Radovan Karadžić

 

L’ex Presidente della Repubblica serba di Bosnia, attraverso una testimone sul campo, che ha avuto modo di incontrarlo e intervistarlo, senza pregiudizi o stereotipi, ma come giornalista indipendente e libera. Entrambi i libri sono disponibili scrivendo a CIVG.IT

Il 27 maggio 1996 arrivai a Pale verso le 11.30 di sera, Radovan Karadžić mi aspettava nella nuova Presidenza in città. L’intervista che segue é durata fino alle quattro del mattino.

     Radovan Karadžić aveva perso molto peso e sembrava disilluso e affaticato. Non gli era stato permesso di partecipare agli accordi di Dayton e l’imposizione di Aljia Izetbegović era stata accolta dal mediatore statunitense, Peter Holbrooke, il Presidente dei serbi bosniaci era ufficialmente un criminale di guerra ricercato dal Tribunale Penale per i Crimini nella ex Jugoslavia dell’Aja.

      L’intervista é contenuta  in  Il Corridoio pubblicato nel 2005 dalla Città del Sole - Napoli.

Alcuni argomenti espressi nelle risposte sembrano premonitori.

     A questa intervista del 1996 seguono stralci di una nuova intervista inserita nel nuovo libro, pubblicato da Zambon Editore dal titolo:  La Porta d’Ingresso dell’Islam – La Bosnia Erzegovina: un paese ingovernabile.

     Ovviamente l’intervista è avvenuta per scritto e con l’autorizzazione del Tribunale Penale Internazionale per i Crimini nella ex Jugoslavia.

 

Pale, 27 maggio 1996.

 

D. Dopo gli accordi di Dayton, come considera la situazione attuale?

K:  La situazione non è buona, perché  i musulmani non hanno un  atteggiamento chiaro rispetto alla pace. I loro leader continuano a dichiarare negli incontri pubblici che prenderanno l’intera Bosnia. La lotta non è finita. I musulmani tentano di entrare nelle nostre cittadine per spaventare la popolazione  lungo le linee di frontiera fra loro e la Repubblica Srpska. Lo fanno per creare paura e disagio e spingerli ad andarsene. Qualcuno dovrebbe fermarli. E’ scritto nel Corano: “Niente pace”.

D. Le forze della NATO non intervengono per proteggervi?

K: No. C’è chi vorrebbe mantenere la tensione in questa area. Prevedo la presenza della NATO  per molto tempo. Noi siamo le vittime di questo tipo di gioco politico. La guerra nella ex Jugoslavia, non è scoppiata contro la volontà della Comunità Internazionale, ma per sua decisione. Questo è molto grave per noi. Comunque posso affermare che, durante i quattro, cinque anni di guerra, i generali delle Nazioni Unite arrivavano con pesanti pregiudizi nei nostri confronti, ma nel giro di un mese  comprendevano chi è chi in questa guerra. Molti di loro sono stati rimpiazzati, perchè acquisivano troppe informazioni e diventavano favorevoli alla nostra causa.

D. La zona di Banja Luka è sotto l’ala del comando NATO britannico, esiste però un’area musulmana, nella regione, che avrebbe dovuto essere sotto il loro controllo, invece è sotto quello statunitense. Esiste qualche ragione per la quale gli americani tengano tutte le zone musulmane? Come se seguissero un disegno speciale?

K: Non capisco gli americani, si comportano in modo totalmente irrazionale.  Gli USA hanno rovinato i loro stessi interessi in Europa e nei Balcani, non tanto a causa di questa guerra, ma per il loro aiuto, volente o nolente, alla Germania e all’Iran in Bosnia, indebolendo l’Europa. Locus minoris resistentiae. Hanno creato un danno cronico armando l’esercito musulmano e sostenendo la comunità musulmana qui. Molto presto la Germania prenderà il potere e gli americani si renderanno conto di aver perso dei buoni amici, i serbi, alleati in due guerre mondiali. Ora la Russia sta facendo la pace con la Cina. Molto presto la Germania allaccerà degli ottimi rapporti con la Russia.

D. Secondo la logica territoriale anche la città di Tuzla avrebbe dovuto essere nel territorio protetto dagli Inglesi. Cosa stanno facendo gli Americani a Tuzla?

