SILK ROAD NOTIZIE – DICEMBRE 2017

RUBRICA “NUOVA VIA DELLA SETA” – DICEMBRE 2017

La rubrica di dicembre si apre con i messaggi inviati dal Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e del Silk Road Connectivity Research Center, Zivadin Jovanovic, in occasione della vigilia del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese e della rielezione del Presidente Xi Jinping alla guida del Partito. A seguire, alcune analisi sul sorprendente sviluppo economico-sociale raggiunto negli ultimi anni dalla Cina. Riteniamo utili questi contributi, in quanto non si tratta di temi disgiunti dalla storica proposta di costruzione della Nuova Via della Seta: il rafforzamento politico della Cina (sia in ambito interno che sullo scacchiere internazionale) e la sua rapida ascesa economica sono stati e continuano ad essere un importante presupposto per la realizzazione della Belt and Road Initiative. Una Cina indebolita non giova certamente al rilancio economico, sociale, politico e culturale dei continenti eurasiatico e africano. Facciamo pertanto nostri gli auspici espressi dal Presidente Jovanovic.
Tre interessanti contributi sulle ricadute della Nuova Via della Seta sul nostro paese e gli equilibri europei e internazionali concludono la rubrica di questo mese.

A tutti i nostri lettori auguriamo un felice 2018, all’insegna della pace e della fraterna collaborazione fra i popoli.

 


Cina: pilastro di pace e sviluppo

Messaggio di Zivadin Jovanovic alla vigilia del 19° Congresso del PCC

 

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali

13 ottobre

Come sinceri amici della Cina, il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e il Silk Road Connectivity Research Center, due indipendenti think tank serbi, sono convinti che il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese e la sua nuova leadership rafforzeranno ulteriormente l’insostituibile ruolo del PCC nel miglioramento dello sviluppo socio-economico e culturale della Cina, realizzando le aspirazioni del popolo a una vita migliore e completando la costruzione di una società moderatamente prospera entro il centenario dalla fondazione del Partito nel 2021.

Il Partito Comunista Cinese, sotto la straordinaria guida del suo Segretario Generale Xi Jinping, è stato fonte e garante della solidarietà e della motivazione del popolo cinese nei suoi sforzi per costruire una società moderna e prospera, fondata sul socialismo con caratteristiche cinesi. Grazie a questi sforzi, nel periodo fra il 2013 e il 2016 la Cina ha raggiunto un tasso di crescita del PIL senza precedenti, con una media annua del 7.2%. La Cina è così diventata la forza trainante del rilancio economico mondiale, contribuendo per più del 30% alla crescita dell’economia globale, più di Stati Uniti, Eurozona e Giappone messi assieme.

Come seconda economia più forte al mondo, membro fondatore di BRICS, G20, New Development Bank, China-UN Peace and Development Fund, China South-South Cooperation Fund on Climate Change, South-South Cooperation Assistance Fund e Asia Infrastructure Investment Bank – la Cina non ha soltanto contribuito a ridurre le disparità economiche e sociali a livello globale, ma allo stesso tempo ha favorito l’emergere di una governance inclusiva e di un Nuovo Ordine Economico Mondiale fondato sulla giustizia. Nel mondo contemporaneo, la Cina è diventata un simbolo della cooperazione internazionale di tipo “win-win”, basata sul principio di apertura e beneficio reciproco.

L’iniziativa globale e multidimensionale One Belt One Road, lanciata nel 2013 dal Presidente Xi Jinping, ha introdotto un nuovo percorso di sviluppo economico globale e di integrazione internazionale fondata sui principi di apertura, eguaglianza, inclusione e reciproco vantaggio. L’unicità dell’iniziativa OBOR deriva dall’idea che affinché la connettività (infrastrutturale ed economica) e lo sviluppo siano sostenibili, essi debbano essere affiancati allo scambio e all’amicizia fra popoli, e a sforzi di pace.

Grande supporto all’Iniziativa da quasi ogni angolo del mondo, partecipazione diretta di circa 60 paesi, impressionanti risultati ottenuti nella modernizzazione delle infrastrutture, industrie rispettose dell’ambiente ed energia pulita, commerci senza ostacoli e scambi fra popoli, confermano l’ampia portata e la vitalità dell’OBOR e spingono a proseguire con convinzione nelle attività future.

La Cina, con la sua grande e profondamente radicata saggezza millenaria e i suoi enormi risultati nel campo dello sviluppo socio-economico, è oggi uno dei più forti pilastri della pace mondiale, dello sviluppo e del progresso. Essendo membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, fondatore di innovative istituzioni economico-finanziarie internazionali, la Cina è il motore della costruzione di un mondo multipolare basato sulla Carta delle Nazioni Unite, le leggi internazionali e i principi di sovrana eguaglianza e non ingerenza. Da tutto il mondo, gli amici della Cina sono sicuri che il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese rafforzerà ulteriormente il ruolo del Paese nel mantenimento della pace, nel rafforzamento del multilateralismo e del ruolo dell’ONU, e nella costruzione di relazioni internazionali basate su giusti principi. Con la politica cinese di pace e sviluppo per tutti, con la ferma determinazione affinché tutti i problemi internazionali vengano risolti pacificamente attraverso il dialogo, senza l’utilizzo (o la minaccia di utilizzo) della forza, con una visione del mondo scevra da interventismo, dominazione o sfruttamento, le speranze di benessere dell’umanità poggiano su una base più che solida. La politica cinese, fatta di apertura, multilateralismo e cooperazione inclusiva di tipo “win-win” in opposizione a qualsiasi forma di isolazionismo, dominazione e sfruttamento, gode di un supporto globale. È del tutto naturale che in un mondo caratterizzato da un emergente multipolarismo tale politica troverà continui riscontri e verrà ulteriormente rafforzata.

