Mali, Algeria : io sono africano e nient'altro!

23-01-2013

Io sono allergico a certe parole, non ho mai visto un europeo insultare un altro europeo o, con il pretesto di appropriarsi di una offesa verbale, chiamare un altro europeo        “maiale raschiato”. Io non capisco tuttora ciò che passa nella testa di un africano che mi aggredisce e mi insulta rivolgendomi parole come “ negro, negroide ecc.”. Quali che siano le ragioni tali parole sono state create per insultarci. Una recente polemica è sorta a Hollywood poiché dei registi cinematografici, per esprimere l'odio razziale, hanno usato attori afro-americani per scambiarsi a vicenda l'offesa di “negro”. Così all'uscita di un cinema, non si potrebbe accusare chiunque di razzismo dal momento che sono gli stessi afro-americani a insultarsi con tali epiteti. La banalizzazione di una pretesa auto-discriminazione. Allo stesso modo non comprendo degli africani che si fanno chiamare “Kamit” per dire che gli egiziani si chiamano “neri” Per qualcuno come me che non si accontenta di ciò che si è voluto far dire alla storia, come nel caso di quella polemica dei cineasti americani, ma che fa piuttosto dello storicismo intellettuale, non è comprensibile come un popolo fiero della propria identità può definirsi “nero” , vale a dire periferia a una centralità che non gli appartiene. Perchè in sociologia ciascun gruppo, ciascuna etnia, ciascuna razza si considera come il referente, la centralità, la norma, lo standard di riferimento, e guarda gli altri in rapporto al proprio standard, il proprio riferimento quale punto di partenza.

La storia può far dire agli egiziani ciò che essi vogliono, soprattutto ciò che deriva dalla interpretazione fornita dai francesi, ma mi riesce difficile credere che gli egiziani si autodefiniscono “neri”, anche perchè l'abitudine di classificare le razze in base al colore è proprio degli europei, non degli africani e degli asiatici. I cinesi, i giapponesi o i coreani per esempio definiscono i popoli, i continenti o i paesi in relazione a certe caratteristiche funzionali ma non al colore della pelle. Per esempio la Francia in cinese è denominata “Faguo”, vale a dire il paese delle scartoffie, di un eccesso di amministrazione, perchè nel momento in cui tale appellativo è stato creato l'amministrazione cinese era più snella! Malgrado ciò l'amministrazione cinese non poteva certo definirsi semplificata. Essa in effetti rinunciava a definirsi in quanto si considerava parametro di riferimento Io non comprendo dunque come degli africani possano definirsi “neri”. E' attraverso la schiavitù e la colonizzazione che ci hanno classificato come “neri” e, per definizione,tale colore era associato a tutto quello che è considerato negativo.. Non è raro ascoltare degli africani affermare: “ ho avuto una giornata nera”. Non è stupefacente ascoltare in seguito riflessioni del genere : “ la magia dei bianchi è benefica mentre quella dei neri uccide”. Ecco come dalle semplici categorie dei colori gli europei hanno saputo introdurre la manipolazione per avere il sopravvento sugli altri. E non ci si può proteggere che istituendo una lingua africana di riferimento che tutti debbano parlare. Io propongo lo “ swahili”, poiché l'oppresso non si libera totalmente avendo come principale strumento di comunicazione la lingua dell'oppressore. Durante lo stesso periodo di occupazione coloniale europea dell'Asia, gli asiatici sono stati definiti come “gialli” ma , per essi, è un semplice insulto poiché non vogliono definirsi in rapporto a un colore e nelle loro lingue specifiche questo “giallo” è totalmente ignorato e, infine, tutti rivendicano di essere considerati puramente e semplicemente come asiatici , come cinesi,giapponesi, coreani, indiani, pakistani e null'altro. E così che si arriva a creare dei “ribelli maliani” per giustificare l'intervento francese che molti africani applaudirebbero con ingenuità e che deve servire a isolare dal resto del continente l'Algeria, unico paese dell'Africa settentrionale che crede ancora alla Federazione Africana , così da creare la nuova frontiera di una Africa dei “neri”, più ingenua , più manipolabile e facilmente assoggettabile. Per comprendere l'importanza dell'Algeria basti pensare che è il solo paese africano dove il capo di stato ha il coraggio di dire che l'Islam ha mantenuto i paesi- popoli arabi in una condizione di arretratezza secolare, nel momento in cui gli altri capi di stato vanno patteggiando con le istituzioni religiose pensando a torto di consolidare il loro potere. Voi conoscete molti paesi africani che possono subire un'aggressione terrorista con degli ostaggi occidentali e fare un blitz senza chiedere il permesso di quei paesi autoproclamatisi esperti in tutto? Un esempio? Quando il capo di stato maggiore nigeriano, volendo evitare che il proprio esercito fosse addestrato dagli americani, dichiarò che le proprie truppe erano meglio preparate degli americani nel gestire una crisi in Nigeria,fu semplicemente silurato. E' a questo gruppo di paesi su base monorazziale che l'Europa ci spinge da 50 anni. Ed essi sono vicini a pervenire a tale obiettivo creando una frontiera, un muro di incomunicabilità al nord del Mali. No, l'Africa non è il continente nero, l'Africa non è il continente dei popoli con un colore della pelle,ma il continente di tutti quelli che vi risiedono e sono orgogliosi di lavorare per il proprio progresso. La nostra tolleranza non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni ed è un peccato che noi importiamo settarismo e discriminazione da coloro che vogliono,anche usando le gradazioni della pelle degli esseri umani, pretesti per classificare le persone in buoni/cattivi, intelligenti/idioti, indipendentemente da ciò che sanno e fanno. No, non sono nero, negro o tutti gli insulti che tu vuoi affibbiarmi. Io sono africano, camerunense, etiope,tunisino e nient'altro!

