Guardando al futuro della cooperazione fra Cina e paesi dell’Europa centro-orientale (China-CEEC 17+1)

17ceec+1

 

Il blocco dei paesi dell’Europa centro-orientale rappresenta un collegamento naturale fra i due poli del territorio eurasiatico. La combinazione della Belt and Road Initiative con la strategia UE di connessione Europa-Asia è alla base della piena realizzazione del ruolo strategico di questi paesi.

Il mondo sta subendo un incredibile sviluppo, importanti cambiamenti e significativi riadattamenti. L'ordine globale è cambiato. Il processo di multipolarizzazione è inarrestabile. Oramai nessuna potenza può pensare di imporre, da sola, la propria volontà o i propri interessi per prevalere su altri attori internazionali. Cina, Russia e altri paesi in crescita sono le forze che guidano questo storico cambiamento verso una comunità di pari, di responsabilità e futuro condivisi per l'intera umanità.

La Belt and Road Initiative (BRI) lanciata dal Presidente Xi Jinping nel 2013 costituisce oggi un nuovo modello per la promozione della pace e dello sviluppo globale e per la costruzione di un futuro dal volto più umano. Il sostegno mondiale alla BRI conferma la fiducia nella Cina, l'enorme potenziale di questa iniziativa in campo economico, scientifico e culturale e l'aspirazione dell’umanità alla pace, alla giustizia e a una vita migliore. La BRI include molteplici progetti di cooperazione, è inclusiva e aperta al resto del mondo; collega mercati e culture differenti; rispetta le tradizioni e le identità; sostiene la modernizzazione, l'innovazione e lo sviluppo tecnologico.

Per i governi di quegli stati che finora hanno goduto di una posizione privilegiata, è tempo di pensare a come adattarsi alla crescente multipolarità dell'ordine mondiale, dalle relazioni economico-finanziarie a quelle politiche, e a come costruire partnership oneste e sistemi di governance realmente democratici.

 

I dilemmi europei

Dopo la Brexit, l'Europa riesamina sé stessa. La confusione sorta dalla disputa sui termini delle relazioni post-Brexit tra Gran Bretagna e Unione Europea ha messo in luce i profondi difetti politici e strutturali delle istituzioni del Vecchio Continente. I dibattiti in sospeso includono, tra le altre, le seguenti fondamentali domande: è prevista una maggiore o minore integrazione europea nel prossimo futuro? La sicurezza dell'UE sarà garantita dalla NATO, da un esercito esclusivamente europeo o da entrambi? Qual è il futuro del Patto Atlantico? C’è la prospettiva di future partnership tra Stati Uniti, Russia e Cina? Cosa sarà prioritario fare? Attuare le riforme strutturali dell'UE o integrare nuovi membri (per esempio dai Balcani occidentali)? O si potrà procedere parallelamente? Come accelerare lo sviluppo tecnologico? Come fornire una ragionevole sicurezza energetica (es. gas naturale) aggirando le sanzioni statunitensi? Il bilancio dell'UE dovrebbe continuare a essere colmato con i contributi dei paesi membri o con entrate dirette derivanti da nuove imposte? Per quanto riguarda la Gran Bretagna, sarà necessario almeno un altro anno di negoziati per firmare un accordo di libero scambio. La “Five Eyes Alliance” (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda) diventerà una strategia globale comune, una sorta di “G-5”?

 

Il Green Deal dell’UE

Una delle massime priorità della nuova Commissione europea sarà il “Green Deal”. Gli obiettivi sono di dimezzare le emissioni di anidride carbonica a partire dal 2030 e di rendere l’Europa il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050, il che significa che le emissioni di anidride carbonica dovranno essere ridotte a un livello tale da consentirne il pieno riassorbimento naturale. Lo ha annunciato Ursula van der Leyen, la nuova Presidente della Commissione UE, nel suo discorso al Parlamento Europeo. Il Green Deal è “un must” per l'intera economia UE, “una strategia industriale che consente alle nostre attività (…) di innovare e sviluppare nuove tecnologie creando nuovi mercati”. Si tratta quindi un programma di riorganizzazione totale dell'economia europea.

