Forum del pensiero indipendente

Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, 23 Gennaio 2016

 

FORUM DEL PENSIERO INDIPENDENTE

Migrazione dei popoli e conseguenze della voracità e dell’interventismo

 

Il Forum di Belgrado ha maturato sedici anni di attività investiti nel promuovere l’idea della pace, della cooperazione e dell’eguaglianza tra individui, nazioni e stati. In questi anni, il Forum ha pubblicato quasi duecento libri, organizzato numerose conferenze nazionali e internazionali, partecipato a diversi raduni internazionali, e preso parte ad attività per la costruzione della pace in tutto il mondo. Manteniamo contatti e collaboriamo con un numero significativo di organizzazioni come la nostra, nel paese e all’estero, sempre in modo bilaterale e con il World Peace Council. Le recenti conferenze dedicate alla celebrazione del centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale e al quarantesimo anniversario della fondazione dell’OSCE, organizzate dal Forum con altre organizzazioni partner dalla Russia, hanno unito intellettuali, diplomatici e altri importanti esperti dalla Serbia, dalla regione e da circa quaranta paesi, a dimostrare la portata dei contatti e della reputazione del Forum.

 

 

Questi sono alcuni dei punti salienti presentati all’assemblea annuale di questa organizzazione indipendente e non di parte, che si è tenuta alla Galleria del “Progresso” di Belgrado, e a cui hanno partecipato un grande numero di membri, amici e rappresentanti di altre associazioni, di istituzioni culturali e scientifiche e di corporazioni diplomatiche.

 

Il Forum è stato valutato come un solido luogo di incontro di pensatori e ricercatori indipendenti e di ampie vedute e di ricercatori volto al dialogo sui problemi nazionali, regionali, europei e globali più importanti, come ad esempio lo sviluppo in periodi di crisi, la politica di neutralità attiva, l’interventismo globale, i retroscena nel riscrivere la storia, il terrorismo internazionale. Il Forum si colloca nel rispetto del sistema di leggi internazionali basato sulla Carta delle Nazioni Unite, e sostiene il rafforzamento del ruolo stesso delle Nazioni Unite i cui stati membri, come eguali, incarnano l’unica comunità internazionale legittima. In accordo con questo, il Forum sostiene che gli accordi di Dayton sulla pace in Bosnia Erzegovina e la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite sul Kosovo e Metohjna, costituiscano parte integrante della legislazione internazionale. Le pressioni e le manipolazioni da parte di galoppanti potenze straniere, che puntano alla revisione di entrambi o all’abbandono di essi da parte della Serbia in cambio della promessa di un cammino più veloce verso l’ingresso nell’Unione Europea, dal punto di vista del Forum, sono una minaccia verso una nuova destabilizzazione della regione, e sono inaccettabili.

 

Il Forum ha conseguito importanti risultati nell’ambito editoriale. Le sue pubblicazioni sono un punto di riferimento per numerosi ricercatori, analisti e scienziati in tutto il mondo che sono interessati ai fatti e alle valutazioni non distorte su argomenti vitali dal punto di vista regionale e globale. E’ particolarmente incoraggiante vedere il crescente interesse per le edizioni del Forum da parte dei giovani ricercatori europei, asiatici e americani. Il libro intitolato “La Serbia nella Grande Guerra 1914-1918” a cura della Prof. Mira Radojević e dell’accademico Ljubodrag Dimić è stato pubblicato in modo congiunto dal Forum di Belgrado e dall’Associazione Letteraria Serba in Serbo, Russo, Inglese e Tedesco.  Questo libro, popolare in ambito scientifico, è stato promosso in tutta la regione, oltre che in Europa, America e in Australia risvegliando un grande interesse sia negli scienziati che nel pubblico.

 

La maggioranza delle pubblicazioni del Forum sono dedicate al problema delle condizioni nelle province del Kosovo e della Metohija, agli obiettivi e alle conseguenze dell’aggressione della NATO verso la Serbia (FRY) e dello smembramento della Yugoslavia. L’ultimo libro del Prof. Radovan Radinović, Generale in congedo, intitolato “Il carattere delle guerre che hanno distrutto la Yugoslavia”, recentemente pubblicato e presentato a questo incontro annuale, rivela l’orientamento tematico e la caratura analitica del Forum e dei suoi membri. Il libro è stato presentato dal Dott. Stanislav Stojanović, in qualità di editore ed autore della Prefazione.

