La guerra culturale e mediatica dell'atlantismo contro l'Europa. La costruzione di un'opinione pubblica unificata in nome del liberalismo totalitario antitradizionale.

Il “cambio di fase” del capitalismo ed il suo approdo ad una dimensione speculativo-assoluta ha visto mutare anche gli strumenti con i quali s’impone e si afferma, a livello globale, una mentalità neo-capitalistica, soggetta ai dogmi culturali ed agli stereotipi comportamentali funzionali alla perpetuazione di un ordine mondiale fondato sul dominio speculativo di mercati e mode.

Nell’ambito del “cambio di fase” di cui sopra, le menti ed i cuori del pubblico occidentale, pubblico televisivo e consumatore di format ultrapoliticizzati, tesi alla sua definitiva e non del tutto inconsapevole alienazione, non si conquistano più attraverso la propagazione mediatica di un’ossessiva isteria anticomunista bensì tramite il tentativo di persuasione dell’illimitata bontà del sistema occidentale, superiore in quanto liberale, “tollerante” e “senza frontiere” rispetto a modelli di sviluppo definiti “chiusi”, ossia portatori di un modus pensandi maggiormente improntato alla strutturazione su basi tradizionali gerarchiche e su scale di valori non del tutto allineati al dogma di fede della primazia dell’economia finanziarizzata sulla politica e sui vincoli nazionali e sulla primazia della società virtualizzata ed aperta su qualsivoglia retaggio tradizionale, patriottico e socialista, definito sempre e comunque “fuori dal tempo” e dalla “storia”.

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Varvarin, Serbia (ex Jugoslavia): 15 anni fa una strage della NATO tuttora impunita

Per non dimenticare, quindici anni fa uccisi dieci civili, durante laggressione alla RFJ 

Forum Belgrado Italia, Giugno 2014

               

Dieci civili uccisi e decine feriti, quindici anni fa, il 30 maggio 1999, quando i bombardieri in due raid aerei condotti dalla NATO durante la guerra in Kosovo, bombardarono il ponte sul fiume Grande Morava vicino alla città di Varvarin, nella Serbia centrale. Erano tutti civili. Tra loro Sanja Milenkovic, 15 anni  e il prete della locale Chiesa ortodossa serba, padre Milivoje.

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La mobilitazione contro IKEA continua e punta a vincere! Report dai presidi del 26 luglio

28 luglio 2014

Il 26 Luglio, lo diciamo con molta sobrietà, è successo qualcosa di straordinario. Nonostante il sabato estivo, le concomitanti mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese, gli stancanti mesi di lotta che abbiamo alle spalle, si sono tenuti ben 12 presidi di protesta fuori agli store di IKEA della penisola, e addirittura tre presidi internazionali a Vienna, Berlino e Cordoba!

Sui motivi di questa lotta non torneremo qui (potete leggere qui l’indizione della giornata e qui il testo che spiega i motivi della campagna). Ci interessa piuttosto sottolineare solo quest’aspetto:quello che è accaduto è straordinario perché dimostra la determinazione dei facchini di Piacenza, in lotta da ben tre mesi, e di tutti i solidali che li stanno appoggiando in giro per l’Italia.

È straordinario perché dimostra che c’è una nuova generazione di lavoratori e di militanti pronti a mettersi in gioco, che – forte delle proprie ragioni e dei propri diritti – non ha paura di affrontare il compatto fronte padronale fatto di cooperative, governo, enti locali, giudici e forze dell’ordine. E che, nonostante provenienze geografiche e politiche anche diverse, sta iniziando a unirsi in un unico fronte, accorgendosi così delle proprie potenzialità.

Ma vediamo sinteticamente cosa è successo.

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Come spingere l'Ucraina sull'orlo dell'abisso

da Counterpunch - 9 luglio 2014

"Il modello di mondo unipolare è fallito. Ovunque la gente ha dimostrato la propria volontà di scegliere il proprio destino, di preservare la propria identità culturale, e opporsi ai tentativi dell'Occidente di ottenere il dominio militare, finanziario, politico e ideologico".  Vladimir Putin

"Mentre la politica umana della crisi in Ucraina richiama tutti i titoli dei giornali, è la politica del gas che in molti modi si trova al cuore del conflitto". Eric Draitser, Waging war against Russia, one pipeline at a time, RT

Che cosa ha a che fare un oleodotto in Afghanistan con la crisi in Ucraina?