La Serbia e la Cina sono nazioni tradizionalmente amiche, che si supportano reciprocamente. La Serbia non solo sostiene il progetto One Belt One Road, ma partecipa attivamente alla sua implementazione, in particolare nell’ambito della proposta China+16 CEEC. Il primo ponte cinese in Europa è operativo sul Danubio, a Belgrado, già da tre anni. La prima industria siderurgica cinese in Europa si trova a Smederevo, in Serbia. I primi “inland water ports” cinesi in Europa operano in Serbia. Il primo parco industriale cinese, il primo “plan” di purificazione delle acque cinese, il primo sistema “no visa” per turisti per e dalla Cina, le prime linee di bus elettrici cinesi etc. Nel 2016, la visita di stato in Serbia del Presidente Xi Jinping e la firma della dichiarazione sulla partnership strategica fra i due paesi, sono di significato storico per il futuro rafforzamento della solidarietà, dell’amicizia e della reciprocamente vantaggiosa cooperazione sino-serba.

Che le decisioni e le linee guida del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese rafforzino ulteriormente lo sviluppo socio-economico della Cina, garantendo una vita migliore al suo popolo e rafforzando il ruolo della Cina nel campo dello sviluppo globale, della pace e della stabilità.

Zivadin Jovanovic

Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e del Silk Road Connectivity Research Center

 


 

Messaggio di Zivadin Jovanovic in occasione della rielezione del Presidente Xi Jinping alla guida del PCC

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali

25 ottobre

 

Cari amici,

il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e il Silk Road Connectivity Research Center (SR-COREC) sono onorati di congratularsi calorosamente con voi e con tutto il popolo cinese per la rielezione di Xi Jinping a Segretario generale del Partito Comunista Cinese.

 

La decisione del 19° Congresso del PCC è stata accolta dall'intero popolo serbo come un riconoscimento al decisivo contributo dato da Xi Jinping al processo di sviluppo della Cina e al miglioramento della vita del fraterno popolo cinese, nonché al rinforzo del ruolo di Pechino nella costruzione di un equo ordine multipolare fondato sui principi di uguaglianza, sovranità, integrità territoriale e non ingerenza.

 

La rielezione di Xi Jinping a Segretario generale del PCC è la garanzia che la Cina, sotto la sua saggia leadership, realizzerà l’aspirazione ad una vita migliore e porterà la società a un alto livello di sviluppo e democrazia.

 

I nostri amici in tutto il mondo guardano alla Cina come a un fattore decisivo di pace, cooperazione di tipo “win-win” e sviluppo inclusivo. In Serbia, Paese tradizionalmente amico e partner strategico della Cina, la rielezione di Xi Jinping a Segretario generale del Partito è stata accolta con grande gioia e ottimismo perché la sua storica visita in Serbia nel giugno 2016 ha gettato le basi per la cooperazione “win-win” nel 21° secolo fra i due paesi. Pertanto la Serbia continuerà a giocare un ruolo nella realizzazione dell'iniziativa globale e multidimensionale della Belt and Road proposta da Xi Jinping, in particolare nell’ambito della proposta “China+16 CEEC”.

 

Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e il Silk Road Connectivity Research Center sono felici e onorati di continuare a contribuire al rafforzamento dell'amicizia, della fiducia reciproca e della cooperazione fra Cina e Serbia.

Cordialmente,

Zivadin Jovanovic

Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali

Silk Road Connectivity Research Center

 



 

Il coefficiente di Engel cinese prossimo alla soglia di benessere stabilita dall’ONU

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali

16 ottobre

Il coefficiente di Engel (definito dal rapporto fra reddito pro capite, consumo di beni non essenziali e di generi alimentari, NdT) della Cina, si sta avvicinando alla soglia di benessere fissata dalle Nazioni Unite, e tali cambiamenti hanno avvantaggiato anche il mercato europeo.

In occasione della conferenza stampa tenuta il 10 ottobre scorso dall’Ufficio d’Informazione del Consiglio di Stato, il presidente dell’Ufficio Nazionale di Statistica, Ning Jizhe, ha affermato che nel 2016 il coefficiente di Engel cinese ha raggiunto il 30.1%, vicino alla soglia di benessere definita dall’ONU (20-30%).

Le statistiche rilasciate dall’Ente Nazionale Cinese per il Turismo rivelano che più di 6 milioni di turisti cinesi provenienti da quasi 300 città hanno viaggiato verso 1155 città in 88 paesi e regioni durante le festività della Giornata Nazionale (della durata di 8 giorni) e le vacanze di Metà Autunno all’inizio di ottobre.