 

Il terrorismo internazionale è una minaccia globale da lungo tempo, un problema che non può essere sradicato militarmente e solo con misure repressive ma riorganizzando una strategia globale coordinata e sotto la protezione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una tale strategia comprenderebbe misure volte all’accelerazione dello sviluppo economico, sociale, educativo e culturale delle regioni da cui ha origine l’estremismo e il terrorismo. E’ stato dato rinnovato supporto all’iniziativa grazie all’organizzazione di un summit mondiale per preparare e adottare una convenzione internazionale nel combattere il terrorismo, sotto la protezione dell’ONU. A questo punto, è essenziale tagliare tutti I canali di finanziamento, di armamento, di infiltrazione e di addestramento dei terroristi.

 

Il problema dei rifugiati e delle migrazioni economiche di massa è il risultato delle prolungate politiche di sfruttamento e dell'interventismo globale a sfavore dei paesi in via di sviluppo, che hanno aperto la strada per un divario nel gap sociale ed economico tra la parte ricca e la parte povera del mondo. In sostanza, l’egoismo, la voracità e il razzismo esercitato dalle corporations multinazionali ha portato allo sviluppo di ogni tipo di estremismo, terrorismo e migrazione di massa. Alcuni ricchi poteri, cosa persino peggiore, stanno sfruttando il terrorismo per l'obiettivo di espandere i loro interessi geostrategici, stimolando così l'attuale proliferazione del terrorismo e il suo effetto boomerang.

 

La crisi dei rifugiati e dei migranti si sta evolvendo, diventando un processo duraturo. E' un'illusione pensare che tale crisi si possa risolvere con mezzi palliativi, tecnocratici e/o con metodi da Guerra Fredda come erigere muri, schierare la polizia e le forze militari lungo i confini, stabilire un sistema di quote, separare i migranti in desiderabili o non desiderabili, costruire enormi strutture di accoglienza, invocare sistemi di riammissione o cose simili. Alcuni stati europei si comportano come se sperassero che i Balcani oggi possano svolgere un compito simile a quello della Krajina ai tempi Austro-ungarici, ovvero di barriera o di santuario per i migranti, dando quindi l'opportunità a questi paesi di continuare a godere dei benefici dell'accumulata ricchezza! Sfortunatamente, al momento questa strada non è percorribile. Quello che è necessario è attuare dei cambiamenti fondamentali e a lungo raggio nell'approccio globale da parte degli stati più responsabili del fenomeno: abbandonare la politica di espansionismo militare e di interventismo globale, quella del rovesciare con la violenza i governi legittimamente eletti di paesi che attuano politiche indipendenti. Dovrebbe essere affermato chiaramente che le guerre istigate dai paesi occidentali e dalla NATO e la risultante incertezza e scompiglio, sono il motivo chiave che porta milioni di persone senza speranza a spostarsi, e non la pigrizia o la speranza di una vita facile!

 

Il resoconto e la discussione dei partecipanti sottolinea come la Serbia dovrebbe prendere una posizione più risoluta nei confronti della persecuzione dei serbi in Kosovo e Metohija, e nei confronti della delegittimazione di parte della popolazione serba che risiede delle attuali repubbliche Yugoslave, specialmente in Croazia e in Montenegro. Si riafferma inoltre l'iniziativa del Forum nello stabilire un Consiglio di Serbi della regione, al quale indirizzare i problemi comuni e con cui monitorare lo stato dei diritti umani in linea con gli standard internazionali.

 

L'assemblea ha inoltre espresso solidarietà unanime a Oliver Ivanović e a tutte le altre vittime della politica, della persecuzione e della politica dei doppi standard prevalente nelle istituzioni europee. Gli interessi nazionali dello stato serbo e la dignità della popolazione serba deve avere la precedenza rispetto ad ogni altro valore e agli altri calcoli politici.