Notiziario Patria Grande - Novembre 2021

 

NOTIZIARIO

NOVEMBRE 2021

 

 

 

Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (COPINH)

Comunicato per la vittoria elettorale di Xiomara Castro

 

TELESUR BLOG / ANALISI / HONDURAS POST ELEZIONI

Honduras: Xiomara e le sue grandi sfide

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ELEZIONI IN VENEZUELA

Venezuela, un super democratico KO

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Obrador accusa l'FMI della crisi economica e sociale a livello mondiale

 

GRANMA (CUBA) / ANALISI / LA RICERCA E LA CULTURA NELLE SOCIETA’ COLONIZZATE

La violenza delle opinioni in un sistema "rotto"

 

GRANMA (CUBA) / DIRITTI UMANI / TORTURE A GUANTANAMO

C’è un posto a Cuba dove si pratica la tortura

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / LE PROTESTE DEI MERCENARI

Yunior non è un ingenuo, e l’agente Fernando lo prova

 

 

COPINH (Honduras), 30 novembre 2021

Comunicato per la vittoria elettorale di Xiomara Castro

 

 

Il Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras (COPINH) rispetto alla vittoria elettorale di Xiomara Castro nelle elezioni presidenziali comunica quanto segue: 

PRIMO: Celebriamo con cautela ma con speranza la vittoria di Xiomara Castro, eletta come la prima presidentessa dell’Honduras, che ha infranto il dominio maschile del potere esecutivo nella storia dell’Honduras e l'egemonia golpista autoritaria prolungatasi per oltre 12 anni. 

SECONDO: Esortiamo il nuovo governo eletto a concretizzare le proposte di giustizia sociale per l’Honduras, giustizia per le donne e uomini martiri, e a promuovere i cambiamenti strutturali necessari attraverso la convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente Popolare, che dia luogo al processo rifondativo per la costruzione di un Honduras fatto di diritti e inclusione. 

TERZO: Facciamo appello al nuovo governo, eletto dalle maggioranze stanche e sfruttate dell’Honduras, ad allontanare dal proprio interno gli opportunisti, banditi e corrotti per non replicare il passato, e ad avvicinarsi ai settori popolari, contadini ed indigeni per la costruzione di un Nuovo Honduras. 

QUARTO: Esortiamo il nuovo governo a perseguire con giustizia, d'ora in avanti e in modo contundente, chiunque abbia saccheggiato i fondi pubblici a beneficio proprio. 

QUINTO: Il COPINH manterrà la sua posizione inflessibile contro le ingiustizie, le diseguaglianze, i violatori dei diritti delle comunità, ed alzerà la sua voce contro tutto quanto sia contrario al benessere e allo sviluppo delle comunità

INFINE: Alle organizzazioni sociali ed ai cittadini che hanno coscienza ricordiamo che un progetto di cambiamento radicale e profondo della nostra società, implica necessariamente proseguire la lotta, il confronto, l’organizzazione per smantellare i poteri di fatto che avversano i diritti delle maggioranze e l’esercizio del potere popolare. 

"L’Honduras non si rifonda da solo, saremo noi, donne e uomini, a rifondarlo" 

 

La Esperanza, Intibucá - 30 novembre 2021

"Con la forza ancestrale di Berta, Lempira, Mota, Iselaca ed Etempica si alzano le nostre voci

piene di vita, libertà, dignità e pace!"

 

Fonte:  COMUNICADO ante la victoria electoral de Xiomara Castro - COPINH

 


 

TELESUR BLOG / ANALISI / HONDURAS POST ELEZIONI

Honduras: Xiomara e le sue grandi sfide

 

Intervista di Carlos Aznares a Gilberto Ríos

 

Ci mettiamo in comunicazione con l'Honduras per parlare della vittoria che Xiomara Castro ha ottenuto con una netta differenza sul suo diretto contendente. Xiomara lavorava da tempo a questa vittoria ed è una delle figure fondamentali della resistenza honduregna da quando suo marito Manuel Zelaya fu rovesciato.
Adesso ha vinto contro un candidato di destra, l'attuale sindaco di Tegucigalpa Nasry Asfura. Per parlare di questa storia abbiamo contattato Gilberto Ríos, membro del Partido Libre e dei Movimenti ALBA.

Gilberto, congratulazioni a te e al popolo honduregno per questa vittoria.
Sono molto contento del vostro interesse, saluto tutti i compagni di tutta la lotta latinoamericana. Siamo molto felici per il trionfo di Xiomara, dopo 12 anni di battaglie. Ora ci attendono nuove sfide. Vi parlerò di queste e della situazione del Paese che abbiamo ereditato, che è abbastanza catastrofica. Però sì, c'è grande euforia popolare per la vittoria di Xiomara.

