Cuba su Cuba - Novembre 2019
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- Scritto da Gioia Minuti (Granma Italiano) e Luigi Mezzacappa (CIVG)
28ª Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Intervento del cancelliere cubano Bruno Rodrìguez dopo la votazione della Risoluzione "Porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba".
Negli ultimi mesi, il governo di Trump ha messo in atto un'escalation per impedire che a Cuba arrivi combustibile. L'obiettivo è danneggiare l’economia del Paese e il benessere delle famiglie cubane.
Sono state limitate le rimesse, ridotte le concessioni dei visti, proibiti gli attracchi delle navi da crociera, cancellati i voli diretti a Cuba, annullati i contratti sportivi e le attività di promozione commerciale.
Di tutto questo sono responsabili gli Stati Uniti. Con una campagna di calunnie, politici e funzionari statunitensi hanno diffamato il programma medico cubano che offre supporto ad altri paesi. L’ambasciatrice USA manipola brutalmente la dichiarazione universale dei diritti umani.
Non esiste famiglia cubana che non soffra le conseguenze del blocco. I bambini malati non hanno accesso alle apparecchiature medicali prodotte da compagnie USA e ai nuovi medicinali per il trattamento del cancro prodotti da compagnie statunitensi.
C'è qualcuno che può ancora credere che il governo statunitense vuole appoggiare Cuba?
La delegazione degli Stati Uniti dovrebbe spiegare in questa Assemblea imposte a Cuba sulle transazioni commerciali. Il modello cubano assicura ai cittadini pari opportunità e giustizia sociale nonostante le sanzioni degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti non ha autorità morale per parlare di diritti umani.
Negli Stati Uniti ci sono 2,3 milioni di persone che vivono in privazione di libertà; in un anno vengono arrestate almeno 10.5 milioni di persone.
Per mancanza di un’assistenza sanitaria adeguata muoiono di cancro centinaia di persone.
Le famiglie vengono separate, i genitori arrestati e i bambini fermati alle frontiere, espellono i migranti, mantengono illegalmente molti prigionieri per tempi indefiniti nella base navale illegale di Guantánamo.
Più di mezzo milione di cittadini negli Stati Uniti dormono per strada. Quasi ventinove milioni di cittadini non godono di previdenza sociale e altri milioni di persone dei ceti meno abbienti ne saranno private con le politiche che sono state annunciate. La parità di opportunità negli Stati Uniti è una chimera.
Le donne guadagnano l’85% degli uomini e moltissime denunce per moleste sessuali. C’è discriminazione anche nelle percentuali dei reclusi.
Gli Stati Uniti violano i diritti umani in forma sistematica e flagrante. L'amministrazione è firmataria del solo 30% degli strumenti giuridici internazionali e non riconosce il diritto alla pace e allo sviluppo, nemmeno di bambine e bambini. Non riconosce che il blocco a Cuba viola anche i diritti umani dei cittadini statunitensi.
Cuba è la sola destinazione al mondo proibita ai cittadini statunitensi.
Nell’ultimo anno, l’Ufficio dei Controlli degli Attivi Stranieri (OFAC) e altri enti hanno imposto multe a vari paesi e a decine di banche straniere che sono state obbligate a limitatare o interrompere le loro relazioni con Cuba. Le persone a loro volta sono vittime del blocco.
Scopo del blocco è violare il diritto alla libera determinazione della nazione cubana. Le leggi statunitensi sul blocco nei confronti di Cuba stabiliscono il primato della legge e della giurisdizione degli Stati Uniti su terzi paesi, e ignorano i postulati della Dichiarazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.
Ma non tutti accettano la restrizione extra territoriale dell’amministrazione statunitense: un giudice dell'Aia ha emesso una sentenza favorevole a un'impresa in Curazao contro un’impresa olandese sussidiaria di una statunitense. La sentenza permette di continuare e rifornire Cuba e questo mette in evidenza che esistono leggi antidoto e metodi nella OMS per affrontare il blocco contro Cuba.
