Cuba Notizie (marzo 2019)
- Dettagli
- Scritto da Gioia Minuti (Granma Italiano) e Luigi Mezzacappa (CIVG)
Cuba ha detto Sì, chiaro e forte
L'86,85% degli elettori hanno riposto la loro scheda nelle urne domenica 24 febbraio e hanno detto "sì" alla nuova Costituzione. Con questo, 6 milioni 816.169 cubani hanno espresso il loro appoggio a un progetto di paese che crede nel socialismo, nel rispetto dei diritti, nell’inclusione e nella piena dignità della sua gente.
L'appoggio di massa a un processo di natura popolare che ha trasformato ogni abitante in costituente, acquisisce maggiore risonanza in un contesto internazionale avverso, in cui gli imperialisti di sempre chiamano alla guerra con i loro tamburi che annunciano la fine di tutte le utopie.
Ma la nostra Isola, con 150 anni di lotte alle spalle, non è disposta a piegare la testa al disegno dei “padroni del mondo” e scommette sulla sovranità nonostante il blocco economico, finanziario e commerciale, le pressioni delle notizie false, delle minacce dirette e dei progetti di sovversione.
Il Referendum Costituzionale, l’ampia partecipazione dei votanti e i risultati lo dimostrano: unità, coscienza, cultura giuridica e determinazione rivoluzionaria sono l'eredità che questo processo di riforma costituzionale lascerà, un avvenimento che non terminerà con la proclamazione della nuova Carta Magna. Ora inizia il gravoso impegno di adattare le leggi alla sua essenza per attuare e rispettare il testo costituzionale.
Che si ponga in pratica ogni dettame: questa è la sfida che lanciò Fidel e che è stata raccolta in questa occasione per pensare alla Legge fondamentale della Repubblica. Con tutti e per il bene di tutti, per ogni cittadino di Cuba indipendentemente da com’è stato il suo voto, il risultato di questo "sì" sarà una paese ogni giorno migliore, sempre in Rivoluzione, dove convivranno la volontà di cambiare ciò che dev’essere cambiato e la fede nel miglioramento umano.
Granma, 1° marzo 2019
La Legge Helms-Burton: come rendere schiavo un popolo in quattro mosse
Il 12 marzo del 1996, gli Stati Uniti approvarono una legge senza precedenti per ampliare la portata extra territoriale delle misure economiche applicate contro Cuba: la Legge per la Libertà e la Solidarietà Democratica Cubana.
L'obiettivo della Legge Helms-Burton è il cambio politico ed economico in Cuba. Gli articoli della legge dettagliano ciò che va fatto o non va fatto per instaurare un governo di transizione, ciò che loro considerano democratico. Con obiettivi di carattere politico, quindi, la Helms-Burton dà una interpretazione e una soluzione unilaterale al di fuori di quanto stabilito dal Diritto Internazionale, prendendo a pretesto le proteste dei cittadini o di entità e imprese statunitensi in conseguenza delle nazionalizzazioni realizzate dal Governo di Cuba dopo il 1959. La Legge Helms-Burton è inoltre disegnata per fare pressioni sulle organizzazioni e sui governi internazionali perché rinuncino ai loro investimenti a Cuba e per dissuadere altri dall'investire nell’Isola.
Prima mossa
Il primo articolo della legge mette in atto sanzioni internazionali contro il Governo Rivoluzionario e codifica il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba.
Tutte le restrizioni incluse nelle Cubanacan Assets Control Regulations entrarono in vigore, senza necessità di ordini esecutivi del Presidente, il 1º marzo del 1996.
Seconda mossa
Il secondo articolo (Assistenza a una Cuba Libera e Indipendente) stabilisce la politica degli Stati Uniti in merito al governo democraticamente eletto di Cuba e a quello di transizione.
La maggior parte delle decisioni del presidente degli Stati Uniti in merito alla politica estera verso Cuba sono regolate dai governi di transizione con risultati e condizioni stabilite dalla legge, un’ingerenza nei temi interni di un paese sovrano, proibita dal Diritto Internazionale.
La Legge obbliga il presidente a informare il Congresso ogni sei mesi sui progressi fatti dal «governo di transizione» per stabilire un «governo democraticamente eletto».
Il presidente degli Stati Uniti deve sottoporre ai Comitati della Camera dei Rappresentanti e del Senato, elementi che dimostrino che il governo democraticamente eletto è effettivamente al potere e che realizza progressi nella restituzione o nel compenso ai cittadini USA delle proprietà nazionalizzate dal Governo cubano a partire dal 1º gennaio del 1959. Solo dopo le consultazioni con il Congresso, il presidente può autorizzare la sospensione del blocco.