K: Non credo stiano aiutando la pace in questa regione. Ci impediscono di controllare il passaggio di terroristi. Siamo riusciti comunque a catturarne qualcuno. Nessun dubbio sulla loro appartenenza, perché hanno confessato. Ci impediscono di controllare le merci in transito per scoprire l’arrivo d’armi. Questo significa che  applichiamo seri controlli. Dobbiamo stare anche attenti alle “mucche pazze”, c’è il rischio che vengano introdotte fra i nostri armenti. Nessuno ha il permesso di trasportare merci senza pagare un dazio ai musulmani e quindi lo chiediamo anche noi. La Comunità Internazionale e i soldati NATO non ci permettono di proteggerci. Si comportano come una forza di occupazione. Cerchiamo di sviluppare nella nostra gente un sentimento amichevole e di collaborazione verso questi giovani soldati che non sono i responsabili di questa politica, ma è sempre più difficile. Impediscono anche alla mia polizia di fare il suo lavoro regolare. Le nostre finanze soffrono. Temo un incremento di terrorismo, un aumento di malattie, perché non possiamo controllare quanto entra nel nostro territorio. I musulmani adesso chiedono di visitare i cimiteri nelle nostre zone. Questa richiesta è anomala, perchè non fa parte delle tradizioni islamiche andare al cimitero. E’ un altro modo per creare tensione. Allenano il loro esercito e io non penso che questo voglia dire nulla di buono. Applicano una politica di pressione, sempre maggiore.

D. Vi aspettate ancora problemi da parte musulmana?

K: Ogni giorno. Cercheranno d’irrompere nei nostri villaggi e arrestare la gente.

 

D. Come possono arrestare la popolazione di un’altra nazione?

K: Semplicemente con la protezione dell’IFOR considerandolo “freedom of movement”. Nell’accordo di Dayton è stato stabilito che anche solo 10 persone possono appellarsi a questa clausola. Cinquemila musulmani, soldati smobilitati, cercano e creano incidenti.

D. Dove si aspetta opereranno in questo senso?

K: A Prijedor, Doboj, Tuzla, Brcko. Hanno tentato in molte cittadine. Sappiamo tutto, abbiamo la nostra gente fra i musulmani. Non saranno mai inclini alla pace!

 

D, Da quanto mi racconta sembrerebbe che la situazione non si stabilizzi

K: Credo che la NATO starà   per un periodo molto lungo. Nell’ambito del Parlamento con la Federazione Croato-musulmana, la nostra Assemblea non ha approvato in nessun modo l’insediamento della NATO altro che per un periodo temporaneo con eccezione delle zone lungo le linee di demarcazione. Adesso intendono spostare il loro Quartiere Generale da Gorni Vakuf a Banja Luka, una sede universitaria. Soldati stranieri in una città del genere fra i giovani  sono inconcepibili. Abbiamo fatto sapere che è contro il nostro volere. Se vengono, i serbi non faranno nulla contro di loro naturalmente, però si produrrà un grave scontento. Sono veramente una forza d’occupazione. Se si trattasse dell’esercito inglese e non della NATO, forse lo considereremmo diversamente, perché abbiamo una grande stima della Gran Bretagna, sono europei, ma questa è la NATO.

D. Laure Adler,  giornalista francese, nel libro “L’année des adieus”, che parla dell’ultimo anno del Presidente François Mitterand all'Eliseo, riporta a pagina 162 un commento del Presidente in cui egli sostiene che “ i musulmani tentano di internazionalizzare il conflitto, ma  sfortunatamente non siamo nel 1914 e non abbiamo un arciduca da offrire loro ” e racconta una telefonata del Segretario Generale dell’ONU, nell’agosto 1995, nella quale Boutros Boutros Ghali affermava che la bomba al mercato di Via Markale era una provocazione dei musulmani.

K: E hanno tutti taciuto! Oggi, possono constatare che la parte serba di Sarajevo si trova nelle zone intorno alla città. Le posso mostrare la mappa etnica della città. L’ “assedio” consisteva nella semplice protezione ai sobborghi serbi che si trovano intorno a Sarajevo.

D. Oggi forse è meglio che non ci siano più serbi nelle periferie di Sarajevo. Con qualsiasi scusa avrebbero cercato di attraversare le vostre linee se fossero rimaste dove erano.

K: Ha ragione. Ma i serbi di Sarajevo hanno pagato un prezzo altissimo. Le voglio dire che inizialmente ero molto tentato di farli rimanere nei quartieri serbi ed evitare altri cinquantamila nuovi rifugiati, ma, come vede, accetto i desideri della mia gente, non abbandono il mio popolo. Non si può convincere la nostra popolazione a battersi a meno che non si trovino davanti ad un gran pericolo, allo stesso tempo nessuno può dissuaderli dal battersi o persuaderli a restare laggiù o imporgli di partire. La gente semplice conosce queste cose sulla sua pelle. Non sono un mago, né un dittatore, ho delle istituzioni democratiche, un’opinione pubblica, radio e giornali indipendenti, un Parlamento. Non posso fare quanto la mia gente non vuole io faccia. La nostra gente non vuole rimanere sotto la dominazione musulmana. Ha visto cosa è successo in Krajina! Vedrà cosa avverrà nella Slavonia orientale. Anche senza pericolo di guerra, la popolazione serba l’abbandonerà. Nessuno può dire che  il signor Milošević li spinga a partire. Questa è la grande disfatta della nazione serba, in particolare dopo quanto è avvenuto in Krajina e nella Slavonia occidentale.