Tutto. Rivela gli interessi commerciali che guidano la politica degli Stati Uniti. Proprio come la guerra in Afghanistan è stata in gran parte combattuta per facilitare il trasferimento di gas naturale dal Turkmenistan al Mar Arabico, così, Washington ha progettato il sanguinoso colpo di stato a Kiev per tagliare le forniture energetiche dalla Russia verso l'Europa e facilitare la presa degli Stati Uniti sull'Asia.

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Romagna – La Riviera dello sfruttamento: viaggio tra i lavoratori stagionali

Il giornalista freelance Antonio Musella ha raccolto per Fanpage.it quattro storie di lavoratori italiani e stranieri, impiegati nelle strutture turistiche della riviera romagnola.

Storie di sfruttamento, truffa e violenza sia fisica che psicologica.
Le storie di Sandra, Mohammed, Alfonso e Isabela ci raccontano da dentro i meccanismi di sfruttamento nell’industria del turismo e l’azione di inchiesta e di denuncia di Rumori Sinistri e poi quella sindacale e conflittuale di ADL Cobas Emilia Romagna.

Pensate a queste storie quando sarete al bar, in un locale, in un hotel o in spiaggia in questa estate 2014.

REDDITO DIRITTI DIGNITA’ PER TUTTI E TUTTE!

https://youmedia.fanpage.it/video/aa/U84e7OSwU6e0bGJq

 

da ADL Cobas

 

BDS Movement: per l'embargo militare di Israele

AGISCI SUBITO – firma l'appello per l'embargo militare di Israele

Per firmare l'appello vai a: www.bdsmovement.net/stoparmingisrael  e sulla destra inserisci nome, email e paese.

Segue la traduzione in italiano dell'appello che appare in inglese nella pagina web sopraindicata.

Israele ha ancora una volta scatenato tutta la sua forza militare contro il popolo palestinese, particolarmente nella Striscia di Gaza assediata, in un atto di aggressione militare, inumano e illegale.

La capacità israeliana di lanciare attacchi così devastanti con impunità deriva ampiamente dalla vasta cooperazione militare internazionale e dal commercio di armi che realizza con la complicità di molti governi del mondo.

I premi Nobel, l'Arcivescovo Desmond Tutu, Adolfo Peres Esquivel, Jody Williams, Mairead Maguire, Rigoberta Menchú e Betty Williams hanno una scritto una lettera aperta chiedendo alle Nazioni Unite e ai governi del mondo di imporre un embargo militare contro Israele.

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Macedonia: scontri e tensione altissima tra la minoranza albanese e le altre comunità

Luglio 2014        

Forum Belgrado Italia

Il paese nuovamente percorso da violenze, incidenti e si annuncia una nuova formazione terroristica secessionista albanese.

Il verdetto ha fatto scatenare la minoranza albanese, che in diverse migliaia ha invaso le strade di Skopje lanciando pietre e mattoni contro la polizia davanti alla sede della Corte, gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, idranti e granate assordanti, le proteste sono state lanciate con lo slogan "Vogliamo giustizia", per chiedere la liberazione di sei albanesi che sono stati condannati all'ergastolo, accusati dell'omicidio di cinque macedoni ( pescatori di un lago), nel giorno della Pasqua ortodossa nell'aprile 2012, nella periferia di Skopje.

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Gaza 2014: il massacro infinito

16 luglio 2014

Scrivo alle ore 15 del 16 luglio e non so quali saranno gli sviluppi dell’attacco a Gaza nei prossimi giorni. So che in questo momento i morti, tutti civili, sono oltre 205 e proseguono i bombardamenti israeliani in una striscia di terra di 10 km. per 40 abitata da quasi 1.700.000 abitanti. Un formicaio è stato definito in cui è impossibile il cosiddetto omicidio mirato senza fare “danni collaterali”, espressione orrenda che denota le vittime innocenti.

