Diritto alla salute: da universalistico a discriminante è l’obiettivo della mercificazione della salute e privatizzazione della sanità

 

Riceviamo e rilanciamo questo importante contributo dei compagni di Interstampa al dibattito organizzato il 16 settembre 2023 dal PCI di Torino sul tema “Per una sanità pubblica a tutela della salute”. La difesa della sanità pubblica, inscindibile dalla lotta per la sicurezza ambientale e dei luoghi di lavoro, è al centro delle attività del CIVG, che si impegna a dare voce a tutte le realtà impegnate in queste lotte.

La realtà della sanità pubblica nel nostro paese è un quadro disastrato. Ce lo confermano i numeri: in 10 anni, dal 2010 al 2020, chiusi 111 ospedali, 113 pronto soccorso, perduti 37.000 posti letto. Il dato aggiornato ad oggi ce lo dà il Fronte della Gioventù Comunista che ha manifestato qualche giorno fa di fronte al Lingotto in difesa della sanità pubblica: DAL 2010 A OGGI 170 PRESIDI OSPEDALIERI CHIUSI (-15%) E 800 POLIAMBULATORI CHIUSI. Nel mentre le STRUTTURE OSPEDALIERE PRIVATE SONO DIVENTATE IL 48% DEL TOTALE sul territorio nazionale. È un quadro conseguenza inevitabile di una lucida e cinica politica di distruzione della sanità pubblica che ha inizio con il decreto legislativo 502 del 1992 del governo Amato e poi proseguita da tutti gli altri governi succedutisi fino ad oggi.

Quel decreto legislativo fu lo spartiacque che determinò il passaggio dalle USL alle ASL, introducendo il metodo gestionale manageriale delle strutture sanitarie e che introdusse per la prima volta la sanità privata all’interno delle strutture pubbliche con la cosiddetta “ATTIVITÀ LIBERO PROFESSIONALE INTRAMURARIA”.

Sono seguite leggi successive con limitazione del TURN-OVER tra il personale sanitario, TETTO ALLA SPESA per le assunzioni in sanità, NUMERO CHIUSO nelle facoltà di medicina; insomma, una lucida politica di distruzione dell’elemento importante dello stato sociale rappresentato dalla sanità pubblica, il tutto per lasciare spazio e incrementare la sanità privata che è stato il vero obiettivo perseguito dalla politica di depotenziamento e definanziamento della sanità pubblica.

Le carenze procurate da tale politica antisociale nella sanità pubblica ha determinato per le famiglie il ricorso alla sanità privata e a riguardo Bankitalia rileva che nel 2014 il 3,9% della popolazione aveva contratto delle polizze sanitarie, percentuale che nel 2020 è passata al 9,5% della popolazione. In 6 anni l’incremento è stato del 143%.

Un altro dato che dimostra la crescita di forme private di assistenza sanitaria ce lo fornisce l’”anagrafe dei fondi” rilevando che 2019 ben 15 milioni di cittadini erano coperti da fondi integrativi derivanti dalla contrattazione nazionale ed aziendale. Quello dei fondi integrativi contrattualizzati è un fenomeno che piace ai datori di lavoro perché beneficia di un trattamento fiscale di favore, ma evidenzia, contemporaneamente, la grave responsabilità delle organizzazioni sindacali sulla incentivazione e promozione della sanità integrativa, anziché contrastarla, rinunciando a quote di incremento salariale, per avere un trattamento sanitario di favore in strutture sanitarie private e convenzionate.

Inoltre il CENSIS rileva che nel 2021, a fronte di una spesa pubblica sanitaria di 127 miliardi, le famiglie hanno pagato di tasca propria nella sanità privata ben 36,5 miliardi con una incidenza del 28,9% sulla spesa pubblica. Rileva anche che la spesa sanitaria effettuata attraverso fondi contrattualizzati è arrivata a 4,5 miliardi con un incremento rispetto al 2012 del 43,7%.

Il sindacato della categoria dei medici rileva che già nel 2020 vi era un sottorganico di 10.000 medici con 8.000 dimissioni volontarie nel triennio che va dal 2019 al 2021. Questo ha determinato il peggioramento delle condizioni e carichi di lavoro per il personale sanitario dando origine ad un ulteriore fenomeno di criticità: e cioè la fuga dei medici dal servizio sanitario nazionale per andare o all’estero o diventare partita IVA alle dipendenze di COOPERATIVE e società di servizio.

Relativamente alla situazione specifica dei pronto soccorso l’organizzazione sindacale dei medici SIMEU rileva che attualmente c’è un sottorganico di 4.800 medici sul territorio nazionale e che solamente nel primo semestre del 2022 si sono licenziati volontariamente dal servizio sanitario nazionale 600 medici, 100 al mese.

