Notiziario Patria Grande - Gennaio 2021

 

 

GENNAIO 2021

 

 

SOMMARIO

 

CIVG / ESTERI / STATI UNITI

Il governo degli Stati Uniti prova su sé stesso il suo proprio veleno

 

ECOINVENTOS (SPAGNA) / AMBIENTE / POLITICA ECOLOGICA DELLE ANDE

Le comunità indigene stanno riforestando le Ande

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / COLOMBIA / VIOLENZA POLITICA

Processo etico del Tribunale Permanente dei Popoli contro lo Stato colombiano

 

GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA/ QUALITA' DELL'INFORMAZIONE

I mestieri più pericolosi del mondo

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / SANITA' E RICERCA

Cuba è l’unico Stato in cui la catena del farmaco è totalmente pubblica

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-UE

Cuba e la UE rinforzano le relazioni

 

 



CIVG / ESTERI / STATI UNITI

Il governo degli Stati Uniti prova su sé stesso il suo proprio veleno

di Pablo Prada, CIVG

 

 

L'assalto delle formazioni antisommossa – attrezzati di armi, elmetti e giubbotti antiproiettile – mentre altri gruppi si arrampicavano sui muri con la complicità dei poliziotti che sorvegliavano il Capitolio, Tempio mondiale della democrazia, ci mostra chiaramente che tempio non è più, e democratico non è mai stato, a dispetto di quanto è stato fatto credere a milioni di persone grazie alle veline informative dei governi.
Come può essere chiamato democratico un governo quando le sue origini sono fondate sul lavoro degli schiavi deportati dall'Africa? Superata la schiavitù arrivò l'apartheid nelle scuole, negli autobus, nelle fabbriche, nello sport, qui i bianchi e lì i neri, e oggi si applica ancora agli Ispanici, agli Asiatici e ai Musulmani, che subiranno ancora l'ingiustizia di quel sistema "democratico" totalmente ipocrita.

Il tempio della democrazia nordamericana, appannaggio alternato di due partiti – il  Democratico e il Repubblicano – quasi identici nell’orientamento, ha subito un assalto da parte dell’ultra-destra statunitense che non ha accettato la sconfitta di Trump, così che lui stesso ha mandato i suoi gruppi d'assalto a invadere il Capitolio per impedire ai membri del Congresso lì riuniti di approvare la vittoria di Biden, in perfetto stile da colpo di Stato o da attacco insurrezionale sedizioso, come lo stesso Biden lo ha descritto.

Un grave fatto, quello consumato negli Stati Uniti, che per molti era impensabile fino a un attimo prima perché, come ha detto Evo Morales, "Perché non ci sono colpi di stato negli Stati Uniti?. Naturale che non vedremo mai un colpo di stato lì, proprio perché è lì che nascono le istruzioni per invadere i paesi che costituiscono il suo "cortile di casa", cioè il Centro e il Sud America, con invasioni dei marines in Guatemala, a Panama, nella Repubblica Dominicana, a Granada, eccetera.

A partire dagli anni '70, la democrazia nordamericana si è appoggiata ai servi dell'imperialismo yankee usati per supportare colpo di Stato contro i vertici delle Forze Armate nei paesi del Sud America, come in Cile, Argentina, Bolivia, Perù, Paraguay, Uruguay, Brasile. Nessun paese è stato risparmiato dagli artigli dell'imperialismo statunitense.
Poi tocco ai paesi petroliferi del Medio Oriente subire gli interventi di destabilizzazione perpetrati dall'imperialismo, come in Iraq e Siria, e poi nel continente africano, come in Libia, con l'obiettivo sempre uguale di subentrare nella gestione dei pozzi petroliferi di quei paesi, con il Venezuela che costituisce un caso a parte.

Adesso, "all'improvviso" negli Stati Uniti, dove la destra è sostanzialmente al governo da sempre pur nell'alternanza tra Democratici e Repubblicani, emerge la novità dell'ultra-destra, con l'attacco al "tempio della democrazia mondiale", un avvertimento a tutte le democrazie che si credono solide del mondo occidentale, perché anche in quei paesi possono irrompere fenomeni di questo tipo.

Diranno che se nel paese più potente del mondo è stato possibile attaccare il Campidoglio, la sede del Congresso Nazionale degli Stati Uniti, può succedere anche nei nostri paesi, tranquillamente, senza danni.