Ricostruiamo questa follia del sionismo ebraico, perché di questo si tratta, e di tutti i suoi complici. I colloqui di pace sono falliti, e lo sapevamo in anticipo, a causa della pretesa di Israele di non riconoscere l’illegalità delle colonie e del furto di terra palestinese. Non solo: ha preteso per sé il totale controllo del futuro stato palestinese, delle sue frontiere e risorse e la continuazione all’infinito di un controllo militare in Cisgiordania dentro uno stato a sovranità limitata e smilitarizzato. In questo contesto avvengono alcuni fatti degni di nota. L’Unione Europea ed alcuni stati, tra cui Italia, avvisano di non fare investimenti nei Territori occupati da Israele che sono giudicati illegali dal diritto internazionale e dovranno essere restituiti. Intanto proseguono gli insediamenti illegali e le uccisioni di palestinesi, il trattenimento delle tasse prelevate da Israele come ricatto, la limitazione delle risorse idriche, la mancanza di energia a Gaza, la limitazione della zona di pesca ridotta a 3 miglia dalla costa costringendo i gazawi alla fame, alla disoccupazione e a mendicare la sopravvivenza dalle organizzazioni umanitarie, come avviene da molti decenni. Aumentano le condanne contro Israele in tutte le sedi internazionali per la sua protervia a calpestare tutte le risoluzioni dell'ONU e i diritti umani fondamentali.

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Gaza: mail di un eroe norvegese

Una email da un eroe norvegese, Mads Gilbert, un dottore che continua il suo lavoro a Gaza.

Carissimi amici,

La scorsa notte è stata terribile. La "grande invasione" di Gaza ha avuto il risultato di veicoli carichi di mutilati, di persone fatte a pezzi, sanguinanti, morenti – di palestinesi feriti, di tutte le età, tutti civili, tutti innocenti.

Gli eroi nelle ambulanze di tutti gli ospedali di Gaza lavorano a turni di 12-24 ore, grigi dalla fatica e dai carichi di lavoro disumani (tutti senza salario all'ospedale Shifa negli ultimi 4 mesi), si prendono cura delle priorità, tentano di capire il caos incomprensibile dei corpi, degli arti, delle persone umane che camminano o che non camminano, che respirano o che non respirano, che sanguinano  che non sanguinano. UMANI!

Ora, ancora una volta, trattati come animali "dall'esercito più morale del mondo" (sic!).

Il mio rispetto per i feriti è illimitato, per la loro determinazione contenuta in mezzo al dolore, all'agonia e allo shock; la mia ammirazione per lo staff e per i volontari è illimitata, la mia vicinanza al "sumud" palestinese mi da forza, anche se ogni tanto desidero solo urlare, tenere qualcuno stretto, piangere, sentire l'odore della pelle e dei capelli del bambino caldo, coperto di sangue, proteggere noi stessi in un abbraccio senza fine – ma noi non possiamo permettercelo, né lo possono loro.

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CIVG Informa N°45

Se volete contattarci per collaborare con questo progetto, per proporci materiali, per chiedere altre informazioni o per essere cancellati dalla newsletter, inviate una mail a info@civg.it. A seguire, gli ultimi articoli caricati sul sito.

 

Resoconto del viaggio nella Striscia di Gaza
ISM

26 Giugno 2014 – 6 Luglio 2014

Arrivo a Gerusalemme alle 23.00 dopo una giornata passata tra aeroporti e voli e trovo una città deserta. Negozi chiusi e solo un ristorante tra la Porta di Giaffa e la Porta Nuova è aperto. Gerusalemme Est è già off limits. Pattuglie di soldati e della sicurezza israeliana si muovono per le strade. Ho davanti una decina di giorni da passare in Palestina. Da Nablus mi dicono che la situazione è molto difficile, gli spostamenti da Gerusalemme sono lunghi e difficili. Il giorno dopo il mio arrivo parto per Erez per entrare nella prigione più grande al mondo: la Striscia di Gaza. Dal 12 giugno, giorno della sparizione dei tre coloni, si sono intensificati i bombardamenti sulla Striscia di Gaza mentre la Cisgiordania è sotto rastrellamento. L’accesso alla prigione di Gaza è come al solito sotto l’attento controllo israeliano. Sembra una giornata tranquilla, calda e umida, ma tranquilla. Arrivo alla solita sistemazione messa a disposizione da uno dei nostri partner a Gaza, l’associazione Medical Relief. Nelle prime ore del pomeriggio del mio primo giorno a Gaza, sento un forte boato: hanno assassinato due resistenti, Osama e Mohammed, mentre erano in macchina e attraversavano il campo profughi di Shati. Un drone, con grande precisione, ha colpito la macchina senza lasciare scampo ai due ragazzi. Vado sul posto e trovo tanti palestinesi attorno a quello che è rimasto della macchina; i corpi martoriati sono già stati portati all’obitorio dello Shifa Hospital. Con un passaggio di fortuna, mi sposto allo Shifa dove incontro i padri e fratelli dei due ragazzi assassinati; è qui che grazie all’aiuto di un amico palestinese che fa da traduttore, parlo con i parenti di Osama e Mohammed. Sono stanca di pubblicare e far girare foto di martiri, corpi di bambini e donne straziati, chiedo che si faccia conoscere il volto dei ragazzi in un momento di vita, anche se sono consapevole che quei corpi martoriati dentro la cella sono l’immagine della loro quotidianità.

