Strage della ThyssenKrupp: un’altra beffa.

 

 

Tra le tante notizie ferragostane, eccone una che sembrerebbe fare un po’ di giustizia: Harald Espenhahn andrà in galera nel suo paese, la Germania.

Chi è? Per chi non lo ricordasse – dopo tutto tra processi, rinvii, ricorsi, cavilli vari sono ormai passati 16 anni dai fatti –  Espenhahn era l’amministratore delegato della multinazionale ThyssenKrupp nel cui stabilimento di Torino, la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi trovarono una morte orrenda. Investiti da un getto d’olio bollente sotto pressione  che provocò un’esplosione e il conseguente incendio, alcuni di loro – divenuti torce umane - moriranno sul colpo e altri dopo giorni di agonia.

Gli estintori e i sistemi antincendio erano scarichi o addirittura smantellati: del resto lo stabilimento era in chiusura e quindi non “valeva la pena” di rimetterli in funzione. Turni massacranti e nessuna sicurezza per spremere tutto il profitto possibile prima della chiusura: così i 7 operai morirono in modo atroce.

Nel 2016 terminò il processo ed Espenhahn, insieme ad altri, fu condannato dopo 5 gradi di giudizio, insieme ad altri dirigenti italiani e tedeschi, per omicidio colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche.

Ma se la giustizia è di classe in Italia e protegge sempre e comunque i padroni, come ben sappiamo noi che viviamo nel paese delle stragi sul lavoro e civili impunite, lo stesso accade anche in Germania.

Infatti solo ora la giustizia tedesca ha preso atto della condanna, ma Espenhahn e l’altro manager tedesco condannato con lui,Gerald Priegnitz, passeranno in cella soltanto la notte. Le leggi del Nord-Reno Westfalia consentono loro non solo di lavorare nei loro uffici di giorno, ma anche di tornare in famiglia nei fine settimana.

E la chiamano “giustizia”.

Per noi si tratta di un sistema economico, politico, sociale e legislativo (comune a tutti i paesi capitalistici) che riconosce come unico diritto quello della ricerca del massimo profitto; un sistema che considera normale che gli esseri umani siano sfruttati e muoiano per il profitto.

Per noi si tratta di un crimine contro l’umanità e, nel ricordare le vittime della ThyssenKrupp uccise un’altra volta, ricordiamo tutte le vittime dello sfruttamento capitalista e riaffermiamo la necessità di organizzarci e lottare per abbattere questo barbaro e inumano sistema.

 

Fonte: Comitato per la difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Sesto S. Giovanni, 21.8.2023