D. Ha sentito cosa sta succedendo in Kosovo in questi giorni?

K: Non ho sufficienti informazioni, mi hanno detto però che sono stati uccisi otto serbi e stanno procedendo ad arresti in diverse città.

 

D. La gente vive un po’ meglio adesso e sembra voler dimenticare la guerra, ma è preoccupata dalla notizia dei morti in Kosovo. E ci sono voci secondo cui le sanzioni non saranno tolte, ma piuttosto applicate nuovamente, perchè a Slobodan Milošević è stato chiesto di consegnare i criminali di guerra.

K: Il signor Milošević non può consegnarci perchè non siamo cittadini jugoslavi. Possono solo condizionare il signor Milošević per il Kosovo. Durante il regime comunista numerosi serbi hanno abbandonato la regione, molti albanesi sono filtrati illegalmente a migliaia dall’Albania ed hanno occupato il Kosovo, oggi richiedono i loro diritti sulla base della loro predominanza etnica.  Il fatto che siano una maggioranza in Kosovo è assolutamente artificiale e innaturale. La guerra è una specie di meccanismo a tempo che può essere attivato in qualsiasi momento. Chiunque abbia interesse a destabilizzare i Balcani e l’Europa inizierà con il Kosovo.

D. Cosa pensa delle prossime elezioni?

K: Hanno creato il più incredibilmente complicato dei sistemi. Hanno anche concesso il permesso di votare all’estero, in Germania per esempio. Con quale controllo? Nessuno può aver fiducia in queste elezioni. Il Partito Democratico Serbo[1] dovrebbe raggiungere i due terzi dei voti, se non ci sono impedimenti, perché non ha reali oppositori.  I comunisti, i socialisti ed i partiti minori tenteranno di unirsi contro di noi con l’accusa che siamo nazionalisti. Non lo siamo! Vogliamo solo proteggere la nostra gente. Il partito socialista serbo non è molto amato in Bosnia, solo alcuni dirigenti ed altri ex comunisti lo voteranno. Non possono ottenere la leadership, l’avremo noi del Partito Democratico. La gente ha fiducia in noi, sa cosa facciamo e quello che abbiamo fatto. Quasi tutti gli altri partiti nella Repubblica Srpska vengono dalla Serbia. Se vogliono governare qui,  mostrino le loro capacità in Serbia e ne facciano un paradiso, a quel punto li voteremo anche noi.  I socialisti[2] avranno circa il 15% dei voti, la popolazione non li ama, perchè si è abituata alla libertà. Parlando di democrazia, le ricordo che nelle nostre prigioni non c’è stato nemmeno un prigioniero politico nei quattro anni di guerra. La gente lo sente. Un giorno, quando otterremo la libertà e l’indipendenza, a quel punto, suppongo, ci saranno due grandi partiti, centro destra e centro sinistra. Noi oggi siamo il centro. Mi piace disegnare curve statistiche, dalle stime approssimative, l’ estrema sinistra e l’ estrema destra serbe toccheranno all’incirca il 5%. Tutti questi movimenti si uniranno in un grande partito, il centro sparirà, ma ci vorranno almeno 15 o 20 anni.

D. Come spiega che la Comunità Internazionale favorisca in un certo modo il Presidente Tuđman e il Presidente Izetbegović, che dirigono due governi di estrema destra e non siano invece dalla sua parte, quale Presidente di una repubblica che è governata da un partito democratico?

K: Da qualche parte nel Dipartimento di Stato Americano tentano di rovinare la politica estera come se lavorassero per la Germania. Non lo capisco, anche se so che molti funzionari USA la pensano diversamente e discutono duramente durante le riunioni del Consiglio di Sicurezza. Abbiamo i nostri nemici al Dipartimento di Stato Americano.

D. Cosa pensa avverrà nel futuro prossimo?

K: (Con un profondo sospiro) Credo che ci stiamo avvicinando agli anni in cui una guerra mondiale è possibile…

