Brasile: Il significato e le prospettive delle mobilitazioni di strada

 ….Traduzione integrale dell'intervista rilasciata da J.P.Stedile  al giornale  Brasil de Fato...il 25 giugno 2013. Essendo state pubblicate  e fatte circolare in Italia delle traduzioni non integrali ci pareva opportuno dare un’informazione senza omissioni.

 

Per João Pedro Stedile, i giovani mobilitati, per la loro origine di classe, non hanno coscienza che stanno partecipando ad una lotta ideologica. Quindi sono contesi dalle idee della destra e della sinistra

João Pedro Stedile

25/06/2013        Nilton Viana -  Redazione  Brasil de Fato

È tempo per il governo di allearsi con il popolo o ne pagherà il conto in futuro. Questa è una delle valutazioni di João Pedro Stedile, del coordinamento nazionale del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) sulle recenti mobilitazioni in tutto il paese. Secondo Stedile, c'è una crisi urbana nelle città brasiliane, provocata da questa fase del capitalismo finanziario. "Le persone stanno vivendo un inferno nelle grandi città, poiché perdono tre, quattro ore al giorno nel traffico quando potrebbero stare con la famiglia, studiare o fare attività culturali". Per il leader del MST, la riduzione della tariffa dei trasporti interessa molto tutta la popolazione e questa è stata l’intelligenza del Movimento Passe Livre, che ha saputo chiamare alla mobilitazione in nome degli interessi del popolo.

In questa intervista esclusiva con Brasil de Fato, Stedile parla del carattere di queste mobilitazioni e fa un invito: dobbiamo essere consapevoli della natura di questi eventi e andare tutti in strada disputando cuori e menti per politicizzare questa gioventù che non ha alcuna esperienza della lotta di classe. "I giovani sono stanchi di questo modo di fare politica borghese, mercificata". E fa un avvertimento: la cosa più grave è che i partiti della sinistra istituzionale, tutti loro si sono adeguati a questi metodi. Sono invecchiati e si sono burocratizzati. Le forze popolari e i partiti di sinistra devono mettere tutte le loro energie per andare in strada poiché sta avvenendo in ogni città, in ogni manifestazione, una disputa ideologica permanente della lotta degli interessi di classe. "Dobbiamo spiegare al popolo quali sono i principali nemici del popolo".

Brasil de Fato - Come analizza le recenti manifestazioni che stanno scuotendo il Brasile nelle ultime settimane? Quali sono le ragioni economiche che le hanno provocate?

João Pedro Stedile - Ci sono molte valutazione sul perché stiano avvenendo queste manifestazioni. Mi associo all’analisi della professoressa Ermínia Maricato, che è la nostra maggior esperta sui temi urbani e ha lavorato in passato nel Ministero delle Città [ha l’obiettivo di combattere la disuguaglianza sociale, trasformando le città in spazi più a misura d’uomo] durante la gestione di Olivio Dutra [sindacalista e politico brasiliano, ministro “das Cidade” 2003-2005]. Lei sostiene la tesi che c’è una crisi urbana presente nelle città brasiliane, provocata da questa tappa del capitalismo finanziario. C’è stata un’enorme speculazione immobiliare che ha fatto salire i prezzi degli affitti e dei terreni del 150% negli ultimi tre anni. Il capitale ha finanziato, senza nessun controllo da parte del governo, la vendita di automobili per inviare denaro all’estero e ha trasformato il nostro traffico in un caos. E negli ultimi dieci anni non ci sono stati investimenti nel trasporto pubblico. Il programma per la casa “Casa mia, vita mia” (Minha casa, minha vida) ha spinto i poveri verso le periferie, senza infrastrutture. Tutto questo ha generato una crisi strutturale in cui le persone stanno vivendo un inferno, nelle grandi città, perdendo tre o quattro ore giorno nel traffico, quando potrebbero stare con la famiglia, studiare o svolgere attività culturali. Oltre a questo, c’è una pessima qualità dei servizi pubblici, specialmente nella sanità e anche nel settore dell’educazione, dalla scuola di base, alle scuole di livello medio dalle quali gli studenti escono senza saper scrivere un testo. L’insegnamento superiore è diventato un mercato di vendita di diplomi a rate, per il 70% degli studenti universitari.

Dal punto di vista politico, perché questo è accaduto?