Vorrei che facessi una sintesi, per chi non conosce la situazione, su chi è Xiomara Castro e qual è stata la sua lotta in questi ultimi 12 anni.
Xiomara è stata “primera dama” dal 2006, ma fin da subitò si smarcò da questo ruolo “decorativo” assumendo la responsabilità della “Red Solidaria”. La rete è stato un progetto svolto in collaborazione con l'ONU e altre istituzioni internazionali, focalizzato sulla lotta contro la povertà e la miseria nel Paese.
C'era un programma di sostegno con fondi di trasferimento condizionati, sostanzialmente un sistema di assistenza sociale molto efficace. In quel modo ottenemmo una significativa riduzione della povertà e della miseria, soprattutto nel secondo e terzo anno. I dati macroeconomici del presidente Manuel Zelaya sono significativi e tutti i suoi funzionari sono stati molto diligenti. Fu anche inventato un metodo di correzione, ma il lavoro di Xiomara è sempre stato caratterizzato da una costante abnegazione, perché andava nelle comunità, viveva la loro realtà, si occupava dei problemi delle persone.
Quando iniziò la sua campagna, a Xiomara fu chiesto di mostrare alcune foto del lavoro della Red Solidaria e le rispose: “Non ho mai scattato una foto di me stessa mentre offrivo aiuti a una famiglia, non ho mai pensato che questo sarebbe stato parte del mio lavoro politico”. Praticamente, di tutto il lavoro di Xiomara noto a tantissime donne e famiglie in tutto il Paese dei settori più poveri della popolazione, non è mai stata fatta propaganda perché era un lavoro onesto, mirato a soddisfare le necessità del Paese.
Quando ci fu il colpo di stato, lei si rifugiò per una settimana in un'ambasciata, ma subito dopo si unì al “Frente Nacional de Resistencia Popular”. Era il Fronte contro il colpo di Stato, e da lì accompagnò le marce, subì i fumi dei lacrimogeni insieme a tutti noi, fu vittima della della repressione e fu umiliata dalla polizia nazionale e dall'esercito, che non le permisero il transito sul territorio nazionale. Nonostante ciò, mantenne una posizione ferma per tutto il tempo, è stata una leader popolare tra le masse che si ribellavano ogni giorno nelle strade.
È stata la nostra prima candidata quando abbiamo creato, un anno e mezzo dopo il golpe, il Partido Libre, e in un anno abbiamo vinto le elezioni con Xiomara al timone. La verità è che stato straordinario il lavoro fatto durante la campagna e l’enorme sostegno popolare che abbiamo ricevuto.
Nel 2017 subimmo la frode elettorale. Anche in quell’occasione Xiomara si sarebbe candidata, ma rinunciò cedendo la sua posizione a Salvador Nasralla per avvicinare anche i settori di centrodestra alla richiesta per la cessazione della dittatura. Ma ci un’ulteriore frode, ancora più vergognosa, sull'alleanza che aveva vinto con più di 10 punti. Xiomara disse: “Se do di nuovo la mia candidatura non la mollo più”, e grazie alla sua leadership e alla sua tenacia, un mese prima della fine delle elezioni si unirono tutte le forze di opposizione del Paese.
È una donna straordinaria, è stata presidente di COPAL Mujeres, e amministratrice dei beni della sua famiglia. Non è un’opportunista, è una persona che ha studiato economia aziendale, ha grandi capacità. Conosce lo Stato e conosce i bisogni della gente.

Bisogna anche evidenziare l’incrollabile lotta del tenace popolo honduregno, perché se ne parla poco, ma ci sono stati molti morti, molte persone sono state ferite, torturate, picchiate, imprigionate, ci sono stati giornalsiti assassinati. Questi sono stati 12 anni di una dittatura molto dura, fraudolenta, perché ha un volto democratico tra mille virgolette, ma ha sempre fatto ricorso ai militari per soggiogare la gente.
Sì, è stata molto crudele, ha perseguitato i leader dell'opposizione, ha esiliato molte persone, ci sono stati omicidi politici, compresi casi come quello di Berta Cáceres, estremamente significativo nella lotta dei nostri popoli indigeni contro l'estrattivismo e tutte le eterne battaglie dei popoli indigeni dell’Honduras, da sempre emarginati e attaccati. Abbiamo desaparecidos nelle comunità Garífuna da più di un anno, e le autorità non ne parlano.
Abbiamo martiri di 12 anni, più di 89 tra operatori della comunicazione e giornalisti assassinati in 10 anni. La repressione è stata fortissima contro l’informazione e la libera espressione, contro quasi tutte le libertà. Oggi si possono passare dai 6 agli 8 anni in carcere per questioni di opposizione minore, c'è una persecuzione permanente contro gli insegnanti organizzati e altri sindacati.
Ho detto che una delle necessità più importanti del governo di Xiomara è rafforzare il partito, in tutta la sua struttura, per sostenere il governo, ma anche per sostenere il movimento sociale e popolare. Ricordo che quando stavamo per fondare il partito ho avuto un incontro privato con il comandante Daniel Ortega e lui ci ha detto che la fondazione di un partito era un passo corretto, molto positivo, ma non bisogna trascurare la forza popolare, il potere popolare, perché in Honduras, a differenza del resto del Centroamerica, i lavoratori avevano ottenuto molte delle conquiste grazie alla sindacalizzazione e alla forza del movimento popolare.
In Honduras c'è una tradizione molto importante, con lo sciopero del 1954 in particolare, degli scioperi dei lavoratori delle compagnie bananiere, e da lì provengono molte delle conquiste di oggi e di ieri, perché molte sono state soppresse dalla dittatura in 12 anni, come ad esempio la legge sul lavoro orario che nega ogni forma di diritto del lavoro, di anzianità, di diritti sociali. Tutta questa riflessione che c’è stata tra gli strati sindacalizzati e i settori organizzati non fermerà il governo di Xiomara, e anche questi rafforzeranno la gestione del governo di riconciliazione che formeremo nel lungo periodo.