 

La piattaforma di cooperazione 17+1

L’adesione dei paesi dell’Europa centro-orientale (Central East European Countries – CEEC) alla BRI (attraverso la piattaforma di cooperazione nota come China-CEEC, China-CEE, CEEC+1 o semplicemente 17+1) è logica, alla luce del loro ruolo di “ponti naturali” in grado di connettere il territorio europeo e asiatico. Sul lungo periodo il ruolo strategico di questi paesi acquisirà sempre maggiore importanza, e si realizzerà pienamente attraverso la combinazione della BRI alla strategia UE di interconnessione Europa-Asia. D’altro canto il modello di cooperazione 17+1 svolge un ruolo significativo nel miglioramento del livello di sviluppo socioeconomico e tecnologico e nella modernizzazione del blocco dei paesi dell’Europa centro-orientale, contribuendo al loro sviluppo e alleviando le discrepanze socio-economiche tra le varie regioni dell’UE.

Va fatto notare che oltre 25 milioni di persone provenienti dal blocco CEEC, la cosiddetta “Nuova Europa”, sono emigrate verso le regioni occidentali dell'UE in cerca di un'occupazione meglio retribuita e di un tenore di vita più elevato. Questa “migrazione interna”, che ha previsto anche una significativa “fuga di cervelli”, priva i paesi d’origine di giovani altamente istruiti, limitando in tal modo gli obiettivi di sviluppo. Inoltre, le statistiche ufficiali dell'UE (Eurostat) mostrano che il 17.3% della popolazione totale dell’Unione (circa 500 milioni di persone), ovverosia circa 87 milioni di uomini e donne, vive in condizioni al limite della povertà. La maggior parte di queste persone vive o proviene proprio dal blocco CEEC. La piattaforma 17+1, creando nuove opportunità di lavoro e contribuendo a migliorare le condizioni di vita delle persone, andrebbe considerata come un fattore fondamentale per la soluzione di questi urgenti problemi.

Dieci anni fa, la maggiore preoccupazione dei paesi dell’Europa centro-orientale era di affrontare e alleviare le conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale (2008-2012). Gli stessi paesi sono oggi impegnati, e lo saranno nel prossimo decennio, a migliorare, espandere e modernizzare le loro infrastrutture, a rafforzare le loro economie, ad adottare nuove tecnologie, a migliorare gli standard di vita delle rispettive popolazioni, a ridurre le discrepanze sociali, a creare occupazione, a riportare le migrazioni interne a livelli normali e ad eliminare la povertà. Tali obiettivi sono estremamente importanti, legittimi e in armonia con i presupposti della piattaforma di cooperazione 17+1. La fruttuosa cooperazione stabilitasi finora rappresenta un terreno molto solido per impostare obiettivi ancora più ambiziosi nel prossimo decennio. Questo non sarà solo il modo più efficace per soddisfare le esigenze delle economie nazionali e l’aspirazione delle persone ad uno stile di vita migliore, ma allo stesso tempo, un contributo importante alla cooperazione fra Cina e UE e all'ulteriore attuazione della BRI. Maggiore è l'incertezza in campo economico, finanziario e sociale in Europa e nel mondo, maggiore sarà la necessità di stare al passo rafforzando le tendenze positive sorte nell’ambito della cooperazione 17+1.

 

Comprensione reciproca, la base della cooperazione fra Cina ed Europa centro-orientale

Tutti ciò si basa su importanti intese comuni. In primo luogo, la piattaforma 17+1 presuppone il pieno rispetto dei principi di sovranità, uguaglianza, non ingerenza negli affari interni e reciproco vantaggio (filosofia win-win); secondariamente, questo genere di iniziativa si conforma alle leggi, ai regolamenti e alle norme nazionali e internazionali stabilite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO); terzo, la cooperazione rispetta i principi di apertura, connettività e coordinamento; quarto, l’iniziativa è parte essenziale delle relazioni fra Cina e UE, e supporta il loro partenariato strategico; quinto, ogni paese aderente è responsabile delle proprie priorità di sviluppo; infine, la cooperazione economica e gli scambi fra le persone nell’ambito di questa piattaforma sono considerati due componenti ugualmente importanti per il raggiungimento della pace, della stabilità e della prosperità, nell’ambito di una governance multipolare e inclusiva.