I 15 anni di neoliberismo e ancor più gli ultimi dieci anni di un governo di composizione di classi hanno trasformato il modo di fare politica fendendolo ostaggio degli interessi del capitale. I partiti sono diventati vecchi nei loro comportamenti e si sono trasformati in semplici sigle che raccolgono, in gran parte, degli opportunisti desiderosi di ottenere cariche pubbliche o accaparrarsi risorse pubbliche per i propri interessi. Tutti i giovani nati dopo l’epoca delle “diretas já”[movimento civile di rivendicazione per le elezioni presidenziali dirette in Brasil nel 1983-1984] non hanno avuto l’opportunità di partecipare alla politica. Oggi, per concorrere a qualsiasi carica, per esempio, di consigliere, la persona interessata deve avere più di un milione di reais; diventare deputato costa circa 10 milioni di reais. I capitalisti pagano e poi i politici obbediscono. La gioventù è stanca di questa forma di fare politica borghese, mercificata. Ma la cosa più grave è stata che i partiti della sinistra istituzionale, tutti, si sono adeguati a questi metodi. Sono invecchiati e si sono burocratizzati. E questo ha creato nella gioventù una profonda ostilità nei confronti del modo di operare dei partiti. E hanno ragione. La gioventù non è apolitica, al contrario, tanto che ha portato la politica nelle strade, anche senza avere la coscienza del suo significato. Ma sta dicendo che non sopporta più di vedere in televisione queste pratiche politiche che hanno sequestrato il voto delle persone e sono basate sulla menzogna e sulla manipolazione. E i partiti di sinistra devono riappropriarsi del loro ruolo che è quello di organizzare la lotta sociale e politicizzare la classe operaia. Altrimenti cadranno nella fossa comune della storia.

E perché le manifestazioni sono scoppiate solo ora?

Probabilmente per la somma di diversi fattori legati più al carattere della psicologia delle masse che a una decisione politica pianificata. Si sono sommati il clima complessivo di cui ho già parlato, più le denunce di superfatturazione delle opere degli stadi, che sono una provocazione per il popolo. Esaminiamo alcuni episodi. La Rete Globo ha ricevuto, dal governo dello Stato di Rio de Janeiro e dalla prefettura, 20 milioni di reais di denaro pubblico per organizzare lo spettacolino di sole due ore, del sorteggio dei giochi della Coppa delle Confederazioni. Lo stadio di Brasilia è costato 1,4 miliardi e non ha autobus in città! La dittatura esplicita e le manovre nascoste che la FIFA/CBF ha imposto e tutti i governi si sono sottomessi. La reinaugurazione del Maracanã è stata uno schiaffo al popolo brasiliano. Le foto erano chiare, nel maggior tempio del calcio mondiale non c’era né un nero né un meticcio! E poi con l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. È stata solo la scintilla che ha fatto scoppiare il sentimento diffuso di rivolta, di indignazione. La benzina per la scintilla è venuta dal governo tucano Geraldo Alkmin che, protetto dai media paulista che finanzia, e abituato a battere sul popolo impunemente, come ha fatto nel Pinheirinho e in altri sfratti rurali e urbani, ha mandato la sua polizia contro la popolazione. In quel momento tutti hanno reagito. Per fortuna che la gioventù si è svegliata. E di questo ha avuto merito il Movimento Passe Livre che ha saputo capitalizzare questo malcontento popolare e ha organizzato la protesta al momento giusto.

Perché la classe operaia non è ancora scesa in strada?

È vero, la classe operaia ancora non è scesa in strada. In strada ci sono i figli della classe media, della classe medio bassa, e anche alcuni giovani che André Singer definirebbe del sottoproletariato, che studiano e lavorano nel settore dei servizi, che hanno migliorato le condizioni di vita, ma vogliono essere ascoltati. Questi ultimi sono stati maggiormente presenti in altre capitali e nelle periferie. La riduzione della tariffa dei trasporti  interessava molto a tutto il popolo e questo è stato l’elemento vincente del Movimento Passe Livre, che ha saputo convocare mobilitazioni in nome degli interessi del popolo. E il popolo ha appoggiato le manifestazioni. Questo si vede negli indici di popolarità dei giovani, soprattutto quando sono stati repressi. La classe operaia tarda a muoversi, ma, quando si muove, colpisce direttamente il capitale, cosa che non è ancora non è successa. Penso che le organizzazioni che fanno la mediazione con la classe operaia ancora non hanno capito il momento e sono un po’ timide. Ma la classe, come classe, penso che sia disposta a lottare anch’essa. Si può rilevare che il numero di scioperi per aumenti salariali ha già recuperato i livelli degli anni 80. Penso che sia solo una questione di tempo, quando le mediazioni avranno colto gli obiettivi che possano motivare la classe a muoversi. Negli ultimi giorni, già si vede che in alcune città minori e nelle periferie delle grandi città hanno cominciato a essere organizzate manifestazioni con obiettivi di rivendicazione molto precisi. E questo è molto importante.

Anche voi del MST e i contadini non vi siete ancora mossi ...

È vero. Nelle capitali vicino alle quali ci sono nostri insediamenti e piccoli agricoltori stiamo già partecipando. E sono anche testimone del fatto che siamo stati accolti molto bene, con la nostra bandiera rossa e la nostra rivendicazione della Riforma agraria e di alimenti sani e a buon mercato per tutto il popolo. Penso che nelle prossime settimane ci potrà essere un’adesione maggiore, anche con la realizzazione di manifestazioni di contadini nelle strade e nei comuni dell’interno. I nostri militanti muoiono dalla voglia di entrare nella lotta e mobilitarsi. Spero anche che si muovano al più presto.