D. Quale pensa potrebbe essere la causa scatenante?

K: Le potenze occidentali cercheranno di mantenere la situazione senza  risoluzione nel caso ci sia la necessità di una scusa per una guerra mondiale.  La guerra mondiale è produttrice di affari  come ogni guerra locale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è verificato una grossa crescita finanziaria. Credo che gli USA, che sono la maggiore potenza, stanno perdendo nel voler perseguire la Russia e la Cina. E credo che qualcuno stia rovinando l’America stessa all’interno del Dipartimento di Stato, il mondo occidentale è in pericolo. Ci sarà una grave crisi. Sento di appartenere all’Europa e sono molto preoccupato in proposito. La Germania tenterà di comandare l’Europa e sarà brutale come sempre. Molto presto ci accorgeremo che non esiste Europa senza la Germania e i suoi satelliti germanici.  Non sono germanofobo. Molta nostra tecnologia è tedesca e sono pronto a lasciar entrare nel nostro paese le loro compagnie, anche se preferirei quelle americane, inglesi o italiane. Vorrei mostrarle alcune delle nostre lettere d’intenti. La Germania guiderà l’Europa, ma non so cosa farà l’America. Vorrebbe essere leader in Asia, ma anche essere presente in Europa e tenere il continente sotto pressione. Questa non è la migliore politica. L’Inghilterra, purtroppo, è diventata una nazione di seconda classe. Mi piacerebbe se l’Italia prendesse posizione. Gli italiani non ci sono mai stati ostili in generale. Devono diventare sempre di più uno di quei paesi di media potenza per trovare il sistema, con altri,  di opporsi a quanto si prospetta. Penso che si debba verificare un bilanciamento di forze o tutto sarà perduto. Alla fine si verificherà, ma tutto dipende da cosa le altre potenze diventeranno. Ci sarà un’Europa unita o la Cina, la Russia e la Germania insieme? O sarà la Germania da sola che governerà l’Europa e ne trarrà profitto? Oggi, nei Balcani assistiamo ad un incrocio di poteri fra la Germania e la Turchia che tentano di essere le forze principali. Queste sono alleanze pericolose, perchè la Germania ha sempre voluto essere presente nel Medio Oriente. La via diretta per i campi di petrolio è sempre stata pensata attraverso i Balcani. Questo è il nostro destino, essere sul cammino della Germania verso il Medio Oriente. Il Danubio costituisce il grande problema della Serbia. Se non si trovasse in territorio serbo, tutti noi saremmo al sicuro. La Germania ha scavato una serie di canali che portano al Danubio ed ha bisogno del fiume e del Medio Oriente e cerca di arrivare allo scopo con qualsiasi mezzo, compresa la corruzione. Se dovesse riuscire, gli USA sarebbero fuori dall’area. Mi piacerebbe vedere una politica europea indipendente, ma temo sarà un’Europa germanizzata.

D. Ha mai provato ad aprire un dialogo con il governo tedesco?

K: Alcuni dei miei ministri, quelli che hanno studiato in Germania e sono amanti della letteratura e filosofia tedesche, hanno provato alcune volte, ma senza risultati promettenti. La Germania non sarà mai nostra amica, se dovesse scegliere fra noi e i croati e i musulmani. Durante ambedue le guerre mondiali in questo secolo, croati e musulmani sono stati filo germanici, non filo americani.

D. Come sono i vostri contatti con la Russia?

K: Abbiamo ottime relazioni con le istituzioni culturali russe, con alcuni funzionari, ma la Russia non si impegnerà per noi.

 

D. Se Boris Eltsin vincesse le elezioni, pensa che le cose potrebbero andare meglio per voi?

K: Non so. (Una breve risata) Vorrei che qualcuno mi suggerisse chi sostenere. La Russia non ci ha aiutato al Congresso di Berlino nel 1878. Tanto meno dopo la guerra russo-giapponese nel 1905. Questo significa che non può farlo quando ha seri problemi. I nostri nemici croati e tedeschi sono in una migliore posizione. Per la prima volta il nazismo croato ha avuto più alleati di noi. Noi serbi, non la mia gente o il mio partito, noi serbi in generale siamo stati accusati di essere un paese bolscevico, comunista, nazionalista, le etichette sono state cambiate continuamente. La verità è che ci troviamo sul cammino della Germania verso l’Est. Abbiamo protetto l’Europa dall’Islam come nel Medioevo e proteggiamo i paesi dell’Est dalla Germania. Il nostro destino è quello di trovarci in una posizione geopolitica molto difficile. Un altro contributo ai nostri guai è probabilmente dato dalla nostra appartenenza alla chiesa cristiana ortodossa. Il problema maggiore dei serbi, oltre a quello geopolitico, è costituito dalla caratteristica nazionale di rifiutare il patrocinio di altre potenze. Nella Prima Guerra Mondiale i bulgari hanno cambiato alleati per perseguire la pace e così pure nella seconda guerra mondiale, anche se erano cristiano - ortodossi. Hanno una componente caratteriale che li ha aiutati. I serbi non sopportano di sottostare alla dominazione di un “padrone”. Noi siamo in una  situazione peggiore, perchè siamo circondati da nemici storici, i croati ed i musulmani che si sono macchiati nei nostri confronti di qualsiasi atrocità. Deve essere chiaro! Questa è la continuazione della Prima e della Seconda Guerra Mondiale ed è combattuta per le stesse ragioni.

D. Mi sono resa conto che la gente è molto preoccupata per la sorte della città di Brcko,  punto di congiunzione fra le due parti della vostra repubblica.