 

La modernizzazione delle infrastrutture

La modernizzazione delle infrastrutture rimarrà tra le principali priorità del blocco europeo centro-orientale nel prossimo decennio. Concretamente, il “Corridoio 10” o dei tre fiumi Vardar, Morava e Danubio, che comprende una linea ferroviaria ad alta velocità e un’autostrada, dovrà essere finalizzato ed esteso in modo tale da garantire il pieno funzionamento della “Land and Sea Express Line”, che collega via terra il porto greco del Pireo con l'Europa centrale e il Mar Baltico. La ferrovia ad alta velocità Belgrado-Budapest è già in costruzione. La prima estensione dovrebbe garantire i collegamenti a sud di Belgrado, lungo la tratta che va da Nis-Skopje (Macedonia settentrionale) a Salonicco-Pireo (Grecia). Nell'ultimo vertice China-CEEC tenutosi a Dubrovnik nell’aprile 2019 i partecipanti hanno ribadito l’importanza di estendere la rete ferroviaria ad alta velocità Belgrado-Budapest al Mar Nero, Adriatico e Baltico. La realizzazione di questo progetto dovrebbe prevedere la partecipazione di quasi tutti i paesi aderenti alla piattaforma 17+1 oltre ad altri paesi UE. In questo senso, potrebbe già valere la pena rinominare l'attuale Cooperazione dei Tre Porti Marittimi in Cooperazione dei Quattro Porti Marittimi, comprendente anche i porti del Mar Egeo (Grecia). Tanto più che è proprio col vertice di Dubrovnik che il vecchio formato 16+1 è divenuto 17+1, grazie all’adesione a pieno titolo della Grecia alla piattaforma di cooperazione China-CEEC.

La cooperazione in materia di investimenti continuerà a figurare in cima all'agenda della piattaforma, in particolare nei settori industriale ed energetico. A questo proposito è importante notare i rigidi requisiti UE sulle tecnologie verdi e le procedure di appalto pubblico. D'ora in avanti ogni nuovo accordo di cooperazione dovrà prevedere precise disposizioni per il pieno soddisfacimento di tali requisiti.

Si ritiene in genere che l'Europa sia in ritardo rispetto alla Cina e agli Stati Uniti nello sviluppo di nuove tecnologie, in particolare dell'Intelligenza Artificiale. Con l’obiettivo di colmare questo gap, l’UE ha già intrapreso delle contromisure. Questo problema è ancora più sentito dai paesi dell’Europa centro-orientale e in particolare da Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Albania e Macedonia settentrionale, a causa del minore sviluppo delle rispettive economie.

La modernizzazione di ferrovie, autostrade, porti, centrali elettriche, ponti, sistemi logistici e l’implementazione delle tecnologie verdi e digitali e dell’intelligenza artificiale, sono le principali priorità del blocco CEEC negli anni a venire. La Cina, il paese con i massimi risultati in termini di nuove tecnologie, 5G e sviluppo sostenibile, ha dimostrato nei fatti di essere un partner affidabile e sicuro, in grado di fornire un supporto fondamentale da questo punto di vista

 