Che cosa pensa delle violenze che sono successe all’interno di alcune manifestazioni?

Prima di tutto bisogna relativizzare. La borghesia, attraverso le sue televisioni, ha usato la tattica di spaventare il popolo mostrando solo gente che provoca disordini e rompe tutto. Si tratta di gruppi minoritari e insignificanti in confronto alle migliaia di persone che si sono mobilitate. Alla destra interessa far passare nell’immaginario della popolazione che si tratta solo di disordine e, alla fine, se ci sarà caos, dare la colpa al governo e esigere la presenza delle forze armate. Spero che il governo non commetta questa bestialità di chiamare la guardia nazionale e le forze armate per reprimere le manifestazioni. È quello che sogna la destra! Ciò che sta provocando scene di violenza è il modo di intervenire della Polizia Militare. La Polizia Militare è stata preparata fin dalla dittatura militare a trattare la popolazione sempre come un nemico. E negli stati governati dai tucani (São Paulo, Rio de Janeiro, Minas Gerais) c’è ancora la promessa di impunità. Ci sono gruppi di destra organizzati con il preciso obiettivo di fare provocazioni e saccheggi. A São Paulo hanno agito gruppi fascisti e buttafuori delle discoteche assoldati. A Rio de Janeiro sono intervenute milizie organizzate che proteggono i politici conservatori. È chiaro, c’è anche un substrato di lumpenproletariat [sottoproletariato] che compare in qualsiasi mobilitazione popolare, negli stadi, a carnevale, perfino nelle feste religiose, tentando di trarne qualche profitto.

 

 

Manifestazione di fronte allo stadio  Mané Garrincha in Brasília

 

Quindi c'è una lotta di classe nelle strade o si tratta solo di giovani che manifestano la loro indignazione?

È chiaro che c’è una lotta di classe nelle strade. Anche se ancora concentrata su uno scontro ideologico. E la cosa più grave è che la stessa gioventù mobilitata, per la sua origine di classe, non ha coscienza del fatto che sta partecipando ad una lotta ideologica. Loro stanno facendo politica nella miglior forma possibile, nelle strade. E scrivono negli striscioni: siamo contro i partiti e la politica? E per questo sono stati tanto diffusi i messaggi degli striscioni. Sta succedendo in ogni città, in ogni manifestazione, uno scontro ideologico permanente di lotta tra gli interessi delle classi. I giovani vengono contesi dalle idee della destra e della sinistra, dai capitalisti e dalla classe operaia. D’altro lato sono evidenti i segnali della destra molto ben organizzata e dei suoi servizi di inteligence che usano internet, si nascondono dietro maschere e cercano di creare dicerie e opinioni su internet. Improvvisamente uno strano messaggio diventa migliaia di messaggi, e così si diffonde il risultato come se quello fosse l’espressione della maggioranza. Questi meccanismi di manipolazione sono stati usati dalla CIA e dal Dipartimento degli Stati Uniti, nella primavera araba, nel tentativo di destabilizzare il Venezuela, nella guerra in Siria. È chiaro che essi stanno operando qui per raggiungere i loro obiettivi.

E quali sono gli obiettivi e le proposte della destra?

La classe dominante, i capitalisti, gli interessi dell’impero statunitense e i loro portavoce ideologici, che compaiono tutti i giorni in tv hanno un grande obiettivo: logorare il più possibile il governo di Dilma, indebolire le forme organizzative della classe operaia, sconfiggere qualsiasi proposta di cambiamento strutturale nella società brasiliana e vincere le elezioni del 2014, per ricomporre un’egemonia totale nella direzione dello stato brasiliano che ora è oggetto di contesa. Per raggiungere questi obiettivi stanno ancora procedendo a tentoni, alternando le loro tattiche. A volte provocano la violenza per offuscare gli obiettivi dei giovani.

A volte inseriscono negli striscioni dei giovani i loro messaggi. Per esempio, la manifestazione di sabato (22), sebbene piccola, a São Paulo, è stata totalmente manipolata da settori di destra che hanno puntato solo sulla lotta contro la PEC 37 [Proposta di emendamento costituzionale 37/2011, abbreviata in PEC 37], con striscioni stranamente uguali e parole d’ordine uguali. Certamente la maggioranza dei giovani non sa nemmeno di che si tratta. Ed è un tema secondario per la popolazione, ma la destra sta tentando di innalzare le bandiere della moralità, come fece la UDN [União Democrática Nacional (UDN) era un partito politico brasiliano fondato il 7 aprile 1945, oppositore frontale alle politiche e alla figura di Getúlio Vargas e di orientamento conservatore] in tempi passati. Quello che già stanno facendo nel Congresso, rapidamente lo portano nelle strade.