Oggigiorno i cinesi spendono di più in viaggi. I dati mostrano che le entrate del turismo domestico durante gli otto giorni di festività della Giornata Nazionale sono ammontate a 583.6 miliardi di yuan (circa 88.5 miliardi di dollari), con un incremento del 13.9% rispetto al 2016.

Una recente inchiesta trasmessa dal canale televisivo europeo CNBC, ha evidenziato come la settimana di festa nazionale in Cina abbia garantito ottime entrate anche nelle tradizionali località turistiche occidentali, come Londra o Parigi.

L’ONU utilizza il coefficiente di Engel per valutare gli standard di vita dei vari paesi, tenendo presente che l’aumento del reddito pro capite influisce positivamente sul consumo di beni non essenziali e si associa ad una riduzione relativa della spesa alimentare.

In base alle linee guida delle Nazioni Unite, quando è superiore al 60% il coefficiente di Engel indica condizioni di povertà, se compreso fra il 50-60% è indicativo di una condizione sufficiente al soddisfacimento delle necessità quotidiane, fra il 40-50% rifletterebbe uno standard di vita moderatamente benestante, fra il 30-40% condizioni di relativa ricchezza, mentre se compreso fra il 20-30% indicherebbe pieno benessere e al di sotto del 20% estrema ricchezza.

Bai Ming, ricercatore presso l’Accademia Cinese di Commercio Internazionale e Cooperazione Economica del Ministero del Commercio, sostiene che l’abbassamento del coefficiente di Engel della Cina rifletta il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini cinesi.

Bai Ming ha anche aggiunto che la domanda rigida (legata alla richiesta di generi di prima necessità, NdT) da parte dei cittadini sta diminuendo, lasciando così più spazio al soddisfacimento di nuovi bisogni.

 


 

L’economia cinese continua ad avanzare

 

 

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali (dal People’s Daily)

16 ottobre

Lo scorso 10 ottobre, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Pechino, il capo dell’Ufficio Nazionale di Statistica, Ning Jizhe, riportava che la crescita media del PIL cinese dal 2013 al 2016 è stata del +7.2%, la più sostenuta fra le maggiori potenze economiche, maggiore del 2.6% rispetto alla media globale complessiva e del 4% rispetto alle economie emergenti.

Ning sostiene che grazie a questo slancio, la Cina non dovrebbe avere problemi nel raggiungere l’obiettivo di crescita del +6.5% nel 2017, ed anzi potrebbe addirittura ottenere risultati migliori.

Ning ha fatto notare come negli ultimi anni la crescita economica media annuale è stata del +7.2% con tassi di inflazione e disoccupazione attestati rispettivamente al 2% e al 5%, e ha ribadito come un così elevato tasso di crescita, accompagnato da maggiore occupazione e prezzi più bassi, rappresenti un risultato eccezionale.

La Cina sta chiaramente fornendo un enorme contributo alla crescita dell’economia mondiale. Per esempio, nel 2016 il suo PIL ammontava al 14.8% dell’economia globale (maggiore del 3.4% rispetto al 2012), consolidando così la sua posizione di seconda più grande economia del mondo. Dal 2013 al 2016, il contributo cinese alla crescita economica globale si è attestato mediamente al 30%, superando Stati Uniti, Eurozona e Giappone.

L’industria dei servizi ha contribuito per circa la metà alla crescita dell’economia nazionale. Nella prima metà del 2017, il valor aggiunto prodotto dal terziario cinese ha rappresentato il 54.1% del PIL. Il consumo è diventato il principale motore della crescita, con un contributo medio annuale del 55% alla crescita complessiva realizzatasi fra il 2013 e il 2016.

Nuovi segnali positivi provengono anche dallo sviluppo coordinato delle aree urbane e rurali cinesi, con un tasso di urbanizzazione dalla fine del 2016 del 57.35%, ovvero del 4.8% più elevato di quello raggiunto alla fine del 2012.

Sono numerose le ragioni che spiegano gli accattivanti risultati ottenuti dalla Cina nel corso di questi ultimi cinque anni. Innovativi concetti di sviluppo hanno contributo al raggiungimento di questa fase di “nuova normalità”. L’idea di sviluppo guidato dall’innovazione ne è un esempio. Rispetto al 2012, nel 2016, il numero di richieste di brevetto nazionali e internazionali è aumentato del 69%, e le autorizzazioni del 39.7%.

Ning ha fatto notare che, allo stesso tempo, la Cina ha condotto uno sforzo per ridurre la sovracapacità produttiva, tagliare le scorte e abbassare i costi, promuovendo riforme strutturali e bilanciando il rapporto fra domanda e offerta in specifici settori dell’industria, così da garantire un complessivo equilibrio economico.

Inoltre, i mezzi di sussistenza sono migliorati notevolmente dopo il 18° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, e lo sviluppo economico ha giovato a tutti i cittadini.

A livello nazionale, nel 2016 l’introito annuale pro capite era di 23.821 yuan (3.621 dollari) e segnava un incremento di 7.311 yuan rispetto al 2012, con una crescita media annua del 7.4%.

Sempre nel 2016, il coefficiente di Engel, un indicatore dello standard di vita della popolazione, era al 30.1% e segnava una caduta del 2.9% rispetto al 2012, un valore prossimo alla soglia di benessere stabilita dalle Nazioni Unite al 20-30%.