K: Questo è un problema che la Comunità Internazionale non riesce a controllare, come il terrorismo. Brcko è stata fondata dai serbi ed è stata sempre una cittadina serba. D’altra parte si sono verificate nel tempo  delle deliberate infiltrazioni musulmane dal Sandzak.[3] Ora, secondo gli accordi di Dayton ci deve essere un consenso, rispetto  alla proporzione degli abitanti, nella porzione di frontiera interetnica nell’area di Brcko, non nella città stessa. Se i musulmani dicono che Brcko è la zona di maggior contesa per il discorso degli abitanti, noi rispondiamo che lo è soltanto il corridoio per una lunghezza da sei a dieci chilometri. Quindi tuttora non c’è alcun accordo sul problema degli abitanti e noi sosteniamo che non possono esserci due sistemi di ripopolamento, in base alle regole USA. Si deve applicare soltanto un sistema, ma poichè ci sono due istanze, a questo punto, non ci sarà nessun ripopolamento. Non accetteremo mai una discussione su Brcko e sui sei chilometri di corridoio. Perchè dovremmo? I musulmani hanno una piccola enclave a Gorazde e circa sei chilometri di corridoio, noi all’ovest di Brcko abbiamo quasi metà della nazione, non permetteremo a nessuno di tagliare in due la nostra terra.

D. Pensa che ci sia il rischio della nascita del fondamentalismo?

K: Ogni singolo stato musulmano rischia il fondamentalismo. E’  nella natura dell’Islam. E’ la sola religione che invita i fedeli ad uccidere gli altri, gli infedeli. Quindi cosa ci si può aspettare?

 

D. Una domanda importante. Come si sente nei panni di un criminale di guerra?

K: Nel mio cuore conoscevo già la sua domanda. Non sono un criminale di guerra. So di aver fatto solo quello che dovevo fare. Ci sono forti prove che l’accusa sia stata avanzata per compiacere i musulmani e per prevenire la scoperta delle loro atrocità. Lei è la prima giornalista alla quale mi confesso in un certo modo. Io non accetto questa qualifica! Se ci sono criminali di guerra, questi sono coloro che hanno commesso un crimine contro la pace, quei poteri politici che hanno favorito questa guerra. All’inizio del conflitto per quarantacinque giorni noi serbi non avevamo un esercito costituito, però esisteva già l’esercito segreto musulmano, i berretti verdi. L’armata regolare croata operava normalmente in Bosnia uccidendo la popolazione e buttandola in fosse comuni a Bosanski Brod ed a Kupres. L’esercito jugoslavo doveva proteggere le diverse parti dagli attacchi, alle volte  proteggeva noi, altre i musulmani. Hanno cercato di fare un buon lavoro. Noi serbi di Bosnia non avevamo ragazzi nell’esercito jugoslavo[4], solo i cittadini della Serbia ne facevano parte,  i musulmani non si univano  all’esercito federale e avevano un enorme numero di uomini nell’armata irregolare. Noi abbiamo opposto una resistenza formata da civili contro degli eserciti armati e organizzati. Allo scoppio del conflitto, nel 1992, ho dato disposizioni precise sul comportamento dei nostri ufficiali e della nostra gente. Le posso fornire le copie dei miei ordini. Avevo formalmente proibito le azioni di qualsiasi gruppo individuale che non fosse riunito sotto il comando dell’esercito o della polizia. Avevo anche minacciato gravi sanzioni a chi non si fosse aggregato ad un comando militare nel tempo di tre giorni. Tutte queste precise ordinanze alla mia gente  non sono mai stati ritirate e sono tuttora in essere. Costituiscono giuridicamente validissimi documenti. Pubblicati ufficialmente dai media nei giorni seguenti. Nessun mio ufficiale ha emesso mai ordini che permettessero lo svolgersi di atti criminali. Abbiamo giudicato alla Corte Marziale 5000 persone accusate di crimini e sono state emessi 5000 giudizi durante la guerra. Alcuni serbi sono stati condannati a dieci, quindici anni di prigione per atti contro i musulmani o contro altri serbi. Tutta la documentazione è disponibile per essere visionata. Nell’estate 1992 abbiamo dovuto creare  ex novo le strutture statali  ed é stato fatto quanto necessario legittimamente con il nostro Parlamento nel rispetto delle leggi. Tutti erano sotto controllo salvo  individui singoli che di loro volontà si sono battuti contro altri, come nel conflitto passato e con la memoria di quanto succedesse durante la Seconda Guerra Mondiale. Io ed i miei colleghi al governo siamo tutti altamente professionali e non ci saremmo mai fatti coinvolgere in simili tragiche mostruosità, allo stesso modo abbiamo riconosciuto e rifiutato il fascismo dei croati e dei musulmani. Il signor Izetbegović vestiva l’uniforme nazi-tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale. Esistono delle foto, articoli di giornali e sappiamo che è stato giudicato colpevole da un tribunale per aver fatto parte del gruppo dei giovani nazisti musulmani, Handzar, il cui modello spirituale era il Muftì di Gerusalemme, Mohamed Amin  al-Husseini. Nel 1991 ha pubblicato a Sarajevo una “Dichiarazione Islamica”,  nella quale auspicava che l’Islam si estendesse dall’Indonesia all’Europa. Noi serbi conoscevamo anche il signor Tuđman e le sue insegne ustascia e la stessa retorica della Seconda Guerra Mondiale. Oggi, noi  proteggiamo la democrazia dal nazismo croato e l’Europa dal fondamentalismo islamico incombente,  ma siamo i “criminali”.