 

Perchè l'Africa ha paura dei paesi detti democratici? Jean-Paul Pougala, 8-01-2013

La dittatura e la democrazia sono due facce della stessa medaglia che mirano allo stesso unico fine di organizzare i cittadini nell'ordine e nella sicurezza. La democrazia ha questo di diverso: è una specie di servitù volontaria dove il “Principe” ha l'intelligenza di distrarre i propri sudditi con tali lustrini (elezioni e tv) che paiono loro imposti cantando e danzando, in tal modo essi sono contenti e convinti di avere il migliore sistema del mondo. Sul piano internazionale il principe della menzogna democratica sembra il più violento, arrogante, irritato poiché non ha la stessa facilità nel mettere il mondo intero al passo come i propri cittadini. Allora esce il cannone,la guerra. E' così che le guerre e le false rivoluzioni sono finanziate dai paesi che si proclamano democratici, troppo abituati alla servitù volontaria dei propri cittadini che accettano senza brontolare di essere presi in ostaggio da banche avide, politici incompetenti e famelici,imprenditori finanzieri che si accomodano ancora una volta dul dorso degli stessi docili cittadini,sufficientemente abbrutiti dai dogmi della paura insensata di un inferno dopo la morte, proposto in tutte le salse della vita quotidiana. Dalla Libia alla RCA, passando per Algeria, Mali e Ciad , tutte le rivolte armate sono in primo luogo finanziate dai paesi democratici e il loro quartier generale si trova negli stessi paesi. Perchè i ribelli del Ciad rivendicano le proprie incursioni in territorio ciadiano solo dopo le comunicazioni ufficiali del loro quartier generale di Parigi. Con la crisi centrafricana , come non rallegrarsi che finalmente i paesi africani hanno compreso che non possono ricorrere ogni volta al piromane che ha dato fuoco per estenderlo e di doversela sbrogliare da soli. E' grazie a tale soluzione africana che la Somalia sta per ridiventare uno stato di diritto. In Africa occidentale ci sono ancora troppi “signor- si” e per la crisi del Mali sarebbe meglio affidare all'Unione Africana la soluzione e non ad una organizzazione fantoccio come la CEDEAO. Sollecitato dal presidente Boziz per l'applicazione degli accordi militari con la Francia, F,Holland ha dichiarato: “l'esercito francese è in CentroAfrica per proteggere i francesi e non per salvare un regime”. Si possono avanzare due domande:1- a cosa servono gli accordi cinquantenari che molti paesi africani come Togo,Benin e Gabon hanno recentemente rinnovato? Se per proteggere 1200 francesi in CentroAfrica occorrono 600 militari francesi, il presidente Holland dovrebbe accogliere il principio di reciprocità che, qualora emergano problemi per i cittadini algerini in Francia , l'esercito algerino possa dispiegarsi rapidamente per mettere in sicurezza i propri cittadini residenti in Francia. A ciascuno la risposta, ma c'è ancora chi in Europa crede che gli africani vivano in condizioni ottocentesche e rischia di svegliarsi tardi dal proprio lungo sonno. 8-01-2013 Proponiamo alcune citazioni di Robert Cooper , fatte quando era consigliere diplomatico del primo ministro britannico Toni Blair, prima di divenire direttore degli affari esteri e miltari al segretariato generale del Consiglio dell'Unione Europea. 1-” Fra di noi operiamo sulla base della legge e di una cooperazione aperta in materia di sicurezza. Ma quando abbiamo a che fare con tipologie di stati più arretrati fuori del continente europeo postmoderno, dobbiamo ricorrere a metodi più spicci di una altra epoca: la forza, l'attacco preventivo, tutto ciò che si rivela necessario di fronte a coloro che vivono ancora nel mondo del 19° secolo e di ciascun per sé. Fra di noi rispettiamo la legge ma quando operiamo nella giungla dobbiamo ancora ricorrere alla legge della giungla!” 2-”Ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova specie di imperialismo, accettabile agli occhi di un mondo di diritti umani e valori cosmopoliti. Possiamo già definirne i contorni : un imperialismo che, come ogni imperialismo, mira a instaurare l'ordine ma che si fondi sul principio del volontariato”.