Ho visto nelle reti sociali controllate dalla destra, che le loro bandiere, oltre alla PEC 37, sono: l’uscita di Renan [attuale presidente del Senato] dal Senato, una CPI [Commissione Parlamentare di Inchiesta] sulla trasparenza delle spese della Coppa; dichiarare la corruzione un crimine odioso e porre fine al tribunale speciale per i politici. Già i gruppi più fascisti tentano “FUORI DILMA” e raccolte di firme per l’impeachment. Per fortuna queste bandiere non hanno niente a che vedere con le condizioni di vita delle masse, anche se possono essere manipolate dai media. E oggettivamente si danno la zappa sui piedi. Alla fine è la borghesia brasiliana, i suoi imprenditori e politici che sono i maggiori corrotti e corruttori. Chi si è appropriato delle spese esagerate della Coppa? La rete Globo e gli appaltatori.

In questo scenario, quali sono le sfide che hanno di fronte la classe operaia e le organizzazioni popolari e i partiti di sinistra?

Le sfide sono molte. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza della natura di queste manifestazioni e andare tutti per le strade, contendere cuori e menti dei giovani alla destra, per politicizzare questa gioventù che non ha esperienza di lotta di classe. Secondo, la classe operaia deve muoversi, andare nelle strade, manifestarsi nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, come direbbe Geraldo Vandré [Geraldo Vandré, nome artistico di Geraldo Pedroso de Araújo Dias, cantante e compositore brasiliano della musica popolare brasiliana]. Far sentire le sue richieste per risolvere i problemi concreti della classe, dal punto di vista economico e politico. Terzo, dobbiamo spiegare al popolo chi sono i principali nemici del popolo. E adesso sono le banche, le imprese multinazionali che si occupano della nostra economia, i latifondisti dell’agricoltura e dell’allevamento e gli speculatori. Dobbiamo prendere l’iniziativa di mettere all’ordine del giorno il dibattito nella società e esigere l’approvazione del progetto della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore; esigere che la priorità, degli investimenti pubblici, siano nella salute,nell’educazione e la riforma agraria. Ma per questo il governo deve tagliare gli interessi e spostare risorse dal surplus primario; quei 200 miliardi di riais che ogni anno finiscono nelle mani di soli 20.000 ricchi, che vivono di rendita, creditori di un debito interno che non abbiamo mai contratto; bisogna spostare questi soldi verso investimenti produttivi e sociali. Questo è quello che la lotta di classe mette di fronte al governo Dilma: le risorse pubbliche andranno alla borghesia che vive di rendita o per risolvere i problemi del popolo? Approvare in regime di urgenza, in modo che entri in vigore dalle prossime elezioni, una riforma politica di ampio respiro, che come minimo istituisca il finanziamento esclusivamente pubblico della campagna (elettorale). Il diritto alla revoca dei mandati e plebisciti [referendum] popolari auto-convocati. Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che torni a riscuotere l’ICMS [imposta sulle operazioni relative alla circolazione di merci e sulle prestazioni di servizio di trasporto interestatale, intermunicipale e delle comunicazioni] sulle esportazioni primarie, penalizzi la ricchezza dei ricchi e alleggerisca le imposte dei poveri, che sono quelli che pagano di più. Abbiamo bisogno che il governo sospenda le aste pubbliche del petrolio e tutte le concessioni di privatizzazione delle miniere e di altre aree pubbliche. Non serve molto applicare tutte le royalties del petrolio in educazione, se le royalties rappresenteranno solo l’8% della rendita del petrolio e il 92% andrà alle imprese multinazionali che otterranno il petrolio nelle aste! Una riforma urbana strutturale, che torni a mettere al primo posto il trasporto pubblico, di qualità e a tariffa zero. È già stato dimostrato che non è caro né difficile istituire il trasporto gratuito per le masse delle capitali. E controllare la speculazione immobiliare. E infine, dobbiamo utilizzare e approvare il progetto della Conferenza Nazionale di Comunicazione, ampiamente rappresentativa, di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Così si finirebbe con il monopolio della Globo per cui il popolo e le sue organizzazioni popolari abbiano un ampio accesso alla comunicazione, possano creare i propri mezzi di comunicazione, con risorse pubbliche. Ho sentito da diversi movimenti della gioventù che stanno organizzando le manifestazioni, che forse questa è l’unica bandiera che unifica tutti: Abbasso il monopolio della Globo!

Ma queste parole d’ordine avranno risonanza nella società e eserciteranno pressione su governo e politici soltanto se si muoverà la classe operaia.

Cosa dovrebbe fare il governo adesso?