 


 

 

ECOINVENTOS (SPAGNA) / AMBIENTE / POLITICA ECOLOGICA DELLE ANDE

Le comunità indigene stanno riforestando le Ande

13 gennaio 2021  

 

 

L'iniziativa ha come obiettivo ripristinare i boschi alle altitudini più elevate del mondo. Per conservare ciò che ancora esiste e recuperare ciò che si è andato distruggendo. Questo è il lavoro che stanno realizzando i popoli tradizionali del Perù, che stanno piantando queñua (Polylepis spp.), una specie endemica che cresce nelle zone alte delle Ande. 

Diffuse fino ad un’altitudine di 5.000 metri, le piante di queñua sono state ormai distrutte dagli incendi e dal pascolo, ma col progetto "Azione Andina" possono avere una seconda opportunità.

 

 

 

Attraverso l'Associazione Ecosistemi Andini (ECOAN), l'iniziativa porta avanti diverse azioni. Tutti gli anni, ad esempio, si celebra la festa “Queñua Raymi”, in cui giovani, bambini e anziani salgono sulle montagne per effettuare una piantumazione collettiva. Sono stati piantumati più di 100.000 alberi in un solo giorno. 

Il grande obiettivo di questa iniziativa è arrivare a 1 milione di ettari preservati, dei quali mezzo milione possibili soltanto mediante il rimboschimento, l'altro mezzo milione possibile grazie alla protezione dei boschi residui in sei paesi: Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina. Insieme formano la cosiddetta America Andina.

 

Oltre ad eliminare il biossido di carbonio, le piante di queñua assorbono grandi quantità di acqua, contribuendo alla sicurezza idrica dei villaggi di montagna e proteggendo il suolo dalle frane. Il bosco, inoltre, cattura ed immagazzina l'acqua del disgelo dei ghiacci delle Ande, rendendola gradualmente disponibile alle comunità. Questo fenomeno è un prezioso aiuto perfino durante la stazione secca.

 

 

 

Tutta l'acqua immagazzinata dalle foreste continua ad alimentare il bacino del Rio delle Amazzoni, che nasce precisamente dalle Ande peruviane. 

La foresta continua ad essere un rifugio per varie specie silvestri ed è a rischio d’estinzione. 

“Recuperare le foreste significa garantire il futuro delle culture indigene”, afferma Constantino Aucca Calci, leader indigeno e presidente di ECOAN. 

Globale Forest Generation, uno dei soci del progetto, crede che la rigenerazione di questi ecosistemi forestali sarà essenziale per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici. 

 

 

Fonte: Las comunidades indígenas están reforestando los Andes (ecoinventos.com)

Ulteriori informazioniwww.ecoanperu.org



RESUMEN LATINOAMERICANO / COLOMBIA / VIOLENZA POLITICA

Processo etico del Tribunale Permanente dei Popoli contro lo Stato colombiano

 

Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) avvierà un processo etico contro lo Stato colombiano.

Il 26 gennaio è stata aperta la 48a sessione del TPP, il Tribunale che affronterà il genocidio politico e i crimini contro la pace e l'impunità. Per l’occasione, diverse organizzazioni per i diritti sociali e umani raccoglieranno casi tipici e, con l’aiuto di esperti, documenteranno lo sterminio perpretato dallo Stato colombiano e dalle Forze Militari nazionali e statunitensi.
Il Tribunale Permanente dei Popoli è un’istituzione etica internazionale di natura non governativa che cerca di identificare e diffondere casi di violazione sistematica dei diritti fondamentali dell'umanità che non trovano riconoscimento o risposta nelle istanze ufficiali. Il caso delle multinazionali è paradigmatico: mentre le loro violazioni dei diritti restano nell'impunità, Il Tribunale Permanente dei Popoli diventa uno strumento per la ricerca della giustizia da parte delle vittime di queste imprese.

