Notiziario Patria Grande - Ottobre 2021

 

NOTIZIARIO

OTTOBRE  2021

 

 

GRANMA /CUBA) / ESTERI / PANDORA PAPERS

Il volto nascosto della corruzione

 

PORTAL ALBA / AMERICA LATINA

Novembre, mese di elezioni. Schierarsi con le forze progressiste

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ECUADOR

Proteste sociali in Ecuador

 

TORTILLA CON SAL (NICARAGUA) / INTERNI / ATTUALITA' NICARAGUA

Quattordici anni di cambiamenti

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BOLIVIA

Cresce la tensione in Bolivia per l’annuncio della marcia dell’opposizione

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CINA

Pechino chiede spiegazioni agli Stati Uniti dopo l’incidente del sottomarino nucleare nel mare della Cina meridionale

 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / SISTEMI SOCIALI A CONFRONTO

Il realismo «dell’impossibile»

 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / HOLLYWOOD E L’EGEMONIA CULTURALE

Il Pentagono dietro la sceneggiatura di più di 800 film di Hollywood

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRUMP E BIDEN A CONFRONTO

Biden incapace di una politica differente da quella di Trump

 

GRANMA (CUBA) / SPORT / INGERENZA DEGLI STATI UNITI

Perchè i giocatori di baseball cubani vanno via?

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / SVILUPPO TECNOLOGICO

Più di cinque milioni di cubani hanno accesso a Internet

 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / I PIANI DI DESTABILIZZAZIONE SONO ANCHE POP

Rivelato piano di corruzione nei Latin Grammy per favorire la canzone controrivoluzionaria

 

 

 


 

 

GRANMA /CUBA) / ESTERI / PANDORA PAPERS

Il volto nascosto della corruzione

 

Nel 2016, la rivelazione dei cosiddetti Panama Papers mise a nudo funzionari politici e di governo di 50 Paesi coinvolti nella corruzione attraverso i “paradisi fiscali”, luoghi in cui erano state create o si erano rifugiate società “off-shore” per evadere le imposte o riciclare denaro sporco.

Ora, all’inizio del mese di ottobre del 2021, il Consorzio Internazionale dei Giornalisti d’Investigazione ha aperto il vaso di Pandora e analizzato 11,9 milioni di documenti in cui risultano non pochi nomi di alti dignitari, funzionari pubblici e artisti con conti segreti nei paradisi fiscali o che evadono le tasse in grande scala.

I cosiddetti Pandora Papers hanno portato alla luce la ragnatela di fondi fiduciari e società fantasma che l’elite mondiale ha usato nelle Isole Vergini Britanniche, Panamá o nello stato del Dakota del Sud, negli Stati Uniti, per evadere le tasse come riportato il sito Sputnik.

Tra gli attauali presidenti latinoamericani, appaiono nella lista il cileno Sebastián Piñera e l’equadoriano Guillermo Lasso, con ex governanti come il britannico Tony Blair, Guedes, ministro dell’ Economia brasiliano, tra gli altri.

Più di 600 giornalisti di 117 paesi hanno partecipato all’analisi dei documenti sul tema.

Il fenomeno non è nuovo, la corruzione abita in persone che non esitano un solo istante a danneggiare i propri concittadini per nascondere sudice manovre a favore delle loro tasche.

Vanno in territori o Stati che si caratterizzano per l’applicazione di un regime tributario favorevole alle persone e alle imprese non residenti che lì domiciliano tutti gli effetti legali: i cosiddetti «paradisi fiscali».

Un’analisi del quotidiano spagnolo El País riporta che l’America Latina perde più di 40 miliardi di dollari di imposte ogni anno per l’abuso delle strutture offshore. Il Brasile è il Paese della regione che perde di più: 14,6 miliardi di dollari, seguito dalla Colombia con 11,6.

Mentre questa forma di corruzione cresce nei governi e tra le persone, le popolazioni dei Paesi nei quali si evadono le imposte continuano ad accumulare carenze di ogni genere.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 5 ottobre 2021

 

 


 

PORTAL ALBA / AMERICA LATINA

Novembre, mese di elezioni. Schierarsi con le forze progressiste

di Fernando Bossi Rojas, 28 ottobre 2021 

 

A novembre, nella nostra regione latinoamericana avranno luogo cinque processi elettorali. Due in Centroamerica e tre in Sudamerica. Ognuno di essi riveste somma importanza, non soltanto per le forze popolari e progressiste dei paesi coinvolti, ma anche per quelle di tutta la nostra America. 

La prima sarà il 7 novembre in Nicaragua; verranno designati il presidente e i deputati all'Assemblea Nazionale e al Parlamento Centroamericano. Il candidato della Rivoluzione, il Comandante Daniel Ortega, si presenta in formula congiunta con la sua compagna Rosario Murillo, come nelle scorse elezioni, e si prevede che vinceranno agevolmente. 

Una settimana dopo, il 14 novembre, l'appuntamento sarà in Argentina, dove si rinnoveranno 127 dei 257 seggi della Camera dei Deputati, e 24 dei 72 del Senato della Nazione. La disputa sarà tra “Frente de Todos” attualmente al governo, e “Juntos por el Cambio”, coalizione che unisce le forze neoliberali dell'ex presidente Mauricio Macri. 

Questa votazione sta creando molte aspettative, giacché il 12 settembre scorso nelle elezioni primarie, aperte, simultanee e obbligatore (PASO), la coalizione di destra ha ottenuto più voti di quella governativa, destando allarmi nelle forze guidate dal presidente Alberto Fernández e dalla vicepresidente Cristina Kirchner. Senza dubbio sarebbe fondamentale che il fronte delle forze progressiste ottenesse la vittoria, sbarrando il passo alla nuova offensiva reazionaria. Potrà “Frente de Todos” ribaltare i miseri risultati delle primarie del 12 settembre? Più si avvicina la data delle elezioni, più le ansie e le aspettative crescono.

