Inquinamento da idrocarburi e fioriture algali nel Lago di Pertusillo (Basilicata): nuove ricerche confermano le accuse dei comitati popolari.

 

 

A cura del gruppo Lavoro & Ambiente del CIVG

Si ringrazia Camilla Nigro (Osservatorio Popolare Val d’Agri – Libera Basilicata) per gli utili commenti e segnalazioni

 

Il Lago di Pietra del Pertusillo è un invaso artificiale esteso su una superficie di 7.5 chilometri quadrati, con una capienza massima di 155 milioni di metri cubi, situato a 532 m sul livello del mare in località Pietra del Pertusillo, fra i comuni di Grumento Nova, Montemurro e Spinoso, in Basilicata. Venne costruito fra il 1957 e il 1962 con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, a sbarramento del Fiume Agri.

Con i suoi quasi 100 m di altezza, lo sbarramento garantisce l’approvvigionamento di acqua potabile, la produzione di energia idroelettrica e l’irrigazione di centinaia di migliaia di ettari di terreno tra Basilicata e Puglia. È un’opera che ha segnato le comunità locali fin dalla sua realizzazione, e che per qualcuno ha causato al territorio ferite di portata altrettanto grave di quelle inflitte dai drammatici terremoti del 1857 e del 1980: la sua costruzione suscitò le vane speranze dei contadini locali, che impiegati come operai videro inizialmente migliorare il proprio tenore di vita per poi ritrovarsi, a opera ultimata, privi di un lavoro e di un terreno, e pertanto inesorabilmente costretti a emigrare, contribuendo così al depopolamento dell’area.

D’altra parte, al netto delle drammatiche vicende sociali passate, ormai la diga e il Lago di Pertusillo rivestono un’importanza ambientale notevole, garantendo acqua potabile a milioni di persone fra lucani e pugliesi, e costituendo l’habitat per numerose specie di pesci, uccelli, mammiferi e piante che ne popolano le acque o gli immediati dintorni. Difatti, il Lago è un sito di interesse comunitario (SIC), inserito nello splendido scenario del Parco dell’Appenino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

Da tempo il Lago è al centro dell’attenzione degli ecologi, che fra l’altro ne studiano le comunità algali, e in particolare quella frazione invisibile a occhio nudo che prende il nome di fitoplancton; esso comprende, per esempio, le ben note diatomee, ma anche i cosiddetti cianobatteri, le alghe verdi unicellulari, i dinoflagellati, etc. Questi microscopici abitanti delle acque del lago rivestono un’importanza cruciale, in quanto costituiscono la base della sua catena alimentare. L’effetto “benefico” esercitato da questi microrganismi può tuttavia essere compromesso da una loro proliferazione incontrollata (in inglese si parla di “harmful algal blooms”, ovvero “fioriture algali nocive”), indotta ad esempio dall’aumento delle concentrazioni di fattori che ne condizionano lo sviluppo (si parla di “eutrofizzazione”), come il fosforo e l’azoto, o da un ridimensionamento delle popolazioni di predatori che di queste microalghe si nutrono; la conseguente fioritura massiva di certi organismi fitoplanctonici, spesso avvertibile per l’alterazione cromatica delle acque, può dare luogo a un cospicuo rilascio di tossine, con potenziali rischi non soltanto per la fauna acquatica, ma anche per l’uomo.

Ma fra le sostanze che possono influenzare le comunità fitoplanctoniche, innescando fioriture eccezionali, vi sono anche gli idrocarburi e le sostanze utilizzate per facilitarne l’estrazione. E qui la vicenda del Lago Pertusillo si complica… Da anni è infatti in corso una battaglia condotta a colpi di indagini scientifiche, che vede fronteggiarsi da un lato i comitati popolari della Val d’Agri e dall’altro un colosso industriale come l’ENI. Una contesa che in questo caso specifico riguarda la qualità dell’ambiente acquatico, ma che si ricollega alla lotta più generale per la qualità di tutti i comparti ambientali del territorio lucano, dall’aria al suolo, pesantemente compromessi dalle attività del gigante petrolifero.