Origine e Storia

Il TPP rappresenta la continuazione dei Tribunali Russell, anch’essi di carattere etico, che giudicarono i crimini contro l'umanità commessi in Vietnam dagli Stati Uniti tra il 1966 e il 1967, e nelle dittature dell'America Latina tra il 1974-1976. Proprio il TPP fu la risposta alla rivendicazione sociale avanzata dai rappresentanti latinoamericani di costituire uno spazio permanente dove i popoli potessero incontrarsi e presentare casi di violazione dei loro diritti fondamentali. La Fondazione Internazionale Lelio Basso per il Diritto e la Liberazione dei Popoli raccolse la petizione e istituì questo tribunale a Bologna nel 1979.

L'attività del TPP si basa sui principi espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli (Lettera di Algeri, 1976) e analizza le cause storiche, politiche ed economiche che generano le violazioni dei diritti dei popoli. In tal modo, dopo le pertinenti analisi e sentiti i testimoni, la giuria - composta da membri nominati dal Consiglio della Fondazione Lelio Basso - emette un verdetto, di natura giuridica, nei confronti degli agenti responsabili delle violazioni denunciate. I tribunali d'opinione come il TPP affermano che gli Stati non sono gli unici autentici rappresentanti e interpreti delle norme, della loro attuazione e della loro applicazione. Questa stessa idea fu sottolineata dallo stesso Lelio Basso, giungendo alla conclusione che "il bisogno di coscienza pubblica può arrivare ad essere riconosciuto come fonte di diritto".

Il TPP ha organizzato più di trenta sessioni in cui i temi affrontati non erano prestabiliti, ma provenivano da richieste di organizzazioni e movimenti sociali, sindacali, politici, ecc. Così, il Tribunale ha accompagnato le lotte popolari in difesa dei diritti fondamentali in numerosi paesi, giudicando simbolicamente istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, situazioni di genocidio, di negazione dell'autodeterminazione, di invasioni straniere e distruzione dell'ambiente, tra l’altro.

Le multinazionali al banco degli imputati

La crescente espansione delle multinazionali è stata accompagnata dalla violazione dei diritti umani e dal degrado ambientale, soprattutto nei paesi del Sud. In questo senso, si sono tenute varie sessioni che hanno giudicato queste aziende come nel caso del disastro di Bhopal (Bhopal 1991 e Londra 1994), delle politiche dell'FMI e della Banca mondiale (Berlíno 1988 e Madrid 1994), delle multinazioni dei settori tessile, dell'abbigliamento e dell'abbigliamento sportivo e il relativo impatto sui diritti dei lavoratori e sull'ambiente" (Bruxelles 1998), e l'America Latina si distingue per aver ospitato diverse sessioni del TPP in cui le multinazionali erano al banco degli imputati. Come in Colombia, dove più di una ventina di multinazionali sono state processate simbolicamente tra il 2006 e il 2008. Tra loro c'erano aziende come Repsol, Coca-Cola, BP, Anglogold, Drummond, Nestlé e Aguas de Barcelona per i danni causati all'ambiente, ai popoli indigeni POPOLI e ai diritti umani. Il Nicaragua ha ospitato nel 2007 un'audizione interamente dedicata alla società spagnola Unión Fenosa, la cui sentenza finale ha affermato che “la multinazionale ha violato il quadro giuridico istituzionale e costituzionale e le normative internazionali insieme ai co-attori nazionali, responsabili anch’essi.

Sulla stessa linea sono inquadrate le tre udienze continentali che, organizzate dalla rete "Enlazando Alternativas" che riunisce numerose organizzazioni sociali, sindacali, ambientali, indigene e femminili latinoamericane ed europee stabilendo legami di solidarietà e resistenza contro le multinazionali e gli accordi di libero scambio che sono state emesse parallelamente ai vertici dei presidenti e dei capi di stato dell'Unione europea, dell'America Latina e dei Caraibi tenutisi a Vienna (2006), Lima (2008) e Madrid (2010). In tutti sono stati affrontati gli effetti delle politiche neoliberiste e delle multinazionali europee in America Latina, e dozzine di testimoni ed esperti hanno spiegato davanti al Tribunale lo sviluppo e l'ingresso delle grandi società nella regione e cosa hanno significato per le popolazioni locali ed ecosistemi.

Uno strumento di giustizia alternativo
Nei casi presentati alle sessioni TPP sulle multinazionali europee in America Latina, è stata verificata la natura strutturale degli impatti socio-ambientali generati, ovvero la violazione sistematica dei diritti umani risponde alla logica dell'attuale modello economico neoliberista . Come espresso nella sentenza del TPP emessa a Madrid, tutti questi casi "devono essere considerati non come fatti singolari e unici, ma come espressione di una situazione caratterizzata dalla natura sistematica delle pratiche".