Stavi parlando delle sfide, immagino che ci sarà molto da correggere, sia nella polizia che nelle forze armate, perché hanno svolto un ruolo repressivo in tutto questo tempo.
Sì, sono coinvolti nel traffico di droga, nella criminalità organizzata e in altri tipi di reati, ma sono settori della polizia e dell'esercito che sono stati molto vicini al potere all'interno di quelle istituzioni. Abbiamo informazioni che ci sono molte persone che sostengono anche il Partido Libertad y Refundación: nonostante il loro spirito di corpo, non accompagnano la follia raggiunta da questo governo. Ci sono stati dissidenti all'interno dell'esercito e persino tre colpi di stato all'interno della polizia in questi 12 anni, scioperi che hanno rivelato cose molto gravi. Quindi questi corpi non sono omogenei, ci sono criteri diversi al loro interno.
Recentemente ho avuto un colloquio con un collega dell'Università di Giornalismo che doveva scrivere una nota sulla scuola militare del paese, la Escuela de Defensa: ci sono civili che seguono lezioni e corsi e c'è stato un momento in cui si diceva che hanno dovuto interrompere l'addestramento della polizia perché si erano formati molti professionisti onesti che erano entrati in contrasto diretto con i loro dirigenti e superiori, perché la connessione tra polizia, traffico di droga e criminalità organizzata, ad esempio, è molto evidente. Lo sviluppo di queste istituzioni è stato ostacolato e abbiamo l'obbligo di professionalizzarle. Al momento c'è un buon atteggiamento nei confronti del governo di Xiomara Castro, c'è già un accordo sul rispetto della transizione.

Ha sorpreso questa settimana leggere la comunicazione del governo degli Stati Uniti che si congratula con Xiomara. Lo dico per sottolineare quanto abbia influito e influisca il governo degli Stati Uniti attraverso la sua ambasciata in Honduras.
Ci sono due spiegazioni: la prima è la questione geopolitica, la situazione degli Stati Uniti in questo momento, che mantiene spazi a livello internazionale in termini di egemonia commerciale, ecc. Quella che conosciamo come la base capitalista nordamericana. Questo ha portato a una disputa in America Centrale, e in parte in America Latina, con le relazioni commerciali con la Cina. Xiomara ha promesso relazioni con la Cina, e questo ha fatto sì che l'ambasciata degli Stati Uniti reagisse diversamente. Penso che la gestione Biden sarà diversa da quella di Hilary o Trump, che hanno abbastanza sostenuto questo governo.
Credo che in parte abbia anche a che fare con il fatto che alla Casa Bianca hanno dato priorità alla migrazione, nel senso che costituisce una delle cinque questioni più importanti nella rielezione di Biden. Se non controllava la stabilità politica in America Centrale, gli esodi di massa negli Stati Uniti si sarebbero molto complicati. Hanno parlato con l'Esercito e la Polizia che hanno molta influenza in queste istituzioni e nel pubblico ministero. Un ministero pubblico completamente compromesso nel narcotraffico, come la Corte Suprema di Giustizia che è allo stesso livello della grande mafia che controlla l'Honduras, che è la malavita del narcotraffico.
Hanno parlato con tutti questi e hanno detto loro che non avrebbero permesso la frode, e hanno neutralizzato la possibilità di farla perché sono interessati a normalizzare un po' le cose in Honduras, a liberarsi di quell'alleato scomodo che è il traffico di droga, come loro stessi lo hanno definito quando arrestarono il loro fratello lanciando un messaggio ben chiaro, e lo condannarono all'ergastolo più 30 anni per un traffico di oltre 250 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti. Non sono accuse da poco.
A quanto pare, questa impresa del traffico di cocaina dell'attuale presidente Hernández è iniziata, secondo i rapporti dell'ADEA, nel 2004. Siamo di fronte a poteri extranazionali di traffico di droga che muovono decine di miliardi di dollari, superiori addirittura ai budget dei nostri Stati. La lotta contro questo problema è piuttosto ìmpari. Ma non c'è nulla che uno Stato ben organizzato o un partito forte e consapevole non possa sconfiggere, ed è su questo che scommetteremo nel governo di Xiomara.

E' immaginabile che il governo Xiomara torni a far parte di ALBA-TCP?
È una domanda molto frequente, Carlos, e voglio risponderti con convinzione: non ci sono state elezioni nel resto dell'America Latina, né conflitti interni, né attacchi dell'imperialismo che il partito non abbia denunciato tempestivamente. Siamo molto puntuali con il lavoro di denuncia del Forum di San Paolo, il presidente Zelaya mantiene la comunicazione con tutti i leader latinoamericani, e mantiene tutte le nomine possibili a livello internazionale. Come coordinatore del partito, non ha delegato nessuno, è stato personalmente molto attivo su questa questione internazionale. Ha sempre sostenuto con grande convinzione la Rivoluzione Cubana, il Nicaragua e il Venezuela, non c'è mai stato nessun raffreddamento in tal senso. Speriamo di tornare a tutte le possibili forme di integrazione latinoamericana e di crearne altre, di completarle, di fare tutto ciò di cui c’è bisogno in tal senso, o di nutrirle, come ha detto il comandante Chávez. Ci uniremo, perché crediamo nella necessità dell'integrazione. Anche questo è nello statuto del partito.

 

Traduzione a cura di CIVG, gruppo Patria Grande

Articolo originale: Honduras, Xiomara y los grandes desafios

https://www.telesurtv.net/bloggers/honduras-xiomara-castro-blog-20211203-0002.html

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ELEZIONI IN VENEZUELA

Venezuela, un super democratico KO

 

 

Da quando la rivoluzione bolivariana ha preso il potere nelle urne più di due decenni fa, per i detrattori del chavismo si è cronicizzato il «daltonismo» neoliberale: ne sono così affetti che vedono la poltica come una palla e non considerano le basi.

