Notiziario Patria Grande - Ottobre 2022

NOTIZIARIO

OTTOBRE 2022

 

CENTRO LATINOAMERICANO DI ANALISI STRATEGICA / LA SCOPERTA DELL’AMERICA

Il giorno in cui scoprimmo i saccheggiatori europei

 

PAGINA 12 (ARGENTINA) / ESTERI / ELEZIONI IN BRASILE

Verso il terzo turno, di Atilio Borón

 

MISION VERDAD (CANALE TELEGRAM ) / ESTERI / HAITI

Haití sta lottando contro una nuova invasione diretta dagli Stati Uniti

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / UCRAINA

La guerra e le cause che non si spiegano

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSAGGIO DI DIAZ-CANEL A XI JINPING

Díaz-Canel si felicita con Xi Jinping per la rielezione alla guida del Partito Comunista Cinese

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CONGRESSO USA PROCESSA RUBIO

Il Congresso USA denuncia Marco Rubio

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ASSEMBLEA OSA

Assemblea Generale OSA: stessa sceneggiatura e stessi personaggi

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INCONTRO INTERNAZIONALE PC

L’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti per la prima volta a Cuba

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TERRORISMO CONTRO CUBA

Gruppi mercenari addestrati negli Stati Uniti per il terrorismo contro Cuba

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / G77 A CUBA

Cuba presiederà per la prima volta il Gruppo dei 77+Cina

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CENSURA DIGITALE MONDIALE

Facebook censura e chiude la pagina del sito Razones de Cuba

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / GIORNATA DELL’ALIMENTAZIONE

Cresce la fame


 

CENTRO LATINOAMERICANO DI ANALISI STRATEGICA / LA SCOPERTA DELL’AMERICA

Il giorno in cui scoprimmo i saccheggiatori europei

di Álvaro Verzi Rangel (*), 15 ottobre 2022

 

 

In molti paesi dell'America, l'arrivo di Colombo al continente si ricorda in modi diversi: "Giorno della decolonizzazione", "Giorno del Rispetto della Diversità Culturale", "Giorno dei Popoli Originari e del Dialogo Interculturale". In altri si va dal "Giorno per ripudiare il Colonialismo" o "Giorno della Resistenza Indigena", fino al "Giorno dell'Incontro di Due Mondi" o "Giorno della Scoperta dell’America", e perfino "Giorno di Colombo" o "Giorno dell'Ispanicità".  

Ma riguardo alla "celebrazione" dei 500 anni dell'arrivo dei depredatori conquistatori con la croce e la spada, l'euforia per la "scoperta" alimentata a partire dalle metropoli europee è calata. Anzi, quest’anno è passata quasi inosservata.  

In alcuni luoghi di Nuestra America si commemora anche l’11 ottobre come "Ultimo giorno di libertà e sovranità dei popoli originari dell'America". Nonostante i diritti dei popoli originari siano riconosciuti nelle costituzioni nazionali e da molteplici trattati internazionali, il trattamento da parte degli Stati, tuttavia, non si discosta troppo da quello ricevuto dai colonizzatori europei più di cinque secoli fa.

Wikipedia dice essere controverso l’utilizzo del termine “scoperta” riferendosi alla spedizione di Colombo, poiché dal punto di vista dell'umanità, l'America era già popolata ed era stata scoperta dai primi esseri umani giunti nel continente circa 14.000 anni fa, e dopo un approdo dei vichinghi nel X secolo. 

Esiste una chiara distinzione tra l'atto stesso della scoperta, intesa come la serie di viaggi effettuati dai navigatori spagnoli che giunsero in America e l'incontro tra culture, ed il successivo processo storico noto come la rapace e genocida conquista dell’America che gli europei realizzarono nel seguito.  

"Nel 1492 gli indigeni scoprirono di essere indios, scoprirono di vivere in America, scoprirono di essere nudi, scoprirono che esisteva il peccato, scoprirono di dovere obbedienza a un re e a una regina di un altro mondo e a un dio di un altro cielo, e che quel dio aveva inventato la colpa e il vestito e aveva ordinato di bruciare vivo chi avesse adorato il sole e la luna e la terra e la pioggia che la bagna", scrive l'uruguaiano Eduardo Galeano. 

"Il 12 ottobre 1492, il Capitalismo scoprì l'America. Cristoforo Colombo, finanziato dai re di Spagna e dai banchieri di Genova, portò la novità alle isole del Mar dei Caraibi. Nel suo diario della Scoperta, l'Ammiraglio scrisse 139 volte la parola oro e 51 volte la parola Dio o Nostro Signore", segnala Galeano in “Cinque secoli di proibizione dell'arcobaleno nel cielo americano”.  

"i suoi occhi non potevano stancarsi di guardare tanta bellezza in quelle spiagge, e il 27 novembre profetizzò: “Tutta la cristianità farà affari su di esse”. E in questo non si sbagliò. Colombo credette che Haiti fosse il Giappone e che Cuba fosse la Cina, e credette che gli abitanti della Cina e del Giappone fossero indigeni dell'India; ma in quello non si sbagliò" aggiunge. 

Il venezuelano Luis Britto García afferma che oltre agli usurai europei e alla banca multinazionale, anche lui, come americano, può reclamare risarcimenti e interessi. Risulta dall'Archivio delle Indie, documento su documento, ricevuta su ricevuta, firma su firma, che soltanto tra gli anni 1503 e 1660 arrivarono a Sanlúcar di Barrameda 185.000 chili d’oro e 16 milioni di chili d’argento provenienti dall'America. 