Il 21 novembre tocca al Cile. Lì si elegge il presidente per il periodo 2022-2026. Si designeranno anche deputati, senatori e consiglieri regionali. L’eventuale ballottaggio è fissato per il 19 dicembre 2021. 

Secondo vari sondaggi, il candidato delle forze progressiste, Gabriel Boric, avrebbe concrete possibilità di superare i candidati di destra e centro-destra. Il 21 si verificherà se le proteste portate avanti negli ultimi tempi in Cile si tradurranno in voti anti-neoliberali capitalizzabili dalla coalizione “Apruebo Dignidad” guidata dal giovane Boric. 

Sempre il 21 si voterà in Venezuela. In questo caso si rinnoveranno tutte le cariche esecutive e legislative delle 23 entità federali (governatori) e dei 335 municipi del paese (sindaci). Tenendo conto del blocco e delle sanzioni cui è sottoposto il popolo venezuelano da parte dell'imperialismo yankee e dei suoi alleati, con le conseguenze che tutto ciò comporta, è probabile che il partito al governo perda alcuni spazi regionali. Ciò nonostante, come bilancio generale ci si aspetta che le forze rivoluzionarie s’impongano ancora, rispetto a un'opposizione che nuovamente si presenta divisa e screditata dinnanzi all'opinione pubblica. 

Il 28 novembre torniamo in Centroamerica, con le elezioni in Honduras. Si voterà per il Presidente e per 128 deputati al Congresso, 20 deputati al Parlamento Centroamericano, 298 sindaci e 2092 consiglieri comunali. La candidata Xiomara Castro (moglie dell'ex presidente Manuel Zelaya) con Libre (Libertad y Refundación), affronterà il candidato neoliberale del Partito Nazionale, Nasry Asfura.

I sondaggi indicano che Xiomara, accompagnata nella formula presidenziale da Salvador Nasralla, sarebbe in testa. In tal modo le forze progressiste e di sinistra honduregne potrebbero tornare al potere dopo 12 anni, quando la destra, appoggiata dagli Stati Uniti, rovesciò il presidente costituzionale Manuel Zelaya. 

In sintesi: cinque elezioni in cui, da questa piattaforma, appoggiamo apertamente i candidati alla presidenza nazionale Daniel Ortega, Gabriel Boric e Xiomara Castro, con le forze “Alianza Unida Nicaragua Triunfa”, guidata dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), “Apruebo Dignidad” in Cile e “Libre” in Honduras. Analogamente nelle regionali del Venezuela il nostro appoggio incondizionato va al “Partido Socialista Unido de Venezuela” (PSUV) e al “Polo Patriótico”, e in Argentina ai candidati del “Frente de Todos”. 

La nostra posizione è chiara e non procediamo con titubanze né ambiguità. Non si tratta di schieramenti acritici, ma nel momento in cui si dà un voto bisogna stare risolutamente a favore delle forze che assumono posizioni antimperialiste, progressiste e patriottiche.

 

Fonte: Portal Alba - https://portalalba.org/editorial/noviembre-mes-de-elecciones/

 


 

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ECUADOR

Proteste sociali in Ecuador

di Jorge Gestoso, 28 ottobre 2021

 

 

In Ecuador, nel bel mezzo di una crisi politica ed economica, continuano le proteste, nonostante la dichiarazione dello stato d’emergenza, decretato dal presidente Guillermo Lasso.

Organizzazioni sindacali e organizzazioni indigene hanno capeggiato una nuova giornata di protesta bloccando le strade in 9 delle 24 province del Paese, mentre il giorno precedente lo avevano fatto essenzialmente nella capitale Quito.

La polizia ha represso brutalmente i manifestanti operando decine di arresti. Nella città di San Miguel del Comun i manifestati repressi gridavano slogan: “Che ritorni Correa!”, “Fuori Lasso!”, “Via la polizia!”.

Protestano contro l’aumento dei prezzi, in particolare del combustibile, e contro le politiche neoliberiste del presidente Guillermo Lasso, il quale sta affrontando una clamorosa, verticale caduta di 20 punti nel suo indice di consensi, dopo che il suo nome è comparso come evasore fiscale nel rapporto dei “Pandora Papers”.

Mentre a livello personale evade le imposte, nel suo Paese sta fomentando politiche di austerità per la grande maggioranza della popolazione.

 

https://www.telesurtv.net/news/movimientos-sociales-ecuador-retomaran-protestas-20211028-0015.html

 


 

TORTILLA CON SAL (NICARAGUA) / INTERNI / ANALISI DELL'ATTUALITÀ NICARAGUENSE

Quattordici anni di cambiamenti

di Wilfredo Navarro Moreira, 29 ottobre 2021 

 

 

Breve sintesi di quanto conseguito in questi 14 anni di trasformazioni

Il Dott. Wilfredo Navarro Moreira, Presidente del Movimento Liberale Costituzionalista Indipendente, facendo propria la percezione dei nicaraguensi sulla decisione che noi, cittadini di questo paese, prenderemo il 7 novembre prossimo, ci fa un riassunto di quanto ha fatto nel corso degli ultimi 14 anni il governo del Presidente Daniel Ortega Saavedra e della vicepresidente Rosario Murillo Zambrana. 

In questi 14 anni si sono operati cambiamenti epocali a livello economico, sociale e politico nel Paese e l'evidenza inconfutabile dimostra quanto di meglio abbia conseguito il Nicaragua durante tutta la sua storia, partendo da una visione trasformatrice e volta al futuro. 

Questi sono i risultati di un governo con il popolo, per il popolo e del popolo: 

1. riduzione della povertà estrema e della diseguaglianza sociale. 

2. deconcentrazione della ricchezza in poche mani e distribuzione più giusta. 

3. parità di genere. 

4. restituzione dei diritti ai poveri. 