La prospettiva futura della sanità pubblica è di definanziamento se si raffronta il 7,4% del PIL nel 2020 con la previsione del 6,2% del PIL nel 2025.

Se è vero che tutto nasce dalla legislazione che incentiva la sanità privata mentre penalizza la sanità pubblica, è pur vero che il sistema si consolida perché a questa logica liberista si adegua una parte di operatori sanitari che scelgono di operare in Attività Libero Professionale Intramuraria (ALPI), definita anche INTRAMOENIA, stabilendo un rapporto di lavoro in esclusiva con il SSN, ed un’altra parte sceglie di licenziarsi dal SSN per diventare “GETTONISTA” presso cooperative e società di servizi.

Occorre dare un giudizio obiettivo sul sistema dell’INTRAMOENIA: è un sistema che rappresenta una forma di ricatto, e quindi di speculazione sul cittadino il quale, se non può attendere i tempi delle liste a ticket è obbligato a mettere mano al portafoglio; la scelta della intramoenia non è un atto volontario, bensì una costrizione; è un sistema DISCRIMINANTE ed ESCLUDENTE perché non tutti hanno la possibilità economica di pagare il tariffario previsto. Infatti, il dato ISTAT del 2020 ci dà il 7% DELLA POPOLAZIONE, CIRCA 4 MILIONI DI CITTADINI, che rinunciano alle cure o perché non possono aspettare i tempi delle liste di attesa, o perché non se lo possono permettere economicamente.

Il sistema INTRAMOENIA è una vergogna perché mette a confronto la differenza di funzionamento rispetto alle liste di attesa a ticket: INTRAMOENIA con tempi di attesa brevi perché gli ingranaggi sono lubrificati dal denaro; la lista a TICKET con tempi di attesa lunghi perché non scorre il lubrificante denaro.

Sarebbe giusto e necessario aprire una campagna di moralizzazione tra il personale medico che opera in intramoenia per restituire il carattere di universalità al diritto alla salute. Nella sola ASL CITTÀ DI TORINO, visitando il suo sito si riscontrano 377 MEDICI operanti in intramoenia che fanno vetrina con i rispettivi tariffari concordati con la dirigenza ospedaliera.

Nella voragine di sottorganico nel personale medico ha avuto modo di svilupparsi il fenomeno delle cooperative e società di servizi che forniscono medici cosiddetti GETTONISTI i quali forniscono prestazioni tappabuchi per garantire il funzionamento dei reparti ospedalieri. Cooperative e società che ingaggiano il personale medico gettonista, che ha scelto di licenziarsi dal SSN e di diventare partita IVA, anche attraverso i social come Facebook, con trasferimenti anche da regione a regione. Sono medici itineranti che hanno perso il senso etico della professione che esercitano perché lo fanno per lauti guadagni. Un medico gettonista può arrivare a guadagnare più di un primario e le sue prestazioni arrivano a costare anche 900 euro per un turno di 12 ore. Ma il costo complessivo che deve sostenere l’ASL che beneficia della prestazione dello stesso gettonista arriva a superare i 1.500 EURO A TURNO. Il ricorso ai gettonisti comporta un costo che sta portando al collasso i bilanci delle ASL e viene effettuato attraverso una sorta di bluff, di inganno, perché il costo a bilancio non viene fatto figurare come costo per il personale, come dovrebbe, perché c’è un tetto di spesa fermo al 2018 non superabile; il costo del gettonista viene fatto figurare sotto la voce “BENI E SERVIZI”.

Il ricorso ai gettonisti rappresenta una forma di privatizzazione e forzata esternalizzazione di servizio sanitario, inevitabile se non si vuole bloccare il funzionamento dei reparti ospedalieri; e sul fenomeno la speculazione ci sguazza perché maggiore è la necessità di personale e maggiore è il prezzo per la prestazione erogata.

Il fenomeno delle cooperative fornitrici di medici gettonisti è agevolato dalla normativa vigente nel senso che l’incontro tra la domanda di personale e l’offerta delle cooperative è favorito dalla piattaforma digitale MEPA (Mercato Elettronico Pubblica Amministrazione) dando concretezza ad una vera e propria intermediazione di manodopera, anche se altamente specializzata. Sarebbe interessante richiedere l’accesso agli atti ai ministeri delle finanze e della salute per la quantificazione di questo enorme dispendio di risorse economiche.