D. Non ha mai pensato di denunciare ad una Corte internazionale chi sta attaccando la sua immagine?

K: Se avessi fiducia nelle istituzioni internazionali presenterei delle prove, ma non ho alcuna fiducia. Nessuno  può credere in loro. Ho proibito a tutti di difendermi, perchè questa non è una Corte di Giustizia. Hanno rapito l’ufficiale preposto alla logistica con l’accusa di crimini di guerra. Adesso l’hanno rilasciato perchè sta morendo  E’ una vergogna! Questo Tribunale è un istituzione assurda ed illegale. Ho proibito di difendermi in caso di arresto.  Non presenterò nessuna prova, perchè non lo riconosco. Volete agire contro la mia gente? Siete più forti, andate avanti, ma non chiedetemi di cooperare.

D. Se i soldati dell’ IFOR venissero a bussare alla sua porta per arrestarla con l’accusa di crimini di guerra come si comporterebbe la Repubblica Srpska?

K: Io sono molto ben protetto non solo dall’esercito e dalla polizia, ma anche dalla popolazione civile. Comunque non intendo trattare con questo tribunale, perchè non lo riconosco né politicamente né giuridicamente. E’ stato fondato su basi illegali dal Consiglio di Sicurezza e non dall’Assemblea Generale dell’ONU. Non sarebbe dovuto nascere su un principio discriminatorio, ma piuttosto occuparsi dei crimini di tutte le guerre. I crimini dei nazisti e dei croati nella Seconda Guerra Mondiale, quelli degli americani in Corea, in Vietnam e in Cambogia, di tutti i conflitti internazionali degli ultimi cinquant’anni. In quel caso avrei accettato di presentarmi e portare le  prove a mia difesa. ( con tono deciso) Io non rispetto questa istituzione. Come possono dei rispettabili avvocati e giudici sedere in quella corte e omettere i crimini che croati e musulmani hanno perpetrato sui serbi?[5] Loro conoscono esattamente i fatti,  eppure servono la politica dettata dagli Stati Uniti e dai loro stretti alleati. Non sono meritevoli di rispetto! Lei è la prima giornalista cui affermo che ci sono prove evidenti per le quali non sono un criminale di guerra, non penso minimamente a difendermi. Sono andati troppo lontano. Non indagano su chi ha veramente iniziato la guerra. Le ricordo che la repubblica Srpska non è il risultato dei nostri atti.  É della guerra. Il 18 marzo 1991, durante la Conferenza di Lisbona avevamo accettato di firmare l’accordo sulla Bosnia composta da tre Stati etnici. Il trattato era stato accettato dai musulmani, dai croati e dai serbi. Poco più tardi i musulmani rinunciarono all’accordo e iniziarono la guerra, la sera del 4 aprile, qui a Sarajevo. Sebbene prima avessimo subito alcuni arresti a Bijeljina e attacchi da parte dell’esercito musulmano regolare in Kupres e Bosanski Brod, loro diedero inizio al conflitto in Sarajevo nella notte fra il quattro e il cinque, alla fine del Ramadam, il mese sacro.

D. Ma cosa farà specificamente se arrivassero alla sua porta?

K.: Non importa. (tono duro)  I serbi non amano la propaganda. Propaganda significa menzogne. Pubblicazione di bugie.

    

      D. Quindi qual’è la sua posizione di fronte ad un possibile arresto?

K.: Direi no! Non coopererei. In nessun caso. Proibirei anche qualsiasi difesa. Quale sarebbe lo scopo di difendere qualcuno da un’istituzione violenta che si comporta come fosse legale. No!”.

 


 

    Oggi sappiamo che il Presidente Karadžić è stato arrestato a Belgrado il 21 luglio 2008, tradito nuovamente dalla politica interna agli Stati Uniti e che è stato condannato a quarant’anni di prigione in prima istanza il 24 marzo 2016, principalmente per il genocidio di Srebrenica, così utile a tante parti in campo nell’ultima storia balcanica.

 

 

D. Com’è la situazione fra le diverse entità costitutive della Bosnia-Erzegovina vent’anni dopo l’inizio della guerra civile?