Serbia e Cina: partner fidati

La Serbia ha partecipato attivamente e con successo alla piattaforma di cooperazione China-CEEC, sia nell’iniziale formato a 16 aderenti che in quello stabilitosi dopo il summit di Dubrovnik, a 17. Ciò è legato alle lunghe e amichevoli relazioni che intercorrono tra Serbia e Cina, basate sulla fiducia reciproca, sul rispetto e sulla cooperazione bi- e multilaterale. I due paesi condividono la medesima agenda in campo internazionale, nella quale spicca l’impegno per la pace, per il rispetto della Carta delle Nazioni Unite, per un ordine mondiale basato su principi di uguaglianza, sovranità, integrità territoriale e non ingerenza negli affari interni. Serbia e Cina si supportano vicendevolmente nei forum internazionali, la Serbia sostenendo il principio “One China” [riconoscimento di Taiwan come appartenente al territorio della Repubblica Popolare Cinese, NdT] e la Cina sostenendo il principio “One Serbia”, ovverosia il riconoscimento della Provincia Autonoma del Kosovo e Metohija come parte integrante della Repubblica di Serbia (UNSCR 1244). Per la Serbia è di fondamentale importanza mantenere relazioni amichevoli con la Cina, che ad oggi è la seconda economia più forte al mondo, un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’alfiere di una nuova governance delle relazioni globali, basata sul diritto internazionale e in particolare sulla Carta delle Nazioni Unite.

Con l’ascesa della sua moderna economia, di una scienza e di una tecnologia al servizio del miglioramento della vita delle persone, la Cina è il motore della crescita globale nel XXI secolo. Nessun altro paese al mondo ha mai investito così tanta creatività e risorse in iniziative di sviluppo e istituzioni internazionali innovative (si pensi all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, ai BRICS, alla Nuova Banca di Sviluppo, alla Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture). Come seconda economia globale più forte e dall’alto del suo primato nel commercio estero, la Cina contribuisce all'aumento del PIL mondiale più di tutte le altre principali economie (USA, UE, Giappone) messe assieme. Attraverso la collaborazione con altri paesi in ascesa, la Cina svolge un ruolo chiave nella costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare, aperto, giusto e inclusivo, libero da mire egemoniche. La Cina può inoltre contare sul più forte apparato diplomatico al mondo.

 

La Cina in Serbia, nel concreto

La collaborazione fra le compagnie cinesi e serbe ha visto un forte impegno soprattutto nella costruzione di ferrovie e autostrade di interesse strategico, fra cui:

1) La ferrovia ad alta velocità Belgrado-Budapest (335 km, valore complessivo di 2,58 miliardi di euro), attualmente in costruzione. I prestiti per la sua realizzazione sono stati forniti dalla Cina e dalla Russia. La sezione Belgrado-Novi Sad sarà completata a breve da China Railway International, China Communication Construction Company (CCCC) e da società russe. Come è stato già evidenziato durante il vertice China-CEEC di Dubrovnik del 2019 si è riscontrato un notevole interesse da parte dei paesi aderenti per l'estensione della rete ferroviaria alle regioni del Mar Nero, Adriatico, Baltico.

La Serbia è molto interessata all’ammodernamento del tratto ferroviario ad alta velocità Belgrado-Nis (corridoio E10), che richiede un investimento di circa 800 milioni di euro. L'ulteriore estensione della tratta meridionale Skopje-Salonicco-Pireo e l'estensione della tratta orientale Nis-Sophia (Bulgaria)-Istanbul (Turchia) sono estremamente importanti per il funzionamento a pieno regime della “Land and Sea Express Line”, che taglierebbe drasticamente i tempi di percorrenza e il costo del trasporto merci dai porti greci alle regioni che si affacciano sul Mare del Nord e sul Mar Baltico.

2) Il Corridoio 11 o l’Autostrada Belgrado-Adriatico meridionale (483 km, valore complessivo di circa 3 miliardi di euro), anch’essa attualmente in costruzione con il coinvolgimento di CCCC. È prevista l’estensione Timisoara (Romania)-Mar Nero e il coinvolgimento di Bari.