"Saccheggio? Non ci posso credere, sarebbe come pensare che i fratelli cristiani non rispettino il loro settimo comandamento. Spoliazione? Me ne guardi Tonantzin dall’immaginare che gli europei, come Caino, ammazzino per poi negare il sangue del fratello. Genocidio? Sarebbe dar credito a calunniatori come Bartolomé de Las Casas, che definiscono l’Incontro come Distruzione delle Indie, o a radicali come Arturo Uslar Pietri, che affermano che l'avvio del capitalismo e dell'attuale civiltà europea fu dovuto a quella valanga di metalli preziosi", aggiunge.   

Quei 185.000 chili d’oro e 16 milioni di chili d’argento che si rubarono 530 anni fa, dovrebbero essere considerati il primo di vari prestiti amichevoli dell'America per lo sviluppo dell'Europa. Il contrario sarebbe presupporre crimini di guerra, il che darebbe diritto ad esigerne non soltanto la restituzione immediata, ma anche il risarcimento dei danni.  

"Esportazioni di capitale così favolose non furono altro che l'inizio di un Piano Marshalltzuma per garantire la ricostruzione della barbara Europa, rovinata dalle sue deplorevoli guerre contro i musulmani, cultori dell'algebra, della poligamia, del bagno quotidiano e di altri risultati superiori della civiltà", afferma Britto. 

Nel giro di cinque secoli d’affari di tutta la cristianità, è stato distrutto un terzo delle foreste americane, desertificata molta della terra un tempo fertile e oltre la metà della popolazione non mangia più tre volte al giorno. Gli indios, vittime del più gigantesco saccheggio della storia universale, continuano a subire l'usurpazione degli ultimi resti delle loro terre, continuano ad essere condannati alla negazione della loro identità differente.  

In ambito finanziario, gli europei (spagnoli, britannici, portoghesi, francesi, olandesi, vaticani), sono stati incapaci - dopo una dilazione di 530 anni - sia di saldare i debiti in termini di capitali o interessi, sia di emanciparsi dalle rendite nette, dalle materie prime e dall'energia a basso costo che esporta loro il Terzo Mondo. 

Ma quello non è l'unico debito. Quanto pesa il sangue di 80 milioni di vittime? Quanto pesa la memoria cancellata di 10.000 culture? Quanto pesa il silenzio di 20.000 lingue? Dicono i pessimisti europei che la loro civiltà è in una bancarotta tale da impedirgli di tener fede agli impegni finanziari o morali.  

Ammazzare l'indio e salvare l'uomo, consigliava il colonello statunitense Henry Pratt. Molti anni dopo, il romanziere peruviano Mario Vargas Llosa spiega che non c'è altro rimedio che modernizzare gli indios, sebbene si debbano sacrificare le loro culture, per salvarli dalla fame e dalla miseria. Gli indios sono stati buona carne da cannone: dei 25.000 indigeni statunitensi inviati nella seconda guerra mondiale, ne morirono 10.000. 

Agli abitanti originari “si continua a proibire di vivere a modo loro, si continua a negare il diritto ad essere. All’inizio il saccheggio e l'omicidio dell’"altro" vennero compiuti in nome del Dio dei cieli. Ora si realizzano in nome del dio del Progresso. Tuttavia, in quell'identità proibita e disprezzata sfolgorano ancora delle chiavi di un'altra America possibile”, afferma Galeano. 

Gli indios delle Americhe vivono esiliati nella loro stessa terra. Il linguaggio non è un segno d’identità, bensì un marchio di maledizione. Non li contraddistingue: li smaschera. Quando un indio rinuncia alla sua lingua, comincia a civilizzarsi. Comincia a civilizzarsi o a suicidarsi? Si chiede. 

Sebbene l'arcivescovo Desmond Tutu si riferisse all'Africa, vale anche per l'America: "Vennero. Essi avevano la Bibbia e noi avevamo la terra. Ci dissero: ´Chiudete gli occhi e pregate´. E quando riaprimmo gli occhi, loro avevano la terra e noi la Bibbia". 

Ovviamente, non è la voce dei popoli originari che ha raccontato la storia dell'America. Alla vigilia della conquista spagnola, un profeta maya aveva annunciato: “Una volta finita l'avidità, si sbloccherà il viso, si slegheranno le mani, si scateneranno i piedi del mondo. E quando si scioglierà la bocca, che cosa dirà? Che cosa dirà l'altra voce, quella mai ascoltata?  

 

(*)Sociologo venezuelano, Condirettore dell'Osservatorio di Comunicazione e Democrazia ed analista senior del Centro Latinoamericano di Analisi Strategica (CLAE, www.estrategia.la)

 

Fonte: https://estrategia.la/2022/10/12/el-dia-que-descubrimos-a-los-saqueadores-europeos/

Traduzione a cura di Adelina B., Gruppo Patria Grande CIVG

 


 

 

PAGINA 12 (ARGENTINA) / ESTERI / ELEZIONI IN BRASILE

Verso il terzo turno

di Atilio A. Boron, 1° novembre 2022

 

 

Questa domenica si è svolta una battaglia elettorale cruciale in Brasile. Il risicato e snervante trionfo di Luiz Inacio "Lula" da Silva (snervante per la progressione dei dati che pubblicava il Tribunale Superiore Elettorale, mostrando per quasi due ore uno stretto vantaggio per Jair Bolsonaro) ha permesso al Brasile e a tutta l'America Latina di liberarsi di un sinistro personaggio che la confabulazione tra le classi dominanti ed il sicariato mediatico di quel paese aveva installato a proprio beneficio nel Palazzo dell'Alvorada a Brasilia. Lo strumento decisivo per raggiungere tale risultato è stata la proscrizione di Lula, decisa da un giudice corrotto, Sergio Moro, artefice ed esecutore di una gigantesca operazione di lawfare. Col risultato di ieri il Brasile comincia a voltare pagina e mettere al bando, speriamo definitivamente, un obbrobrio tanto aberrante come Bolsonaro; un pericoloso demagogo reazionario posseduto da un fanatismo paragonabile soltanto alla sua mancanza di scrupoli e al suo irresponsabile culto della violenza, che lascia al Brasile un doloroso retaggio. 