Spero che il governo abbia la sensibilità e l’intelligenza di approfittare di questo appoggio, questo clamore che viene dalle strade, che è appena una sintesi di una coscienza diffusa nella società, che è il momento di cambiare. E cambiare a favore del popolo. E per questo il governo deve affrontare la classe dominante sotto tutti gli aspetti. Affrontare la borghesia che vive di rendita, spostando i pagamenti degli interessi verso investimenti in aree che risolvano i problemi del popolo. Promuovere subito le riforme politiche, tributarie. Avviare l’approvazione del progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Creare meccanismi per investimenti significativi nel trasporto pubblico, che vadano nella direzione della tariffa zero. Accelerare la riforma agraria e un piano di produzione di alimenti sani per il mercato interno. Garantire subito l’applicazione del 10% del PIB in risorse pubbliche per l’educazione a tutti i livelli, dagli asili infantili nelle grandi città alla scuola di base di qualità fino all’accesso di tutti i giovani all’università pubblica. Senza questo ci sarà profonda disillusione e il governo consegnerà alla destra l’iniziativa delle parole d’ordine, che porteranno a nuove manifestazioni, con l’obiettivo di logorare il governo in vista delle elezioni del 2014. É ora che il governo si allei con il popolo o pagherà il conto nel prossimo futuro.

E queste mobilitazioni, dove porteranno il paese nei prossimi mesi?

Tutto è ancora una incognita, perché i giovani e le masse sono oggetto di contesa. Per questo le forze popolari e i partiti di sinistra devono impegnare tutte le loro energie per andare in strada. Manifestare, inserire le bandiere di lotta delle riforme che interessano al popolo. Perché la destra farà la stessa cosa e cercherà di imporre le sue parole d’ordine conservatrici, arretrate, di criminalizzazione e stigmatizzazione delle idee del cambiamento sociale. Siamo in piena battaglia ideologica e nessuno sa ancora quale sarà il risultato. In ogni città, in ogni manifestazione, dobbiamo contendere alla destra menti e cuori. E chi resterà fuori, sarà fuori dalla storia.

Traduzione di Concetta e Valerio per civg.it

 

O significado e as perspectivas das mobilizações de rua

25 junho, 2013 - 18:27 — Michelle

 

Para João Pedro Stedile, a juventude mobilizada, por sua origem de classe, não tem consciência de que está participando de uma luta ideológica. Assim, estão sendo disputados pelas ideias da direita e da esquerda

25/06/2013

Nilton Viana                    da Redação

É hora do governo aliar-se ao povo ou pagará a fatura no futuro. Essa é uma das avaliações de João Pedro Stedile, da coordenação nacional do Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) sobre as recentes mobilizações em todo o país. Segundo ele, há uma crise urbana instalada nas cidades brasileiras, provocada por essa etapa do capitalismo financeiro. “As pessoas estão vivendo um inferno nas grandes cidades, perdendo três, quatro horas por dia no trânsito, quando poderiam estar com a família, estudando ou tendo atividades culturais”, afirma. Para o dirigente do MST, a redução da tarifa interessava muito a todo o povo e esse foi o acerto do Movimento Passe livre, que soube convocar mobilizações em nome dos interesses do povo.

Nesta entrevista exclusiva ao Brasil de Fato, Stedile fala sobre o caráter dessas mobilizações, e faz um chamamento: devemos ter consciência da natureza dessas manifestações e irmos todos para a rua disputar corações e mentes para politizar essa juventude que não tem experiência da luta de classes. “A juventude está de saco cheio dessa forma de fazer política burguesa, mercantil”, constata. E faz uma alerta: o mais grave foi que os partidos da esquerda institucional, todos eles, se moldaram a esses métodos. Envelheceram e se burocratizaram. As forças populares e os partidos de esquerda precisam colocar todas as suas energias para ir para a rua, pois está ocorrendo, em cada cidade, em cada manifestação, uma disputa ideológica permanente da luta dos interesses de classes. “Precisamos explicar para o povo quem são os principais inimigos do povo”.

Brasil de Fato – Como você analisa as recentes manifestações que vêm sacudindo o Brasil nas últimas semanas? Qual é a base econômica para elas terem acontecido?

João Pedro Stedile – Há muitas avaliações sobre por que estão ocorrendo estas manifestações. Me somo à análise da professora Ermínia Maricato, que é nossa maior especialista em temas urbanos e já atuou no Ministério das Cidades na gestão Olívio Dutra. Ela defende a tese de que há uma crise urbana instalada nas cidades brasileiras, provocada por essa etapa do capitalismo financeiro. Houve uma enorme especulação imobiliária que elevou os preços dos aluguéis e dos terrenos em 150% nos últimos três anos. O capital financiou – sem nenhum controle governamental – a venda de automóveis para enviar dinheiro para o exterior e transformou nosso trânsito um caos. E, nos últimos dez anos, não houve investimento em transporte público. O programa habitacional Minha casa, minha vida empurrou os pobres para as periferias, sem condições de infraestrutura. Tudo isso gerou uma crise estrutural, em que as pessoas estão vivendo um inferno nas grandes cidades, perdendo três, quatro horas por dia no trânsito, quando poderiam estar com a família, estudando ou tendo atividades culturais. Somado a isso, a péssima qualidade dos serviços públicos, em especial na saúde e mesmo na educação, desde a escola fundamental, ensino médio, em que os estudantes saem sem saber fazer uma redação. E o ensino superior virou loja de vendas de diplomas a prestações, onde estão 70% dos estudantes universitários.

