Presidente Slobodan Milosevic, Ad Memoriam

Slobodan Milosevic era nato il 20 agosto 1941 a Pozarevac, Serbia.

Sì è laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.

Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i fondatori.

A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più capaci amministratori e funzionari dello Stato della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia.

Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.

Nel Maggio 1989 fu eletto Presidente della Repubblica di Serbia.

Alle prime elezioni multipartitiche in Serbia, avvenute nel Dicembre 1990, Milosevic venne nuovamente eletto Presidente della Serbia.

Dal 23 Luglio 1997 all’Ottobre 2000, egli fu il Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia e membro del Consiglio Supremo della Difesa della RFJ.

Il suo impegno ed attività sono sempre stati indirizzati alla conservazione e difesa della Jugoslavia e dei suoi più importanti interessi nazionali e di stato, nell’interesse del suo popolo. Sotto la sua direzione molte importanti riforme economiche e democratiche sono state approvate in Serbia e in Jugoslavia, cercando di difendere gli aspetti sociali legati ai lavoratori, al popolo, la libertà e l’indipendenza del paese.

Il Presidente Milosevic ha sempre svolto un ruolo fondamentale di pilastro per la pace e stabilità della regione. Egli dette il più importante e cruciale contributo a tutti gli sforzi per il ristabilimento della pace e della stabilità nella nostra area, come dimostrato dagli Accordi di pace di Dayton e Parigi.

Con il mandato del governo federale jugoslavo, egli fu a capo della delegazione jugoslava composta da tre membri provenienti dalla Jugoslavia e tre dalla Repubblica Serba di Bosnia, che andò alle trattative di pace di Dayton in USA nel Novembre 1995. In questa veste fu tra i protagonisti decisivi nelle trattative per la cessazione della guerra in Bosnia e per impostare gli accordi di pace, che furono poi firmati a Parigi in Francia, il 14 Dicembre 1995, che sancirono la fine delle ostilità e delle violenze in Bosnia Erzegovina.

Il Presidente Milosevic ha costantemente lavorato per cercare soluzioni di pace al problema del Kosovo Methoija. Ma nel 1999 il governo di unità nazionale da lui guidato non potè accettare l’occupazione della Repubblica Federale di Jugoslavia, che si tentò di imporre attraverso i cosiddetti accordi di Rambouillet.

Egli ha guidato la resistenza del popolo serbo e jugoslavo, contro l’aggressione della NATO che ha rappresentato una chiara violazione del Diritto Internazionale e un crimine contro la pace.

Nel Marzo 2001 fu arrestato a Belgrado per una serie gravi di accuse, dall’abuso di ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi, concussioni…e altro ancora, il collegio difensivo in vista della scadenza della carcerazione preventiva di 90 giorni e avendo dimostrato l’assoluta mancanza di prove e di testimoni attendibili, chiese la domanda di scarcerazione del Presidente entro il 30 Giugno 2001, come previsto dai Codici giuridici e costituzionali.

Il 28 Giugno in un escalation di pressioni e ricatti esterni verso il nuovo governo serbo, come comprovato da pubblici documenti, Slobodan Milosevic venne letteralmente rapito dal carcere di Belgrado e con un blitz di agenti speciali ancora oggi non identificati, con un atto di violazione e umiliazione arrogante sia della Costituzione della Jugoslavia e della Serbia, che delle loro leggi di stato e della sovranità di un paese indipendente.

Venne trasferito prima in una Base militare USA in Bosnia e poi da lì immediatamente portato al Tribunale dell’Aja in Olanda.

Egli fu rapito il giorno di San Vito (Vidovdan), giorno di festa più grande e importante del popolo serbo, in modo da causare una umiliazione nazionale che mai era successa nella storia della Jugoslavia e della Serbia e che mai sarà dimenticata.

Da quel giorno per il Presidente è cominciata l’ultima sua battaglia, come disse in una dichiarazione in aula: “Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo”.

 

Una battaglia legale, storica e politica a difesa della dignità e delle ragioni del suo popolo e del suo paese durata incessantemente e instancabilmente per quasi cinque anni.  Da quel momento egli ha dedicato tutte le sue forze, le sue competenze, le sue capacità in una sistematica e precisa demolizione di tutti gli impianti accusatori e delle falsità storiche a questi collaterali, che erano insiti nelle milioni di pagine accusatorie e centinaia di testimoni d’accusa, rivelatisi nella maggior parte dei casi inattendibili o addirittura falsi, come documentato nei materiali relativi alle udienze del processo.