Terza mossa
Il terzo articolo (Protezione dei Diritti di Proprietà dei nazionali degli Stati Uniti) conferisce ai cittadini USA - e anche a coloro che hanno acquisito la cittadinanza statunitense dopo le misure di nazionalizzazione ed espropriazione stabilite dal Governo cubano dopo il 1959 - la possibilità di denunciare nei Tribunali Federali degli Stati Uniti coloro che “trafficano” con queste proprietà confiscate. La stessa Legge Helms-Burton stabilisce ciò che si intende per «traffico» e per «proprietà».
Quarta mossa
Il quarto articolo (Esclusione di determinati stranieri), tratta «dell’esclusione» dagli Stati Uniti di stranieri che hanno confiscato proprietà di cittadini degli Stati Uniti o che trafficano con queste proprietà, nel senso che la stessa Legge stabilisce come si devono interpretare “confisca” e “traffico”.
Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internaciónal, 1° marzo 2019
Soluzioni intelligenti per incoraggiare l’investimento straniero
La riunione di Bilancio del Lavoro del Ministero del Commercio Estero e l’Investimento Straniero del 2018 ha prestato particolare attenzione ai risultati dell’anno terminato e alle proiezioni per il 2019.
«Dobbiamo pensare come paese. Bisogna alleggerire la burocrazia dei processi relazionati al commercio estero e all’investimento straniero perché questi hanno carattere di priorità per lo sviluppo del paese», ha richiamato il cubano Miguel Díaz-Canel.
A dieci anni dalla creazione del Ministero, Díaz-Canel ne ha ricordato l’importanza perché gestisce attività essenziali per l’economia cubana, quindi ha esortato a contribuire a creare un’amministrazione pubblica più efficiente, ma senza perdere di vista la battaglia economica che continua ad essere fondamentale. È necessario articolare un sistema di lavoro coerente e con le corrette priorità, e questo è compito della politica e dei quadri: «I dirigenti devono essere sensibili ai problemi del paese, animati dall’inquietudine rivoluzionaria e dalla serietà. Non è il momento per atteggiamenti conservativi e incerti. E' vitale agire con trasparenza ed etica, in stretto legame con la base, potenziando la ricerca scientifica, la comunicazione sociale e l’utilizzo dell’informatizzazione a favore dell’efficienza».
Díaz-Canel ha poi sottolineato l’importanza della collaborazione tra i settori produttivi del paese e l’investimento straniero, tra esportazioni e turismo, con particolare attenzione all’industria nazionale, che va difesa e potenziata, e il settore non statale dell’economia.
Il presidente ha insistito sulla priorità delle esportazioni, da monitorare fino all'avvenuta remunerazione, ed ha richiamato l’attenzione sullo sviluppo del settore dell’energia rinnovabile e di tutti quelli prioritari per l’economia che hanno bisogno dell'investimento straniero, argomento sul quale ha insistito per lo sviluppo di un ambiente a loro favorevole, migliorando il lavoro dei gruppi negoziatori, perfezionando il sistema legislativo, accelerando l'implementazione dello Sportello Unico per i mercati, estendendo le offerte per le navi da crociera e i relativi viaggiatori senza mai smettere di studiare e monitorare i mercati e i meccanismi per il suo controllo.
Rodrigo Malmierca Díaz, titolare del ministero, ha indicato le linee che hanno guidato il lavoro del 2018: sviluppo dell’investimento straniero, esportazioni e uso dei crediti esteri, differenzazione delle relazioni commerciali ed economiche con l’estero, cooperazione internazionale nonostante le forti tensioni finanziarie e l’indurimento del blocco.
In quanto alle relazioni economiche e commerciali estere, ha assicurato che è stata prestata particolare attenzione agli impegni con i paesi bisognosi, all’integrazione regionale con l’America Latina e i Caraibi e alla partecipazione agli organismi internazionali. pur in questo quadro, secondo Malmierca Díaz è urgente differenziare i mercati perché il 70% degli scambi commerciali è concentrato con un ristretto gruppo di nazioni: Venezuela, Cina, Spagna, Canada, Messico, Brasile, Russia, Italia, Germania e Francia.
Tra le proiezioni fondamentali in questo ambito, ha commentato l’attenzione agli accordi e alle iniziative sorte dopo le recenti visite del Presidente cubano in vari paesi dell’Europa e dell’Asia, così come in altri importanti. Ha quindi informato sul commercio estero che, nonostante il contesto internazionale avverso, è cresciuto del 5% rispetto al 2017 e mantiene il segno più nella bilancia commerciale.