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Gaza, Palestina 2014
Diego Siragusa

11-07-2014

Scrivo alle ore 22 del 10 luglio e non so quali saranno gli sviluppi dell’attacco a Gaza nei prossimi giorni. So che in questo momento i morti, tutti civili, sono oltre 100 e proseguono i bombardamenti israeliani in una striscia di terra di 10 km. per 40 abitata da quasi 1.700.000 abitanti. Un formicaio è stato definito in cui è impossibile il cosiddetto omicidio mirato senza fare “danni collaterali”, espressione orrenda che denota le vittime innocenti.

Ricostruiamo questa follia del sionismo ebraico, perché di questo si tratta, e di tutti i suoi complici. I colloqui di pace sono falliti, e lo sapevamo in anticipo, a causa della pretesa di Israele di non riconoscere l’illegalità delle colonie e del furto di terra palestinese. Non solo: ha preteso per sé il totale controllo del futuro stato palestinese, delle sue frontiere e risorse e la continuazione all’infinito di un controllo militare in Cisgiordania dentro uno stato a sovranità limitata e smilitarizzato. In questo contesto avvengono alcuni fatti degni di nota. L’Unione Europea ed alcuni stati, tra cui Italia, avvisano di non fare investimenti nei Territori occupati da Israele che sono giudicati illegali dal diritto internazionale e dovranno essere restituiti. Intanto proseguono gli insediamenti illegali e le uccisioni di palestinesi, il trattenimento delle tasse prelevate da Israele come ricatto, la limitazione delle risorse idriche, la mancanza di energia a Gaza, la limitazione della zona di pesca a ridotta a 3 miglia dalla costa costringendo i gazawi alla fame, alla disoccupazione e a mendicare la sopravvivenza dalle organizzazioni umanitarie, come avviene da molti decenni. Aumentano le condanne contro Israele in tutte le sedi internazionali per la sua protervia a calpestare tutte le risoluzioni dell'ONU e i diritti umani fondamentali.

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Manifestazione per la Palestina degli ebrei antisionisti a New York
CIVG

il 9 Luglio 2014

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La battaglia sui Fondi Strutturali Europei
Unione Sindacale di Base

08/07/2014

L’insediamento del nuovo parlamento europeo ha finalmente acceso i riflettori sulla questione dei fondi strutturali in Italia dopo vent’anni di silenzio e di malaffare.
E va riconosciuto al M5S il coraggio di denunciare con forza a Strasburgo quel complesso sistema di corruttele che ha garantito che i fondi fossero spesi male, restituiti al mittente o servissero a finanziare clientele e filiere del malaffare.
Una denuncia importante, a cui le rappresentanze delle Regioni hanno reagito con evidente fastidio, poiché si accingono a chiudere proprio in questi giorni i documenti di programmazione da sottoporre al vaglio della CE.
E’ un momento assai delicato, l’ok di Bruxelles è il loro obiettivo prioritario, e vogliono sedare qualunque dubbio sulla capacità del nostro paese di utilizzare queste nuove risorse economiche (oltre 110 miliardi di euro) in modo diverso da come è stato in passato.
Falso, già in questa fase appare evidente che nulla è cambiato: la nuova programmazione 2014-2020 è debole (la Commissione europea ha respinto la prima bozza del documento nazionale con ben 352 osservazioni critiche), scarsa o pressoché nulla la tanto auspicata integrazione tra fondi per le infrastrutture, per l’occupazione e l’inclusione sociale, finta l’apertura delle istituzioni ad una programmazione partecipata.