Do ponto de vista político, por que isso aconteceu?

Os 15 anos de neoliberalismo e mais os últimos dez anos de um governo de composição de classes transformou a forma de fazer política em refém apenas dos interesses do capital. Os partidos ficaram velhos em suas práticas e se transformaram em meras siglas que aglutinam, em sua maioria, oportunistas para ascender a cargos públicos ou disputar recursos públicos para seus interesses. Toda a juventude nascida depois das Diretas Já não teve oportunidade de participar da política. Hoje, para disputar qualquer cargo, por exemplo, o de vereador, o sujeito precisa ter mais de um milhão de reais. O de deputado custa ao redor de dez milhões de reais. Os capitalistas pagam e depois os políticos os obedecem. A juventude está de saco cheio dessa forma de fazer política burguesa, mercantil. Mas o mais grave foi que os partidos da esquerda institucional, todos eles, se moldaram a esses métodos. Envelheceram e se burocratizaram. E, portanto, gerou na juventude uma ojeriza à forma dos partidos atuarem. E eles têm razão. A juventude não é apolítica, ao contrário, tanto é que levou a política para as ruas, mesmo sem ter consciência do seu significado. Mas está dizendo que não aguenta mais assistir na televisão essas práticas políticas que sequestraram o voto das pessoas, baseadas na mentira e na manipulação. E os partidos de esquerda precisam reapreender que seu papel é organizar a luta social e politizar a classe trabalhadora. Senão cairão na vala comum da história.

E por que as manifestações eclodiram somente agora?

Provavelmente tenha sido mais pela soma de diversos fatores de caráter da psicologia de massas, do que por alguma decisão política planejada. Somou-se todo o clima que comentei, mais as denúncias de superfaturamento das obras dos estádios, que é são um acinte ao povo. Vejam alguns episódios. A Rede Globo recebeu do governo do estado do Rio de Janeiro e da prefeitura R$ 20 milhões do dinheiro público para organizar o showzinho de apenas duas horas do sorteio dos jogos da Copa das Confederações. O estádio de Brasília custou R$ 1,4 bilhão e não tem ônibus na cidade! A ditadura explícita e as maracutaias que a Fifa/CBF impuseram e que os governos se submeteram. A reinauguração do Maracanã foi um tapa no povo brasileiro. As fotos eram claras, no maior templo do futebol mundial não havia nenhum negro ou mestiço! E aí o aumento das tarifas de ônibus foi apenas a faísca para acender o sentimento generalizado de revolta, de indignação. A gasolina para a faísca veio do governo tucano Geraldo Alckmin, que protegido pela mídia paulista que ele financia, e acostumado a bater no povo impunemente – como fez no Pinheirinho e em outros despejos rurais e urbanos – jogou sua polícia para a barbárie. Aí todo mundo reagiu. Ainda bem que a juventude acordou. E nisso houve o mérito do Movimento Passe Livre, que soube capitalizar essa insatisfação popular e organizou os protestos na hora certa.

Por que a classe trabalhadora ainda não foi à rua?

É verdade, a classe trabalhadora ainda não foi para a rua. Quem está na rua são os filhos da classe média, da classe media baixa, e também alguns jovens do que o Andre Singer chamaria de subproletariado, que estudam e trabalham no setor de serviços, que melhoraram as condições de consumo, mas querem ser ouvidos. Esses últimos apareceram mais em outras capitais e nas periferias. A redução da tarifa interessava muito a todo o povo e esse foi o acerto do Movimento Passe livre, soube convocar mobilizações em nome dos interesses do povo. E o povo apoiou as manifestações. Isso está expresso nos índices de popularidade dos jovens, sobretudo quando foram reprimidos. A classe trabalhadora demora a se mover, mas quando se move afeta diretamente o capital. Coisa que ainda não começou acontecer. Acho que as organizações que fazem a mediação com a classe trabalhadora ainda não compreenderam o momento e estão um pouco tímidas. Mas a classe, como classe, acho que está disposta a também lutar. Veja que o número de greves por melhorias salariais já recuperou os padrões da década de 1980. Acho que é apenas uma questão de tempo, é só as mediações acertarem nas bandeiras que possam motivar a classe a se mexer. Nos últimos dias já se percebe que em algumas cidades menores e nas periferias das grandes cidades já começam a ter manifestações com bandeiras de reivindicações bem localizadas. E isso é muito importante.

Vocês do MST e dos camponeses também não se mexeram ainda...

É verdade. Nas capitais onde temos assentamentos e agricultores familiares mais próximos já estamos participando. Inclusive, sou testemunha de que fomos muito bem recebidos com nossa bandeira vermelha e com nossa reivindicação de reforma agrária, alimentos saudáveis e baratos para todo o povo. Acho que nas próximas semanas poderá haver uma adesão maior, inclusive realizando manifestações dos camponeses nas rodovias e municípios do interior. Na nossa militância está todo mundo doido para entrar na briga e se mobilizar. Espero que também se mexam logo.