Il paese ha raggiunto grandi risultati nella lotta alla povertà attraverso azioni mirate. In base alla soglia di povertà rurale stabilità a 2.300 yuan (aggiustata all’inflazione), il numero di poveri nel 2016 raggiungeva i 43.35 milioni, 55.64 milioni in meno rispetto al 2012.

Sono stati implementati anche i sistemi di sicurezza sociale. Nel 2016, la quota privata per le spese mediche è scesa a meno del 30% del totale. È ora operativo un sistema di assicurazione sanitaria che copre tutta la popolazione sia nelle aree urbane che rurali.

Infine, il livello di istruzione ha continuato a salire in seguito al miglioramento delle condizioni di salute e all’incremento dell’aspettativa di vita dei cinesi, passata dai 74.8 ai 76.3 anni fra il 2010 e il 2015.



 

Il mondo scommette sulla crescita dell'economia cinese

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali (dal People’s Daily)

16 ottobre

In un momento di grande sviluppo, l'economia cinese contribuisce alla crescita globale. Maurice Obstfeld, importante economista del Fondo Monetario Internazionale, “dà l'ok” all'economia cinese.

Nell'ultimo World Economic Outlook tenutosi giovedì 12 ottobre, l'FMI ha previsto una crescita dell'economia cinese del +6.8% per quest'anno e del +6.5% per il prossimo; in entrambi i casi la stima è cresciuta dello 0.1% rispetto all'ultima previsione di luglio. L'organismo internazionale ha anche previsto un potenziamento della crescita economica in tutto il mondo. È la quarta volta quest’anno che il Fondo Monetario ha migliorato la sua previsione sulla Cina, dopo quelle di gennaio, aprile e luglio.

Secondo il FMI, la revisione al rialzo delle previsioni per il 2017 riflette “uno sviluppo maggiore rispetto a quanto ci si aspettasse nella prima metà dell'anno, sostenuto dalla precedente politica di facilitazione e dalle riforme di contorno”.

Anche la Banca Mondiale, nel suo ultimo rapporto sull'aggiornamento economico dell'Asia orientale e del Pacifico del 4 ottobre, ha aumentato le previsioni di crescita della Cina dal +6.5% al +6.7%.

La loro scommessa di rialzo sull'economia cinese è stata concordata dall’Asia Development Bank, dalla Citibank, dall'ASEAN e dall'Ufficio di Ricerca Macro-Economica (AMRO) con sede a Singapore, che recentemente ha anche aggiornato la sua prospettiva di crescita per l'economia di Pechino.

“La Cina continuerà a essere il perno della crescita globale. Ci aspettiamo che il ruolo di Pechino nell'economia globale continuerà ad aumentare nel lungo periodo” ha dichiarato al Quotidiano del Popolo James Daniel, Capo missione del FMI in Cina.

“La Cina è di gran lunga il principale motore dell’economia globale e penso che continuerà a esserlo nel prossimo futuro”, ha affermato Fred Bergsten, Senior Fellow e direttore emerito del Peterson Institute for International Economics., Il fondatore del prestigioso Istituto Bergsten ha ribadito che la crescita della Repubblica Popolare ha un grande impatto sull'economia globale. Egli ha spiegato che “la Cina da sola sta crescendo circa il doppio rispetto a Stati Uniti ed Europa”.

“L'economia cinese è molto grande e la stessa Cina ha un enorme potenziale” ha commentato Yukon Huang, Senior fellow del Carnegie Endowment for International Peace, altresì convinto che il Paese crescerà ancora per lunghissimo tempo se riuscirà ad affrontare le sfide in modo efficace. “Le riforme strutturali portate avanti dal Governo cinese stimoleranno ulteriormente la sua crescita economica” ha affermato ancora Huang, ex direttore della Banca Mondiale in Cina.

James Daniel ha in parallelo esortato la classe dirigente di Pechino a continuare a perseguire riforme che possano riequilibrare l'economia in una direzione più sostenibile. “Effettivamente - ha concluso Daniel- sono stati fatti progressi impressionanti per migliorare e trasformare l'economia cinese, ma i progressi sono stati irregolari sia nel riequilibrio sia nelle riforme”.



 

La Via della Seta cinese favorirà Germania e Grecia. Report Prodi-Fardella.

 

 

La Belt and Road Initiative rafforza il ruolo del Mediterraneo nei commerci mondiali, ma l'Italia deve modernizzare le sue infrastrutture - porti, ferrovie, autostrade - per imporsi come snodo centrale del sistema di collegamenti con l'Asia

Di Patrizia Licata (Formiche.net)

4 novembre 2017

La Nuova Via della Seta cinese, ovvero la Belt and Road Initiative rilanciata in chiave moderna dal presidente Xi Jinping nel 2013, rischia di lasciare l’Italia ai margini dei suoi imponenti benefici se il nostro paese non saprà modernizzare le sue infrastrutture con sufficiente rapidità da imporsi come protagonista nella rete di infrastrutture che collegherà in modo più efficiente il Mediterraneo con l’Estremo oriente. E’ quanto fanno notare Enrico Fardella (professore e direttore esecutivo del dipartimento Studi mediterranei dell’Università di Pechino) e Giorgio Prodi (professore di Economia dell’Università di Ferrara) in una ricerca pubblicata dalla rivista China & World Economy.