Come parte dei problemi fondamentali ha citato l'obsolescenza tecnologia delle infrastrutture dell’industria nazionale, l’accumulo di crediti scaduti, la scarsità di incentivi a entità e individui che concorrono all’esportazione.
Per ciò che riguarda le esportazioni, sono stati ricordati i settori più importanti: carbone vegetale, miele, rum, zucchero, nichel e cobalto, e poi frutta e vegetali, nonostante le numerose problematicità. Le importazioni sono rimaste sotto l'80% di quanto previsto a piano, concentrate nei programmi con priorità.
Come già detto, stimolare le esportazioni ed eliminare gli ostacoli, identificare le opportunità in ogni territorio, monitorare da vicino le importazioni e progredire nella facilitazione delle operazioni del commercio estero sono impegni di prim’ordine.
Secondo Rodrigo Malmierca, nel 2018 sono stati approvati 38 nuovi progetti in materia d’investimento straniero, e sono stati prorogati 10 affari precedentemente siglati: «Per il secondo anno consecutivo l’ammontare degli investimenti ha superato i 2 miliardi di dollari, ma nonostante ciò, restano comunque insufficienti per le necessità del paese».
Secondo la relazione, alla fine del 2018 sono stati registrati 271 nuovi accordi. Tra i settori, spiccano il turismo (49%) e l’elettro-energetico (10%). I progetti della Zona Speciale di Sviluppo Mariel contano per il 13% del totale.
Restano le difficoltà da superare: la preparazione del personale, la lentezza e la complessità della documentazione, i ritardi per l’ottenimento dei finanziamenti, la mancanza di incentivi nelle imprese statali per sviluppare affari con capitali stranieri, e per questo il lavoro del 2019 è proiettato in questa direzione: «Ci manca la sistematicità, il monitoraggio, il rispetto dei tempi e la definizione degli obiettivi. Anche quando otteniamo crediti, non siamo poi pronti per utilizzarli, per approvare gli studi di fattibilità in un contesto commerciale e finanziario che non ha eguali nel mercato. Il ritardo nell’esecuzione degli investimenti costituisce un problema che zavorra l’utilizzo dei crediti esteri. Durante il 2018 abbiamo dato priorità ai crediti del governo e alle donazioni maggiori di 500.000 dollari. L'uso di questi fondi deve contribuire al piano degli investimenti del 2019. Insieme ad altri impegni prioritari, il lavoro del prossimo anno sarà orientato al riordino degli impegni e degli accordi di liquidazione dei debiti», ha argomentato il ministro.
Anche la cooperazione economica internazionale ha occupato parte della giornata, e anche su questo tema pesano le carenze di studi tecnici e statistici e la mancanza di strategie per la gestione delle risorse. Ciò nonostante, l’entrata in vigore di una nuova cornice normativa dovrà contribuire a dare soluzioni e a migliorare l’utilizzazione delle risorse in coerenza con le priorità del paese.
Nella riunione è stato anche esaminato l'aspetto relativo all’attenzione del territorio, all’informatizzazione e alla comunicazione istituzionale, con l’impegno del Gruppo delle Imprese del Commercio Estero e della Camera di Commercio: «Nella complessa congiuntura che il paese attraversa, sarà molto rilevante progredire nel piano dell’economia, attrarre investimenti stranieri di qualità che si impegnino nell’industria nazionale e incrementare le esportazioni, senza trascurare gli impegni con l’estero. Infine, è necessario migliorare l’impegno dei quadri e adottare nuovi atteggiamenti, sostenuti dal progresso della scienza e dall’uso delle tecnologie dell’informazione».
Yudy Castro Morales, GM per Granma Internaciónal, 2 marzo 2019
Cuba condanna la decisione degli Stati Unti
di ostacolare i viaggi dei cittadini cubani
Il 15 marzo, l’incaricata per gli Affari degli Stati Uniti a L’Avana, Mara Tekach, ha annunciato che a partire dal 18 dello stesso mese gli Stati Uniti ridurranno la durata del visto B2 dei cittadini cubani da 5 anni a 3 mesi, permettendo un solo ingresso. Il provvedimento è stato preso - ha sostenuto la funzionaria - per equiparare il visto ai termini previsti da Cuba per i viaggiatori statunitensi.