Non sono casuali la condanna e il fallimento sperimentato dalla destra venezuelana e dal suo padrino, che hanno perso 27 delle 29 elezioni negli 21 anni di processo bolivariano.

Chiunque dotato di buon senso potrebbe dedurre che a forza d’inciampare nelle basi, alla fine la destra estremista e il suo patron dovranno pur alzare i piedi, e invece li hanno sollevati solo per metterli sulla gola dei cittadini, per strangolarli con operazioni come il congelamento dei fondi e dei contanti all’estero e le sanzioni contro funzionari, imprese ed entità economiche del Paese.

Lo "strangolatore" ha preteso anche questa volta di scaricare sul governo bolivariano la colpa delle difficoltà che proprio lui ha procurato, e ha dato per scontato che il popolo avrebbe comunque sopportato le sanzioni. Ma da uno studio recente della Società di consulenza Datanálisis, seppur di marcato segno antibolivariano, è emerso il contrario.

Secondo l’inchiesta, il 76,4% disapprova le sanzioni al settore petrolifero. Un risultato precedente della stessa agenzia aveva evidenziato un 90% di rifiuto da parte della popolazione alle misure imposte dagli Stati Uniti.

Per la ventinovesima volta nei gli ultimi vent'anni, questo popolo è stato l'artefice di una vittoria elettorale e, con la sua vittoria in 20 su 23 stati e in presenza di più di 300 osservatori internazionali provenienti da 55 paesi, il Polo Patriottico ha dato un super democrfatico KO alla destra.

La differenza principale del movimento bolivariano rispetto a coloro che lo avversano, sta proprio in questa determinazione e questa capacità di appoggiarsi sulle basi. Se gli oppositori, invece, le considerano, è solo per rubare le proprietà pubbliche.

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha definito «viziate» le elezioni venezuelane del 21 novembre. Non sorprende che il perdente non accetti la sconfitta, il gioco questa volta gli è riuscito proprio male.

José Llamos Camejo e GM per Granma Internacional, 23 novembre 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Obrador accusa l'FMI della crisi economica e sociale a livello mondiale

 


Il presidente Andrés Manuel López Obrador durante la sua conferenza mattutina nel Palazzo Nazionale,

a Città del Messico, il 25 ottobre del 2021. Photo: La Jornada

 

Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha accusato il Fondo Monetario Internazionale della decadenza economica e sociale a livello mondiale.

In un discorso nella raffineria di Dos Bocas, in Tabasco, il presidente ha detto: «Non sono d’accordo con le politiche dell'FMI. Le rispetto, ma non posso credere in strategie che stanno provocando la decadenza economica e sociale nel mondo, responsabili a livello mondiale insieme a quelle di altri organismi finanziari internazionali», ha riportato l’agenzia russa Sputnik.

L'affermazione è stata pronunciata dopo la decisione dell'FMI di trattenere gli investimenti nella raffineria di Dos Bocas, con il chiaro intento di fare ingerenza.

AMLO ha aggiunto: «Sostenendo questi organismi, la maggior responsabilità ricade sui governi neoliberali, a loro sottomessi, perchè applicano senza senso critico le loro raccomandazioni che ricevono» e ha poi ha affermato che, in precedenza, il Messico doveva sempre considerare gli Stati Uniti come cliente privilegiato consegnando ad essi il petrolio anticipatamente anche in condizioni di interesse sfavorevoli.

«Gli Stati Uniti hanno sempre formato gli addetti alla politica economica messicana per mettere in atto la loro influenza economica attraverso l'ideologia», ha proseguito AMLO, sostenendo che in contrasto con altri governi, gli Stati Uniti avevano imposto la loro politica economica ed avevano vessato il Messico con misure che puntavano a compromettere la sovranità del Paese, che ha invece reclamato il rispetto della sovranità.

Il presidente Obrador ha dichiarato inoltre che il modello neoliberale ha dimostrato il suo fallimento, e che parlerà di questo al Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel suo viaggio del prossimo 9 novembre. La sua visita a Nuova York, ha detto, prevede esclusivamente la riunione del Consiglio di Sicurezza e l'incontro con il segretario generale dell'ONU, António Guterres. Ha quindi aggiunto che arriverà a New York la notte dell'8 novembre e, il giorno seguente, dopo l'incontro, ritornerà in Messico.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 26 ottobre 2021

 


 


GRANMA (CUBA) / ANALISI / RICERCA E CULTURA NELLE SOCIETA’ COLONIZZATE

La violenza delle opinioni in un sistema "rotto"

 
 

Tony García Álvarez, professore della Universidad Tecnológica dell'Avana José Antonio Echeverría, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook il testo completo e originale di un messaggio di posta elettronica ricevuto da un suo collega a cui è stata negata la pubblicazione di un articolo proposto a una delle riviste del consorzio John Wiley & Sons, Inc., sostanzialmente per il semplice fatto di vivere a Cuba.