 

Il vuoto lasciato dagli USA

La Belt and Road Initiative (BRI) è diventata rapidamente (dopo il fallimento di Ttp e Ttip, le alleanze negoziate dagli Usa con i paesi asiatici e con l’Europa in era Obama) l’unica grande iniziativa economica di scala globale, che abbraccia tutti i paesi della macro-regione eurasiatica e coinvolge molti settori economici, non solo le opere infrastrutturali ma anche i commerci e la finanza (tramite l’Asian Infrastructure Investment Bank e il Silk Road Fund). La parte “Road”, ovvero le rotte marittime, sono la componente più rilevante della nuova Via della Seta sia in termini di volumi (il 93% degli scambi totali sino-europei è su nave) sia di valore (61% del totale).

 

La centralità del Mediterraneo

Secondo dati di Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, nel 1995 il traffico globale era controllato dalle rotte transpacifiche, che ne assorbivano il 53%, mentre alle rotte Europa-Estremo Oriente spettava solo il 27% del totale grazie al Canale di Suez e al Mediterraneo. Nel 2015 la situazione è quasi ribaltata, con le rispettive percentuali passate al 44% e al 42%. Il volume di merci transitate per il Canale di Suez è cresciuto del 124% e il Mediterraneo controlla il 10% del commercio mondiale.

E’ una trasformazione pilotata dalla crescita del mercato cinese, sottolineano Fardella e Prodi, che impatta anche le infrastrutture e la logistica nel Mediterraneo. La rinnovata centralità del Mare Nostrum è stata favorita dall’espansione del Canale di Suez, dal nuovo “gigantismo navale” (navi da 13.000 fino a 22.000 TEU che solo il Canale di Suez può ospitare) e dalle alleanze tra gruppi globali dello shipping. In particolare, la Ocean Alliance, composta dalla cinese Cosco (China Ocean Shipping Company), dalla francese CMA CGM, dalla Evergreen di Taiwan e dalla OOCL di Hong Kong, controlla il 35% del traffico sulla rotta Europa-Far East e il 40% del traffico sulle rotte transpacifiche.

 

I soldi cinesi rilanciano la Grecia

La citata Cosco, il più grande gruppo navale cinese, di proprietà pubblica, sta investendo pesantemente nelle infrastrutture portuali del Mediterraneo: nel mirino ci sono Egitto, dove ha acquisito il 20% di una joint venture che controlla il Suez Canal Container Terminal, e soprattutto Grecia e Turchia: in Turchia l’azienda cinese ha comprato il 65% del terzo maggior terminale portuale ad Ambarli, collocato al centro delle rotte Asia–Europa e collegato col più grande investimento di Cosco nel segmento “Road” della nuova Via della Seta, ovvero il Porto del Pireo in Grecia, dove Cosco ha speso 5 miliardi di euro per acquisire il 67% dell’autorità portuale e per l’espansione dei suoi terminali.

Gli investimenti cinesi hanno permesso al Pireo di crescere velocemente: nel 2015 ha accolto il 13% delle merci che transitano nel Mediterraneo contro il 2% nel 2008; l’obiettivo di Cosco è di aumentare il potenziale del porto greco fino a una capacità totale di oltre 6 milioni di TEU annui dal 2018. La Cina vuole anche collegare il Pireo a Budapest con treni ultra-veloci, facendo del porto greco il più grande hub dei commerci cinesi nell’Europa centro-orientale: l’accordo con l’Ungheria è stato firmato, i soldi ci sono (la Export-Import Bank of China ha concesso un prestito ventennale che copre l’85% del costo totale stimato in 1,8 miliardi di dollari) e la realizzazione sarebbe affidata alla China Railway International Corp, ma l’intesa è sotto inchiesta da parte della Commissione europea perché l’Ungheria, come parte dell’Ue, potrebbe aver violato le regole sul public procurement scegliendo un fornitore cinese senza aver effettuato una gara pubblica. Ma intanto gli analisti stimano che l’investimento di Cosco nel Porto del Pireo può far crescere il Pil greco dello 0,8% da ora al 2025.

La concorrenza per l’Italia di questo gigantesco hub centro-europeo in via di definizione sarebbe enorme. I nostri porti dovranno attrezzarsi perché le grandi aziende dello shipping che distribuiscono verso Balcani e Europa orientale, ma anche verso Nord Africa e Europa occidentale, probabilmente preferiranno passare per il porto greco per le loro attività di distribuzione (come ha fatto Hewlett Packard e faranno presto altri gruppi, tra cui Huawei, Zte e Samsung). Da notare che HP aveva stretto nel 2013 un accordo con la cinese Cosco e TrainOSE, l’operatore delle ferrovie nazionali elleniche che è stato successivamente privatizzato e acquisito dall’italiana Ferrovie dello Stato.