La Corte dei Popoli ha inoltre permesso di rendere visibile come le politiche e le leggi create dai governi dell'Unione Europea e dalla maggioranza di quelli dell'America Latina, siano funzionali agli interessi delle multinazionali, anche quando sembrano contrastarle sulle convenzioni per i diritti umani. Le sentenze simboliche del TPP possono diventare strumento di pressione politica e legale per il riconoscimento dei danni e per l'attuazione di misure per il controllo delle multinazionali, nella tutela delle comunità colpite. In questo senso, sono stati fatti progressi nelle proposte di un quadro normativo alternativo che consenta un controllo efficace delle multinazionali che va oltre i meccanismi volontari e la responsabilità sociale di impresa.
I rappresentanti dei popoli colpiti dalle violazioni dei diritti umani non solo trovano nel TPP uno spazio per esprimere le loro richieste, ma assumono anche il ruolo di agenti di giustizia. Non cercano ricompense finanziarie, ma un recupero della dignità e il riconoscimento della verità e della giustizia.

Resumen Latinoamericano, 29 gennaio 2021

 

https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/01/29/colombia-el-tribunal-permanente-de-los-pueblos-realizara-juicio-etico-al-estado/

 



GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA/ QUALITA' DELL'INFORMAZIONE

I mestieri più pericolosi del mondo

 

Secondo il "Barometro della libertà di stampa", il sito della ONG Reporters senza Frontiera (RSF), 51 giornalisti sono stati assassinati nel  2020 e 400 sono stati reclusi. La fonte enumera anche le reclusioni arbitrarie, le sparizioni, le torture e i maltrattamenti, paese per paese.

Il tema non può non richiamare l’attenzione sul caso del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, che subisce il deterioramento del suo stato di salute nella prigione britannica in cui è recluso, per il quale la giudice Vanessa Baraitser ha accettato la diagnosi degli psichiatri, stabilendo così il divieto del suo trasferimento negli Stati Uniti per evitare il rischio che si suicidi.

La stessa giudice ha definito il processo viziato e punitivo, ma non ha comunque concesso la libertà condizionale perchè in capo al giornalista australiano pende l'accusa degli Stati Uniti di violazione di informazioni classificate per aver svelato documenti segreti tra il  2010 e il 2011.

L’altra faccia della medaglia di questa notizia è l'offerta da parte del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador di asilo politico per Assange.

RSF però non parla del caso specifico, ma non perde occasione per segnare Cuba in nero, insieme con altri paesi, come tra i peggiori violatori di questa libertà, anche se nessuna tra le evidenze che cita coinvolge l’arcipelago cubano.

La contraddizione è esplicita nell’informazione riportata dal portale di RSF e dimostra la sua doppia misura e l’intenzionalità politica con cui si valutano i dati e si manipola l’informazione, con il fine sempre uguale di demonizzare la Rivoluzione Cubana.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha informato, il 23 dicembre, che nel 2020 sono stati assassinati 59 giornalisti, quattro dei quali erano donne. C'è una discrepanza di numeri – otto - tra i due rapporti. Secondo i dati della Unesco, negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 888 giornalisti e operatori dell'informazione, cioè uno ogni quattro giorni.

Questi crimini si commettono con totale impunità, come si legge nella relazione sulla sicurezza dei giornalisti pubblicata nel novembre dall’agenzia dell'ONU, la quale mostra che, nel 2020, l'87% dei casi non ha avuto alcuna conseguenza. L’organismo ha indicato l’aumento dei maltrattamenti e degli attacchi ai professionisti dell’informazione, per esempio, durante la copertura delle manifestazioni di protesta in Cile, dove sono state denunciate 90 aggressioni, e nel caso delle mobilitazioni di Black Lives Matter, dove ci sono stati 500 diversi attacchi contro la stampa. Nel documento dell’organismo multilaterale è precisato che nel primo semestre dell’anno i lavoratori della stampa sono stati aggrediti in 125 proteste che hanno avuto luogo in 65 paesi.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di recente a tutti i governi del mondo di liberare i giornalisti reclusi semplicemente per aver svolto il proprio lavoro: «Molti sono stati oggetto di maltrattamenti, azioni intimidatrici, sanzioni, assassinii e anche detenzioni arbitrarie; sappiamo che i prigionieri, le persone detenute e quelle private della libertà in generale sono molto vulnerabili alla rapida propagazione del virus», ha detto António Guterres.