Sebbene i sondaggi pronosticassero un trionfo di Lula, in alcuni casi in modo ampio, la verità è stata ben diversa. Delle otto principali agenzie incaricate di rilevare l’orientamento dell'opinione pubblica soltanto una, delegata dall’associazione padronale Confederazione Nazionale del Trasporto, si è avvicinata al risultato finale prevedendo che Lula avrebbe vinto con uno scarto del 2.2%, pronosticando che il leader operaio avrebbe ottenuto il 51.1% dei voti contro il 48.9% di JB. Come sappiamo, il verdetto finale è stato: 50.9% contro 49.1%, una differenza dell’1.8%. L'IPEC/Globo vaticinava il 54% dei voti a Lula, con una differenza di 8 punti percentuali; la molto rinomata DataFolha prediceva un 52%, con 4 punti percentuali di distacco dal suo rivale. Tutte, salvo la prima, hanno sottovalutato il volume elettorale della destra radicale.

Si supponeva che una serie di eventi recenti avrebbe indebolito le possibilità di Bolsonaro. In primo luogo, il suo scarso coinvolgimento nel dibattito del secondo turno e, in secondo luogo, la pazzia del suo alleato Roberto Jefferson, che fece resistenza a colpi d’arma da fuoco e con tre granate contro l'azione di una pattuglia di polizia che lo doveva prelevare per ordine di un giudice; terzo, l'intervento della milizia bolsonarista nell'assassinio di Zezinho, ex consigliere comunale a Jandira (Sao Paulo) ed ex candidato deputato federale nelle recenti elezioni. Infine, la minaccia effettuata, arma in pugno, ad un membro del PT (Partito dei Lavoratori) da parte di un'importante alleata di JB, la deputata di estrema destra Carla Zambelli. Alcuni osservatori ritenevano che queste notizie avrebbero potuto erodere la base elettorale di Bolsonaro, ma la verità è che è successo esattamente il contrario. In realtà, ha aggiunto 7 milioni di voti rispetto al primo turno, mentre Lula ha accresciuto il suo bacino elettorale di poco più di 3 milioni.  

La conclusione che si può trarre da questi numeri è che si è consolidata in Brasile una destra dura, impermeabile di fronte a qualunque tipo di avvenimento/informazione che possa mettere in dubbio la legittimità e ragionevolezza della sua causa. Regna il più assoluto negazionismo in quell'eterogeneo conglomerato sociale. Il fervore religioso di umili bolsonaristi registrato dalle telecamere dei canali che hanno riportato la reazione popolare, parla di un'adesione al progetto della destra caratterizzata da un'intensità senza precedenti nella politica brasiliana. La destra è sempre stata molto forte in Brasile, in termini quantitativi. Ma ora parliamo dell'ardore con cui ampi settori popolari s’identificano con quel progetto, dove profondi contenuti religiosi s’intrecciano strettamente con progetti di tipo politico o socioeconomico. La mano di decine di migliaia di pastori evangelici, nella loro stragrande maggioranza molto reazionari, trapela assai chiaramente nel fervore quasi mistico esibito da coloro che si lamentavano, con pianti ed espressioni di dolore, per la sconfitta di Bolsonaro.

Nonostante il verdetto elettorale, sarebbe imprudente cantar vittoria. L'eredità lasciata da Bolsonaro è pesante e sarà duratura. Un paese praticamente diviso in due; una crepa vasta e profonda anche più di quella esistente in Argentina. Lula dovrà mettere insieme un governo molto competente per affrontare la crisi sociale, economica ed istituzionale tramandata dal suo predecessore. Il frenetico entusiasmo dei suoi sostenitori ieri notte, può trasformarsi in delusione in un primo momento e protesta nel seguito, se il nuovo governo non prende le dure misure richieste per mitigare la situazione critica, o se non lo fa con la rapidità necessaria. A tal fine dovrà contare su molte risorse finanziarie che difficilmente un Congresso con ampia maggioranza conservatrice sarà disposto a concedere. Pertanto, il trionfo elettorale è appena l'inizio di una lunga strada irta di ostacoli. L'ampia coalizione capeggiata da Lula - non dal PT, bensì da Lula - è stata la condizione necessaria per la vittoria, e questa componente unitaria è una lezione di cui l'Argentina attuale deve tener conto.  