 

Come se la passano Venezia, Trieste e Gioia Tauro

La concorrenza del Pireo, ma anche dei porti nord-europei, è già costata la perdita di volumi di traffico per i porti italiani: per esempio, Gioia Tauro, il più grande porto in Italia e uno dei maggiori del mondo, ha visto scendere i volumi commerciali da 3.467.772 TEU nel 2008 a 2.546.805 TEU nel 2015. Il Pireo è un concorrente particolarmente temibile per i porti del Nord Adriatico e non a caso i quattro maggiori  – Venezia, Trieste, Koper e Rijeka – hanno formato nel 2010 la North Adriatic Ports Association (Napa), un accordo di cooperazione per sviluppare servizi in grado di competere con il porto greco e con quelli del Nord Europa. Nel 2015 la Napa ha movimentato complessivamente 2,1 milion di TEU, meno di quanto ha movimentato il Pireo da solo.

 

I due porti italiani dell’alleanza, Venezia e Trieste, stanno sviluppando anche autonomamente strategie per competere efficacemente nel lungo termine ampliando le loro strutture e la capacità di gestire volumi crescenti di merci, ma per diventare alternative credibili al Pireo occorrono soldi: il progetto veneziano di un porto offshore ha bisogno di 2,1 miliardi di euro e non ha trovato ancora investitori. In più, Venezia e Trieste sono anche in competizione tra loro.

 

Le Ferrovie italiane? Troppo “deboli”

L’accresciuta centralità del Mediterraneo all’interno della nuova Via della Seta è dunque un’opportunità per il nostro paese, che si trova nella posizione ideale per distribuire le merci prodotte in Asia e raccogliere i prodotti europei da esportare nel resto del mondo, ma dobbiamo metterci in grado di cogliere l’opportunità investendo in un sistema integrato di infrastrutture (porti, ferrovie, autostrade) più moderno per diventare uno snodo affidabile e efficiente nel sistema di interconnessione tra Europa e Asia. Fardella e Prodi sottolineano come i porti senza un sistema ferroviario avanzato non sia né efficienti né affidabili.

Per quanto i porti siano centrali negli scambi sino-europei, non tutti i commerci possono avvenire via mare o non sempre è conveniente spedire su nave. Per capire le opportunità per l’Italia basti pensare che il nostro paese è la quinta fonte principale delle importazioni russe ma solo il 4% di queste importazioni viaggiano su treno. Se consideriamo il trasporto di merci via treno in tonnellate per chilometri, i volumi italiani sono un terzo di quelli tedeschi e due terzi di quelli francesi. E ancora: nel 2015 la Germania ha importato via treno merci dalla Cina per un valore di 1,85 miliardi di euro (2,6% dell’import totale) e ha esportato su ferro verso la Cina merci per 4 miliardi di euro (5,2% dell’export totale), mentre l’Italia ha importato via treno merci per 32,5 milioni e esportato per 15,3 milioni di euro.

È chiaro che, se non saniamo quella che lo studio definisce la “debolezza” della nostra linea ferroviaria, la parte “Belt” del piano BRI, quella per lo sviluppo di nuove connessioni ferroviarie, sarà un vantaggio solo per i nostri competitor europei, soprattutto la Germania, ma anche Polonia e Repubblica Ceca. Alcuni settori industriali sono favoriti negli scambi su ferro: metà delle importazioni cinesi che viaggia su treno verso l’Europa fa riferimento a computer, stampanti, televisori e monitor, mentre un terzo delle esportazioni europee che si dirige su ferro verso la Cina è rappresentato dalle componenti automotive.

 

Una finestra di opportunità per l’Italia

Il rischio italiano di restare ai margini della Via della Seta del prossimo futuro si lega anche al fatto, secondo lo studio di Fardella e Prodi, che la presenza cinese in Italia è ancora limitata. Nel medio termine aumenterà, sia tramite operazioni di M&A sia con investimenti di capitale e intensificazione degli scambi commerciali. I due studiosi ritengono che l’Italia debba spingere su relazioni bilaterali più profonde con la Cina, comunicare all’opinione pubblica i benefici delle relazioni economiche col colosso asiatico, finora oggetto di scetticismo se non ostilità, e investire nelle infrastrutture in modo coordinato e individuando settori prioritari.

L’Italia ha una finestra di opportunità. Per il presidente cinese Xi Jinping il BRI è anche uno strumento per consolidare il suo potere e una strategia di crescita innanzitutto interna: la dimensione domestica del progetto è oggi preminente. Il nuovo corso della politica cinese è fatto non solo di potenziamento dell’export ma anche di stimolo dei consumi interni: lo sviluppo del BRI avverrà con ogni probabilità a ritmi rallentati e questo potrebbe dare al nostro paese il tempo per prepararsi a coglierne i benefici rinnovando le sue infrastrutture per imporsi, in modo credibile, come snodo fondamentale nella rete di collegamento sino-mediterranea.

 


 

Nuova Via della Seta: Capitani (CePIM), infrastrutture e offerta commerciale per le nuove rotte. D’Agostino, Europa guardi ad Est.