È importante precisare che il Lago Pertusillo si trova a valle di una rete di più di 27 pozzi per l’estrazione di idrocarburi, a cui si aggiunge l’area industriale dove sorge il noto “Centro Oli Val d’Agri” (COVA), da tempo al centro di numerose inchieste giornalistiche e giudiziarie. Ed è dal 2010, in concomitanza con un importante episodio di fioritura algale, che gli studi evidenziano come nelle acque del Lago si registrino valori anomali di metalli pesanti e idrocarburi, oltre che anomale morie di pesci…

Stando a quanto si legge in un report di ENI risalente al 2014 (p. 61) “l’invaso [del Pertusillo] ha da sempre presentato caratteristiche di trofia accentuate e condizioni geomorfologiche tali da non escludere un precoce interramento della conca lacustre, con una conseguente riduzione delle capacità autodepurativa dell’invaso”. In effetti, all’inizio degli anni ’80 lo studioso Aldo Musacchio riportava in un articolo: “siamo di fronte ad un bacino che evolve verso una condizione di eutrofia, che per ora si manifesta periodicamente”. Sempre secondo quanto riporta ENI nel suo report “Le principali cause che conducono all’eutrofizzazione del Pertusillo sono da ricercare nella biomassa trasportata nel bacino, ossia quantitativi di sostanza organica derivante dalla fitta vegetazione che circonda il lago, dagli scarichi idrici che vi confluiscono (dilavamento stradale, depuratori civili, industriali e zootecnici, scarichi abusivi, ecc.), dalla qualità degli immissari, ecc. A oggi, non essendo state svolte le necessarie e periodiche operazioni di pulizia idraulica, le condizioni trofiche del lago, seppure in netto miglioramento, sono comunque tali da non escludere futuri fenomeni di fioriture algali eccezionali, simili a quelli verificatisi nella primavera del 1976 e del 2010”.

Questi passaggi raccontano solo una parte della verità. Il fatto che le fioriture algali possano verificarsi indipendentemente dalla contaminazione delle acque del lago da parte di idrocarburi è certamente vero, e lo dimostra il fatto che questi episodi si registrassero ben prima che ENI inaugurasse in modo capillare le operazioni di estrazione a partire dai primi anni ‘90. Ma ciò non toglie che, specialmente dopo la diffusione a macchia di leopardo degli impianti ENI nell’area, questi episodi di fioritura eccezionale possano essere legati anche (e verrebbe da pensare sempre più frequentemente) a possibili perdite di greggio. La narrazione adottata da ENI, ça va sans dire, disincentiva le indagini finalizzate a verificarne le responsabilità, liquidando la questione delle fioriture algali nel Lago del Pertusillo come un dato di fatto quasi inevitabile, dovuto fondamentalmente a cause naturali.

Se si dimostrasse con chiarezza la relazione tra alcune fioriture algali e la presenza di idrocarburi nelle acque del Lago la vicenda si farebbe piuttosto inquietante, perché ci si troverebbe di fronte a un problema duplice: microrganismi potenzialmente in grado di emettere tossine che per di più proliferano grazie alla presenza nella colonna d’acqua di un cocktail di sostanze tossiche, in grado di accumularsi nelle loro cellule, in quelle dei loro consumatori e nel tessuto adiposo di pesci e uccelli che se ne cibano. Con ovvie ripercussioni per la biodiversità del Lago, oltre che per le popolazioni locali…