Il dubbio sopraggiunge quando si prende in esame se questo stesso conglomerato politico dove scomodamente convivono forze storicamente avverse - come direbbe Borges, unite più dal terrore che suscitava Bolsonaro che dall'affetto reciproco - sarà capace di garantire la corretta direzione di marcia del governo e impedire cruciali diserzioni e letali episodi di "fuoco amico" man mano che si prenderanno le dure misure necessarie per affrontare con successo la crisi. Lula è cosciente dell'esistenza di questi ostacoli e sicuramente la sua astuzia ed il suo "polso politico" saranno importanti nel tentare di superarli. Ma soltanto con questi attributi non sarà sufficiente. Dovrà approfittare dell'ondata di entusiasmo popolare provocata dalla sua vittoria per svegliare dal letargo le masse popolari, che nei governi del PT vennero smobilitate su pressione degli impresari e dei (cattivi) consigli di economisti neoliberisti annidati nel governo. Gli uni e gli altri dicevano che il protagonismo e le mobilitazioni delle masse alteravano l'inesistente "calma dei mercati", una fandonia, perché se c'è qualcosa che mai è in stato di calma nel capitalismo sono i mercati, sistemi ipercinetici, frenetici e nervosi per eccellenza.  

Una volta insediato nel Planalto, Lula avrà bisogno più che mai di quelle masse popolari, combattive e nelle piazze, data la sfavorevole correlazione di forze in cui dovrà svolgere la sua azione di governo e l'urgenza di adottare un'ampia serie di politiche redistributive che saranno osteggiate con ferrea determinazione da una destra fanatizzata e padrona di un'impressionante base d’appoggio popolare. Auguriamoci che quando Lula le interpellerà rispondano positivamente al suo appello.

 

Articolo originale: https://www.pagina12.com.ar/493903-hacia-el-tercer-turno?ampOptimize=1

Traduzione a cura di Adelina B., Gruppo Patria Grande CIVG

 


 

MISION VERDAD (CANALE TELEGRAM ) / ESTERI / HAITI

Haití sta lottando contro una nuova invasione diretta dagli Stati Uniti

 

Haiti sta combattendo una nuova invasione guidata dagli Stati Uniti. I media stanno facendo la loro parte per giustificare l'intervento straniero: raccontano la situazione come fosse un'azione necessaria per porre fine a bande e violenze. La verità è che Washington sta conducendo ad Haiti colpi di stato e altre azioni di destabilizzazione da cento anni.
Nel 1915, i marines statunitensi invasero Haiti, dando inizio a una brutale occupazione durata 19 anni che uccise 15.000 persone. Gli americani saccheggiarono la ricchezza di Haiti, rubarono 100.000 acri di terra e si assicurarono uno stretto controllo sul paese per gli interessi commerciali statunitensi.

 

Mentre gli Stati Uniti si preparano a intervenire militarmente ad Haiti, ricordiamo ancora una volta che per più di un secolo gli haitiani sono stati da questi derubati del loro diritto alla sovranità. Ecco un post che lo documenta attraverso la successione di colpi di stato, invasioni e occupazioni.

 

Nel 1915, i marines statunitensi iniziarono una brutale occupazione di 19 anni che uccise 15.000 persone. Gli americani saccheggiarono le ricchezze di Haiti, rubarono 100.000 acri di terra e si assicurarono un pesante controllo sul paese per gli interessi commerciali degli Stati Uniti.

 

 

Gli Stati Uniti ricorsero ai lavori forzati per costruire strade e altre infrastrutture, e costruirono campi militari in tutto il paese. Nel 1920, Herbert Seligman scrisse su The Nation che gli haitiani costituivano bersagli a vista per i marines statunitensi e "le mitragliatrici erano puntate su folle di indigeni disarmati".
La brutale occupazione portò a un'insurrezione e i marines statunitensi scattarono una foto del ribelle haitiano ucciso, Charlemagne Peralte, che appesero nudo. La foto fu lanciata dagli aerei in tutto il Paese come avvertimento per coloro che resistevano all'occupazione statunitense.
Gli Stati Uniti installarono un governo fantoccio, un esercito brutale e una forza di polizia - sul modello delle forze di occupazione militari statunitensi - per sostituire i Marines dopo che nel 1934 se ne furono andati. L'occupazione statunitense diede il via a un secolo di invasioni e sfruttamento.
Il 30 settembre 1991, gli Stati Uniti tornarono ad appoggiare un colpo di stato contro il primo presidente democraticamente eletto di Haiti, il prete populista Jean-Bertrand Aristide. Aristide condusse una campagna su programmi a beneficio dei poveri e fu eletto grazie alla straordinaria organizzazione della gente comune di tutta Haiti.

 

Aristide attuò riforme efficaci e migliorò le condizioni di Haiti. Contrastò la corruzione, fermò le atrocità e il traffico di droga. La sua disobbedienza alle richieste degli Stati Uniti fu considerata inaccettabile. Gli Stati Uniti iniziarono a dichiarare falsamente che era un autoritario e che stava commettendo violazioni dei diritti umani.
Gli Stati Uniti crearono false organizzazioni per i diritti umani che contribuirono a destabilizzare il governo haitiano e, dopo 7 mesi, appoggiarono un colpo di stato installando una brutale giunta militare. La CIA era presente nel quartier generale dell'esercito haitiano durante il colpo di stato e le persone chiave che lo avevano diretto ricevettero denaro e addestramento negli Stati Uniti.
Il 20 settembre 1994, gli Stati Uniti invasero Haiti per reinstallare il presidente Aristide, a condizione che aprisse Haiti al dominio economico degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti avevano precedentemente sostenuto un colpo di stato contro di lui nel 1991 promettendogli di sviluppare Haiti e migliorare la vita dei poveri del Paese.

 

Nel 2004, le forze militari statunitensi rapirono il presidente haitiano Jean-Bertrand Aristide e lo costrinsero a lasciare il Paese con il colpo di stato che prevedeva un'occupazione USA/ONU e l’assassinio o la scomparsa di 8.000 sostenitori di Aristide.