Il messaggio dice: «Questa rivista apprezza i contributi di tutto il mondo, ma dobbiamo rispettare le leggi e i regolamenti stabiliti dalle sanzioni. Nel processo di revisione di routine del suo documento abbiamo notato che uno o più autori risiedono in una nazione attualmente sanzionata. Questo però non ostacola la pubblicazione dell’articolo da parte dell'editore se (*):

1) L'autore non compare in nessuna delle seguenti:

• Lista consolidata di persone, gruppi ed entità soggette a sanzioni finanziarie dell’Unione Europea;

• Lista consolidata di obbiettivi di sanzioni finanziarie dell’Ufficio d’Implementazione delle Sanzioni Finanziarie del Regno Unito;

• Lista delle sanzioni dell’Ufficio degli Attivi Stranieri del Dipartimento del Tesoro degli USA;

• Lista consolidata delle sanzioni del Dipartimento del Commercio e Temi Esteri dell’Australia o della Corea del Nord, Crimea o Sudan del Sud;

2a) e non è dipendente dei governi di Iran, Siria o Cuba; oppure

2b1) sta preparando articolli nella sua «capacità personale» (in altre parole, «non come rappresentante ufficiale o in nome di un governo sanzionato»); oppure

2b2) lavora per un’istituzione accademica o di ricerca in cui la ricerca e l’educazione sono la funzione principale dell’entità.

Avendo verificato gli autori rispetto alle eccezioni precedenti, non possiamo prendere in considerazione il trattamento del manoscritto».

Poche volte sono stati presentati in maniera così chiara i meccanismi interni del funzionamento del blocco contro l’Isola. Non càpita con tutti, e ogni anno si pubblicano molti articoli su questa stessa piattaforma o in altre più o meno frequentate in distinte aree del sapere. Ma càpita, e come ha segnalato la recente edizione di Palabra, il profesor Ayuban Gutiérrez Quintanilla ha detto che questa è una dimostrazione che Cuba non si relaziona con il mondo – o meglio, il mondo non si relaziona con Cuba – in termini normali.

Non è una cosa che ci sorprende, anche se non possiamo dire di esserci abituati: nessuno si abitua mai a queste cose.

Credo che alla fine si possano trarre due riflessioni: la prima è sul grande carico di violenza che porta con sé il Blocco. E non mi focalizzo sugli Stati Uniti, dato che il Blocco, com’è stato detto in molte altre occasioni, non è altro che la forma specifica che adotta la violenza imperialista. Nel caso di Cuba, dal 1962.

Violenza cristallizzata in altre forme e in altri contesti come colpi di Stato, Guerra Fredda, interventi militari, e un lungo e vario curriculum. Il Blocco è un’azione di violenza in tutti gli ambiti, e non si può tralasciare quello culturale. L’obiettivo è «cancellare» l’Isola dalla mappa dell'immaginario collettivo del mondo.

Il capitale non può permettere che esista nella mente delle persone l’idea che a Cuba esistano scienza, pensiero, intelletto e sviluppo, un progetto di emancipazione.

Questo spiega perchè ci sono stranieri che si stupiscono di trovare certe marche di automobili nel Paese, o che i cubani si intrattengano con loro in libere conversazioni. Qualcuno conserva ancora l’idea che Fidel ci annunciava il coprifuoco con una cornetta tutti i giorni in Piazza della Rivoluzione. Credetemi, non sto inventando niente.

La teoria generale della conoscenza del Nord contro la dicotomia civiltà/barbarie: da una prospettiva eurocentrica è totalmente funzionale che nell’immaginario collettivo si sia installata l’idea che è solo dentro i «suoi» modelli di società che si può realmente coltivare l’intelletto e seminare il futuro e il progresso.

L'Africa, l'Asia e l'America Latina sarebbero solo grandi «villaggi barbari» dove non c'è nessuno che possa capire la Fisica Nucleare, la Scienza dei Materiali o gli ultimi sviluppi della creazione artistica. Relegando il Sud del mondo alla «barbarie», diventa più facile soggiogarlo.

È proprio da qui che deve partire la nostra riflessione: quante volte anche noi abbiamo applicato questo stesso tipo di violenza, a dispetto di quanto la combattiamo nei nostri discorsi e nei nostri media? Come diceva Freire: «Quando l’educazione non è liberatrice, il sogno dell’oppresso è diventare oppressore».

La seconda riflessione è sulla decadenza del sistema di pubblicazione e comunicazione scientifica su scala globale. Che un editore si arroghi il diritto di vietare in maniera discrezionale una pubblicazione per ragioni di politica extraterritoriale, e che non si sottoponga nemmeno a una critica conseguente, è una totale aberrazione.

Ma non dobbiamo limitarci a «correggere» un aberrazione quando è l'intero sistema – attraverso il quale comunichiamo la scienza – ad essere compromesso. Non vorrei essere male interpretato: la revisione inter pares è un grandissimo passo avanti nella storia della scienza, ma la revisione inter pares risolve un elemento: la validità della conoscenza e delle buone pratiche scientifiche ed etiche per mezzo delle quali si arriva ad essa. Ma non risolve i problemi della comunicazione della conoscenza, né la su applicazione ai contesti specifici di ogni Paese, né la relazione delle politiche pubbliche con questa conoscenza, nè il suo controllo nelle successive applicazioni tecnologiche. E tanto meno risolve, come abbiamo visto, l'eccessiva politicizzazione del processo di pubblicazione scientifica.

Dopodiché, se conformiamo tutto l’universo della ricerca scientifica alla revisione inter pares, si darà luogo a tutta una serie di problemi strutturali; si chiuderà sempre più la bolla accademica e si aprirà la breccia tra i generatori e gli utenti di questa conoscenza; si produrrà uno sbilanciamento tra la pubblicazione in riviste d’alto impatto – e sappiamo che «l’impatto» ha molto a che vedere con le ragioni economiche e di egemonia culturale – e la comunicazione della scienza nei Paesi di origine; si disegneranno politiche pubbliche nel mondo accademico e a livello di Paese basate primariamente sulle pubblicazioni e non su altri parametri; si atrofizzeranno i meccanismi collegiali di controllo sull’applicazione delle tecnologie, perchè «è gia stato pubblicato».

