Yousef el-Musulmani racconta la storia di Carmine Jorio Giuseppe, soldato italiano passato al fianco di Omar el-Mukhtar

6 giugno 2019

 

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Bengasi, 03 giugno 2019 – “Io sono il primo nipote di Carmine Jorio Giuseppe, il soldato italiano inviato in Libia nel 1911 convertitosi all’Islam diventando Yousef al Musulmani. Era nella guarnigione italiana di Tocra quando nella notte del 14 luglio 1916, lasciò la sua guarnigione e una carovana beduina lo lasciò ad Agedabia dove accettò di rimanere tra i Mujahedin di Sanusi e poi di combattere a fianco colui che sarebbe diventato suo amico, Omar el-Mukhtar”. A dirci questo è un signore arzillo di 60 anni, che abbiamo incontrato a Bengasi. L’uomo dagli occhi vispi, ex ufficiale dell’esercito libico, come vuole la tradizione, porta lo stesso nome di suo nonno: Yousef al-Musulmani.

 

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“Nel 2006, quando Berlusconi è venuto in visita a Bengasi con Muammar Gheddafi, avrei voluto incontrarlo. Ho lavorato tre mesi in Italia e ancora mi ricordo qualche parola. Il mio sogno è quello di ottenere la cittadinanza italiana perché in fondo sono italiano”. Ci dice. Suo nonno, il disertore italiano, “dopo alcuni mesi imparò molto bene l’arabo e studiò il Corano, fino a convertirsi alla religione islamica, assumendo il nuovo nome di Yusef el-Musulmani. Ha sposato una donna libica di Jufra, Tibra Musa al Majebri, dalla quale ha avuto due figli: mio padre Mohamed Sawsan e mia zia Aisha”.

Carmine Jorio Giuseppe, Yousef, ha compreso prima di tutti il diritto del popolo libico di ribellarsi al colonialismo italiano. Ha aiutato i combattenti libici per la libertà al fianco del grande eroe Omar el-Mukhtar, che lo nominò luogotenente.

Grazie alla sua conoscenza e alle tattiche di guerra italiane, il leone del deserto lo volle al suo fianco nelle battaglie di Marsa Brega, Bir Bilal, Soluq e molte altre. Dopo quasi dodici anni, Yousef el-Musulmani, fu catturato vicino all’oasi di Gialo nel 1928. Fu sottoposto a un processo farsa per alto tradimento e condannato alla fucilazione. A Gialo gli anziani raccontano che nel momento dell’esecuzione, Yousef el-Musulmani recitò dei versetti del Corano, a conferma della sua vera conversione. Yousef venne sepolto a Gialo, mentre la sua famiglia è riuscita a vivere in pace, protetta dai Mujahedin, fino alla ritirata dei fascisti.

 

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Da specialelibia