 

 

Questo segnò il secondo colpo di stato degli Stati Uniti contro Jean-Bertrand Aristide; il primo fu nel 1991. Aristide è stato il primo presidente democraticamente eletto di Haiti. Sostenne i poveri e chiese alla Francia di rifondere Haiti di 21 miliardi di dollari per i loro crimini coloniali.

 

 

Gli Stati Uniti minarono Aristide bloccando gli aiuti umanitari vitali al Paese e finanziando l’opposizione politica e i ribelli armati che contribuirono alla sua cacciata nel 2004.
L'occupazione ONU di Haiti è ancora in corso. I cablogrammi statunitensi trapelati mostrano che gli Stati Uniti videro la forza delle Nazioni Unite come un importante modo per impedire alle forze "populiste e anti-mercato risorgenti" di ottenere il potere. Descrivono la forza delle Nazioni Unite come "uno strumento indispensabile per realizzare gli interessi politici degli Stati Uniti ad Haiti".
Alcuni dei risultati di Aristide sono stati: il miglioramento dell'assistenza sanitaria e dell’istruzione, il divieto della tratta di esseri umani, il miglioramento dei diritti umani e delle libertà politiche; il raddoppio del salario minimo, l’istituzione di riforme e di aiuti agli agricoltori e la fornitura di cibo e di alloggi a basso costo ai poveri.
Per ulteriori informazioni sul colpo di stato che rovesciò Jean-Bertrand Aristide, consiglio di leggere questo libro:

 

Le proteste contro la crisi politica e sociale ad Haiti continuano, mentre le potenze imperialiste stanno considerando di intervenire militarmente.

 

Le proteste ad Haiti sono aumentate contro le condizioni di povertà

che milioni di persone stanno affrontando e per opposizione politica al primo ministro Ariel Henry

 

Articolo originale:

https://t.me/misionverdad/2770

https://mobile.twitter.com/SpiritofLenin/status/1581681025293291521

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / UCRAINA

La guerra e le cause che non si spiegano

 

 

La ONU ha condannato gli attacchi più recenti della Russia contro le posizioni ucraine e le ha definite «una scalata inaccettabile».

Senza dubbio resta un vuoto sulla coerenza delle istituzioni internazionali che non si pronunciano in maniera imparziale in tutti i casi. E non è che stiamo difendendo la guerra, noi cerchiamo forme per evitarla o per lottare perchè termini, senza prendere partito con una delle parti.

Nel caso che consideriamo poniamo solo alcune domande:

Perchè durante i circa otto anni di attacchi delle forze dell’Ucraina alle regioni di Donetsk, Lugansk, Jersón e Zaporozhie dove la maggioranza della popolazione è di origine russa, dove sono morti migliaia di civili e altrettanti sono stati feriti, dove sono stati prodotti danni materiali incalcolabili, gli organismi internazionali, i governi occidentali e altri non hanno mai fatto dichiarazioni di sorta per condannare questi attacchi o per richiamare al dialogo pacifico?

La NATO, su istanza degli Stati Uniti, ha assediato, dall’Ucraina, le frontiere russe con armi e sistemi modernissimi di missili, un fatto che risulta quantomeno provocatorio e certamente fonte di frizione capace di scatenare una guerra. La comunità internazionale conosce qualche condanna di queste azioni realizzata dagli organismi creati per preservare la pace nel mondo?

Sono ancora fresche le evidenze dei bombardamenti della forze ucraine nelle zone vicine alla centrale nucleare di Zaporiyia, la più grande d’Europa. Ci sono state reazioni internazionali relativamente a questo grave pericolo oppure la sola visita degli ispettori dell’Organizzazione Internazionale dell’Energia Atomica è stata ritenuta sufficiente?

Ancora più recentemente, con una vera azione terroristica, è stata fatta saltare una parte importante del ponte che unisce la Crimea alla Federazione Russa, causando la  morte di quattro persone e interrompendo il transito su questa importante via. L’attentato è stato applaudito dalle autorità di Kiev e da alcuni governi dell’Europa, ma senza dubbio non è stato convocato il Consiglio di sicurezza dell’ONU, perlomeno per analizzare una così grave provocazione.

In tutta questa retorica antirussa, vale la pena citare parte delle «minacce» del presidente USA Joe Biden, che ha promesso che «Vladímir Putin renderà conto delle atrocità commesse durante la guerra».

Biden e il presidente ucraino Volodímir Zelenski hanno conversato telefonicamente e lo statunitense ha assicurato che «continuerà a fornire armi, aiuti militari e anche sistemi avanzati di difesa aerea al paese europeo».

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha avvisato che «se in questa guerra vince il presidente russo Putin, non solo sarà una grande sconfitta per l’Ucraina, ma anche per tutti noi», ovvero i paesi NATO.

Stoltenberg ha assicurato che la NATO metterà in atto esercizi militari delle forze di dissuasione nucleare, considerata la forma per evitare un’escalation. Neanche l’acqua è più trasparente. Si tratta  di giocare con il fuoco e sperare di non ustionarsi.

 

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 18 ottobre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSAGGIO DI DIAZ-CANEL A XI JINPING

Díaz-Canel si felicita con Xi Jinping per la rielezione alla guida del Partito Comunista Cinese

 

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha inviato sabato 22 ottobre le più calde felicitazioni a Xi Jinping in occasione della sua rielezione come Segretario Generale del Comitato Centrale del

Partito Comunista della Cina nel recente XX Congresso appena concluso.