5. inclusione sociale di coloro che storicamente sono stati emarginati.

In particolare:

Educazione: si è ripristinato il diritto all'educazione gratuita per tutti. Si è portata l'istruzione nelle campagne, con oltre 60.000 studenti contadini e oltre 500 centri rurali di scuola secondaria, in modalità a distanza. Si è portata l'università nelle campagne per incentivare lo sviluppo socioeconomico. Sono stati migliorati oltre 6.500 centri educativi con un investimento di 7.700 milioni di córdoba.   

Un milione e passa tra banchi nuovi e riparati. Fornitura di merende scolastiche a oltre 1.200.000 studenti. Distribuzione di 200.000 pacchi scolastici (zainetti, quaderni, materiali di cancelleria) gratuiti. Buono complementare a studenti di scuola secondaria al momento del diploma.   

Insegnamento della lingua inglese alla scuola primaria, nelle scuole pubbliche del Paese. Accesso a Internet con 300 aule mobili attraverso tutto il Paese. Sono aumentati i posti a scuola con una media di 700 in più all’anno. Incremento di quasi 10.000 nuovi maestri. 

Salute: si è stabilito un modello di salute familiare e comunitario, con una rete di volontari che coinvolge oltre 53.000 persone, tra levatrici, tecnici, brigadisti, volontari, ausiliari, responsabili di salute per la prevenzione e la lotta alle malattie.   

Sono stati costruiti 18 nuovi ospedali, 6 sono in costruzione e 8 in progetto. Si sono ridotte la mortalità materna ed infantile e la denutrizione infantile.

Si è incrementato il personale sanitario di quasi 15.000 unità, tra medici, infermieri, tecnici, ausiliari. Soltanto il numero dei medici è aumentato di oltre 3.300. Ora sono attivi 143 centri di salute, 1333 ambulatori, 178 case di assistenza alla maternità, 66 cliniche mobili, 280 centri di sviluppo infantile (CDI). Esiste un laboratorio di biologia molecolare, in grado di produrre 12 milioni di vaccini contro l'influenza. Esiste uno stabilimento per la produzione di medicine. 

Realizzazione di impianti di emodialisi e di terapie restitutive renali di ultima generazione.  Istituzione di programmi oncologici e acquisizione di apparecchiature per affrontare il cancro (Acceleratore Lineare). Inoltre programmi e dispositivi per la lotta contro i disturbi cardiaci. 

Energia: la fornitura elettrica copre il 99.0 % del territorio nazionale. È un risultato enorme in confronto al 54 % del 2006. La produzione e rete energetica è stata trasformata passando dal 26 % all’attuale 75.94 % di energia rinnovabile. L'investimento in elettricità è di 2.500 milioni di dollari. 

Acqua potabilee fognature: 621 milioni investiti. La fornitura di acqua potabile è passata dal 55% al 95% e quella della rete fognaria dal 33% al 55%. 

Abitazioni, programmi popolari: si è restituito il diritto a un'abitazione popolare dignitosa, attraverso i Programmi: Case per il popolo; Progetto tetto; Programma Bismark Martínez; Sussidi all’edilizia d’interesse sociale; Programma di supporto alle case con partecipazione delle municipalità. 

Titoli di proprietà: sulla Costa Caraibica sono stati conferiti titoli legali riguardanti: 23 territori indigeni, 304 comunità, per un totale di quasi 38.000 Km, corrispondenti al 55% del territorio della Costa Caraibica, a beneficio di oltre 200.000 persone e 35.000 famiglie. Sono stati assegnati oltre 450.000 titoli di proprietà, garantendo la sicurezza giuridica di 450.000 famiglie a livello nazionale.   

Finanziamento, capitalizzazione ai poveri: programmi come il Buono Produttivo Alimentare, di cui ha beneficiato 220.000 famiglie contadine di piccoli produttori, con un fondo di rotazione di quasi 200 milioni di córdoba. Programma Usura Zero, che ha formato e sovvenzionato oltre 100.000 donne in tutto il Paese, con un fondo di finanziamento di quasi 1 miliardo di córdoba.   

Investimenti in porti e opere pubbliche in generale: migliorie e ampliamenti di aeroporti e porti. Costruzione e manutenzione di strade, aumentando del 119% quelle asfaltate. Siamo passati dai 2.050 chilometri nel 2006 agli attuali quasi 4.500 chilometri di strade asfaltate. A cui vanno aggiunte le migliaia di chilometri di carrozzabili ripristinate. Il Nicaragua è il paese con la migliore rete stradale del Centroamerica e si colloca al terzo posto in America Latina. Si sono costruite 13 nuove strade con cemento idraulico. Si è realizzato il sogno di unire la Regione Caraibica Nord e Sud col Pacifico, attraverso vie di comunicazione di primo livello, un fatto storico senza pari. Costruzione di cavalcavia, ponti, oltre 10.000 nuove vie cittadine ed opere per la ricreazione, lo sport, stadi di baseball e calcio, campi sportivi multiuso e centinaia di parchi in tutto il Paese. 

Sicurezza pubblica: il Nicaragua è la nazione con la migliore Sicurezza Pubblica del Centroamerica, col minore tasso di omicidi della regione, senza “maras”, senza bande, senza sicari, né cartelli della droga installati nel Paese. Siamo un muro di contenimento del narcotraffico internazionale e del crimine organizzato.

Equità di genere: il Nicaragua occupa il primo posto in America per l'indice di equità di genere e il sesto nel mondo.

 

Fonte: http://www.tortillaconsal.com/tortilla/node/13226

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BOLIVIA

Cresce la tensione in Bolivia per l’annuncio della marcia dell’opposizione

 

Mercoledì 6 ottobre, il viceministro alla Difesa dei Diritti del Consumatore del Governo boliviano, Jorge Silva, ha denunciato che la mobilitazione e lo sciopero nazionale, che l’opposizione vuole realizzare l'11 ottobre contro il Governo della Bolivia, hanno come principale obiettivo la promozione dell’impunità delle persone accusate o vincolate al colpo di Stato del 2019.