Nonostante pressanti appelli dei suoi avvocati e dei medici che lo seguivano, che richiedevano cure adeguate stante le sue pessime condizioni di salute, proprio l’arroganza e il disprezzo della vita umana di questo Tribunale inventato, finanziato e sostenuto dalla Nato e dai governi occidentali complici, hanno assassinatoSlobodan Milosevic, impedendogli un elementare diritto umano e civile, che è quello di essere curati per potersi difendere. Su questi nuovi barbari dei tempi moderni resterà l’onta di una sconfitta totale, da un lato giuridica, visto che dopo quasi cinque anni non erano riusciti a dimostrare una sola accusa attendibile e provata.  Dall’altro un onta morale avendo dimostrato con i propri atti di essere solamente uno strumento coercitivo nelle mani di pochi paesi ricchi e potenti dell’occidente, che impongono, decretano e sentenziano sui destini dei quattro quinti dell’umanità.

 

Il Presidente del Partito Socialista della Serbia, Slobodan Milosevic è morto nella notte dell’11 Marzo 2006 in una cella del carcere di Scheveningen, L’Aja in Olanda, per infarto conseguente all’impossibilità di ricevere cure adeguate. Al momento ci sono dettagli da accertare, relativi ad una sua denuncia al governo russo, inviata il giorno prima del decesso, circa un tentativo di avvelenamento, attraverso farmaci, per le sue condizioni letali, medici serbi e periti inviati dal governo russo stanno in queste ore cercando di verificare anche questo.

Lascia, dopo 48 anni vissuti fianco a fianco, la moglie Mira Markovic e due figli.

Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.

Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.

Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e delle future generazioni potrà sempre esserne fiero, potendo guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.

Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori, e hanno perso loro.

 

 

Addio Presidente Slobodan Milosevic, ti rendiamo onore e ti ricorderemo sempre.

 

Il suo popolo, i compagni:

 

Nessuno dimentica, Nulla sarà dimenticato.

Smrt Fazismu, Sloboda Narodu.  Morte al fascismo, Libertà al popolo.

 

                                          

A cura di E. Vigna, portavoce Forum Belgrado Italia, Marzo 2016

Gli hanno negato i funerali di stato, sono stati funerali di popolo.

 

Oltre 500.000 persone hanno partecipato il 18 marzo all’ultimo saluto al Presidente Slobodan Milosevic.

La cerimonia partita dal Museo della Rivoluzione della Jugoslavia, dove da due giorni la salma era esposta per l’ultimo saluto del popolo serbo e jugoslavo, si è spostata davanti al Parlamento della Serbia Montenegro, dove dal palco ci sono stati brevi saluti degli esponenti del partito Socialista Serbo, del Partito Radicale e di esponenti delle Associazioni dei veterani della lotta al nazifascismo, patriottiche e di militari. Hanno portato brevi saluti anche alcuni esponenti internazionali tra cui l’ex ministro della giustizia USA R. Clark, il segretario del Partito Comunista della Federazione Russa Zjuganov e il Vice presidente della Duma russa S. Baburin. E’ intervenuto anche un Generale russo che è stato interrotto per alcuni minuti dalle centinaia di migliaia di presenti al grido Russia! Russia! E dallo slogan: Russia, Serbia rialziamo i nostri pugni insieme. Erano presenti oltre 40 delegazioni di Partiti Comunisti e Movimenti di Liberazione Internazionali e altre centinaia hanno inviato messaggi di cordoglio e saluto.

Tra due ali di folla la bara è stata portata a Pozarevac, città natia del Presidente, dove altre 80.000 persone attendevano per l’ultimo saluto prima della sepoltura.

 

Come diceva Mao Tse Tung, di fronte alla storia, ci sono morti leggere come piume e morti che pesano come montagne.                   