Robert Cooper “ The new liberal imperialism”, The London Observer, 7-04-2002

Traduzione di Fabrizio G. per civg.it Ma vision de la Société et du Monde Jean-Paul Pougala

 

 MALI/ALGERIE : JE SUIS AFRICAIN ET RIEN D'AUTRE ! de Jean-Paul Pougala

Je suis allergique à certains mots; je n'ai jamais vu un européen insulter un autre européen ou, sous prétexte de s'approprier d'un mot insultant, appeler un autre européen par "cochon graté". Je ne comprends toujours pas ce qui se passe dans la tête d'un africain qui m'agresse et m'insulte en me placardant au nez des mots comme : "nègre", "negresse", "negritude", "negro", "négroide". Quel que soit les raisons, ces mots ont été crées pour nous insulter.  Une polémique est tout récemment néée à Holywood, parce que des cinéastes, metteurs en scène caucasiens, pour exprimer leur haine raciale, utilisaient des acteurs afro-américains pour se balancer à la face des multiples "négro". Ainsi à la sortie d'une salle de cinéma, on n'allait plus accuser qui que ce soit de raciste, puisque de toutes les façons ce sont les afro-américains eux-mêmes qui s'insultent comme ça. La banalisation d'une prétendue auto-discrimination.

De la même manière, je ne comprends pas des africains qui se font appeler Kamit, kemit et tout le reste pour dire que les Egyptiens s'appelaient "noirs". Pour quelqu'un comme moi qui ne se contente pas de ce qu'on a voulu faire dire à l'histoire, comme dans le cas de cette polémique des cinéastes américains, mais qui fait plutot de l'historicisme intellectuel, je ne comprends pas pourquoi un peuple fier de l'être peut se definir Noir, c'est-à-dire : périphérique à une centralité qui n'est plus lui. Parce qu'en sociologie, chaque groupe, chaque ethnie, chaque race se considère comme la reférence, la centralité, la norme, bref, le standard et voit les autres par rapport à son standard, son zero point de départ, comme la périphérie. L'histoire peut faire dire aux Egyptiens ce qu'elle veut, surtout lorsqu'elle nous a été interprétée par les français, mais j'ai du mal à croire que les Egytiens devaient s'auto-appeler des noirs, des kamites, aussi parce que l'habitude de classer les races par la couleur est propre aux Européens et non aux africains ou aux asiatique.