Come parte dei Paesi del Sud del mondo, non dobbiamo lasciare che il frutto del nostro intelletto sia gestito da "consorzi" appartenenti all’egemonia scientifico-tecnologica capitalista: dobbiamo trovare strade d’integrazione orizzontale per sviluppare lavori di ricerca, comunicare la scienza con il pubblico e sovvertire l'immaginario collettivo, frutto del colonialismo culturale imperialistico su come deve funzionare l’esercizio di generazione, validazione, diffusione e controllo della conoscenza. Un’integrazione che dev’essere a doppio senso tra i popoli del Sud e tra questi e il resto del mondo. Una cultura nuova necessaria nella lotta per società più giuste.

Kenneth Fowler Berenguer e GM per Granma Internacional, 31 ottobre 2021

 

(*) L’autore dell’articolo non appare in nessuna delle liste citate.

 


 

 

GRANMA (CUBA) / DIRITTI UMANI / TORTURE A GUANTANAMO

C’è un posto a Cuba dove si pratica la tortura

 


Sollecitazioni sensoriali, privazioni del sonno, isolamento, posizioni stressanti, immersioni in acqua ghiacciata sono solo alcune delle torture usate nella Base Navale di Guantánamo. Photo: Hispan TV

 

Majid Khan, detenuto nel carcere dell’illegale base navale di Guantánamo, ha recentemente presentato a una giuria del tribunale militare costituita da otto ufficiali, una testimonianza inquietante delle torture e degli abusi subiti dopo gli attacchi dell’11 settembre del 2001 alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono.

Khan, nato in Arabia Saudita e cresciuto in Pachistan, è stato condannato venerdì 29 ottobre a 26 anni di carcere in seguito alla sua ammissione di colpevolezza per avere supportato il gruppo fondamentalista islamico Al Qaeda.

Nel quadro della sentenza gli è stata concessa la trascrizione agli atti della sua testimonianza in merito alla sua esperienza di permanenza nel super carcere, e questa è ora il primo allegato degli abusi commessi contro un detenuto reso pubblico dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, ha scritto il quotidiano statunitense The New York Times.

Sollecitazioni sensoriali con forti luci e suoni, privazione del sonno, isolamento, posizioni stressanti, immersione in acqua e ghiaccio sono state solo alcune delle «tecniche» utilizzate dai torturatori per estorcere informazioni dal detenuto.

«Dopo due giorni appeso, privato del sonno e immerso in acqua gelata, avevo perso la cognizione della realtà. Ricordo allucinazioni, vedevo una mucca, poi una lucertola gigantesca», ha raccontato Majid Khan: «In quella situazione, confessavo ai miei boia tutto quello che desideravano ascoltare pur di porre fine al supplizio».

Recentemente, Abu Zubaydah, detenuto perchè sospettato d’essere uno dei «cervelli» dell’11-S, ha presentato al Tribunale Supremo degli Stati Uniti un documento che descrive le torture subite in una prigione clandestina della CIA, in Polonia, vent’anni fa. Il prigioniero ha raccontato d’aver subito 83 “waterboarding”. I barbari «specialisti» lo seppellirono vivo e lo lasciarono per 11 giorni chiuso in una bara.

Sia Abu Zubaydah, che Majid Khan e un altro gruppo di prigionieri detenuti illegalmente nelle prigioni segrete della cia, sono stati sottoposti alle cosiddette «tecniche d’interrogatorio migliorate», com’è tristemente noto il programma della cia.

 

Niente di nuovo sotto il sole

Dalla sua creazione, nel 1947, la cia ha dedicato molte risorse allo sviluppo di tecniche d’interrogatorio per l’estorsione di informazioni. Nel 1963, l’Agenzia elencò i risultati dei suoi studi in un manuale segreto della contro insorgenza intitolato Kubark Interrogatorio della contro intelligenza, distribuito nel mondo intero, soprattutto in Asia e America Latina.

«Il dolore preciso, nel momento preciso, nella quantità precisa, per l’effetto desiderato». La frase appartiene a Dan Mitrione, agente dell’FBI che fu consigliere della sicurezza degli Stati Uniti in America Latina come funzionario della Usaid. Considerato uno dei maestri della tortura, la sua esperienza nella «persuasione» degli «avversari» nell’Uruguay del 1969 fu inserita nel manuale della CIA.

Nel 1983 redassero un nuovo libro, Manuale d’addestramento per lo sfruttamento delle risorse umane, perfezionato poi nel 1996. Successivamente sono state realizzate diverse revisioni di questo manuale, partendo dalle investigazioni realizzate dal Congresso, correzioni di un cinismo straordinario, come quello raccomandato da Donald Rumsfeld in un memorandum nel quale, riferendosi alle cosiddette «posizioni stressanti», ridotte a quattro ore, raccomandava: «Io sto in piedi otto-dieci ore al giorno. Perchè limitarle a quattro ore?».

Come spiega Alfred McCoy nel suo libro A Question of Torture: CIA Interrogation, From the Cold War to the War on Terror, le tecniche utilizzate ad Abu Ghraib, in Iraq e a Guantánamo denunciate da Majid Khan e da altre vittime, sono il frutto di massive e segrete investigazioni della CIA sulla coercizione e malleabilità della conoscenza umana.