 

 

 

 

ALL'OPINIONE PUBBLICA JUGOSLAVA ED INTERNAZIONALE


“La lotta che conduco qui è per la verità e per la libertà
. Questo lo sa tutto il pianeta. Questo tribunale illegale dimostra giorno per giorno di essere un fallimento. E questo nella sua fase centrale. Una fase in cui vediamo la loro falsa pubblica accusa e testimoni falsi. Siamo già al secondo anno. Hanno paura anche solamente di immaginarsi come andrà l'altra fase, quando io parlerò e quando parleranno i testimoni che io chiamerò. Contro di me hanno applicato tutti i mezzi di pressione possibili: politici, mediatici, psicologici e fisici. SENZA SUCCESSO.
Adesso hanno dato inizio ad una persecuzione brutale attraverso bugie infami. Questa persecuzione è anche fisica ed è accompagnata da una campagna dei media. E tutto il pubblico vede che i responsabili dei crimini, quelli arrestati, sono proprio gli stessi che l'attuale regime aveva tanto lodato per il "contributo" dato in occasione del colpo di Stato del 5 ottobre. Sono proprio gli stessi che, con i volti coperti, sono entrati nel cortile della mia residenza, quegli stessi che mi hanno arrestato e rapito per i loro propri interessi. Hanno scatenato una persecuzione brutale su mia moglie e su mio figlio solo per causa mia. Perchè non possono fermarmi. Perchè sarò il vincitore morale in tutti i casi. Perchè la verità è dalla mia parte.

A causa di questa persecuzione sono già tre anni che non vedo mio figlio, e da un pò di tempo non posso vedere nemmeno mia moglie. Il loro vero obiettivo è quello di tagliare tutti i miei contatti. Diritto che non viene, nè può essere negato a nessuno. Ed e' proprio per questo che intendono negarmelo in questa maniera disonesta. Io chiedo che cessi la persecuzione ai danni di mia moglie e di mio figlio poichè essa ha una motivazione esclusivamente politica, contro la mia battaglia ed allo scopo di assolvere i crimini commessi contro la Jugoslavia e contro i suoi cittadini.”

L'Aia, 23 aprile 2003, Slobodan Milosevic  


Messaggio telefonico di S. Milosevic dall’Aja al Comitato Centrale del Partito Socialista Serbo, che era riunito per la definizione dei nomi dei candidati del partito, per elezioni politiche del 28/12/03, per il rinnovo del Parlamento della Serbia.

“Cari compagni,

io desidero salutarvi e dirvi che noi, tutti insieme abbiamo il dovere di lottare per la vittoria e di vincere. Questo nell’interesse dell’intero popolo, di ogni famiglia e ogni individuo. E guardando dalla prospettiva di ogni individuo, delle famiglie e del popolo, ciascuno desidera vivere in un paese prospero e sviluppato, sicuro e felice. Per poter essere tutto questo, la Serbia deve essere libera. Questo è il motivo per cui la libertà deve essere l’obbiettivo al di sopra di tutti gli altri.
Questo obbiettivo è raggiungibile seppure è molto duro da ottenere. Esso è raggiungibile poiché realmente è l’arma più potente.  Esso è difficile da ottenere, poiché saranno necessari grandi sforzi, molto lavoro e una ferma unità, per poter raggiungere le menti e il cuore di ogni cittadino. Tre anni fa io avvertivo i cittadini serbi di che cosa sarebbe successo se gli esponenti locali di poteri stranieri e dei loro governi fossero andati al potere. Ogni cosa è avvenuta esattamente come avevo indicato, nessuno oggi può negare questo.
Il Partito Socialista Serbo ha il dovere e la capacità di unire e mobilitare quelle forze che rovesceranno questo processo, nel quale si trova la triste realtà della Serbia: nell’interesse dei contadini, nell’interesse dei lavoratori, degli intellettuali, nell’interesse dei martiri del Kosovo, nell’interesse di chiunque vive del proprio lavoro, come pure nell’interesse del popolo serbo, della dignità nazionale e della dignità di ogni cittadino.

La Serbia ha bisogno di un milione di posti di lavoro, ha bisogno di case, ospedali, scuole, strade, autostrade, ponti, ha bisogno di miglioramenti accelerati negli standard di vita, sia sociali che individuali, per tutti, dai bambini neonati fino ai pensionati.
La Serbia è già in Europa; non c’è nessuna ragione che debba aspettare in sottomissione in qualche anticamera. Essa non è un mendicante felice o una ricca colonia. Una rapida integrazione dentro il mondo contemporaneo può essere raggiunta solo attraverso il proprio riuscito sviluppo: non dovuta a pietà o a decreti di fattori esterni.
Nel nome di tutto questo io desidero mandarvi come ultima cosa, il messaggio, che tutti noi insieme abbiamo il dovere di lottare per la vittoria. Fino alla vittoria
! “  

 

L’Aja ,Slobodan Milosevic