Na sua opinião, qual é a origem da violência que tem acontecido em algumas manifestações?

Primeiro vamos relativizar. A burguesia, através de suas televisões, tem usado a tática de assustar o povo colocando apenas a propaganda dos baderneiros e quebra-quebra. São minoritários e insignificantes diante das milhares de pessoas que se mobilizaram. Para a direita, interessa colocar no imaginário da população que isso é apenas bagunça e no final, se tiver caos, colocar a culpa no governo e exigir a presença das Forças Armadas. Espero que o governo não cometa essa besteira de chamar a guarda nacional e as Forças Armadas para reprimir as manifestações. É tudo o que a direita sonha! Quem está provocando as cenas de violência é a forma de intervenção da Policia Militar. A PM foi preparada desde a ditadura militar para tratar o povo sempre como inimigo. E nos estados governados pelos tucanos (SP, RJ e MG), ainda tem a promessa de impunidade. Há grupos direitistas organizados com orientação de fazer provocações e saques. Em são Paulo, atuaram grupos fascistas e leões de chácaras contratados. No Rio de Janeiro, atuaram as milícias organizadas que protegem seus políticos conservadores. E claro, há também um substrato de lumpesinato que aparece em qualquer mobilização popular, seja nos estádios, carnaval, até em festa de igreja, tentando tirar seus proveitos.

Há, então, uma luta de classes nas ruas ou é apenas a juventude manifestando sua indignação?

É claro que há uma luta de classes na rua. Embora ainda concentrada na disputa ideológica. E o que é mais grave, a própria juventude mobilizada, por sua origem de classe, não tem consciência de que está participando de uma luta ideológica. Eles estão fazendo política da melhor forma possível, nas ruas. E aí escrevem nos cartazes: somos contra os partidos e a política? Por isso têm sido tão difusas as mensagens nos cartazes. Está ocorrendo, em cada cidade, em cada manifestação, uma disputa ideológica permanente da luta dos interesses de classes. Os jovens estão sendo disputados pelas ideias da direita e pela esquerda. Pelos capitalistas e pela classe trabalhadora. Por outro lado, são evidentes os sinais da direita muito bem articulada e de seus serviços de inteligência, que usam a internet, se escondem atrás das máscaras e procuram criar ondas de boatos e opiniões pela internet. De repente, uma mensagem estranha alcança milhares de mensagens. E aí se passa a difundir o resultado como se ela fosse a expressão da maioria. Esses mecanismos de manipulação foram usados pela CIA e pelo Departamento de Estado Estadunidense, na Primavera Árabe, na tentativa de desestabilização da Venezuela, na guerra da Síria. É claro que eles estão operando aqui também para alcançar os seus objetivos.

E quais são os objetivos da direita e suas propostas?

A classe dominante, os capitalistas, os interesses do império Estadunidense e seus porta-vozes ideológicos, que aparecem na televisão todos os dias, têm um grande objetivo: desgastar ao máximo o governo Dilma, enfraquecer as formas organizativas da classe trabalhadora, derrotar quaisquer propostas de mudanças estruturais na sociedade brasileira e ganhar as eleições de 2014, para recompor uma hegemonia total no comando do Estado brasileiro, que agora está em disputa. Para alcançar esses objetivos, eles estão ainda tateando, alternando suas táticas. Às vezes, provocam a violência para desfocar os objetivos dos jovens.

Às vezes, colocam nos cartazes dos jovens a sua mensagem. Por exemplo, a manifestação do sábado (22), embora pequena, em São Paulo, foi totalmente manipulada por setores direitistas que pautaram apenas a luta contra a PEC 37, com cartazes estranhamente iguais e palavras de ordem iguais. Certamente, a maioria dos jovens nem sabem do que se trata. E é um tema secundário para o povo, mas a direita está tentando levantar as bandeiras da moralidade, como fez a UDN em tempos passados. Isso que já estão fazendo no Congresso, logo, logo vão levar às ruas. Tenho visto nas redes sociais controladas pela direita, que suas bandeiras, além da PEC 37 são: saída do Renan do Senado; CPI e transparência dos gastos da Copa; declarar a corrupção crime hediondo e fim do foro especial para os políticos. Já os grupos mais fascistas ensaiam Fora Dilma e abaixo-assinados pelo impeachment. Felizmente, essas bandeiras não têm nada a ver com as condições de vida das massas, ainda que elas possam ser manipuladas pela mídia. E, objetivamente podem ser um tiro no pé. Afinal, é a burguesia brasileira, seus empresários e políticos que são os maiores corruptos e corruptores. Quem se apropriou dos gastos exagerados da copa? A Rede Globo e as empreiteiras!