R.K. Mi sembra che le entità abbiano la capacità di cooperare, sono i governi che devono trovare le soluzioni a così tanti problemi. Comunque, le comunità etniche sono a disagio fra di loro. Più precisamente, le due comunità cristiane, i Serbi e i Croati hanno un certo grado di mutua comprensione, perché si trovano  in una situazione similare rispetto alle ambizioni della terza parte. Vale a dire, né i Serbi né i Croati reclamano il controllo dell’intera B-E, e, mentre i Serbi possono vivere con il grado di autonomia ottenuto a Dayton, i Croati non sono soddisfatti all’interno della Federazione e la loro posizione non è ancora risolta. D’altra parte la dirigenza musulmana è ancora concentrata su un obbiettivo  irragionevole e irraggiungibile: dominare le altre due comunità che sono la maggioranza cristiana dell’intera B-E.

La dirigenza musulmana è responsabile al più alto grado dell’intera crisi, perché  hanno  messo la loro popolazione a  confronto con Serbi, Croati e con le tradizioni europee di democrazia e secolarità. Ciononostante continuano a dire alla loro gente che hanno difeso la B-E.  Questo genere di Bosnia-Erzegovina non è mai stato contestato dai Serbi o dai Croati. Un’attitudine permanente di questa dirigenza di approfittare di ogni opportunità degli avvenimenti politici per raggiungere i loro obiettivi di guerra, ai quali hanno rinunciato a Dayton. Questo aumenta il disagio nel funzionamento quotidiano dello Stato e crea permanente instabilità nel paese e condurrà alla sua dissoluzione finale.

 

D. La guerra civile poteva essere evitata? Poteva lei fare qualcosa per fermarla?

RK. La guerra civile poteva essere evitata se la comunità internazionale, qualsiasi cosa questo significa,  fosse stata unita nell’interesse di una pacifica soluzione.

Vale a dire, c’erano altre opzioni  politiche fra i Musulmani, che erano maggiormente orientati verso l’Europa, come Adil Zulfikarpašić, Muhamed Filipović del MBO (Muslim-Bosniak Organisation) che aveva organizzato l’elite musulmana, o Fikret Abdić. Anche il Signor Izetbegović sembrava pronto a un compromesso, se era sincero. L’idea di tre repubbliche in Bosnia-Erzegovina era sua all’origine. Lui era stato il primo a proporlo nell’interesse dell’indipendenza. Dato che i Serbi si opponevano a qualsiasi secessione illegale, il Signor Izetbegović offerse l’autonomia, e anche l’indipendenza della Republika Srpska (dichiarazione del 16 settembre 1993) per aver il loro consenso alla secessione dalla Jugoslavia.

Per quanto concerne fermare la guerra, io personalmente e tutti i leader serbi facemmo enormi sforzi per fermarla dal primo giorno. Chiamai il Signor Izetbegović per denunciare la mobilitazione generale proclamata il 4 aprile 1992 contro il veto dei membri serbi della Presidenza.

Ho passato l’intero anno 1992 a fare molte concessioni unilaterali ai Musulmani nell’interesse del processo di pace. Molte volte ho fermato la fortunata avanzata dell’esercito della R.S. per salvare le Conferenze di pace. I miei generali avevano molte ragioni di essere arrabbiati con me per quello, perché la loro logica era giusta: se c’è una guerra, che era stata dichiarata contro di noi dalla Presidenza croato-musulmana, l’esercito attaccato aveva il diritto di vincere. In ogni modo, volevamo una specie di pareggio, come in una partita di scacchi, perché eravamo la stessa gente e non avrebbe dovuto esserci una parte sconfitta.

 

D. Perché ha deciso di vivere in segreto dopo Dayton?

RK. Come lei può aver saputo, io ho fatto un accordo fra gentiluomini con l’ambasciatore Holbrooke, nella sua funzione di Mediatore americano e delle Nazioni Unite, che le accuse sarebbero state ritirate qualora avessi lasciato i miei incarichi pubblici. Lui non l’avrebbe mai fatto se non avesse avuto delle prove serie che non ero responsabile di alcun crimine. Neanche gli Stati Uniti e le Nazioni Unite avrebbero negoziato con una persona che avesse la tendenza per quel genere di crimini. Il loro obbiettivo  era di impedirmi dal partecipare ai colloqui di Dayton, come pure rimuovermi dalla carica presidenziale finché l’Accordo non fosse completato.

     L’ambasciatore Holbrooke disse che ci sarebbe stata un’aspra retorica contro di me, ma non un processo. In ogni modo la retorica è sembrata piacere a molte orecchie ed è continuata senza fine. A quel punto decisi di scegliere il processo, ma i nostri servizi segreti stabilirono che qualcuno era più interessato a eliminarmi che a processarmi. Anche la Signora Carla del Ponte disse ai miei colleghi e successori che la NATO pianificava di uccidermi, e le sono grato per questo avvertimento tempestivo. E’ difficile da credere, ma forse Holbrooke non ha potuto consegnare la sua parte dell’accordo, e noi abbiamo ricevuto questa informazione dell’eliminazione. Vero o falso, era troppo rischioso per me consegnarmi.