«Le dichiarazioni pubbliche degli oppositori affermano che nel 2019 non c’e stata successione costituzionale ma un illecito colpo contro la Costituzione e quello che si è visto non necessita altre indagini, ma semplicemente prendere atto di questi fatti per far si che la giustizia possa agire»,  ha sottolineato Silva in un incontro con la stampa.

Il  leader del Movimento al Socialismo, Evo Morales, ha affermato, attraverso “Prensa Latina”, che la Bolivia ha bisogno di lavorare senza soste,per evitare che si distruggano gli sforzi per migliorare la situazione economica del paese.

Molte voci si alzano nella nazione delle Ande contro questa convocazione dell’opposizione e di fatto, mercoledì 6, vari settori operai, sociali e ufficiali boliviani hanno messo in atto diverse azioni per contrastare le istigazioni.

Redazione e GM per Granma Internacional, 6 ottobre 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / ESTERI / CINA

Pechino chiede spiegazioni agli Stati Uniti dopo l’incidente del sottomarino nucleare nel mare della Cina meridionale

 


Il sottomarino statunitense d’attacco classe Seawolf USS Connecticut nella base navale Kitsap,

nella costa del Pacifico (stato di Washington). Photo: Hispan TV

 

Pechino ha chiesto spiegazioni agli Stati Uniti sul dispiegamento del sottomarino nucleare nel mare della Cina meridionale e altri dettagli sull’incidente occorso in queste acque.

HispanTv ha riportato che il portavoce della Cancellaria della Cina, Zhao Lijian, ha espresso, venerdì 8, «la grave preoccupazione» del suo Paese dopo che il sottomarino nucleare statunitense  USS Connecticut ha colpito «un oggetto non identificato nel mare della Cina meridionale» mentre navigava nelle acque dell'Indo-Pacifico, un incidente che ha causato il ferimento di 11 marinai.

«La Cina è molto preoccupata per questo incidente. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi coinvolti devono dare informazioni sui dettagli rilevanti tra cui l’ubicazione esatta dell’incidente, il proposito della missione, i dettagli dell’oggetto della collisione e se ci sono state fughe di radiazioni o altri danni ambientali», ha dichiarato Zhao.

Il portavoce cinese ha affermato che gli Stati Uniti si comportano «da irresponsabili» e «senza trasparenza» nel tentativo di coprire l’incidente e ritardando la pubblicazione delle informazioni sul fatto, ha spiegato HispanTV.

Dopo vari giorni di silenzio, il 7 ottobre, la Flotta del Pacífico dell’Armata degli Stati Uniti ha dato informazionisull’incidente, avvenuto il 2 ottobre. Il sottomarino stava operando nel mare della Cina Meridionale dove l’Armata degli Stati Uniti ha cercato di sfidare le rivendicazioni territoriali in disputa della Cina su piccole isole, scogliere e affioramenti, ha aggiunto l’organo di stampa.

La catena statunitense CNN, citata da HispanTV, ha informato che l’incidente è avvenuto in queste acque mentre le navi da guerra degli USA e dei loro alleati – Regno Unito, Giappone, Australia, Canada e Paesi Bassi – svolgevano un'esercitazione nella zona, in dimostrazione della forza militare indirizzata contro la Cina. Iinoltre, l’incidente è avvenuto proprio in occasione del rialzo delle tensioni tra Stati Uniti e Cina per l’appoggio di Washington alla separazione di Taiwán e ai movimenti dell’Esercito cinese vicino all’isola.

Il grande Paese asiatico ha condannato in molte occasioni la presenza militare degli Stati Uniti e dei paesi dell’Europa nelle sue acque del sud e accusa Washington di cercare il dominio del mare della Cina Meridionale attraverso la militarizzazione della zona.

Redazione e GM per Granma Internacional, 9 ottobre 2021

 



 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / SISTEMI SOCIALI A CONFRONTO

Il realismo «dell’impossibile»

 

Dalle lotte per l’indipendenza, molti dei suoi protagonisti, in America Latina, hanno compreso la necessità di essere uniti per affrontare i nemici esterni e salvaguardare la libertà. Con essi, in vari momenti e luoghi della geografia latinoamericana, hanno combattuto, sono morti o hanno trionfato venezuelani, neo granadini, peruviani, rio platensi e cileni, e a Panama, nel 1826, Simón Bolívar chiamò i nascenti Stati all’unificazione continentale, allora frustrata.

José Martí intese l’emancipazione di Cuba come parte di un progetto più ampio che comprendeva quella di Puerto Rico per impedire l’estensione degli Stati Uniti attraverso le Antille, per contribuire a frenare la loro influenza sulle repubbliche a sud del fiume Bravo.

Dal 1959 la Rivoluzione Cubana vide nell’appoggio alla Rivoluzione Latinoamericana non solo un dovere etico e un imperativo morale, ma una necessità di sopravvivenza, e disegnò il suo futuro nel respiro di progetti di liberazione e trasformazione nei territori del continente.

Il mito di un capitalismo sviluppato e indipendente in America Latina, capace di unirsi a dispetto delle rivalità, è stato smontato da una lunga tradizione di pensiero critico a partire da Julio Antonio Mella, José Carlos Mariátegui e fino a Che Guevara e Fidel Castro. Nel Latino America, la debolezza intrinseca e l’apparizione tardiva della borghesia quando l’imperialismo in piena ascesa si spartiva il mondo e si assicurava nei paesi periferici le materie prime e i mercati di cui aveva bisogno, ne forgiarono il carattere subordinato ai centri di potere internazionali, così che la sottomissione e il sottosviluppo divennero i tratti caratteristici del modo di produzione capitalista nel nostro continente.