Nesse cenário, quais os desafios que estão colocados para a classe trabalhadora e as organizações populares e partidos de esquerda?

Os desafios são muitos. Primeiro devemos ter consciência da natureza dessas manifestações e irmos todos para a rua disputar corações e mentes para politizar essa juventude que não tem experiência na luta de classes. Segundo, a classe trabalhadora precisa se mover, ir para a rua, manifestar-se nas fábricas, campos e construções, como diria Geraldo Vandré. Levantar suas demandas para resolver os problemas concretos da classe, do ponto de vista econômico e político. Terceiro, precisamos explicar para o povo quem são os principais inimigos do povo. E agora são os bancos, as empresas transnacionais que tomaram conta de nossa economia, os latifundiários do agronegócio e os especuladores. Precisamos tomar a iniciativa de pautar o debate na sociedade e exigir a aprovação do projeto de redução da jornada de trabalho para 40 horas; exigir que a prioridade de investimentos públicos seja em saúde, educação, reforma agrária. Mas para isso, o governo precisa cortar juros e deslocar os recursos do superávit primário, aqueles R$ 200 bilhões que todo ano vão para apenas 20 mil ricos, rentistas, credores de uma dívida interna que nunca fizemos, deslocar para investimentos produtivos e sociais. É isso que a luta de classes coloca para o governo Dilma: os recursos públicos irão para a burguesia rentista ou para resolver os problemas do povo? Aprovar em regime de urgência para que vigore nas próximas eleições uma reforma política de fôlego, que, no mínimo institua o financiamento publico exclusivo da campanha. Direito a revogação de mandatos e plebiscitos populares autoconvocados. Precisamos de uma reforma tributaria que volte a cobrar ICMS das exportações primárias e penalize a riqueza dos ricos, e amenize os impostos dos pobres, que são os que mais pagam. Precisamos que o governo suspenda os leilões do petróleo e todas as concessões privatizantes de minérios e outras áreas publicas. De nada adianta aplicar todo os royalties do petróleo em educação, se os royalties representarão apenas 8% da renda petroleira, e os 92% irão para as empresas transnacionais que vão ficar com o petróleo nos leilões! Uma reforma urbana estrutural, que volte a priorizar o transporte público, de qualidade e com tarifa zero. Já está provado que não é caro, e nem difícil instituir transporte gratuito para as massas das capitais. E controlar a especulação imobiliária. E, finalmente, precisamos aproveitar e aprovar o projeto da Conferência Nacional de Comunicação, amplamente representativa, de democratização dos meios de comunicação. Assim, acabar com o monopólio da Globo, para que o povo e suas organizações populares tenham amplo acesso a se comunicar, criar seus próprios meios de comunicação, com recursos públicos. Ouvi de diversos movimentos da juventude que estão articulando as marchas que talvez essa seja a única bandeira que unifica a todos: abaixo o monopólio da Globo! Mas, para que essas bandeiras tenham ressonância na sociedade e pressionem o governo e os políticos, é imprescindível a classe trabalhadora se mover.

O que o governo deveria fazer agora?

Espero que o governo tenha a sensibilidade e a inteligência de aproveitar esse apoio, esse clamor que vem das ruas, que é apenas uma síntese de uma consciência difusa na sociedade, que é hora de mudar. E mudar a favor do povo. Para isso o governo precisa enfrentar a classe dominante, em todos os aspectos. Enfrentar a burguesia rentista, deslocando os pagamentos de juros para investimentos em áreas que resolvam os problemas do povo. Promover logo as reformas políticas, tributárias. Encaminhar a aprovação do projeto de democratização dos meios de comunicação. Criar mecanismos para investimento pesados em transporte público, que encaminhem para a tarifa zero. Acelerar a reforma agrária e um plano de produção de alimentos sadios para o mercado interno. Garantir logo a aplicação de 10% do PIB em recursos públicos para a educação em todos os níveis, desde as cirandas infantis nas grandes cidades, ensino fundamental de qualidade até a universalização do acesso dos jovens a universidade pública. Sem isso, haverá uma decepção e o governo entregará para a direita a iniciativa das bandeiras, que levarão a novas manifestações, visando desgastar o governo até as eleições de 2014. É hora do governo aliar-se ao povo ou pagará a fatura no futuro.

E que perspectivas essas mobilizações podem levar para o país nos próximos meses?

Tudo ainda é uma incógnita, porque os jovens e as massas estão em disputa. Por isso que as forças populares e os partidos de esquerda precisam colocar todas suas energias, para ir para a rua. Manifestar-se, colocar as bandeiras de luta de reformas que interessam ao povo. Porque a direita vai fazer a mesma coisa e colocar as suas bandeiras conservadoras, atrasadas, de criminalização e estigmatização das ideias de mudanças sociais. Estamos em plena batalha ideológica, que ninguém sabe ainda qual será o resultado. Em cada cidade, em cada manifestação, precisamos disputar corações e mentes. E quem ficar de fora, ficará de fora da historia.