Da anni, ha dichiarato il blocco costituisce un elemento d’ostacolo alle aspirazioni di benessere individuale e di sviluppo del Paese. Rappresenta un freno al Piano di Sviluppo e al compimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Questa Assemblea ha ripetuto in molte occasioni la sua condanna alle misure coercitive unilaterali contro una decina di paesi, tendenza esacerbata dall’attuale governo statunitense. Come disse Fidel nel 5º anniversario della ONU da questo stesso podio: «Dobbiamo aspirare a un mondo senza blocchi che uccidono bambini, donne e anziani come bombe silenziose. Vogliamo un mondo senza egemonie, senza armi nucleari, senza interventismi, senza razzismo, senza odio nazionale né religioso, senza oltraggi alla sovranità dei Paesi, senza modelli universali che non considerano le tradizioni e la cultura di tutti i componenti dell’umanità, senza crudeli blocchi che uccidono uomini, donne, bambini, giovani e anziani come bombe atomiche silenziose».
Questa intrapresa dall'Amministrazione Trump è una nuova versione di Guerra Fredda, così come la presenza di basi militari nella regione.
Come ogni anno, ricordo ai presenti la definizione della politica di blocco concepita nel memorandum del Segretario di Statao assistente Lester Mallory il 6 aprile 1960, dove si proponeva la politica da adottare dalle amministrazioni nordamericane per liquidare la Rivoluzione Cubana. Il memorandum di Mallory affermava testualmente: «La maggioranza dei cubani appoggiano Castro (…). Non esiste un’opposizione politica effettiva (…). L’unico modo efficace per far perdere l’appoggio interno (al governo) è provocare disgusto e delusione attraverso l’insoddisfazione economica e la penuria. (…) Dobbiamo mettere in pratica rapidamente tutti i modi possibili per debilitare la vita economica (…) negando a Cuba denaro e rifornimenti con il fine di ridurre i salari nominali e reali, con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e il crollo del governo».
Cuba non rinuncia al dialogo con gli Stati Uniti a patto che si riconoscano le differenze tra i due paesi. Il Generale dell’Esercito Raúl Castro, Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, il 10 aprile scorso, nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, ha detto: «Nonostante il suo immenso potere, l’imperialismo non ha la capacità di affossare la dignità di un popolo unito, orgoglioso della sua storia e della libertà conquistata a forza di tanto sacrificio»...
Cuba riconosce l’abisso etico e politico che esiste tra il governo e il popolo degli Stati uniti, e farà il possibile per sviluppare i profondi vincoli che uniscono i due popoli.
Ringrazio quanti hanno appoggiato la Risoluzione.
Come ha ricordato il Presidente Miguel Díaz-Canel «Ci aspettano giorni intensi e di sfida, ma nessuno ci toglierà la fiducia nel futuro della Patria. Dobbiamo consegnarla ai nostri figli così come i nostri padri l'hanno conquistata e consegnata a noi».
Bruno Rodriguez
GM per Granma Internacional, 7 novembre 2019
Si consolida la Zona Speciale di Sviluppo del Mariel come importante polo per gli investimenti
La Zona Speciale di Sviluppo del Mariel (ZEDM), ubicata a ovest dell'Avana, conferma il suo potenziale strategico nello sviluppo economico dell’Isola. Fino ad oggi sono stati investiti 2.300 milioni di dollari da un pool di una trentina di Paesi. E' stato ufficializzato nel corso del IV Forum degli Investimenti della XXXVII Fiera Internazionale de L’Avana (Fihav-2019).
Ana Teresa Igarza, direttrice generale dell’Ufficio della ZEDM, ha spiegato che questo importante polo di sviluppo conta 50 progetti dei quali 29 finanziati con capitale straniero. Le imprese coinvolte sono 12 miste e sette a capitale completamente cubano; due sono le Associazioni Economiche Internazionali. Dei progetti approvati, 26 sono già partiti. Undici sono le multinazionali coinvolte.
La costruzione dei parchi solari fotovoltaici dell’Impresa Mariel Solar è in avanzato stato di realizzazione. Obiettivo è la generazione del 24% del fabbisogno energetico del Paese entro il 2030. Il polo dispone già di 7.476 addetti.
E' prevista la realizzazione di servizi di spedizione, di uno studio notarile internazionale, di una stazione meteorologica, di un centro di catering con capacità di 10.000 pasti e di una stazione di vigili del fuoco.
Ana Teresa Igarza ha parlato anche del progresso dei lavori per la costruzione del parco industriale in un’area di 156 ettari a carico dell’impresa con capitale vietnamita ViMariel.