Va segnalato che nessuno dei giornalisti assassinati, scomparsi, aggrediti o reclusi senza causa, nonostante quello che segnala il barometro di Reporters senza Frontiere, è cubano.  L’ultimo giornalista  assassinato a Cuba fu una vittima della polizia di Fulgencio Batista nel 1958.

 

Gli operatori della salute: il lavoro più pericoloso del 2020

Anche se  il giornalismo è sempre tra le professioni più pericolose, nell’anno appena terminato è tra gli operatori della salute che hanno lavorato con dedizione nel coraggioso confronto con la pandemia, che si è avuto il maggior numero di vittime.

Almeno 7.000 sono morti per covid nel mondo, e il Messico è il paese più colpito secondo uno studio di Amnesty Internacional diffuso  recentemente.

Secondo lo studio, dopo il Messico ci sono gli Stati Uniti con 1.077 morti, il Regno Unito con 649, il Brasile con 634, la Russia con 631, l'India con 573, il Sudafrica con 240, l'Italia con 188, il Perù con 183, l'Iran con 164 e l’Egitto con 159. I cubani non compaiono in questa statistica.

Non si tratta di una curiosità informativa, una semplice coincidenza o mero sciovinismo da parte nostra: è una realtà segnata dai risultati che ha a che vedere con la cultura del socialismo che pone l’uomo al primo posto e al centro di tutte le priorità.

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 4 gennaio 2021

 


 

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / SANITA' E RICERCA

Cuba è l’unico Stato in cui la catena del farmaco è totalmente pubblica

 

 

Il giovane chimico-immunologo Fabrizio Chiodo, appena rientrato in Italia al CNR di Pozzuoli, dopo una lunga collaborazione con l’University Medical Center di Amsterdam, sta ora prestando la sua opera professionale a Cuba come professore di Chimica presso l’Università dell'Avana, e collabora con l’Istituto Finlay per i Vaccini, l'importante centro di ricerca biotecnologica che ha prodotto numerosi risultati riconosciuti a livello internazionale. 

Grazie al dr. Chiodo, in Italia è arrivata la notizia dei quattro candidati vaccinali cubani contro la SARS-CoV-2 registrati presso l'OMS. Nonostante le numerose richieste di interviste ricevute anche da importanti media nazionali, si è gentilmente prestato ad un breve colloquio con noi.

La sua collaborazione come ricercatore scientifico a L’Avana sta suscitando interesse in Italia: sta “bucando” il silenzio con cui i nostri media nascondono Cuba. Qual è il suo contributo alla ricerca nel Paese caraibico?

Dal 2014 collaboro con Cuba per ottimizzare e disegnare nuovi vaccini contro alcune malattie infettive. Anche contro la SARS-CoV-2 ho contribuito al disegno, alla progettazione, allo sviluppo e alla'analisi dei dati dei due candidati vaccinali Soberana01 e Soberana02.

Sappiamo che Cuba iniziò molto presto ad occuparsi di biotecnologia e lo sappiamo perché gli Stati Uniti lanciarono da subito un allarme mondiale, accusando Cuba di produzione di armi biotecnologiche. Lei conosce dall’interno il sistema scientifico cubano: verso quali obiettivi è orientata la ricerca nella biotecnologia e quali i risultati prodotti?

La biotecnologia Cubana si unisce all’eccellenza medica ed accademica voluta da Fidel Castro dopo la Rivoluzione. La ricerca scientifica cubana è sempre orientata verso la salute e il benessere del cittadino e non è mai ricerca fine a se stessa. Biocubafarma è un’impresa statale cubana che include 40 diversi Istituti di Ricerca e compagnie farmaceutiche pubbliche, con circa 30.000 lavoratori e la produzione e lo sviluppo di più di 400 diversi prodotti biotecnologici. Solo contro il COVID-19, Cuba sta lavorando a 869 diversi progetti di ricerca e innovazione

In Italia il main stream mediatico riferisce unicamente dei vaccini di produzione statunitense-tedesca e la UE pare non ne abbia considerato nessun altro nel sottoscrivere contratti d’acquisto, mentre ci risulta che in Russia e in Cina stiano già somministrando propri vaccini: pare una scelta di campo pregiudiziale, ideologica, non supportata da valutazioni scientifiche. Da scienziato, qual è la sua opinione?

