Intervento del presidente dell’Eritrea Isaias Afwerki al vertice africano sul clima

 

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Eritrea: diritti umani, non ci siamo» | Rivista Africa

 

Eccellenza Presidente William Ruto, Eccellenze Capi di Stato e di Governo, Illustri delegati

Signore e signori

Consentitemi innanzitutto di esprimere la nostra gratitudine al presidente del Kenia, William Ruto per aver ospitato l’Africa Climate Summit e per la calorosa ospitalità accordataci.

Il cambiamento climatico rappresenta, a detta di tutti, una delle sfide più urgenti dei nostri tempi. Il suo impatto in Africa sarà immensamente aggravato; aggravato com’è da una serie di altri importanti ostacoli.

Cambiamenti climatici estremi che comportano siccità più frequenti e intensificate; cambiamenti irreversibili all'ecosistema africano, alla biodiversità marina, nonché alla ricca flora e fauna; non può essere di buon auspicio per il potenziale e le aspirazioni dell’Africa ad una rapida crescita economica.

Inoltre ipotecheranno le opportunità e il sostentamento delle generazioni future.

È vero, ci sono riserve e scetticismo sull’accuratezza delle previsioni e delle “previsioni apocalittiche” in relazione ai voluminosi dati scientifici finora raccolti.

C'è anche chi lamenta il clamore mediatico e le generalizzazioni generalizzate pronunciate in varie conferenze.

Ma nonostante queste differenze di enfasi, la gravità e l’urgenza della situazione saranno minimizzate solo a nostro rischio e pericolo collettivo.

In questa prospettiva e secondo il nostro modesto punto di vista, l’efficacia e l’impatto della nostra risposta collettiva sono positivamente correlati con i collegamenti e le sinergie che sviluppiamo in un triplice approccio: quello nazionale; continentale; e piattaforme e reti globali.

Le politiche che articoliamo e i meccanismi di attuazione che pianifichiamo a livello nazionale non forniranno la panacea primaria a questa sfida globale.

L’approccio di secondo livello che ha particolare rilevanza per il Summit sono i programmi che possono essere perseguiti a livello collettivo e continentale e che integrano i nostri sforzi nazionali individuali.

In questo contesto, l’Africa può sfruttare e incorporare le numerose misure scientifiche intraprese dagli attori globali nel settore per rafforzare le sue mirate misure di mitigazione.

A livello istituzionale, sarà importante per il nostro continente istituire un proprio gruppo consultivo africano professionale per intraprendere ricerche tempestive e integrare la letteratura disponibile sull’argomento.

La struttura può estendersi ai livelli regionale e nazionale, a seconda dei casi, in modo da generare ricerche e informazioni scientifiche complete e accurate che abbiano validità e applicabilità più ampie per tutte le parti costitutive.

L’Africa deve sforzarsi di promuovere e sviluppare quadri di cooperazione praticabili e attuabili sul cambiamento climatico a livello globale; o nella terza traccia.

Ciò è vitale sia per ragioni di sinergia sia perché l’Africa merita molto sostegno poiché è stata in gran parte la beneficiaria. In effetti, l’impronta delle sue emissioni di gas serra è stata e rimane relativamente piccola.

In conclusione, ricordo a questo incontro di agosto che l’Africa mobilita le proprie risorse piuttosto che tendere le mani per elargire sussidi che potrebbero aggravare la situazione esistente invitando interferenze e pratiche di corruzione, mentre mobilitare le nostre risorse consentirà e motiverà la creatività a livello di continente.

Invito tutti a non lasciarsi attrarre dai miliardi promessi dai cosiddetti donatori. Vorremmo piuttosto mobilitare le nostre risorse e uscire da questa dipendenza che comprometterà definitivamente tutto a livello del continente. Grazie. 

 

A cura di Enrico Vigna per Iniziativa Mondo Multipolare/CIVG