 

 

Fonte: FERPRESS

24 ottobre

(FERPRESS) – Roma, 24 OTT – “In questo ultimo periodo si è registrata una particolare attenzione sul tema della Nuova Via della Seta e dei possibili traffici commerciali e progetti infrastrutturali ad essa dedicati. Nell’ambito dello studio di questo fiorente reticolo commerciale, abbiamo deciso di promuovere il convegno “La Nuova Via della Seta” per trattare, non solo i traffici commerciali già in essere, ma anche le possibili nuove rotte che dovrebbero interessare anche il nostro Paese” così ha aperto i lavori dell’incontro nella sede di Confindustria Luigi Capitani Ceo di CePIM, Interporto di Parma.

“L’obiettivo che ci siamo dati oggi con un nutrito panel di esperti è quello di presentare un quadro quanto il più completo possibile delle attività che sono già strutturate, dei commerci di quella parte di mondo asiatico che la New Silk Road contiene e dei possibili sviluppi logistici ed intermodali che, a nostro giudizio, devono coinvolgere la nostra nazione”.

L’invito di Capitani è stato accolto sin dalle prime battute del convegno e sul rapporto tra Europa e Cina, tra Italia e Kazakistan si sono intrecciati i primi interventi.

“Gli investimenti cinesi in Italia sono importantissimi e l’Italia è il nostro primo partner in Europa, i traffici marittimi sono molti ed importanti – dice Zhang Gang, delegato generale di CCPIT-China Council for the Promotion of International Trade (Consiglio Cinese per la Promozione del Commercio Internazionale) nel suo atteso intervento al convegno – ma è chiaro quanto sia importante riattivare la Via della seta terrestre, perché le navi da Shanghai a Genova ci mettono 50 giorni mentre con il treno sono sufficienti sette giorni per arrivare a Verona. Già oggi abbiamo registrato più di 3000 treni tra Cina ed Europa, poca cosa rispetto al volume totale del commercio cinese, ma si tratta di un dato molto significativo. In due anni gli imprenditori cinesi hanno investito più di 30 miliardi di dollari nei 60 paesi interessati alla Nuova Via” conclude.

“Bene parlare dei traffici merci e di come intercettarli, ma oggi dobbiamo fare anche un ragionamento geopolitico partendo da un dato di fatto: gli Stati Uniti non ci sono più e stanno allontanandosi – dice il presidente di Assoporti Zeno D’Agostino – Da una parte c’è la chiusura di Trump ad un mondo da sempre amico e invece c’è un’apertura totale dei paesi dell’Est che vogliono cooperare, investire, integrarsi con l’Europa”.

“Ora quella parte del mondo è diventata protagonista e cerca di collaborare con noi a differenza di chi spinge per la chiusura dei confini e dei mercati – prosegue il presidente dell’Autorità di sistema di Trieste – e questo interessa fortemente i nostri porti che devono partire da quel tipo di premessa perché la relazione Far East-Europa ritorni al centro della programmazione portuale”.

“La Via della Seta nel medio periodo sconvolgerà completamente lo scenario industriale europeo; la misura di questo sconvolgimento è ancora difficilmente prevedibile, ma di certo ci sarà. Ci sarà una ricollocazione globale dell’industria che escluderà gli Stati Uniti.”

“I cinesi – dice ancora D’Agostino – ci chiedono di venire a produrre in Italia. La Via della Seta è questo. Altri paesi attraversati non potranno dare un valore aggiunto alla produzione industriale cinese come il nostro, ma saranno comunque importanti per l’efficienza del trasporto. Il tipo del dialogo che ci chiedono i cinesi non è semplicemente il dove e come scaricare merci, loro cercano dei partner”.

“È quello che stiamo facendo a Trieste. A livello territoriale i nostri porti hanno tutto, il know-how industriale, quello che però serve è la capacità di una Autorità portuale di mettere insieme il porto, le piattaforme logistiche e soprattutto le piattaforme industriali”.

Acqua sul fuoco da parte di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di Sistema del Tirreno Nord occidentale, che sollecita tutti a guardare la realtà: “Ci dobbiamo chiedere come si pone un porto italiano rispetto alle iniziative che arrivano dal Far East o, come forse sarebbe meglio dire l’area Eurasiatica, per le cui relazioni commerciali il mare resterà sempre il dominatore”. Senza mai dimenticare, sottolinea Signorini, che la via del mare è caratterizzata da un sistema oligopolistico, fatto di pochi grandi armatori e terminalisti, mentre la via della terra è dominata ancora da organizzazioni statali che decidono sulle infrastrutture.

 


 

Afghanistan: il cuore della Silk Road in Asia

 

 

Il presidente Ashraf Ghani ha ospitato il forum di Kabul dedicato alla Silk Road

Di M. Ashraf Haidar (The Diplomat)

2 Novembre

Obiettivo, far rivivere e costruire la connettività attraverso il continente eurasiatico basato sul network commerciale dell’antica Silk Road (Via della Seta) che darà slancio ad uno degli obiettivi chiave dell’economia asiatica. Le nazioni asiatiche guadagneranno molto dall’incremento del commercio e degli investimenti lungo la Via della Seta quando saranno di nuovo ricollegate attraverso le infrastrutture. Inoltre, la connettività migliorerà di molto l’integrazione fra le varie popolazioni, portando le nazioni asiatiche ad affrontare tutte insieme le sfide globali come il terrorismo e il cambiamento climatico, una variabile fondamentale nell’ambito dello sviluppo sostenibile.