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Proteste per l’Escalation delle violenze di Israele
IJAN

Luglio 2014

La Rete Internazionale Anti-sionista Ebraica (IJAN) condanna l'escalation israeliana di violenze, così come le minacce di vendetta da parte del governo israeliano e dei cittadini, delle organizzazioni sioniste e di personaggi pubblici. Denunciamo gli Stati occidentali e i media, che sostengono questa brutalità è in qualche modo giustificano una punizione per la morte di tre coloni ebrei della razzista colonia sionista di Gush Etzion nella Cisgiordania palestinese.

Nel giro di pochi giorni, la Striscia di Gaza è stata indiscriminatamente bombardata da aerei da guerra; dall'altro lato oltre 600 palestinesi sono stati fermati e imprigionati, e centinaia di palestinesi sono stati uccisi, tra cui diversi bambini, una madre incinta, senza dimenticare il ragazzo di diciassette anni bruciato, il cui corpo mutilato è stato trovato in un bosco fuori Gerusalemme est. Queste azioni dimostrano il terrorismo di uno stato colonizzatore e razzista. IJAN si trova in solidarietà con il popolo palestinese e difende il diritto di resistere di esso alla violenza del colonialismo e all’apartheid.

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Le radici della crescente violenza a Gaza e in Israele
Rebecca Vilkomerson

10/07/2014

 

Rebecca Vilkomerson, direttore esecutivo di Voce Ebraica Per la Pace, sull'occupazione e l'aumento delle vittime.

 

Gli ultimi giorni sono stati devastanti. Le settimane che hanno portato ad essi sono state orribili. Dall'inizio dell'Operazione israeliana di “Protezione Edge”, l'8 luglio 2014 abbiamo guardato con tristezza e rabbia, come le morti dei bambini siano aumentate, come la marmaglia razzista abbia imperversato, come la paura delle persone in tutto Israele e in Palestina abbia raggiunto livelli insopportabili, e la punizione collettiva del popolo palestinese sia stata intensificata.

Solo negli ultimi giorni, decine di palestinesi – con nessun posto dove nascondersi – sono stati uccisi, mentre l'intera popolazione di Gaza vive terrorizzata dal diffondersi dei bombardamenti. Gli israeliani hanno dovuto sopportare la paura di non sapere quando o dove il prossimo razzo cadrà.

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Medio Oriente: Mutamenti profondi e forse irreversibili
Angelo Travaglini

Comincia con questa riflessione, la collaborazione di Angelo Travaglini, ex Ambasciatore, sancendo così l’adesione al CIVG di cui entra a far parte nel Comitato Scientifico.

Premessa

Gli eventi in corso di svolgimento in Iraq rivestono un’importanza primordiale nella misura in cui potrebbero rivelarsi portatori di mutamenti irreversibili nella mappa del Medio Oriente quale noi conosciamo.

La proclamazione, da parte dell’ISIL (Stato islamico in Iraq e nel Levante), di un Califfato su un’area che va dall’est della Siria all’ovest dell’Iraq, dall’alto significato simbolico seppur dalla portata effettiva tutta da verificare, avvenuta lo scorso 29 giugno, primo giorno del sacro mese del Ramadan, suona conferma degli intendimenti dello schieramento estremista, sorto in Iraq, di conferire tratti di legittimità e credibilità internazionale alla sua azione destabilizzante volta ad alterare la configurazione territoriale concordata agli inizi del secolo scorso dalle diplomazie di Francia e Gran Bretagna.

Con la proclamazione del Califfato la formazione jihadista ha ridato vita ad una forma di potere politico venuta meno nell’universo islamico con la scomparsa dell’Impero ottomano all’indomani della prima guerra mondiale.

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Fare memoria, Parini: "Ricordare è resistere"
Elisa Lombardo

24/06/2014

Per il sociologo Ercole Giap Parini la memoria è questione di resistenza, non di fiori deposti annualmente sulle tombe: "Ricordare significa rivendicare una nuova identità per sé, per il proprio collettivo, per la propria città". Opponendosi alle narrazioni costruite da un potere a caccia di consenso e impastate dell'oblio delle vittime di 'ndrangheta. Esperto di sociologia della scienza, teoria sociale e sociologia della devianza, con particolare riferimento alla criminalità organizzata di stampo mafioso, in questa intervista a Stopndrangheta.it Parini parla di identità collettiva, ricordo, dimenticanza, e dell'importanza dei simboli, come strade e piazze intitolate alle vittime, "purché non diventino semplici valvole di sfogo per la coscienza". (Nella foto, Salvador Dalì, La persistenza della memoria)