Nel messaggio inviato al massimo dirigente politico cinese, Díaz-Canel ha espresso la sua convinzione che «con la sua guida, il Partito Comunista e il popolo cinese continueranno a ottenere nuove conquiste nella costruzione del socialismo nella nuova era», e ha quindi aggiunto: «Gli apporti teorici e pratici realizzati dalla sua guida danno continuità al lavoro di diverse generazioni dei suoi militanti e sono apprezzati come pietre miliari nell’adattamento del socialismo cinese alle particolarità nazionali e dell’epoca attuale».

Il mandatario cubano ha sottolineato che, come ha ben espresso lo stesso Xi Jinping, la Cina e Cuba sono buoni amici, buoni compagni e buoni fratelli: «Ci fa piacere constatare la fiducia politica reciproca e la maturità che caratterizzano i profondi vincoli d’amicizia e cooperazione», ha affermato.

Ha quindi assicurato che sono stati raggiunti importanti consensi a favore delle relazioni bilaterali, e ha confermato la volontà di continuare con il leader cinese a incoraggiare l’orientamento politico degli esemplari legami tra i Partiti,i governi e i popoli dei due Paesi basati sull’amicizia e la fratellanza, e che continueranno a lavorare per ampliare, rinforzare e perfezionare «in maniera da contribuire allo sviluppo sostenibile delle due nazioni, al benessere dei popoli e all’irreversibilità e vitalità del socialismo a livello mondiale».

Infine, rivolgendosi a Xi Jinping, Diaz-Canel gli ha augurato successo nella realizzazione di una così alta e nobile responsabilità: «Riceva un abbraccio fraterno, e la nostra più alta considerazione, con il nostro apprezzamento, che estendiamo a tutti i militanti comunisti cinesi e specialmente al suo generoso ed eroico popolo», ha concluso.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 23 ottobre 2022

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CONGRESSO USA PROCESSA RUBIO

Il Congresso USA denuncia Marco Rubio

 


Carlos Lazo. Foto: Prensa Latina

 

Membri dell’organizzazione statunitense Ponti d’Amore, guidata da Carlos Lazo, hanno sporto una denuncia presso il Comitato Etica del Senato degli Stati Uniti contro il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio per violazioni etiche e legali, scrive Prensa Latina.

In una lettera indirizzata a Christopher Coons e James Lankford, rispettivamente presidente e vice presidente del Comitato Etica della Camera Alta del Congresso, i firmatari del movimento solidale hanno denunciato Rubio per «attacchi poco etici e infondati» contro membri di Ponti d’Amore, specificatamente contro Lazo e altri cittadini statunitensi che appoggiano la partecipazione ai cortei mensili organizzati per sostenere la fine delle sanzioni imposte dalla Casa Bianca a Cuba, ha precisato l’agenzia di stampa.

Precedentemente, il senatore aveva chiesto pubblicamente al Burò Federale delle Indagini che facesse luce su Lazo, la sua  organizzazione e coloro che la appoggiano.

Così termina il comunicato: «Consentire che un senatore degli Stati Uniti utilizzi la sua posizione per attaccare e maltrattare gli attivisti per la pace dovrebbe essere motivo di preoccupazione per la totalità di questo corpo».

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 11 ottobre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ASSEMBLEA OSA

Assemblea Generale OSA: stessa sceneggiatura e stessi personaggi

 


La OSA è un’appendice della politica statunitense contro l’America Latina

Foto: Ambasciata del Venezuela in Spagna.

 

Tre settimane fa il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha criticato le attuali funzioni della OSA, ma in precedenza aveva già invocato la sua sostituzione con altro organismo regionale. Riferendosi a questa organizzazione anti democratica, ha rimato: «La OEA, que cosa más fea», da una canzone del cantautore cubano Carlos Puebla. (in italiano si traduce: «La OSA che cosa bruttissima»).

Ma la OSA, disgraziatamente, esiste, e la sua funzione di avamposto nei piani d’intervento statunitensi nella regione costituisce il primo punto dell’agenda di qualsiasi politica a stelle e strisce.

Il 6 ottobre è iniziata a Lima, in Perù, l’Assemblea Generale della nefasta istituzione anti latinoamericana con la partecipazione del segretario di Stato nordamericano Antony Blinken, come per far sì che nessuno dimentichi che la OSA è un’ appendice della politica statunitense contro la regione. Blinken, sapendo che il segretario generale Luis Almagro non gode più del seppur minimo prestigio per guidarla, ha scritto la sceneggiatura di questa assemblea.

Lui e Almagro hanno cercato di imporre la presenza di un inviato dell’impostore venezuelano Juan Guaidó in rappresentazione del Venezuela, Paese che per dignità due anni fa usciva dall’organizzazione. Quattro governi hanno alzatola mano a favore: Stati Uniti, Canada, Paraguay e Guatemala, mentre altri 19 si sono opposti.

Purtroppo, non ottenendo il quorum necessario di 23 voti contrari necessari, i quattro si sono imposti ai 19 - che democrazia! - e il rappresentante di Guaidó, anche se non ha partecipato, mantiene il suo status di delegato del Venezuela.

Questa sconfitta per l’inviato di Washington e per il suo buffone, Luis Almagro, non ha inciso a quanto sembra sull’atteggiamento di Guaidó, che ha ringraziato coloro che «hanno assunto l’impegno di democrazia» accettando il suo rappresentante nell’istituzione.