L’Afghanistan è situato nel cuore dell’Asia e le sue città, Kabul, Balkh, Herat, Kandahar e Bamyan, sono punti chiave del passaggio della Silk Road, attraverso cui il commercio, la cultura, la religione, il sincretismo filosofico e la tecnologia possano muoversi liberamente in ogni angolo dell’Eurasia. Dato il suo status di ex centro della Silk Road, Kabul ha ospitato il dodicesimo Forum della Silk Road tenutosi il 20 e il 21 ottobre 2017. L’evento è stato organizzato dal Comune di Kabul e dalla World Citizens Organization.

Il presidente Mohammad Ashraf Ghani ha aperto il forum al palazzo presidenziale ARG, assieme a sindaci, diplomatici, studenti e uomini d’affari provenienti dai paesi della Silk Road. Hanno discusso delle storie intrecciate e delle varie civiltà dell’epoca della Silk Road, ponendo l’accento al presente e alle future opportunità che la cooperazione fra stati e città darà nel raggiungimento dei loro interessi condivisi nel ventunesimo secolo.

Tuttavia, non appena le varie delegazioni sono giunte a Kabul, i terroristi senza cuore che hanno le loro roccaforti nel Pakistan, hanno attaccato due moschee causando vittime civili a Kabul e a Ghor il 20 ottobre. Dicono di farlo nel nome dell’Islam, ma, a dire il vero, hanno dimostrato di essere lontanissimi dai principi cardine dell’Islam, religione di pace, tolleranza, coesistenza, e del reciproco vantaggio attraverso il commercio, la cultura, la scienza, e la diplomazia. Infatti, i progressi scientifici e medici avranno un impatto sui viaggiatori della Silk Road. I commercianti buddhisti cinesi hanno adottato le conoscenze mediche degli islamici per imparare ad analizzare le urine, e per la cura delle ferite. I musulmani hanno portato in Sud Asia le loro intuizioni in materia di astronomia, incluso lo scetticismo a riguardo il geocentrismo.

Parlando ai sindaci che sono interessati alla Silk Road, il presidente Ghani ha elogiato il loro coraggio nel visitare l’Afghanistan per partecipare al Forum. Ha rilevato come il loro coraggio, nonostante la minaccia terroristica, sia un messaggio di grande fiducia nella ferma e risoluta volontà del Governo Afghano di ridare al Paese il vecchio status di centro del crocevia asiatico. Per far ciò, il presidente ha incoraggiato i sindaci Afghani di confrontarsi con le loro controparti per scambiarsi esperienze sulla gestione delle loro città, sulla pianificazione urbana, e di aumentare ulteriormente i contatti fra le persone sia delle varie città Afghane, sia con gli altri paesi interessati.

Dopo il saluto del Presidente, i sindaci hanno invitato i vari esperti presenti ad esprimersi circa l’importanza di creare accordi commerciali, e come Kabul ricopra un ruolo chiave nel collegare i vari paesi. Nel secondo giorno, hanno discusso del tema della diplomazia, di come sia importante creare un sistema di gemellaggi tra le città della via della Seta, gestione del tema abitativo, gestione del territorio, gestione del traffico e dei rifiuti.

Inoltre, i sindaci hanno assaporato i vari sapori della Silk Road associati all’Afghanistan. Sono stati condotti alla cena di Gala, a seguito della quale c’è stata un’esibizione culturale negli storici giardini di Babur, degustazione di piatti tipici Afghani, esibizione degli aquiloni, giochi ed intrattenimenti dai “The Miraculous Love Kids” alle danze mistiche Sufi, ballate dal gruppo Balkh Samaa. Una sfilata di moda ha mostrato oltre 20 tipi di stili diversi delle varie regioni Afghane, seguite dall’orchestra civica di Kabul, che ha suonato motivi della tradizione Attan.

Le performance di artisti, inclusi giovani e bambini Afghani, ha impressionato i sindaci, che hanno elogiato la resilienza degli Afghani di fronte ai quotidiani problemi di sicurezza e alle avversità date dalla miseria del loro paese.

Il Forum è stato molto produttivo visti i contatti stabiliti tra Kabul e le città invitate. I sindaci di Bamyan e di Lashkargah hanno firmato un gemellaggio con il sindaco delle Maldive per stabilire relazioni volte ad organizzare iniziative turistiche, culturali, commerciali tra le loro città. Altri partecipanti hanno espresso il loro supporto alla Città di Kabul e alla loro giovane leadership, che continua nel cammino di riforme volte a modernizzazione per un sostenibile sviluppo urbano.

Tutti hanno ricordato, come lo stesso presidente Ghani ha ricordato alla platea di Delhi, in India, in un precedente summit: “Noi siamo al centro della rete, un crocevia, un paese d’incontro, civiltà, religione, cultura e, naturalmente, eserciti e pellegrini”.  Secoli fa l’Afghanistan godeva dello stesso status, come principale collegamento tra nord e sud, ed est ed ovest.

Infatti, Iqbal, poeta eminente pakistano, ha colto bene questo aspetto quando dice: “L’Asia è un corpo di acqua e di terra, di cui l’Afghanistan ne è il cuore. Dalla sua disarmonia, la disarmonia dell’Asia, dalla sua armonia, l’armonia dell’Asia”.