Les Chinois, les japonais ou les koréens par exemple vont désigner les peuples, les continents ou les pays par rapport à certaines fonctionalités et non à la couleur. Par exemple, la France en chinois c'est "Faguo" c'est-à-dire le pays de la paperasse, de trop d'administration, parce qu'au moment de créer ce mot, l'administration royale chinoise était plus simplifiée. Sauf que cette dernière ne pouvait pas se definir simple. Elle ne se definit pas, puisqu'elle est la centralité.

Je ne comprends donc comment des Africains peuvent se definir noir. C'est avec l'esclavage et la colonisation qu'on nous a dit que nous étions des noirs et que par definition, cette couleur était associée à tout ce qui est négatif. Il n'est as rare d'entendre des africains dire : "j'ai eu une journée noire". Pas étonnant ensuite d'entendre des reflexions du genre : "la maggie des blancs est bien alors que celle des noirs tue". Voilà comment de la simple notion de couleurs les européens on su  introduire de la manipulation pour avoir le dessus sur les autres. Et on ne peut s'y protéger qu'en instituant une langue africaine de référence que tout el monde doit parler. Je soutiens le Swahili. Car l'opprimé ne se libère pas totalement en ayant comme principal instrument de communication, la langue de l'oppresseur.

Durant la même période d'occupation coloniale européenne de l'Asie, les asiatiques ont été définis comme des "Jaunes", mais pour eux, c'est une simple insulte, parce qu'ils ne veulent pa se definir par rapport à une couleur et dans leurs langues respectives ce "Jaune" est tout bonnement ignoré, et au final, tous reventiquent d'êtres considérés purement et simplement comme asiatiques ou comme chinois, japonais, koréens, indien, pakistanais et rien d'autre.

C'est comme cela qu'on arrive à fabriquer des rebelles maliens de toute pièce pour justifier l'intervention française que beaucoup d'africains applaudissent dans la naivété et qui doit servir au final à couper du reste du continent, l'Algérie, unique pays d'Afrique du Nord qui croit encore à la fédération africaine, pour créer la nouvelle frontière d'une afrique des noirs, plus naive, plus manipulable et corvéable à volonté.

Pour comprendre l'importance de l'Algérie, c'est le seul pays africain où le chef d'état a le courage de dire que l'islam a maintenu les pays arabes des centaines d'années en arrière, au moment où les autres chefs d'etat vont pactiser avec des confreries religieuses pour pensent-ils à tort, consolider leur pouvoir. Connaissez-vous beaucoup de pays africains qui peuvent subir une agression terroriste avec des otages occidentaux et faire un bliz sans demander l'avis de ces pays autoproclamés experts en tout ? En comparaison, lorsque le chef d'état major nigérian pour refuser que l'armée nigériane soit formée par les américains, avait dit que ses troupes étaient mieux préparées que les américains pour affronter une crise au Nigeria, il a été tout simplement limogé. C'est à ce regrouppement des pays sur la base monoraciale que l'Europe nous pousse depuis 50 ans. Et ils sont en passe d'y parvenir en créant de fait une frontière, un mur de non communication au nord du Mali.

Non, l'Afrique n'est pas le "continent noir", l'Afrique n'est pas le continent des peuples avec une couleur de peau, mais le continent de tous ceux qui y habitent et fiers de travailler pour son progrès. Notre tollérance n'est plus à démontrer et il est dommage que nous importions le sectarisme et la discrimination de ceux qui voient même dans les gradations de couleurs de la peau des humains, des motifs pour classer les personnes en bons et en méchants, en intelligents et en idiots, indépendamment de ce qu'ils sont et font. Non, je ne suis pas Noir, Nègre ou toutes les insultes que tu veux me faire avaler. Je suis Africain, camerounais, malgache,

ethiopien ou tunisien et rien d'autre. JPP23/01/2013

POURQUOI L'AFRIQUE A PEUR DES PAYS DITS DEMOCRATIQUES ?           08/01/2012

La dictature et la démocratie sont les deux faces de la même médaille qui vise le seul et unique but d'organiser les citoyen dans l'ordre et la sécurité. La DEMOCRATIE a ce ci de différent qu'elle est une sorte de servitude volontaire où le prince a l'intelligence de distraire ses sujets avec tellement de paillettes (les élections et la télévision) qu'ils payent leurs impôts en chantant et en dansant, tellement ils sont contents et convaincus d'avoir le meilleur système du monde.