Un rapporto del PHR, Medici per i Diritti Umani, Break Them Down: Systematic Use of Psychological Torture by US Forces del maggio del 2005, contiene abbondanti informazioni sulle tecniche di tortura utilizzate dalle forze statunitensi a Guantánamo e negli altri centri di detenzione dell’impero.

Insomma: un manuale sui metodi di detenzione, degli interrogatori, delle reclusioni senza processo nelle carceri segrete dove una persona può sparire per anni, che cosa può avere a che vedere con il rispetto dei Diritti Umani dei quali si vantano tanto i signori di Washington? Come si declinano in questi casi i dovuti processi e le norme più elementari di applicazione della giustizia della quale si autoproclamano custodi?

Il Paese che minaccia Cuba, che pretende con il potere delle sue armi e della sua arroganza che l’Isola assediata permetta impunemente ai suoi mercenari di agire contro la legge e il diritto della maggioranza, non ha morale per chiedere alcunché a nessuno.

Fai quello che ti dico e non quello che faccio: questo modo di dire si adatta alla perfezione al modo d’agire dell’impero.

Raúl A. Capote e GM per Granma Internacional, 3 novembre 2021

 


 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / LE PROTESTE DEI MERCENARI

Yunior non è un ingenuo, e l’agente Fernando lo prova

 

 


Photo: Razones de Cuba 

 

«Yunior sta cercando lo scontro con le Forze Armate e il Ministero degli Interni, in lui stiamo vedendo la creazione e il comportamento di un controrivoluzionario», ha riferito a “Razones de Cuba” il dottor Carlos Leonardo Vázquez González, il quale sa, e ha le prove, che il promotore della marcia del 15 novembre non è così ingenuo, e le sue azioni non sono isolate né spontanee.

Il dottor Vázquez González, che per 25 anni è stato l’agente Fernando degli Organi di Sicurezza cubani, ha partecipato nel settembre del 2019 a un seminario sul ruolo delle Forze Armate nei processi di transizione, organizzato dalla filiale di Madrid dell’Università nordamericana di Saint Louis. Lì trovò Yunior García Aguilera, la stessa persona a carico della quale ora pende la notifica di organizzazione illecita della marcia.

«Il seminario obbediva a un progetto realizzato da esperti provenienti da differenti luoghi del mondo e aveva dietro molte organizzazioni finanziate dagli Stati Uniti per far cadere la Rivoluzione Cubana, come nel caso della NED, la Fondazione Nazionale per la Democrazia», ha affermato Vázquez González.

Quello era il contesto in cui Richard Youngs – esperto del Fondo Carnegie per la Pace Internazionale con sede a Washington – offrì una conferenza sulle nuove forme d’attivismo civico, una filosofia che vuole l’instaurazione di un capitalismo fondamentalista e privatizzante sfruttando le insoddisfazioni della popolazione. Le sue impronte esistono ancora in molti Paesi, come in Venezuela, in Nicaragua e in Bolivia.

A quell’incontro, secondo il dottor Vázquez, in cui tutti i partecipanti erano cubani, giornalisti, medici e storiografi, partecipò anche Felipe González, leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo e presidente del Governo per 14 anni, che nel 1983 creò i Gruppi Antiterroristi di Liberazione responsabili di sequestri, torture e uccisioni.

Un altro presente era Manuel Cuesta Morúa che, dal 2014, lavora al servizio della NED e ha orchestrato provocazioni contro i Vertici della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, all’Avana, e contro il Vertice delle Americhe, a Panama, nel 2015.

Ma quella non è stata la prima volta in cui Yunior García Aguilera ha partecipato a un incontro di quel calibro e come agente politico, dato che prima, nel 2018, era stato in Argentina, in un evento coordinato dal progetto “Tempo di Cambiamenti e nuovo ruolo delle Forze Armate cubane nel processo di transizione”.

In un video sul web (https://www.youtube.com/watch?v=bsbSh2l6bkU&t=13s) sono descritti gli obiettivi del corso, come ad esempio dare continuità allo studio delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR) per trasmettere agli attivisti possibili scenari e presunte future alleanze, oppure cooperare con attori cubani con il fine di legarsi a membri ed ex membri delle FAR aperti a processi di cambiamento. Razones de Cuba ha informato che è stato in quell’occasione che García Aguilera parò con le docenti Ruth Diamint e Laura Tedesco, artefici del progetto Dialogo su Cuba. Laura Tedesco, moglie di Richard Youngs, è un’attivista nemica della Rivoluzione Cubana.

 

Le formule si ripetono

Nella sua “performance” durante i fatti dell’11 luglio davanti all’Istituto Cubano di Radio e Televisione – un precedente che prospetta ciò che potrebbe succedere nella marcia del 15 novembre – Yunior García Aguilera ha dimostrato di seguire alla lettera i manuali di guerra non convenzionale applicati in vari paesi come il Venezuela, la vecchia Yugoslavia e il Nicaragua.

I media sono la chiave per erodere la fiducia nel nostro governo e nelle sue politiche, rinforzare la morale degli insorgenti e guadagnare simpatizzanti. Un altro aspetto del golpe blando è l’affiliazione con figure della cultura per generare processi di destabilizzazione.

Per questo, il drammaturgo Yunior García Aguilera si adatta perfettamente al ruolo di promotore della provocazione della marcia del 15 novembre. La strategia non è nuova perchè García Aguilera tenta di riproporre un successo di tre decenni fa, quando in un’occasione simile il drammaturgo Václav Havel, difensore dei propositi egemonici dell’amministrazione statunitense, si rivolse alla cittadinanza di Praga, capitale dell’allora Cecoslovacchia.