Il modello economico attuale prevede anche una sorta di “imperialismo sanitario” che giustifica tutte le cose dette nella domanda. Non vedo nulla di strano, purtroppo è tutto frutto del modello economico.

Tornando alla pandemia COVID-19: a Cuba, con quali farmaci sono trattati i contagiati e con quale risultato? In Italia si definisce “fascismo sanitario” il confinamento e le restrizioni imposte contro il contagio, le misure ben più drastiche assunte in Cina vengono imputate alla scarsa “democrazia” cinese: com’è stato effettuato il controllo e il contenimento a Cuba?

Cuba ha utilizzato diversi farmaci sia per stimolare il sistema immunitario della popolazione con vari prodotti, sia trattando pazienti con infezione da SARS-CoV-2 con interferone alpha 2b, con anticorpo monoclonale contro recettore IL-6, più i “classici” farmaci ormai standardizzati come eparine e desametasone. Cuba ha il più alto numero di medici per cittadino e un livello altissimo della medicina di base che si è tradotto operativamente in tracciamento e assistenza sanitaria casa per casa. Cuba conosce altri virus come il Dengue, e i medici Cubani hanno conosciuto l'ebola in Africa. Questo ha fatto sì che avesse una rete eccellente di Sanità Pubblica (oltre a lock down ad inizio pandemia) con solo 140 morti dall’inizio della pandemia e il 93% dei pazienti ricoverati per COVID-19 totalmente recuperati.

Quando avremo il vaccino cubano?

La fine del clinical trial è prevista per il 3 Marzo 2021. Il vaccino cubano sarà pronto nell'aprile-maggio del 2021.

 

Il dr.Chiodo segnala poi che nel disegno dei candidati vaccinali i fattori presi in considerazione a Cuba sono stati il basso costo di produzione, la stabilità termica, il ricorso a piattaforme già usate anche per uso pediatrico, una caratteristica molto interessante e diversa rispetto ai vaccini contro la pandemia fin qui conosciuti. Infine sottolinea che, in un Paese soffocato dall’embargo e dalle relative sanzioni degli Stati Uniti ormai da 60 anni, la vaccinazione di massa è un punto di forza per la sovranità farmaceutica.

Fabrizio Chiodo ci ha tenuto a rimarcare che poiché Cuba è un paese socialista dove la biotecnologia non è strumento di profitto e la ricerca è motivata da intenti etici, i propri prodotti sono anche distribuibili tramite la OMS in paesi in via di sviluppo, come già avviene per esempio in Africa. Nel 2021 sentiremo parlare dei vaccini cubani contro la SARS-CoV-2.

AsiCubaUmbria e GM per Granma Internacional, 21 gennaio 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-UE

Cuba e la UE rinforzano le relazioni

Borrell ha detto che nonostante la situazione epidemiologia provocata dal covid, Cuba rispetta tutte le date previste nell’agenda, mentre Rodríguez Parrilla ha sottolineato che, terminato un ciclo iniziato nel II Consiglio del 2019, è possibile valutare quanto realizzato in questo complesso scenario e progettare azioni future a beneficio reciproco e sulla base del rispetto della sovranità delle parti, come stabilisce l’accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione. Ha poi aggiunto che questo III Consiglio ratifica la volontà delle parti per portare avanti gli impegni verso il rafforzamento delle relazioni bilaterali. Quindi ha espresso la sua convinzione che il dibattito contribuisca al consolidamento di un dialogo politico che include gli elementi che ci uniscono e che favorisce il maneggio delle nostre differenze. 

«Ci soddisfa constatare lo sforzo realizzato  per mantenere attivi i differenti meccanismi di scambio stabiliti dall’Accordo di Dialogo Politico e Cooperazione», ha segnalato. 

 

Milagros Pichardo e GM per Granma Internacional, 20 gennaio 2021