Sur le plan international, le prince du mensonge démocratique semble le plus violent, arrogant, aigri parce qu'il n'a pas la même facilité de mettre le monde entier au pas comme ses citoyens. Alors, il sort le canon, c'est la guerre. C'est comme cela que les guerres et les fausses révolutions ne sont financées que par des pays qui se proclament démocratiques, trop habitués à la servilité ordonnée de leurs citoyens qui acceptent sans broncher d'être pris en otage par les banques avides, les politiciens incompétents et voraces et des entrepreneurs rentiers qui se sucrent encore une fois sur le dos de mêmes citoyens dociles, suffisamment abrutis par des dogmes d'une peur insensée d'un enfer après la mort, servi dans toutes les sauces de la vie quotidienne.

De la Libye à la RCA, en passant par l'Algérie, le Mali et le Tchad, toutes les rebellions armées sont avant tout financées par les pays dits "démocratiques" et leur quartier général se trouvent dans ces mêmes pays. Pourquoi, les rebelles tchadiens par exemple ne revendiquent leur s différentes incursion en territoire tchadien que depuis leur quartier général à Paris ? Avec la crise centrafricaine, comment ne pas se réjouir que finalement les pays africains aient compris qu'ils ne peuvent pas recourir à chaque fois au pyromane qui a mis le feu de venir l'éteindre et de se débrouiller tout seuls. C'est grâce à cette solution africaine que la Somalie est en train de redevenir une nation de droit. En Afrique Occidentale, il ya encore trop de YES-SIR et pour la crise malienne, il vaudrait mieux confier à l'Union Africaines la solution et non à une organisation fantoche comme la CEDEAO.

Sollicité par le président Bozizé pour l'application des accords militaires avec la France, François Hollande a déclaré : "L'armée française est en Centrafrique pour protéger les Français et non pour sauver un régime". On est en droit donc de se poser une deux questions : 1- à quoi donc servent ces accords cinquantenaires que beaucoup de pays africains naïfs comme le Togo, le Bénin ou le Gabon ont récemment renouvelés ? Si pour protéger 1200 français de Centrafrique il faut 600 militaires français, le président français accorde-t-il la réciprocité que désormais en cas de problème des citoyens algériens en France, l'armée algérienne puisse se déployer rapidement pour mettre en sécurité ses citoyens résidant en France ? A chacun sa réponse, mais il y a encore quelqu'un en Europe qui croit que les africains vivent encore au 19ème siècle et il risque de se réveiller trop tard de son long sommeil.
JPP 08/01/2013

Voici citations de Robert Cooper, dites lorsqu'il était Conseiller diplomatique du Premier ministre britannique Tony Blair, avant de devenir directeur des Affaires extérieures et militaires au Secrétariat général du Conseil de l'Union européenne :

=========================================
1- « Entre nous, nous opérons sur la base de lois et d'une coopération ouverte en matière de sécurité. Mais lorsque nous avons affaire à des types d'États plus désuets hors du continent européen postmoderne, nous devons en revenir aux méthodes plus rudes d'une autre époque – la force, l'attaque préemptive, la ruse, tout ce qui s'avère nécessaire face à ceux qui vivent encore dans le monde du XIXe siècle et du chacun pour soi. Entre nous, nous respectons la loi, mais lorsque nous opérons dans la jungle, nous devons aussi recourir à la loi de la jungle. »

2- « Ce qu'il faut donc c'est une nouvelle sorte d'impérialisme, acceptable aux yeux d'un monde de droits de l'homme et de valeurs cosmopolites. Nous pouvons déjà en discerner les contours : un impérialisme qui, comme tout impérialisme, vise à instaurer l'ordre et l'organisation, mais qui repose sur le principe du volontariat. »

Robert Cooper, « The New Liberal Imperialism », The London Observer, 7 avril 2002. Cité par Philip Golub dans Une autre histoire de la puissance américaine, Seuil, Paris, 2011, p. 229. Traduit de l'anglais par Claude Albert.