 

D. Si sente responsabile per Srebrenica?

RK: Quello che sento per Srebrenica, come per tutto ciò che è successo dal primo giorno di guerra fino a quei giorni,  è dolore e rabbia. In primo luogo queste nostre due comunità, ambedue di etnia serba pur di religioni diverse, hanno subito il fatto che i Serbi musulmani hanno iniziato per primi e sono stati più spietati dei Serbi cristiani.

     E’ completamente ignorato dal pubblico occidentale che i Serbi cristiani intorno a Srebrenica hanno perduto quasi quattromila persone, principalmente donne e bambini, mentre i Serbi musulmani, grazie a Dio, non hanno perduto minori, donne e anziani.

    Esiste un altro crimine permanente dopo la guerra, che insulta i morti e mette in pericolo le future generazioni, quello di inimicare senza fine le due tipologie di Serbi. Esagerazioni di ogni genere come se le cifre reali delle vittime e il grado di sofferenza non fossero abbastanza terribili. Dato che tutto questo è ancora materia di un processo di fronte a diversi tribunali non direi di più su questo argomento, tranne che sono sicuro che alla fine della storia sarà chiaro che non c’erano piani, coinvolgimento dello Stato in qualsiasi cosa illegale e che i civili sono stati trattati secondo il loro stesso volere. E’ ancora da chiarire cosa è successo fra i combattenti.

 

D. Hanno interferito servizi segreti stranieri nell’affare Srebrenica?

RK. Ci sono molti dettagli poco chiari. E’ indiscutibile che il Signor Izetbegović voleva che succedesse qualcosa di terribile a Srebrenica anche nel 1993, quando ha chiesto ai suoi ufficiali in Srebrenica di facilitare una strage di almeno cinquemila civili, che avrebbe trascinato la NATO in guerra. Sono stati coinvolti anche una dozzina di chili d’oro di sconosciuta provenienza, come pure alcuni soldati in congedo che erano coinvolti in certe attività.

Ma, non volendo speculare, una cosa può essere sicuramente affermata: la sola parte che non aveva bisogno di una cosa simile era quella serba. E si potrebbe trarre una conclusione da questo fatto. La leadership serba non era composta da idioti,  era forse il governo più colto d’Europa a quel tempo, con molti professori universitari, membri delle Accademie delle Arti e delle Scienze, medici, scrittori, umanisti.

 

D. Cosa pensa dell’iniziativa del 2014 a Sarajevo e come vede Gavrilo Princip dopo cento anni?

RK. Sono recentemente venuto a conoscenza di questo argomento che contribuirà alle nostre dispute domestiche. All’epoca Mladi Bosna (Giovane Bosnia) era un’organizzazione rivoluzionaria multietnica che comprendeva alcuni dei più prominenti intellettuali in B-E. Il vincitore del Premio Nobel, Ivo Andrić era un membro, come molti Musulmani, Serbi e Cattolici di etnia Serba e Croata.

Negli anni sessanta, insieme al movimento studentesco europeo, noi, allora giovani poeti, scrittori e studenti, seguivamo la tradizione. Ci incontravamo senza fine e avevamo l’abitudine di organizzare letture di poesie sulle tombe dei membri della Giovane Bosnia. Molti di noi di ogni origine etnica scrissero  poemi dedicati all’eroico gesto di Gavrilo Princip. Per noi non era un terrorista, ma un eroe nazionale, non un despota assassino.

Come ha detto recentemente il grande regista serbo Kusturica, Gavrilo Princip non andò a Vienna ad ammazzare l’arciduca, ma viceversa, l’arciduca venne in Bosnia a dimostrare le sue violente intenzioni verso il resto dei paesi degli Slavi del Sud. 

Se i miei antichi amici hanno cambiato idea riguardo alla libertà delle loro rispettive nazioni, dobbiamo tutti accettare il fatto e rimpiangere i mutui sforzi sprecati, e io non vedo moltissime cose condivise in futuro.

 

JTMV  –    maggio 2016



[1] Il Partito Democratico Serbo è il partito di cui Radovan Karadzic era presidente.

[2] La sezione bosniaca dell’SPO di Slobodan Milosevic.

[3] Sandjak, regione prevalentemente musulmana sita nel sud della Serbia lungo il confine con il Montenegro, trait d’union fra il Kosovo e la Bosnia, dalla quale è separata dal fiume Drina

[4] Dopo il riconoscimento di Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina nel 1992, l’esercito Federale YPA era formato principalmente da jugoslavi della nuova Federazione di Jugoslavia, formata da Serbia e Montenegro

[5] Poco si è parlato delle fosse comuni di Bratunac dove centinaia di civili serbi erano stati seppelliti nel 1992, Tommaso Di Francesco - capo servizi esteri de Il Manifesto - aveva pubblicato un documento in proposito nel 1992. Ancora meno si conoscono le fosse comuni vicino a Sarajevo.