Disastro ferroviario in Puglia

 

La sorpresa è ipocrita.
Il dolore antico.
La rabbia già vista.
La speranza sempre più fievole.
Una scena banale e sonnacchiosa di un trenino, che avanza nella calura estiva di un Luglio pugliese, si trasforma in una tragedia immane. Era tutto prevedibile, se già da tempo chi si occupa istituzionalmente di sicurezza ferroviaria aveva previsto che tutte queste linee secondarie - con pericolo primario - dovessero rientrare all'interno dei parametri di sicurezza obbligatori sul territorio italiano ed europeo; indispensabili all'esercizio della circolazione ferroviaria.

E invece l'attesa è stata fatale. Altre sono le priorità sul tavolo. Le privatizzazioni e la liberalizzazione. il soddisfacimento di regole di mercato imposte e da alcuni cercate. Sulla sicurezza siamo spesso in affanno. Rincorriamo i problemi; talvolta li risolviamo, ma spesso attendono. Il principio del rischio passa osmoticamente dal mercato alla vita, anch'essa sul mercato. Perché la sicurezza costa e i costi non sono ammessi. Ora avremo le spiegazioni tecniche. Forse l'errore umano di un poveretto, che era partito per tornare o che non tornerà più oppure tornerà, per sempre, diverso da ciò che era. Chi lavora sui binari sa. Da decenni denunciamo la scarsa attenzione rispetto ai temi della sicurezza, della qualità della vita lavorativa di chi opera giornalmente sui treni e tra le rotaie. Non è un attacco a questa o a quella impresa, a questo governo o quelli passati, ma ad un sistema economico perverso che bada solo al profitto. Chi è potente stabilisce le esigenze, mentre le pretese dei sottomessi sono solo avidità e pretesto. Questo è quanto. Eppure noi che operiamo giornalmente sui treni e tra le rotaie vogliamo solo lavorare, svolgere un servizio utile alla società, tornare a casa, vivere. Nel religioso silenzio e con le dovute sentite condoglianze, dirette alle famiglie delle vite spezzate, si alza alto il nostro grido di vergogna per denunce cadute nel vuoto! L'appuntamento con la morte poteva essere evitato, bastava estendere le tecnologie di sicurezza già presenti su linee RFI alle linee in concessione. Dimostreremo anche questa volta la nostra indignazione e la nostra opposizione ad un sistema perverso e dannoso. Basta ritardi. Basta morti innocenti.
Chiediamo un urgentissimo incontro con il governo per affrontare definitivamente il tema della SICUREZZA del trasporto ferroviario.

12 LUGLIO 2016

UNITI SI VINCE