La situazione è simile a quella della notte del 26 novembre dell’anno scorso quando, prima della sua apparizione davanti al Ministero della Cultura, Yunior aveva pubblicato nel suo account Facebook la domanda: «Cuba: e adesso cosa facciamo?», parodiando l’affermazione di Havel: «Dobbiamo fare qualcosa», durante le proteste di Praga.

Quel 27 novembre, Yunior apparve come agente di un cambiamento, un ruolo già sperimentato dagli Stati Uniti nelle rivoluzioni colorate, strategie d’intervento “soft” dell’imperialismo nordamericano per far cadere governi che non condividono la loro visione economica, sociale e politica.

A tutto questo, il dottor Vázquez González ha aggiunto che l’obiettivo è provocare il caos, la disobbedienza sociale, che organizzazioni internazionali applichino sanzioni e che tutto questo porti induca un intervento militare e l’imposizione di un governo alternativo nel nostro Paese. Non ci sono dubbi. La negazione del permesso della marcia del 15 novembre da parte delle autorità trova ragione nel fatto che questa fa parte della strategia di cambio regime finanziato dal Governo degli Stati Uniti. La prova sta nell’appoggio dei legislatori statunitensi e di elementi della mafia anticubana di Miami, tra i quali Ramón Saúl Sánchez Rizo, terrorista d’origine cubana e attuale presidente del Movimiento Democracia che appoggia le azioni dell’estrema destra di Miami e mantiene la comunicazione con Yunior García.

Yunior nega qualsiasi relazione con organizzazioni sovversive o agenzie finanziate dall’amministrazione statunitense, una posizione contraddetta dalla sua identificazione dal 2017 con il Fondo Carnegie por la Paz Internacional, un organismo diretto sino a poco tempo fa dall’attuale direttore della CIA.

Alla stessa stregua, in una dichiarazione a Telesur dello scorso 12 ottobre, ha riconosciuto la sua relazione con l’incaricato degli affari dell’Ambasciata nordamericana all’Avana e ha omesso il legame con Alexander Agustine Marceil, funzionario degli Affari Cubani del Dipartimento di Stato nordamericano, che mantiene stretti legami con i contro rivoluzionari interni. Altre figure dell’estrema destra come Marco Rubio, María Elvira Salazar e Orlando Gutiérrez Boronat sono schierati a favore della marcia.

Juan González, principale consigliere per l’America Latina del presidente statunitense Joe Biden, ha assicurato che la sua amministrazione stabilirà nuove misure contro Cuba se le autorità processeranno i fautori delle azioni del 15 novembre, un avvertimento che conferma i legami con gli attori del nuovo tentativo di destabilizzazione.

I membri del progetto Archipiélago hanno ripetuto che la marcia ha come obiettivo il rispetto dei diritti dei cubani, la liberazione dei prigionieri politici e una soluzione per vie democratiche e pacifiche,

«Stanno convocando a una marcia presumibilmente pacifica, ma lui sa bene – dice riferendosi a Yunior – che non è così, perchè nel seminario paramilitare al quale abbiamo partecipato c’erano due generali. Yunior García Aguilera sta cercando lo scontro delle FAR con il popolo e questo non lo permetteremo», ha ripetuto il dottor Vázquez González.

La portavoce di Archipiélago a Villa Clara, Saily González Velázquez, sul suo account Facebook associa il 15 novembre ai fatti vandalici dell’11 luglio. Anche lei riconosce l’appoggio della FNCA, la Fondazione Nazionale Cubano Americana.

Omar López è il direttore dei diritti umani della FNCA, protettore di terroristi come Luis Posada Carriles e Orlando Bosh Ávila, mandante del sabotaggio dell’aereo cubano alle Barbados, dove morirono 73 persone, tra cui 57 cubani. È inoltre è una del figure dell’estrema destra che si sono riunite in agosto con il Segretario della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti per esigere l’inasprimento delle azioni contro Cuba.

Recentemente, l’argentino Gabriel Salvia, direttore del Centro per l’Apertura e lo Sviluppo dell’America Latina (Cadal), vice contrattista della NED, ha chiesto l’appoggio internazionale per la marcia del 15 novembre. Inoltre, mantiene legami con i protagonisti della controrivoluzione interna come Manuel Cuesta Morúa.

Il dottor Vázquez González, ha affermato che il protagonismo di Yunior García Aguilera è cominciato nell’Università di Saint Louis, dove ha sostenuto apertamente che al suo arrivo a Cuba si sarebbe dedicato alla contro rivoluzione: «Sono qui per fare questa denuncia pubblica al popolo di Cuba, perchè non si faccia ingannare da leader creati da manuale, perchè Cuba non verrà mai invasa dal grande nemico del nord», ha sottolineato il dottor Carlos Leonardo Vázquez González, che non solo è stato un agente della Sicurezza dello Stato, ma anche un medico specialista di primo grado in Medicina Generale Integrale, specialista in Oncologia e master in Scienze. E anche, come ha detto lui stesso, un cubano rivoluzionario martiano e fidelista.

La marcia del 15 novembre – è già ben chiaro – non costituisce un’espressione genuina degli interessi del popolo, così come Yunior García Aguilera non rappresenta intellettuali e artisti cubani.

Tutti e due sono un’altra variabile della vecchia equazione che il Governo statunitense e i suoi agenti politici interni tentano di applicare a Cuba, e che ha sempre fallito.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 4 novembre 2021