Gladys Leidys Ramos e GM per Granma Intrenacional, 7 novembre 2019
L’Avana, città di pace e dignità
Discorso del Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel, in occasione della cerimonia di benvenuto agli invitati stranieri per le celebrazioni del Cinquecentenario dell’Avana.
Stimati amici che siete venuti da tanti angoli del mondo a salutare i 500 anni della nostra capitale: mezzo secolo fa qui si fondò la “Villa di San Cristóbal de La Habana”, che da allora divenne il punto d’arrivo e partenza, d’incontro e permanenza in questo che coloro che non lo conoscevano chiamarono Nuovo Mondo.
E lo chiamarono bene, perchè c’è sempre qualcosa di sorprendente in questo lato dall’Atlantico, dove il nostro arcipelago è chiave o ponte, porta o muraglia, a seconda di chi arriva e dell’animo che porta: aperta, ospitale e amabile per gli amici; chiusa e invincibile per coloro che la vogliono sottomettere.
Numerosi Capi di Stato e di Governo, Re, Principi, Ministri e personalità artistiche e letterarie, creatori di tutte le arti e discipline e rappresentanti delle più diverse religioni e credo politici hanno dato prestigio alla storia dell’Avana divenuta protagonista e testimone della nobile vocazione ecumenica di Cuba.
Anche tre Papi cattolici ci hanno visitato negli ultimi 20 anni: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francisco, e anche il Patriarca Kirill della Chiesa Ortodossa di tutta la Russia.
Nel 2016, in un incontro storico che ha posto fine a uno scisma di mille anni, qui si sono incontrate le massime autorità di due ali del cristianesimo: la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Allora Papa Francisco disse che L’Avana si prepeva a diventare la Capitale dell’Unità.
E' un titolo giusto per la città che in precedenza aveva meritato il titolo di Patrimonio dell’Umanità e più recentemente di Città Meraviglia, e che molti riconoscono anche come città di Pace, perchè qui è stato firmato nel 2014 il Proclama della Zona di Pace per l’America Latina e i Caraibi.
Lo diciamo con orgoglio, ma in questi momenti d’instabilità, crisi e incertezza in diversi punti della geografia mondiale e nella nostra stessa regione, anche con dolore. Perché mentre la nostra celebrazione è pensata e concepita con emozione e allegria, si accompagna all’amaro sapore di un golpe a una nazione fraterna che ora soffre, e insieme a lei soffrono i nostri medici e sanitari che a quell'odio oppongono l'amore della loro missione.
Dal passato che oggi commemoriamo guardiamo al futuro, perché la memoria è la base fondamentale dello spirito umano. L’Avana vi riceve, vi richiama al suo valore di sintesi tra i molteplici apporti culturali, e di resistenza agli avvenimenti che continuano a segnare la Storia dell’Umanità.
Nella nostra baia esplose la corazzata Maine, pretesto per iniziare la prima guerra dell’imperialismo moderno. Attraverso un gremito Malecón, la Carovana della Libertà portò alla Capitale la Rivoluzione cubana con in capo il Comandante Fidel Castro.
Fu all'incrocio tra 23 e 12 che Cuba si dichiarò primo Stato socialista dell’emisfero occidentale, e le immagini di un esercito di ragazzi che dal litorale avanero gridavano in difesa della nostra sovranità nei giorni luminosi e tristi della Crisi dei Caraibi resteranno eterne.
In Piazza della Rivoluzione José Martí, cuore poltico e amministrativo del paese, si sono svolte le manifestazioni popolari più numerose del mondo, tra cui le dichiarazioni in difesa della sovranità, l’indipendenza e la dignità nazionale.
Questa Città è culla e casa di cubani insigni di fama mondiale come Félix Varela, José Martí, Carlos Juan Finlay, José Raúl Capablanca, Bola de Nieve, Alejo Carpentier, Alicia Alonso e una lunghissima lista di altri nomi, creatori magari nati altrove, ma qui radicati, ad alimentare perennemente l'idea che siamo una nazione benedetta da una quantità infinita di donne e uomini di straordinario valore che rivendicano l'orgoglio di essere o sentirsi cubani.
La nostra Avana è stata sede di due Vertici del Movimento dei Paesi non Allineati, di un Vertice Ispano americano, un Vertice del Gruppo dei 77 più la Cina e un Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici.