La misura si aggiunge alla chiusura dei servizi del Consolato degli Stati Uniti a L’Avana e all’interruzione ingiustificata del rilascio del visto ai cittadini cubani - costretti a viaggiare in paesi terzi senza alcuna garanzia di ottenere il documento - che rende sempre più irraggiungibili gli accordi sulle quote stabilite dagli Accordi Migratori già da tempo disattesi da parte degli Stati Uniti. La decisione impone alti costi economici ai viaggi familiari e di scambio in molti settori.
Il Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba condanna quindi questa decisione che costituisce un ostacolo ulteriore all’esercizio del diritto dei cittadini cubani di visitare i loro familiari. Inoltre, si smentisce categoricamente che la decisione sia stata presa per ragioni di reciprocità, in quanto Cuba offre tutte le facilitazioni perché i cittadini statunitensi, in qualsiasi parte del mondo includendo gli stessi Stati Uniti, ottengano il visto per Cuba, rilasciato sul momento. Se gli Stati Uniti volessero realmente applicare la reciprocità, dovrebbero immediatamente riaprire il loro consolato all’Avana, riprendere il processo di rilascio dei visti che hanno interrotto in maniera arbitraria e ingiustificata già da più di un anno, ed eliminare il divieto di viaggiare liberamente a Cuba ai cittadini statunitensi.
Cuba ribadisce la sua volontà di continuare a garantire il flusso di viaggiatori nei due sensi in maniera regolare, ordinata e sicura.
L’Avana, 16 marzo 2019.
GM per Granma Internaciónal
Le Altezze Reali riceveranno una calda ospitalità
Il Principe di Galles e la Duchessa di Cornovaglia sono arrivati a Cuba domenica 24 marzo per una visita uffciale. Durante la permanenza il Príncipe di Galles sosterrà conversazioni uffciali con il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel.
Durante la loro visita, i due reali svolgeranno attività relazionate con le arti, il restauro del patrimonio e l’agricoltura sostenibile, ha informato in un comunicato Clarence House, la sede ufficiale del Príncipe. Il principe e sua moglie viaggeranno anche fuori dalla capitale per conoscere sul campo le esperienze di pratiche agricole sostenibili, la flora e la fauna dell’Isola.
Le relazioni tra il Regno Unito e Cuba si sono intensificate a partire dalla visita all’Avana nel 2016 dell’allora segretario degli esteri Philip Hammond. Era la prima volta in circa 50 anni che Cuba riceveva un cancelliere britannico all’Avana. Hammond, ora Ministro dell’Economia, ha recentemente ricevuto il presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez durante la sua breve visita a Londra nel novembre scorso.
Il ministro cubano delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, si era riunito con l’ambasciatore britannico a L’Avana, Anthony Stokes, non appena ricevuta la conferma della visita dei Reali britannici. Dopo l’incontro, il Cancelliere cubano ha twittato che «le Altezzze Reali, il Principe Carlo e la Duchessa di Cornovaglia riceveranno una calda ospitalità».
La visita avviene in un momento di forte ostilità da parte di Washington verso Cuba. La dottoressa Helen Yaffe, docente di Storia ed Economia all’Università di Glasgow, ha spiegato che «nel contesto delle non provate accuse in relazione ai presunti attacchi contro diplomatici statunitensi e con il governo statunitense che consiglia ai suoi cittadini di non viaggiare nell’Isola, la visita dell’Altezza Reale britannica spazza via la visione degli Stati Uniti che Cuba sia un paese insicuro».
Voci dagli Stati Uniti non hanno perso l'occasione per politicizzare l'incontro ed hanno anche inviato una lettera al Príncipe di Galles dicendo che per conoscere la storia di Cuba dovrebbe visitare la Florida. La dottoressa Yaffe, frequentemente intervistata da media di comunicazione statunitensi, ha affermato che “questa esigenza” dev’essere ignorata da Clarence House.
Per l’analista, «la famiglia reale britannica potrà apprendere notizie delle vittime delle relazioni Cuba-Stati Uniti informandosi sui 3000 cubani assassinati in azioni di terrorismo ordite e finanziate dagli Stati Uniti negli ultimi 60 anni, o anche dell’implacabile e punitivo impatto del blocco che colpisce tutti i settori delle attività produttive e di servizio cubane».
Helen Yaffe sostiene che la visita offre un’immagine positiva di Cuba, molto utile per i media di comunicazione britannici che ora osserveranno più da vicino l’Isola.
Cuba è la sesta tappa della coppia che ha già visitato le ex colonie inglesi Santa Lucía, Barbados, San Vicente y las Granadinas, San Kitts y Nevis y Granada. L'ultima destinazione di questo itinerario saranno le Isole Cayman.
Cristina Escobar e GM per Granma Internaciónal, 24 marzo 2019