L’agenzia spagnola EFE, sempre attenta a quello che avviene nei Forum della OSA, ha citato il Segretario di Stato statunitense quando ha chiesto ai Paesi della regione di condannare in forma    inequivocabile i regimi autoritari di Nicaragua, Cuba e Venezuela».

Blinken nell’occasione ha anche attaccato la Russia e ha chiesto a tutti i Paesi lì rappresentati di condannare il Governo di Mosca per le sue azioni in Ucraina.

 

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 7 ottobre 2022

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INCONTRO INTERNAZIONALE PC

L’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti per la prima volta a Cuba

 

 

Dal 27 al 29 ottobre si è svolto il XXII Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, per la prima volta all’Avana, con l’obiettivo di realizzare uno spazio di riflessione, scambio e collaborazione rispetto alla lotta dei lavoratori e dei popoli di fronte all’aggressione imperialista.

“Uniti siamo più forti” è stato lo slogan di questo forum al quale appartengono attualmente 117 partiti dei cinque continenti. Cuba ha accolto delegati di 65 paesi, 82 forze politiche e 31 delegazioni guidate dai relativi Primi Segretari.

Questa riunione contribuisce alla riflessione sulle enormi sfide che affrontano le forze della sinistra di fronte all’offensiva imperialista a livello globale, e risalta la necessità di continuare a rinforzare l’unità, la solidarietà e la concertazione di questi partiti nella lotta dei popoli per la loro vera e definitiva emancipazione.

In accordo con le informazioni pubblicate sul sito web del Partito Comunista di Cuba (PCC), l’Isola grande delle Antille valuta l’incontro come uno spazio utile e necessario per lo scambio e la cooperazione tra queste organizzazioni in un momento caratterizzato da una forte offensiva del capitalismo neoliberale contro i diritti dei lavoratori, da una campagna anticomunista feroce e da crescenti minacce alla pace e alla stabilità internazionale.

Il PCC ha partecipato a tutti gli incontri realizzati dalla sua fondazione apportando proposte che hanno contribuito a sollecitare l’unità e la solidarietà internazionale tra i partiti comunisti e operai, senza posizioni escludenti.

Il Forum è l’organizzazione dei partiti comunisti più antico e ampio che esiste e ha sviluppato un lavoro sistematico dalla sua fondazione nel 1998, in Grecia.

 

Milagros Pichardo e GM per Granma Internacional, 24 ottobre 2022

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TERRORISMO CONTRO CUBA

Gruppi mercenari addestrati negli Stati Uniti per il terrorismo contro Cuba

 


Una delle organizzazioni, recentemente smascherata dal Telegiornale

della Televisione Cubana, si chiama  Autodifesa del Popolo (ADP)

 

Gruppi controrivoluzionari si addestrano brutalmente e impunemente nel territorio degli Stati Uniti con l’obiettivo di mettere in atto azioni di terrorismo nella nostra Patria approfittando del difficile contesto che il nostro paese vive per via della crisi mondiale generata dalla pandemia e dall’inasprimento del blocco economico statunitense contro l’Isola, una situazione aggravata dal devastante uragano che ha colpito alcuni giorni fa la zona occidentale di Cuba.

Una di queste organizzazioni, smascherata recentemente dal Telegiornale della Televisione Cubana, si chiama Autodifesa del Popolo (ADP) e conta su un piano d’azione e una struttura molto ben organizzata su vari livelli di comando, ed è diretta da un consiglio di guerra che ha come presidente  il noto terrorista Manuel Milanés.

Tra i propositi della ADP c’è l’appoggio finanziario, logistico e mediatico a coloro che in Cuba si prestano per i suoi malsani propositi, ha affermato Lázaro García Ríos, reclutato da questa organizzazione per commettere azioni violente contro obiettivi economici in vari punti del territorio nazionale, motivo della sua reclusione e reo confesso.

García Ríos ha detto che alla guida di questi obiettivi ci sono Willy González, tesoriere delle cosiddette Autodifese del Popolo, e Alfredo González, incaricato di reclutare nuovi adepti nel Paese attraverso le reti sociali, offrendo ricariche, denaro e altri regali.

Per concretizzare le azioni violente, la ADP dispone di armi moderne come lanciamissili, mitragliatrici, pistole e granate oltre a diverse imbarcazioni, come ha dichiarato García Ríos, e tutto questo davanti agli occhi del governo statunitense che, lungi dall’affrontare queste azioni, ha cinicamente inserito Cuba nella sua lista dei Paesi patrocinatori del terrorismo.

Niente di tutto questo è nuovo per l’Isola. Dallo stesso 1959, elementi controrivoluzionari protetti dagli USA hanno intrapreso azioni che, fino al 1999, hanno provocato 3478 morti e 2099 invalidi, oltre a enormi danni economici.

Tra le principali azioni di terrorismo ci sono state il sabotaggio della nave a vapore francese La Coubre, l’incitamento al banditismo, i mitragliamenti e i bombardamenti di città, paesi e fabbriche di zucchero, gli incendi dei campi di canne da zucchero, l’assassinio di lavoratori e miliziani, sabotaggi a uffici commerciali e sedi diplomatiche all’estero, oltre ai tentativi di attentati contro i principali dirigenti della Rivoluzione.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 4 ottobre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / G77 A CUBA

Cuba presiederà per la prima volta il Gruppo dei 77+Cina

 


Bruno Rodríguez Parrilla, ha sottolineato che questa elezione

è «un altissimo onore» e un’ enorme responsabilità»

 

Il Ministero delle Relazioni Estere ha informato sul suo sito web che Cuba è stata eletta per presiedere nel 2023 il Gruppo dei 77 più la Cina (G77), formato da due terzi dei Paesi membri della ONU.