Qui sono stati firmati innumerevoli accordi bilaterali e multilaterali di grande importanza nelle relazioni internazionali. Qui sono avvenuti i primi, storici e indimenticabili incontri tra Fidel e Chávez, dai quali nacquero gli accordi per la creazione dell’ALBA- TCP, progetto d’integrazione paradigmatico che in dicembre compirà 15 anni.
Da una delle sue colline spicca l’Università Alma Mater dell’ Educazione Superiore.
Città delle scienze, della danza, del cinema, della letteratura, di sport, di cultura, di amicizia e solidarietà con i popoli di Africa, Asia e America Latina, oggi L’Avana si può considerare un esempio di resistenza contro il neoliberismo e l’imperialismo, punto d’incontro di tutti coloro che difendono la giustizia, la vera democrazia, quella che si occupa della sorte dei poveri della terra e non solo delle potenti cupole economiche, e anche di tutti quelli che credono ancora possibile un mondo migliore senza ingerenza nè dominio imperiale.
Non è esagerato riaffermarlo oggi: da 60 anni, questa è anche la città della dignità, bastione della resistenza al blocco più lungo, ingiusto e genocida mai applicato contro un popolo da un potente impero.
L’Avana è bella e semplice e, come avrete già constatato, è anche ospitale e sicura per i suoi cittadini e tutti coloro che la visitano, che capiscono il suo modo di essere unico. L'Avana li ripaga.
Siate sempre i benvenuti, cari amici, e grazie per accompagnarci nei festeggiamenti per il mezzo millennio della nostra amata Capitale.
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, 16 novembre 2019
Traduzione di GM per Granma Internacional
http://it.granma.cu/cuba/2019-11-18/il-discorso-di-diaz-canel-lavana-citta-di-pace-e-della-dignita
«Non possiamo cedere al vergognoso assalto della destra»
La Casa de las Américas, istituzione che si è proposta sin dal primo giorno della sua creazione, 60 anni fa, di consolidare l’unità della regione per mezzo dell’arte, dopo il vergognoso colpo di Stato perpetrato dalla destra boliviana in opposizione al presidente recentemente rieletto, Evo Morales Ayma, ha emesso una dichiarazione:
«Ancora una volta le forze progressiste e popolari di Nuestra America hanno sofferto un duro colpo. In un contesto che sembrava promettente e che ha visto in pochi mesi le vittorie elettorali di Andrés Manuel López Obrador in Messico e di Alberto Fernández in Argentina, la sconfitta dell’uribismo nelle elezioni in Colombia, le mobilitazioni di massa anti neo-liberali in Ecuador e Cile e la recente scarcerazione di Lula con il suo annuncio del ritorno alla battaglia politica, le forze della reazione alleate con l’imperialismo hanno deposto il presidente indigeno boliviano Evo Morales. Il colpo di Stato a Evo – che ha guidato una radicale trasformazione in Bolivia e che ha guadagnato fin dal primo momento l’appoggio popolare, ha causato l'inevitabile reazione dei settori conservatori dentro e fuori il paese indirizzata contro un progetto politico, economico e sociale progressista. Una meschina vendetta intrisa di razzismo e fondamentalismo religioso da parte della reazione che non ha dissimulato la sua brutalità e minaccia l’eliminazione fisica del presidente. Nel clamoroso contesto in cui l’America Latina reclama oggi nelle urne o nelle strade il suo spazio e la sua dignità, non possiamo cedere di fronte al vergognoso assalto della destra, né abbandonare le più legittime aspirazioni delle maggioranze. L’integrazione culturale di Nuestra America è una condizione essenziale per la nostra piena realizzazione politica e sociale, e appoggeremo con tutti i mezzi a nostra disposizione questa aspirazione che non può restare al margine della giustizia sociale e dell’emancipazione umana. Siamo qui presenti, pronti a questa nuova svolta storica. L’orologio della Nuestra America sognata da Bolívar e Martí e che più di una volta ci ha mobilitato, suona di nuovo. Non abbiamo il diritto di restare in silenzio. È urgente sostenere l’azione dei popoli impegnati nella pace e nella conquista del benessere, per salvare dalla distruzione il pianeta che abitiamo».
GM per Granma Internacional, 11 novembre 2019