Decisive, per l’unità dei paesi latinoamericani, non sono l’esistenza o la solidità di determinate strutture d’integrazione, ma la correlazione delle forze delle classi e degli interessi dominanti. Né le rancide oligarchie creole, né le borghesie nazionali subordinatamente legate all’imperialismo statunitense, né i tentativi destinati al fallimento di riformare il capitalismo per dargli un volto più umano e giusto, potranno mai conseguire l’unità latinoamericana. Per far sì che l’America Latina sia davvero una zona di pace e d’integrazione, dobbiamo trasformarla in una zona di rivoluzioni. La rivoluzione socialista è la condizione nel nostro continente per lo sviluppo e la soluzione dei problemi più urgenti  dei nostri popoli.

Questo sarà l’unico modo per stabilire una unità a beneficio delle maggioranze popolari, e di realizzare il sogno martiano della seconda e definitiva indipendenza. Nessuna iniziativa che non rompa con il capitalismo potrà ottenerla. Come diceva il Maestro: «I brindisi della diplomazia non uniranno questi popoli. Li uniranno in futuro i comportamenti storici delle moltitudini».

Se le borghesie latinoamericane, spinte da urgenti necessità che pongono in pericolo i loro guadagni, o per specifici conflitti con l’imperialismo, si mettessero d’accordo per arrivare a un accordo di realizzazione di qualche tipo d’integrazione, sarebbe sempre a beneficio dei loro interessi di classe e non certo dei popoli, e in nessun caso ciò comporterebbe la rottura delle relazioni di dipendenza dagli Stati Uniti.

Il nostro progetto non può essere quello di costruire da questa parte dell’Atlantico qualcosa di simile all’Unione Europea. Questa esperienza unitaria è un riferimento valido: da un lato la UE non è riuscita a risolvere i profondi conflitti d’interesse tra i capitalisti dei differenti Stati nazionali e il loro diseguale sviluppo, e dall’altro ha comportato il dominio completo delle banche e dei monopoli  sulla vita delle persone, oltre allo smantellamento progressivo dello stato sociale e delle conquiste sociali storiche.

L’Unione Europea è in realtà un club capitalista che ha l’obiettivo di favorire e proteggere i guadagni delle grandi corporazioni europee mediante l’imposizione di tagli e attacchi alle condizioni di vita delle classi lavoratrici. Il suo proposito non è la soddisfazione delle necessità dei popoli: è un’illusione sperare in un atteggiamento disinteressato da parte dell’imperialismo statunitense e pretendere d’ottenere un’integrazione economica con gli Stati Uniti senza condizionamenti, senza pressioni, senza ingerenze, nel rispetto della sovranità di ognuno. È inutile sperare da loro una generosità spontanea. Pur desiderando che una tigre smetta di mangiare carne, non diventerà mai vegetariana.

L’Alleanza per il Progresso, iniziativa lanciata da Kennedy nel 1961 per l’America Latina, non era un gesto solidale e altruista, preoccupato per la disuguaglianza e gli indicatori sociali che denunciavano la miseria e la disperazione della nostra regione, ma una strategia di contenzione indirizzata contro la presa di coscienza popolare in generale e, in particolare, contro la Rivoluzione Cubana e l’espansione del suo esempio ispiratore. Il suo principale obiettivo era prevenire un’eventuale minaccia rivoluzionaria, non lo sviluppo economico di quel che considera il “cortile di casa”. Qualsiasi nuova edizione di un simile piano sarebbe condizionata da motivazioni analoghe e, in tutti i casi, servirebbe solo per perpetuare il dominio imperialista.

Si potrebbe obiettare che le rivoluzioni non sono all’ordine del giorno in America Latina, che una prospettiva di questo tipo adesso è totalmente utopica e che si deve proporre una politica più realista e pratica, in accordo con le condizioni attuali. Anche se nel nostro continente non si può assicurare che un trionfo rivoluzionario sia alla portata, è però certo che dall’Alaska alla Terra del Fuoco la stabilità sociale e politica è merce rara.

I nostri popoli, con enormi e belle tradizioni di lotta, esigono cambiamenti nelle strade, nelle fabbriche, nelle università, in confronto aperto con gli apparati repressivi. Oggi il continente è un alveare di esplosioni e di convulsioni sociali, delle quali Cile e Colombia sono solo gli esempi più evidenti, e che risultano espressioni di un profondo scontento, accumulato da lungo tempo.

I segni distintivi del capitalismo latinoamericano attuale sono le crisi e le ribellioni popolari. Se tuttavia sopravvive, è soprattutto perché non siamo stati capaci d’opporre una strategia efficace per farlo cadere.

È necessario articolare le lotte di tutti gli oppressi con una direzione  rivoluzionaria che lo identifichi come antagonista principale e comune, e concentrare nel confronto tutte le energie. La Rivoluzione deve tornare di moda in questa Nostra America, deve essere considerata l’unica alternativa effettiva e possibile. Non possiamo ridurre l’orizzonte delle forze rivoluzionarie unicamente all’influenza sui governi per gestire il capitalismo con una maggior ridistribuzione delle ricchezze.

Le rivoluzioni non appaiono mai possibili fino a quando poi avvengono. Non sembra mai il momento giusto perché accadano, ed è sempre disponibile un repertorio infinito di argomenti razionali ed equilibrati che sconsigliano di tentarle, ma la vera utopia è credere che senza uscire dalla cornice del capitalismo si possano risolvere i nostri problemi e ottenere l’unità e la definitiva indipendenza.

Il dovere dei rivoluzionari continua ad essere la Rivoluzione, non limitarsi a cambi cosmetici ai regimi di sfruttamento e vassallaggio imperialistico. La lotta per le riforme è valida solo come parte e in funzione di una strategia di avanzata radicale. Il progressismo che non si propone di superare i limiti del capitalismo non conseguirà nessun miglioramento sostanziale e duraturo nelle condizioni di vita dei popoli latinoamericani. Tanto meno nel contesto attuale, caratterizzato da una profonda crisi sistematica, che lascia uno scarso margine d’azione alle politiche d’assistenza sociale del riformismo.