3) La rete autostradale che circonda Belgrado, lunga complessivamente 69 km, con 8 ponti e 6 gallerie, sta per essere conclusa dalla CCCC. La sezione Surcin-Obrenovac (17.6 km), che include il colossale ponte cinese costruito alla confluenza dei fiumi Sava e Kolubara (1.6 km), è stata appena inaugurata e garantisce il collegamento fra i corridoi strategici europei E10 (Europa centrale) ed E11 (Adriatico Meridionale, Montenegro, Italia). La sezione Belgrado-Čačak (120 km), già operativa, è stata costruita dalla China Bridge and Road Construction Company. Nel gennaio 2020 è stato siglato un memorandum con China Shandong International, per la costruzione della rotta autostradale Belgrado-Zrenjanin-Novi Sad (113 km), del valore complessivo di 600 milioni di euro.

Le future collaborazioni vanno quindi intraprese con spirito ottimista, volontà e pragmatismo, poiché basate su esperienze precedenti che nel complesso si sono rivelate molto positive. Innanzitutto, è necessario continuare e portare a termine tutti i progetti in costruzione nel settore delle infrastrutture, dell'industria e della produzione energetica. L’ammodernamento delle ferrovie e delle autostrade lungo l’intero corridoio E10 e il completamento della “Land and See Express Line” avranno probabilmente la massima priorità. A ciò si lega l’eventuale estensione della ferrovia ad alta velocità Belgrado-Budapest al Mar Nero, Adriatico e Baltico e la possibile inclusione del Mar Egeo con il porto di Salonicco. Occorre prestare grande attenzione alla “Four Seas and Inland Water Ports Cooperation” (si vedano i temi discussi alla conferenza di Tianjin nel 2018). Il Danubio con i collegamenti del canale Rajna-Maina è la più importante linea europea di trasporto lungo vie navigabili interne (Corridoio 7). Per la Serbia, che non affaccia sul mare ma è attraversata per 550 km dal fiume Danubio, la completa modernizzazione di questo corridoio e in particolare dei porti che vi si affacciano, è una priorità assoluta. Le compagnie cinesi hanno già acquisito due porti in Serbia (Smederevo e Sabac). Il terzo porto di Kostolac, adiacente all'impianto termoelettrico “Costolac B”, è stato finanziato dalla Chinese Exim Bank e costruito dalla China Machinery Enginering Coorporation (CMEC). Il quarto porto farà parte del Parco Tecnologico di Belgrado. Il Parco in questione, che verrà costruito lungo il Danubio nei pressi del ponte “Mihajlo Pupin”, sarà unico in Europa, sia per tipo che per dimensioni. È una delle priorità della Serbia nell'ambito dell’iniziativa 17+1 e della cooperazione bilaterale con la Cina. È stato progettato come un “giardino” della scienza e delle nuove tecnologie, e offrirà numerose opportunità di istruzione, specializzazione e occupazione a circa 15.000 giovani provenienti dalla Serbia e dall'estero. Un altro parco industriale è previsto a Smederevo, città nota per le sue acciaierie. A Belgrado è inoltre prevista entro quest’anno la costruzione di un impianto di depurazione delle acque (del valore di 271 milioni di euro), sempre da parte di CMEC.

Ma molte altre importanti iniziative e progetti sono in programma. È prevista la costruzione di tre centrali idroelettriche sul fiume Drina (Buk Bijela, Foca e Paunci) al confine tra Serbia e Bosnia-Erzegovina, oltre che di impianti di depurazione delle acque, produzione e lavorazione di alimenti, irrigazione.

Gli scambi culturali hanno infuso ulteriori, grandi energie a questo processo di cooperazione. Istituzioni, associazioni scientifico-culturali e think tank hanno contribuito notevolmente a favorire la comprensione, il rispetto e la fiducia reciproca fra Serbia e Cina. Gli scambi turistici fra i due paesi sono in forte espansione, grazie anche all’abolizione dei visti.

Forti di queste esperienze e certi che la cooperazione 17+1 sia la strada maestra per un futuro migliore, nel prossimo decennio otterremo risultati ancora più importanti.

 

Fonte: China Investment Magazine (Gennaio 2020)

 

Traduzione a cura dell’Osservatorio Italiano sulla Nuova Via della Seta/CIVG