Già nel 2012, un’indagine promossa dal Ministero della Salute evidenziava la compresenza di tossine algali, metalli pesanti, policlorobifenili e idrocarburi in numerosi esemplari di pesci del Lago Pertusillo. Incidentalmente, era l’anno in cui Gianluca Griffa (morto suicida nel 2013), allora responsabile sicurezza del COVA di Viggiano, denunciava ai vertici della sua società importanti criticità negli impianti. Nel 2017 ENI ammetteva pubblicamente la perdita, verificatasi tra agosto e novembre 2016, di 400 tonnellate di greggio dai serbatoi del COVA, localizzato a pochi chilometri dall’invaso. Episodio “minimo e superficiale” dichiarava il massimo dirigente di ENI, Descalzi. A febbraio 2017 grandi chiazze di colore marrone scuro comparivano nel Pertusillo. “L’acqua è nera per le alghe” sostenevano l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata e il governatore regionale Marcello Pitella. Del resto, pochi anni prima, tra il 2014 e il 2015, nel Pertusillo si erano verificati episodi di fioritura algale correlabili a elevate concentrazioni di fosforo nelle acque, attribuite ad attività agricole. Dunque, per l’amministrazione locale “Esistono due questioni: una riguarda lo sversamento da una delle quattro cisterne all’interno del Cova, l’altra le macchie colorate sulle acque della diga del Pertusillo”. Nel secondo caso si trattava di alghe, che non avevano nulla a che fare con possibili perdite di idrocarburi dal COVA. “È un fenomeno che ciclicamente si ripeterà, perché del tutto naturale” concludevano gli amministratori.

Discorso chiuso allora? Non proprio: nel 2017 le microalghe erano sicuramente sovrabbondanti nel Pertusillo, ma a quanto pare anche gli idrocarburi; e in più, tra fioritura algale e contaminazione c’era una strettissima relazione.

Lo ha stabilito un’indagine recentemente pubblicata sulla rivista internazionale Remote Sensing (gruppo editoriale MDPI). Un team coordinato da Milena Bruno dell’Istituto Superiore di Sanità, incrociando dati satellitari e biologici, ha evidenziato la contemporanea presenza di greggio e masse algali nel febbraio 2017 nelle acque del Lago. Fortunatamente (si fa per dire) in questo caso la massiccia fioritura del dinoflagellato Peridinium umbonatum non causò emissione di tossine. Insomma, all’inquinamento da idrocarburi non si aggiunse l’ulteriore rischio di intossicazione indotta da microalghe. Per questa volta…

Tre mesi dopo la fioritura delle microalghe, nel Lago si venne a instaurare una comunità di cosiddetti batteri idrocarburoclastici, in grado di degradare gli idrocarburi più recalcitranti ancora presenti nelle acque, come evidenziato in un altro lavoro, pubblicato nel 2021 sulla rivista Environmental Science and Pollution Research. Un chiaro segnale di come l’ecosistema del Pertusillo stesse cercando di ristabilire l’equilibrio perturbatosi mesi prima a causa dello sversamento. Una prova ulteriore di come gli idrocarburi al Pertusillo ci siano arrivati eccome, e abbiano impattato fortemente le sue comunità biologiche.

A quanto pare, i “cittadini con la provetta in mano” o “scienziati in cerca di autore”, come lì definì con sarcasmo il governatore Pittella, avevano ragione a nutrire qualche dubbio a proposito della narrativa aziendale e governativa. D’altronde, lo spirito critico di donne e uomini che coraggiosamente si oppongono allo scempio della loro terra, è lo stesso che muove la scienza.

 

Per approfondire

 

D’Ugo et al. (2021). Characterization of microbial response to petroleum hydrocarbon contamination in a lacustrine ecosystem. Environmental Science and Pollution Research 28, 26187–26196.

 

Eni in Basilicata. Local report 2014.

 

Laneve et al. (2022). Remote Sensing Detection of Algal Blooms in a Lake Impacted by Petroleum Hydrocarbons. Remote Sensing 14 (121).

 

Le Cronache Lucane (2017). Pittella: «Sono solo alghe» Ma politica e associazioni non lo credono: «Le macchie del Pertusillo celano altro».

 

Musacchio, A. (1981-1982). Il fitoplancton invernale ed estivo dei principali bacini della Basilicata. Delpinoa 23-24, 99-113.