È la prima volta che l’Isola grande delle Antille coordinerà il G77 creato con il proposito di dare voce ai diseredati per lottare contro un ordine internazionale ingiusto, che sfrutta e che esclude.

Il  membro del Burò Politico del Partito e ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha sottolineato che questa scelta è «un altissimo onore e un’enorme responsabilità».

Ha poi sottolineato l’appoggio unanime all’elezione di Cuba, un riconoscimento al suo impegno storico con la difesa delle posizioni e dei legittimi interessi dei Paesi in via di sviluppo.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 24 settembre 2022

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CENSURA DIGITALE MONDIALE

Facebook censura e chiude la pagina del sito Razones de Cuba

 

In un chiaro tentativo di far tacere la voce del popolo cubano nella sfera digitale, da martedì 25 ottobre non è più disponibile il contenuto della pagina Facebook del sito Razones de Cuba.

La missione del sito da quando è stato fondato, è stata la denuncia dell’attività terrorista e sovversiva del governo degli Stati Uniti contro l’Isola in tutte le sfere della vita sociale.

La censura della pagina è operata nel contesto della limitazione della portata dei nostri media nazionali sulla piattaforma social avvenuta martedì 25 «per essere filo-cubana», e fa parte della strategia permanente di guerra mediatica contro Cuba.

Gli amministratori della piattaforma non hanno ricevuto alcuna notifica ufficiale in risposta ai loro reclami: Facebook ha chiuso senza avvisare, notificare o dare possibilità di ricorso. Si tratta di un’azione discrezionale e ingiustificata che trasgredisce alle norme della stessa comunità virtuale e viola il diritto alla libertà d’informazione.

Lo staff editoriale di Razones de Cuba ha denunciato il carattere arbitrario dell’operazione e ha richiesto a Facebook di ristabilire la pagina  immediatamente.

Al di là di questa azione coercitiva, Razones de Cuba continuerà a denunciare la vocazione imperialista del governo degli Stati Uniti e la sua politica ostile verso l’Isola.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 25 ottobre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / GIORNATA DELL’ALIMENTAZIONE

Cresce la fame

Giorno dell’Alimentazione. Foto: Prensa Latina

 

Nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’umanità rischia di soffrire un altro anno di fame record per la crisi alimentare mondiale che inghiotte sempre più persone. Nei primi mesi del 2022, Prensa Latina ha pubblicato un articolo che informava che la cifra degli affamati nel mondo è cresciuta da 282 milioni a 345 milioni, per cui il piano delle operazioni del Programma Mondiale degli Alimenti (PMA) per il 2022 è diventato il più ambizioso nella sua storia.

Attualmente, le necessità alimentari del pianeta si aggravano per effetto di una serie di crisi provocate dalle alterazioni climatiche, dai conflitti e dalle pressioni economiche.

Il PMA, quest’anno, ha ampliato i suoi obiettivi d’assistenza alimentare per giungere alla cifra record di 153 milioni di persone; a metà anno aveva già prestato assistenza a 111,2 milioni di individui, informa Prensa Latina.

Il direttore esecutivo del Programma, David Beasley, ha assicurato che stiamo affrontando una crisi alimentare mondiale senza precedenti e tutto indica che non abbiamo ancora visto il peggio considerando che negli ultimi tre anni le cifre della fame hanno rapidamente raggiunto nuovi picchi:

«Voglio essere chiaro: le cose possono peggiorare e lo faranno, a meno che non si faccia uno sforzo coordinato in grande scala per affrontare le cause profonde di questa crisi. Non ci possiamo permettere un altro anno con cifre record di fame», ha avvertito.

La successione frequente dei conflitti porta ai più vulnerabili difficoltà enormi, e in questo senso la guerra in Ucraina ha rallentato il commercio mondiale, aumentato i costi del trasporto e dei tempi di consegna e lasciato gli agricoltori senza accesso alle risorse di cui hanno bisogno.

Inoltre, la capacità di risposta dei governi è limitata dai loro stessi problemi d’indebitamento, mentre cresce la minaccia di recessione mondiale.

Il PMA prevede di stabilizzare - e, nella misura possibile, di costruire - sistemi alimentari nazionali e catene di rifornimenti resistenti. Tra le sue azioni ha moltiplicato di sei volte l’assistenza in Sri Lanka in risposta alla crisi economica, ha ampliato le operazioni in Somalia a fronte della minaccia della fame e ha offerto assistenza alimentare a due afgani su cinque, ha informato l’agenzia.

Di fronte all’aumento dei costi dell’assistenza umanitaria e all’incremento dei tempi di consegna, il PMA ha differenziato la sua rete di fornitori favorendo gli acquisti locali e regionali. Nell’anno in corso, il 47% degli alimenti sono giunti da Paesi nei quali il programma è operativo per un valore totale di 200 milioni di dollari e hanno inoltre ampliato la consegna dei trasferimenti che, attualmente, rappresentano il 35% dell’assistenza  alimentare d’emergenza.

Senza dubbio, gli sforzi per soccorrere una parte dei più vulnerabili si effettuano in un difficile contesto mondiale nel quale il numero delle vittime della fame estrema sale rapidamente.

Per questo è necessaria un’azione globale a favore della pace, della stabilità economica e dell’appoggio umanitario.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 16 ottobre 2022