D’altra parte, le rivoluzioni non saranno mai pronte da un giorno all’altro.

 Attraverso il processo  della lotta di classe, i popoli apprenderanno da soli la necessità dell’organizzazione e delle trasformazioni più profonde per ribaltare l’ordine economico, politico e sociale precedente, e si doteranno dei mezzi più efficaci per ottenerlo.

È positivo segnalare gli ostacoli che ha davanti a sé la rivoluzione, per affrontarli meglio e superarli, ma non per condannarla in anticipo al fallimento. Quando il processo rivoluzionario scoppia, non conosce limiti, e tutte le dighe di contenzione alzate dalle classi dominanti per evitarlo saranno irrilevanti.

Chi vuole una rivoluzione perfetta, incontaminata, pianificata fino all’ultimo dettaglio, dovrà aspettare a lungo per vederla. Dobbiamo lavorare per essa con i materiali che abbiamo e nelle situazioni che si presentano, e aiutare ad accelerare la creazione di condizioni che la facciano divenire realtà.

Un’ondata rivoluzionaria trionfante in America Latina, risultante dalla conformazione di una federazione latinoamericana di repubbliche socialiste avrà effetti positivi di incalcolabili proporzioni per la classe lavoratrice del resto del mondo. L’idea di utilizzare in modo combinato le risorse e le ricchezze dell’America Latina e del mondo intero a favore di tutti gli esseri umani, è un aspirazione progressista che permetterà uno sviluppo senza precedenti dell’economia, della cultura e della scienza, in una relazione armonica e responsabile con la natura. Questa possibilità di uscita, l’unica realmente seria, dall’attuale crisi dell’umanità, non si avvererà mentre impera un ordine sociale basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione.

Per metterla in pratica sarà conveniente lottare guidati dal consiglio dei giovani parigini in quel mitico maggio del 1968: «Siamo realisti, chiediamo l’impossibile».

Frank Josué Solar Cabrales e GM per Granma Internacional, 28 settembre 2021

 



GRANMA (CUBA) / CULTURA / HOLLYWOOD E L’EGEMONIA CULTURALE

Il Pentagono dietro la sceneggiatura di più di 800 film di Hollywood

 

C'è il Pentagono a lavorare (neanche troppo) segretamente dietro le quinte di 800 pellicole di Hollywood, rivelano documenti recentemente resi pubblici.

Secondo quanto riportato dal giornalista Walter Goobar sulla sua pagina web, la lista è stata compilata dal sito d’investigazione FOIA, che racconta quanto siano estesi i programmi del Pentagono e della CIA in associazione al business hollywoodiano sulla base di 4000 pagine di documenti classificati ottenuti grazie alla Legge sulla Libertà dell’Informazione.

«I documenti dimostrano per la prima volta che il governo degli Stati Uniti ha lavorato tra le quinte in più di 800 film importanti e in più di 1000 titoli televisivi», riferisce il rapporto, aggiungendo che uno spettatore medio potrebbe rimanere sorpreso da alcune pellicole comprese nella lista.

Dal rapporto emerge che oggetto della revisione del tocco propagandistico del complesso industrial-militare sono state produzioni come quelle di "Ernesto salva il Natale", "Karate Kid 2", "Il silenzio degli innocenti", "Twister", le pellicole di Iron Man e, più recentemente "Pitch Perfect 3".

Viene spiegato che, quando uno sceneggiatore o un produttore di Hollywood si avvicinano al Pentagono per richiedere l’accesso alle risorse militari per girare un film, devono inviare la sceneggiatura agli specifici uffici legati all'entertainment per permetterne l’investigazione. Se ci sono personaggi, azioni o dialoghi che il Dipartimento di Difesa non approva, la produzione deve apportare gli opportuni cambiamenti per rispettare le richieste dei militari.

Per ottenere una cooperazione totale, i produttori devono firmare contratti denominati "Accordi d’Assistenza di Produzione" che obbligano all’uso della versione della sceneggiatura approvata dai militari. Tutto ciò mentre gli statunitensi affermano orgogliosamente di vivere in una società libera dalla censura e si burlano degli esempi di propaganda in luoghi come la Russia o la Cina, ma in realtà il pubblico statunitense è soggetto alla propaganda statale molto più di quanto crede.

Redazione e GM per Granma Internacional, 5 ottobre 2021

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRUMP E BIDEN A CONFRONTO

Biden incapace di una politica differente da quella di Trump

 

«É un vero peccato che il presidente Biden non possa praticare una sua propria politica verso Cuba» ha denunciato il membro del Burò Politico del Partito e ministro delle Relazioni Estere cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, in un’intervista concessa alla NBC News.

Il Cancelliere ha aggiunto che sono rimaste in vigore le sanzioni economiche imposte da Trump, anche se il Governo cubano è sempre disponibile a riaprire il dialogo, anche se è un errore terribile  continuare a mantenere sanzioni crudeli anche durante una pandemia.

Rodríguez Parrilla ha espresso la sua speranza che negli USA rivedano le loro politiche e ha ricordato ciò che è avvenuto durante l’amministrazione dell’ex Presidente Barack Obama, quando furono rimosse alcune restrizioni ai viaggi e al commercio.

A proposito di queste dichiarazioni, il 30 settembre due giornalisti hanno interpellato Jen Psaki, segretaria dell'Ufficio Stampa della Casa Bianca, ma questi non ha dato risposta. Il primo dei due giornalisti ha detto che alcuni difensori dell’attuale presidente statunitense criticano il fatto che Biden agisca come Trump, e ha alluso alla denuncia di Rodríguez Parrilla.

