenzioni di Vienna e di Ginevra…”. Inoltre: "L'esecuzione è l'abuso ultimo dei diritti umani." Egli fa notare che nell’Iraq laico pre-invasione, tutti i credenti, condividevano feste e celebrazioni, e dove a tutte le istituzioni religiose erano fornite annualmente finanziamenti da parte del governo allo stesso modo, senza distinzioni.

La figura di spicco nel governo iracheno, di Tareq Aziz, un cristiano, era vista con ostilità della forze fondamentaliste, infatti  questo fatto, usato anche contro lo stesso Saddam Hussein, veniva visto come un modo di minare i movimenti islamici.

Tareq Aziz è l'uomo che, soprattutto, si distingue tra le menzogne, le duplicità; che conosce la malvagità dell’illegalità, i sotterfugi, la corruzione, i traditori e le grandi multinazionali, tutti pronti ad abbattere fino all’ultimo iracheno, per mettere le mani sul petrolio e stabilirsi in questo paese strategicamente vitale. Badi Arif, un avvocato che ha rappresentato il signor Aziz, ha detto che vi è un movente politico contro Tarek Aziz. Il signor Aziz mi diceva sempre: “… troveranno un modo per uccidermi e non c'è modo per me di fuggire da questo' ", ha riferito Arif.

Nuri Al Maliki ha ratificato il suo meschino servilismo verso Washington, quando il 12 dicembre ha chiesto di andare nella città di Arlington al cimitero militare, per deporre una corona di fiori con il presidente Obama, al Memoriale del Milite Ignoto; per porgere i suoi rispetti al personale al servizio degli Stati Uniti che hanno perso la vita, decimando il paese di cui è - per ora - il primo ministro.

Una vasta ricerca non ha trovato alcuna traccia di Maliki in visita ai luoghi di lutto dell'Iraq: da Falluja a Bassora, da Mosul a Mahmudiyah qui, dove una quattordicenne, Abeer al Janabi, è stata ripetutamente violentata da soldati americani, poi uccisa e data fuoco, con tutta la sua famiglia. Presumibilmente, facevano parte di quella "linea ininterrotta di eroi" di Obama, a cui ha fatto riferimento, in un'altra cerimonia a Fort Bragg.

Se la legalità non prevale non solo nel caso di Aziz e dei suoi compagni, ma di tutti coloro illegittimamente detenuti, semplicemente per diverse convinzioni politiche o religiose, di fronte ad una sconcertante morte, in nome di una “liberazione” occidentale, noi tutti, che professiamo di avere a cuore la giustizia, i trattati, le convenzioni, la legalità, collettivamente dovremmo alzarci in piedi e denunciare e condannare tutto questo. Compresi i relativi organismi silenti delle Nazioni Unite, rifugiati nelle loro grandi “Torri di Avorio” a New York o Ginevra, con la loro apparenza fatta di discorsi privi di significato del Segretario Generale; i grandi riferimenti religiosi, il Vaticano; Amnesty International; Human Rights Watch; il Dipartimento di Stato; il Ministero degli Esteri britannico; Organi dell'Unione Europea e dei caposaldi del diritto internazionale. Tutti già stati ripetutamente avvicinati e rimasti in silenzio fino al punto di essere ritenuti complici. Parlando al 400 ° anniversario della stampa della Bibbia di Re Giacomo, il 16 dicembre 2011 il primo ministro Cameron aveva dichiarato circa il Regno Unito: "…Siamo un paese cristiano e non dobbiamo avere paura di dirlo. La Bibbia ha contribuito a dare alla Gran Bretagna un insieme di valori e una morale che rendono la Gran Bretagna quello che è oggi. Valori e morale che dovremmo  attivamente difendere. L'alternativa di neutralità morale non dovrebbe essere un'opzione… ". Un inizio sarebbe mostrare in Gran Bretagna che, questi  "valori e morale ...da difendere…", cominciano da un coraggioso, fragile, uomo cristiano vittima di una barbarie imposta da una invasione illegale degli Stati Uniti, di una "crociata", che Cameron ha votato, e di cui la gran Bretagna è stata definita  un "alleato indispensabile". Che il signor Cameron si attivi cominciando con il salvaguardare la vita di Tarek  Aziz, permettendogli di essere restituito alla sua famiglia, e che un nuovo inizio di riconciliazione avvenga con una amnistia per i prigionieri in Iraq.        

Non dovrebbe essere un problema. Gli Stati Uniti hanno ancora 8.000 soldati, 125 elicotteri e 28 droni, in gran parte con base nel Kurdistan iracheno. Il loro proclamato "ritiro totale" suona quasi falso, come quel famoso servizio fotografico di George W. Bush, che si presentò con un dono alle truppe, con un tacchino del Ringraziamento, che si rivelò essere di plastica...

La "Neutralità morale", non è davvero un'opzione, per chi contribuisce ad uccidere quest’uomo, ex ministro degli Esteri del suo paese.

 

da The Guardian e Mathaba

Traduzione di Ornella P. per civg.it