COSENZA - Per Ercole Giap Parini (nella foto accanto), ricercatore di Sociologia generale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università della Calabria, la memoria è questione di resistenza, non di fiori deposti annualmente sulle tombe. E' tensione dolorosa. "Ricordare significa rivendicare una nuova identità per sé, per il proprio collettivo, per la propria città".  Opponendosi alle narrazioni costruite da un potere a caccia di consenso e impastate dell'oblio delle vittime di 'ndrangheta. Esperto di sociologia della scienza, teoria sociale e sociologia della devianza, con particolare riferimento alla criminalità organizzata di stampo mafioso, in questa intervista a Stopndrangheta.it Parini parla di identità collettiva, ricordo, dimenticanza, e dell'importanza dei simboli, come strade e piazze intitolate alle vittime, "purché non diventino semplici valvole di sfogo per la coscienza".

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Ventriloqui, pupazzi e accordo commerciale Usa-Ue
Sonia Savioli

Luglio 2014

Le Grandi imprese multinazionali, che dominano oggi il mondo del capitalismo globalizzato, si potrebbero paragonare a un ventriloquo. Stanno nell’ombra, invisibili dietro il sipario della falsa rappresentazione mostrata ai nostri occhi e gridata alle nostre orecchie, e danno voce alle marionette. Benché il loro testone deforme si possa facilmente intravedere al di sopra del telone rozzamente disegnato per ingannare il pubblico.

Così pochi giorni fa abbiamo udito le voci del ventriloquo uscire dalle bocche dei nostri governanti. L’ineffabile Renzi, colui che il più delle volte parla senza dire alcunché (è anche questa una capacità molto importante per i politici di oggi, ma bisogna dare a lui il merito di averla portata alle vette del sublime), stavolta, animato dal ventriloquo, ha detto qualcosa di concreto: che bisogna firmare subito il TTIP, il trattato internazionali di libero commercio tra USA ed Europa.

“E’ tutto a nostro vantaggio” ha detto il ventriloquo.

 

“Sst!... Guerrino dorme, non risvegliamolo.

Vorrei sbagliarmi, ma credo

che ogni giorno di più

dubita di non esistere,

d’essere un’armatura piena di vento…”

(Gesualdo Bufalino)

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Presentazione a Torino del libro di Goran Jelisic: “Uomini e non uomini”
CIVG

Giovedì 26 giugno si é svolta presso la sede dell'Assoc. Piemonte – Grecia, in via Cibrario 30 bis a Torino, la presentazione del libro di Goran Jelisic: “Uomini e non uomini”, editore Zambon.

Il testo contiene la testimonianza di un giovane ufficiale jugoslavo che partecipa al conflitto in Bosnia Erzegovina (1991/95) prima nelle fila dell'esercito federale jugoslavo e poi in quelle della Repubblica Srpska di Bosnia, ma a guerra conclusa viene arrestato e inizialmente condannato dal Tribunale Penale dell'Aja a 40 (!) anni di detenzione per crimini commessi ai danni del nemico.

Una iniziativa pubblica molto difficile per via di un tema complesso, il conflitto balcanico con le sue implicazioni geostrategiche, lo sgradevole contesto storico - gli orrori di una guerra civile - e la disperata vicenda umana del protagonista - un uomo che ora sta scontando 30 anni di ingiusta  detenzione , tutti ingredienti capaci di scoraggiare. Ciononostante, la serata ha registrato una discreta affluenza di pubblico e grazie alla competenza dei relatori e alla maturità dei presenti, evidentemente mossi da precisi intenti di conoscenza e di ricerca, è stata un successo.

Jean Toschi Marazzani Visconti - curatrice del libro, scrittrice, già collaboratrice del Manifesto e di Limes, ed Enrico Vigna, portavoce del Forum di Belgrado in Italia hanno fornito gli elementi  per comprendere il contesto generale in cui matura la terribile vicenda di G. Jelisic, gli stessi motivi che spiegano la guerra che ha permesso la dissoluzione della Yugoslavia superando i facili schemi inculcati dai media (conflitto interetnico, nazionalismo serbo, missione umanitaria, ecc.),  ricostruendo sinteticamente il percorso di ingerenza occidentale che ha volontariamente provocato la frattura violenta di una società multietnica e multireligiosa per scopi di dominio strategico e profitti nascosti.

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