La Psaki ha eluso la risposta affermando la sua intenzione di indagare su chi dice che Biden è come Trump. Il secondo giornalista ha poi chiesto se Jen Psaki avesse una risposta alle affermazioni del Cancelliere cubano sul fatto che Biden non può implementare una sua propria agenda.

«No, non ne ho»,  ha laconicamente affermato la Segretaria dell'Ufficio Stampa della Casa Bianca.

«Il Governo degli Stati Uniti sembra incapace di realizzare le politiche su cui Biden si era impegnato quando si confrontava con Trump in campagna elettorale» ha scritto su Twitter dopo la conferenza stampa Carlos Fernández de Cossío, direttore generale per gli affari con gli Stati Uniti nel consiglio dei Ministri cubano.

L’amministrazione di Joe Biden mantiene vigenti le 240 restrizioni commerciali, di viaggio e finanziarie imposte durante il governo di Donald Trump.

Cuba continua a essere inclusa nella lista degli Stati patrocinatori del terrorismo e non è stata modificata la riduzione del personale dell’Ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana.

Yisell Rodríguez Milán e GM per Granma Internacional, 5 ottobre 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / SPORT / INGERENZA DEGLI STATI UNITI

Perché i giocatori di baseball cubani vanno via?

 


Opera di Reinerio Tamayo.

 

Perché i giocatori di baseball cubani abbandonano il Paese? Quanti lo farebbero (o lo avrebbero fatto) se vigesse e fosse rispettato l’Accordo tra la Federazione Cubana (FCB) e la Grande Lega Baseball (MLB) statunitense, firmato il 19 dicembre del 2018 e annullato dal governo di Donald Trump l’8 aprile del 2019? Un’altra domanda: perché l’ex presidente lo ha eliminato e quello attuale, Joe Biden, lo ha ripristinato, insieme alle le 240 misure che hanno inasprito il blocco in tempo di pandemia rendendolo ancora più crudele e genocida?

A proposito della guerra non convenzionale contro la Rivoluzione, il Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, chiedeva la scorsa settimana: «Fino a dove può arrivare l’attacco (…) di un’egemonia colonizzatrice? Contro cos’altro può dirigersi? Contro la cultura. Se distruggono la cultura dei popoli, distruggono tutto».

Se la stessa cosa accade contro il baseball, si ottiene di riuscire a svuotarlo di ogni motivazione. Non si può nascondere la palla: quello che avviene con i giocatori fa parte dell’obiettivo del Governo degli USA - di questo e dei precedenti - di distruggere la Rivoluzione. Il baseball è un bersaglio perfetto perché in esso c’è un pezzo della radice della nostra nazionalità, dell’orgoglio di patria, dei mambì del XIX secolo. È un tratto distintivo della nostra identità nazionale e della nostra cultura.Quando fu firmato quel documento, lo stesso commissario della MLB, Rob Manfred, disse: «Per anni la MLB ha cercato di porre fine alla tratta dei giocatori di baseball di Cuba da parte di organizzazioni criminali, creando un’alternativa sicura e legale per la firma con i Club della Grande Lega. Questo accordo fissa questo obiettivo e farà sì che la prossima generazione di giocatori cubani realizzi il suo sogno senza sopportare le difficoltà che affrontano gli attuali e gli ex giocatori cubani che sono stati nelle Grandi Leghe».

Uno che ha sofferto queste vessazioni è stato José Dariel Abreu. Pito, come lo chiamano i tifosi, oggi stella del baseball, ha detto: «Giocare con il destino dei giocatori è sfruttamento messo in atto da contrabbandieri e da agenzie senza scrupoli. Tutto questo finalmente finirà per i giocatori di baseball cubani. Io, ancora oggi, mi sento come vittima di una tratta.  La prossima generazione di giocatori di baseball cubani potrà firmare un regolare contratto con la MLB, e Cuba conserverà i suoi guadagni, come qualsiasi altro Paese al mondo; potrà ritornare a Cuba e stare con le famiglie, e praticare lo sport che amano, insieme e contro i migliori giocatori del mondo, senza timore».

Tanta intesa e armonia era troppo per l’impero, che ha posto nuovamente nelle mani di una mafia di trafficanti questi sportivi, una mafia descritta da Scott Eden cosí: «È formata da operatori che contattano i giocatori a Cuba e li convincono a lasciare l’Isola. Li portano via in motoscafo. Riescono a far ottenere rapidamente la residenza in paesi sottosviluppati, gli intermediari e gli allenatori li preparano per mostrare i loro talenti alla MLB; gli agenti negoziano con le squadre e gli investitori finanziano tutto e si prendono la fetta più grossa».

Lo stesso Eden, nel suo reportage, ha affermato che dal 2009 il traffico ha mosso 800 milioni di dollari per la firma di questi giocatori, e che questa mafia si prende il 30% del primo contratto, per cui fino al 2017 si è messa in tasca 240 milioni e molti giocatori sono rimasti totalmente abbandonati, senza sogno e senza Patria.

Questo è ciò che tollera e fomenta il Governo degli USA, ed è la causa per cui si perseguitano i giocatori cubani, com’è avvenuto nel recente campionato mondiale Sub-23, facendoli tornare alla dichiarazione di Residenza Fuori da Cuba, dal febbraio del 2015, nella quale si deve giurare: «Per mezzo di questo  documento dichiaro d’aver ottenuto la residenza permanente fuori da Cuba. E inoltre dichiaro che non pretendo di ritornare a Cuba dove non mi permetteranno di tornare per questa via, e dichiaro che non sono un funzionario del Governo di Cuba e non sono membro del Partito Comunista di Cuba».

Né il blocco, né questo atteggiamento sembrano favorire prospettive di cambiamento, anche se Cuba ha fatto qualche modifica al citato Accordo, come la Politica di Remunerazione e Contrattazione degli sportivi, del settembre del 2013, e quella del ritorno di chi vuole tornare a giocare a baseball in Patria. L’unica cosa che non cambierà mai è la Rivoluzione, come invece vorrebbero coloro che istiga questa situazione.