Poi ci sono le forme di esternalizzazione di servizi sanitari per scelta politica delle amministrazioni. Territorialmente vicino a noi, nel Comune di Settimo Torinese, esiste un macro-esempio di esternalizzazione dei servizi sanitari deciso dalla Regione Piemonte rappresentato DALL’OSPEDALE CIVICO DI SETTIMO. È un ospedale che esiste dal 2009 che consta di 235 posti letto e occupa 150 operatori sanitari. Serve un territorio con un bacino di utenza di 1 MILIONE E 400 MILA CITTADINI e nei 14 anni di servizio ha fornito prestazioni sanitarie a 30.000 PAZIENTI DI CUI 20.000 CITTADINI DI SETTIMO E 10.000 DEI COMUNI LIMITROFI. Dal sito ufficiale della struttura sanitaria di Settimo si evince la molteplicità delle prestazioni sanitarie erogabili sul territorio e cioè: servizi di Oncologia, Cure palliative, Otorino, Neurologia, Chirurgia, Cardiologia, Ginecologia, Centro Trattamento Anti-fumo, Guardia medica - Consultorio - servizio di Radiologia - servizi di Medicina Legale e Neuro - Psichiatria infantile.

Fin dalla sua nascita la gestione dell’Ospedale Civico è stata affidata ad una SPA, la SAAPA spa, i cui azionisti sono l’ASLTO4, l’ASL Città di Torino, Comune di Settimo e la Cooperativa Frassati, la quale SPA dal luglio 2021 ha esternalizzato i servizi sanitari con appalti senza gara, con contratti semestrali, alla cooperativa CM Service.

A giugno 2021, l’Assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, ha commentato la relazione illustrativa prodotta dall'amministratore unico della società che gestisce il presidio con le seguenti affermazioni: “Stiamo lavorando per mantenere aperto e potenziare l'Ospedale civico Città di Settimo Torinese (S.A.A.P.A. Spa), martedì prossimo si incontreranno i soci pubblici, le due Asl e il Comune di Settimo con il mandato di individuare un percorso giuridico e amministrativo che consenta di raggiungere questo obiettivo, avendo di fronte due possibilità: l’attivazione di una nuova sperimentazione, oppure una gestione diretta in capo alle ASL. […]”.

Quanto sopra dimostra la possibilità della gestione diretta della struttura sanitaria in capo alle ASL Città di Torino e ASL TO4, internalizzando l’erogazione delle prestazioni sanitarie con personale alle dipendenze dirette delle ASL, e non esternalizzando ad aziende terze.

Ebbene, all’inizio di questo anno la Regione Piemonte, nonostante le precedenti e rassicuranti dichiarazioni, decide di mettere in vendita la struttura ospedaliera e cedere a terzi la gestione dei servizi sanitari. La gara per la vendita nel maggio di questo anno, con base d’asta di 50 milioni tutto compreso, ospedale e gestione servizi sanitari, va deserta.

A quel punto la Regione rinuncia alla vendita dell’ospedale ma mette a gara, con bando europeo, la gestione dei servizi ad un costo di 3 milioni e 250.000 euro per 6 mesi, dal 1° ottobre 2023 al 31 marzo 2024, come se si trattasse di un servizio stagionale. Un appalto il cui bando la Regione l’ha affidato alla SAAPA spa messa precedentemente in liquidazione.

Tutta questa descrizione chiarisce nella maniera più evidente di come la Regione Piemonte intenda farsi carico della tutela della salute dei cittadini: provare a cedere a privati ospedale e servizi sanitari; appaltare semestralmente l’erogazione delle prestazioni sanitarie a società terze, manco fossero servizi a carattere stagionale. E stiamo parlando di un ospedale la cui storia dimostra la sua necessità nel territorio in cui è ubicato.

 

PROPOSTA INIZIATIVE

Sarebbero necessarie delle iniziative sul territorio per arrestare questa deriva mercificante e speculativa sul tema importante come il diritto alla salute ed essendo la materia di responsabilità dell’Ente Regione sarebbe opportuno:

1. Chiedere alla Regione di BLOCCARE L’ESTERNALIZZAZIONE DELLA GESTIONE DEI SERVIZI SANITARI DELL’OSPEDALE CIVICO DI SETTIMO e di stabilizzare il rapporto di lavoro del personale sanitario che vi opera, evitando tra le altre cose, la precarietà occupazionale che le scadenze degli appalti comporterebbero.

2. Chiedere alla regione di RIMUOVERE IL NUMERO CHIUSO alle iscrizioni nelle facoltà di medicina del Piemonte e di consentire l’impiego degli SPECIALIZZANDI DAL 3° anno in poi nei reparti e ambulatori ospedalieri in cui si riscontrano carenze di organico per ridurre i carichi complessivi di lavoro e ridurre le liste di attesa.

3. Chiedere alla regione destinare le SOMME ATTUALMENTE UTILIZZATE PER L’IMPIEGO DI PERSONALE GETTONISTA A INCENTIVI RETRIBUTIVI PER IL PERSONALE DIPENDENTE OSPEDALIERO.

4. Chiedere alla Regione di ALLINEARE I TEMPI DI ATTESA delle liste a ticket ai tempi di attesa delle liste a intramoenia affinché sia effettivamente una libera scelta quella della intramoenia stessa.