Allora dobbiamo chiederci, senza tabù, se abbiamo affrontato in maniera appropriata questo conflitto. La crescita di un atleta, nell’allenamento e nelle competizioni sempre più fitte, è un processo educativo e formativo per eccellenza, cioè eminentemente pedagogico, e presuppone la comunicazione e lo scambio tra soggetti: allenatori, atleti, medici, dirigenti, psicologi e fisioterapisti. Si tratta di un sistema di integrazione nel quale lo sportivo non riceve solamente: come tutti coloro che intervengono nella sua preparazione, anche lui deve essere un soggetto attivo e propositivo affinché in un ambiente come questo si rinforzino le dinamiche del gruppo, nel quale si formano i valori etici e morali.

Perché, ce ne dispiace, ma in ognuna di queste diserzioni si nasconde la carenza e la fragilità di queste componenti. Non riconoscerlo significa non avere strumenti per superare il problema.

È ancora fresco nella memoria il ricordo di come i professionisti Eugenio George, Ronaldo Veitía, Alcides Sagarra o Pedro Val si relazionavano con i loro pupilli o pupille al di là dell’elemento tecnico, e i loro atleti comprendevano meglio questi fondamentali nella stessa misura in cui li armavano di argomenti per raggiungere l’obiettivo finale: vincere la gara.

Non possiamo restare con la mazza sulla spalla, sperando che ci cantino il terzo strike. La palla va tirata, per fare il punto, e oltre alla forza dobbiamo metterci responsabilità e tanta, tanta sensibilità.

 

Oscar Sánchez Serra e GM per Granma Internacional, 13 ottobre 2021

 

 


 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / SVILUPPO TECNOLOGICO

Più di cinque milioni di cubani hanno accesso a Internet


La nazione cubana stimola la connessione con la tecnologia di quarta generazione

della telefonia cellulare 4G LTE. Foto: Radio Bayamo

 

La presidente esecutiva di Etecsa, Tania Velázquez Rodríguez, ha informato l’agenzia Prensa Latina che più di cinque milioni di cubani hanno accesso oggi ai servizi Internet attraverso l’Impresa delle Telecomunicazioni di Cuba, e la maggior parte lo fa con telefoni cellulari.

La dirigente ha spiegato che 3,94 milioni di cittadini entrano nel ciber spazio con i cellulari e 1,20 milioni lo fanno dai computers. Questi dati conferiscono a Cuba il 17º posto nel ranking dell’accesso a Internet in America Latina e nei Caraibi, contando sul 68% dei navigatori nazionali connessi secondo le statistiche dei siti specializzati.

Tania Velázquez Rodríguez ha informato che tre su quattro dispositivi cellulari, nel Paese, sono collegati alla rete, e che sono già 2306 le aree per l’accesso pubblico alle piattaforme digitali.

Circa 224600 cubani usufruiscono del servizio Nauta Hogar che permette di navigare in Internet in comodità da casa, in virtù di un programma che prevede sconti promozionali, offerte e facilitazioni di installazione in determinate zone del Paese.

Il Governo inoltre sta mettendo in atto facilitazioni per la connessione con tecnologia di quarta generazione della telefonia cellulare (4G LTE), e promuove pacchetti che includono, allo stesso prezzo, dati mobili, chiamate e messaggi.

Redazione e GM per Granma Internacional, 7 ottobre 2021

 

 


 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / I PIANI DI DESTABILIZZAZIONE SONO ANCHE POP

Rivelato piano di corruzione nei Latin Grammy per favorire la canzone controrivoluzionaria

 

Diversi media internazionali hanno scritto che Gabriel Abaroa, l’ex presidente emerito e direttore esecutivo del gruppo che assegna i premi musicali Latin Grammy, sarebbe stato comprato con un milione di dollari per favorire il tema controrivoluzionario "Patria y vida" come Canzone dell’Anno.

L’informazione emersa dall’indagine che ha rivelato la torbida trama di corruzione chiarisce che la consegna di denaro ad Abaroa sarebbe stata canalizzata attraverso entità offshore con sede nelle Isole Vergini. La controrivoluzione culturale cubana, i rapper e gli artisti sostenuti dal governo degli Stati Uniti acquisiscono fama dai disordini che fomentano e dirigono.

Il portale messicano Bendito Coraje ha svelato che «la rete offshore segnalata dall’ indagine giornalistica nota come Pandora Papers, rivela i pagamenti di Atlas Network, un’impresa che sta dietro il finanziamento e la promozione nelle reti sociali della canzone Patria y Vida».

Secondo altre pubblicazioni e analisi «è evidente» che i premi, la cui consegna è prevista per il prossimo 18 novembre, saranno pesantemente fondati su questi temi nel solco della strategia di politicizzazione di un evento artistico subordinato agli interessi della destra più reazionaria di Miami e del Governo degli Stati Uniti.

La canzone, interpretata da un gruppo regueton di origine cubana radicato in Florida, protagonista di un radicale cambio di rotta del discorso politico che praticavano in Patria che gli è valso il titolo necessaria per poter guadagnare una buona ricompensa, è una costruzione politica che parla di una realtà e di un paese inesistenti. Il numero musicale altera e inganna in malafede, manipola le coscienze e punta alla distruzione dell'unità popolare, al disanimo e allo spargimento di sangue tra cubani, proposito essenziale per dare voce agli interventisti.

Patria y vida segue il solco della guerra di quarta generazione, un sistema coordinato di operazioni mediatiche attraverso molteplici piattaforme con l’obiettivo di togliere virtù alla verità, una nuova linea di lavoro degli Stati Uniti per costruire una base sociale incline alla conseguimento dei propositi di reimpadronirsi del Paese.

Redazione e GM per Granma Internacional, 19 ottobre 2021