Le profezie di Muammar Gheddafi su Libia, sulla instabilità totale, i diktat dell’occidente, sui fondamentalisti islamici, sull’ISIS

La previsione di Gheddafi: Libia, ISIS e il lusso del senno del poi.

 

 

“Chi sei?” chiese una volta Gheddafi retoricamente in un famoso discorso verso la fine del suo governo; biasimando la legittimità di rovesciare il suo governo, puntando il dito verso estremisti, agenti stranieri, topi di fogna di ogni genere e tossicodipendenti.

Fu preso in giro, ridicolizzato, fatto oggetto di caricature offensive ed incessantemente demonizzato con un martellante video trasmesso su tutti i media; chiaramente, l’autore del video, un israeliano, ritiene che il termine arabo colloquiale “Zenga” (che significa passaggio, viuzza) suonasse abbastanza divertente che lo estrapolò da uno dei discorsi di Gheddafi, lo trasformò in una base hip hop e voilà… ecco un video tormentone che è circolato in maniera vergognosa nel mondo arabo. Noi lo abbiamo condiviso, noi abbiamo riso. Gheddafi invece è morto.

Ma il sanguinoso scherzo è ricaduto su noi tutti: Gheddafi sapeva di cosa stava parlando; lui accusava i cosiddetti ribelli libici di essere influenzati dall’ideologia di Al Qaida e dalla scuola di pensiero di Bin Laden; nessuno ha voluto tener in considerazione le parole.

Perché avremmo dovuto farlo? In fondo era solo un “vile, erotomane, ostinato dittatore che ha massacrato metà della popolazione libica”, mentre l’altra metà è stata sottomessa dalla sua violenza orgiastica con l’aiuto del suo fidato esercito di mercenari ingozzati di Viagra. Questo ci è stato detto da quel cancro dell’informazione che è il canale Al Jazeera, assieme al suo concorrente Al Arabiya quando hanno raccontato in maniera totalmente distorta la feroce invasione della NATO ai danni della Libia.

Per giunta vestiva in maniera buffa; perché credere a un macilento, dall’aspetto bizzarro dittatore vestito con stracci colorati, quando si possono avere dei sionisti eleganti e ben pettinati come Bernard Henry Levy, John McCain e Hilary Clinton dalla tua parte, sorridenti, che esibiscono la vittoria in foto di gruppo?

Gheddafi li definì tossicodipendenti, Fondamentalisti islamici; noi li conosciamo come ISIS…adesso non è più uno scherzo vero? L’Isis era il nostro asso nella manica; il “rivoluzionario” linciaggio e la “rivoluzionaria” sodomizzazione di Muammar Gheddafi tra canti maniacali di “Allah au Akbar”, lodati da molti come il trionfo della volontà popolare (leggasi masse pilotate da agenti della NATO) contro la malvagia dittatura (stato sovrano), altro no era che il preludio di ciò che sarebbe avvenuto nella regione; persecuzioni di massa in Libia, Siria, Iraq e la frantumazione degli stati arabi in tanti micro staterelli.

Il raccapricciante video dell’assassinio del Colonnello Gheddafi, che mostra, come nella maggior parte dei video dell’ISIS, la brutalità e la violenza delle loro azioni, non ha suscitato la benché minima condanna, al contrario, tutti sembravano contenti per fine fatta fare al tiranno… questo era solo l’inizio del regno di terrore avvallato dai soldati della NATO e dai “ribelli” islamici.

La proliferazione di terroristi dal grilletto facile e della fazioni della Jihad inzuppati nei petrodollari in Libia, non sono frutto di un’ operazione di intelligence mal riuscita dalle potenze imperialiste, o un sotto prodotto del vuoto di potere del dopo Gheddafi; è una deliberata, studiata, calcolata strategia voluta dalla NATO e dai suoi alleati del Golfo che appartengono alla sigla tremenda “Amici della Libia” (ora conosciuta come coalizione internazionale contro l’ISIS) per trasformare lo stato nord Africano nel più grande e ingovernabile pattumiera di armi, militanti di Al Qaida e commercio illegale di petrolio.

Così possiamo affermare con certezza che la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dava il via libera alla NATO di distruggere in 1000 pezzi la Libia ha dato finalmente i suoi frutti… marci fino al seme, come dimostra l’assassinio di 21 fra operai e pescatori egiziani compiuto dal ramo libico dello Stato Islamico; per non parlare della miriade di assassini compiuti ogni giorno, bombardamenti e micro guerre civili che interessano tutto il paese, che da quando l’occidente ha architettato il colpo di stato contro il governo di Gheddafi, è diventato sinonimo di mortale landa desolata senza legge quale è la Libia oggigiorno. Il regalo della NATO rimarrà in dote per anni con instabilità e caos.

In un’intervista con il principale canale di disinformazione occidentale quale è la BBC, ABC e il Sunday Times nel Febbraio 2011, Gheddafi chiese ai suoi altezzosi intervistatori: “Avete mai visto gli agenti di Al Qaida? Avete mai ascoltato le loro trasmissioni? E’ Al Qaida che ha preso il controllo delle città di Al Baida e di Darnah, ex detenuti di Guantanamo ed estremisti liberati dagli americani per terrorizzare il popolo libico…” Darnah oggi è una delle principali roccaforti dell’ISIS.

In una bizzarra coincidenza (una specie di cosmica ironia); la data in cui l’ISIS scelse di mostrare il video della decapitazione degli ostaggi egiziani, che diede l’ufficialità della loro presenza nel paese lacerato dalla guerra con tre giacimenti di petrolio sotto il loro controllo, fu fatto (non a caso) nel quarto anniversario dell’inizio della cosiddetta rivoluzione libica del 15 febbraio 2011; non poteva esserci miglior tributo al golpe sponsorizzato dall’occidente.

Molto prima che ISIS divenisse un termine di moda, la vera natura della “rivoluzione” libica fu mostrata subito dopo la caduta del vecchio regime, tutto ciò di cui fu falsamente accusato Gheddafi, fu fatto in maniera ancor più perfezionata dai cosiddetti ribelli; massacri, bombardamenti indiscriminati di zone residenziali, autobombe, arresti di massa, torture, furto di olio e di risorse nazionali… Nel 2013 due attiviste filo palestinesi britanniche, nel loro viaggio verso Gaza con un convoglio di aiuti, videro in prima persona i frutti marci del capitolo libico della cosiddetta Primavera Araba quando furono rapiti dagli scagnozzi dei signori della guerra libici nella città di Bengasi e stuprate a turno di fronte al loro padre.

I fautori degli interventi umanitari devono tirarsi una pacca sulla schiena in questi giorni; ora che la Libia ha completato il suo look democratico da un paese con il più alto standard di vita in Africa sotto il governo di Gheddafi in una definizione da manuale di uno stato fallito; un deserto senza Dio fatto di fanatismo religioso, salasso interno e il commercio all'ingrosso di ceppi per la decapitazione, infatti, la Libia divenne così "democratica" che ci sono ora due parlamenti e due governi (in guerra fra loro); ognuno col suo esercito di criminali supportato con i soldi di potenze straniere, per non parlare poi della miriade di movimenti secessionisti e milizie che l’illegale colpo di stato contro Gheddafi ha sparso per tutto il Paese, mentre la sanità gratuita, istruzione ed elettricità garantite che i Libici davano per scontati col regime di Gheddafi, sono ora relitti del passato; questa è l’Alba dell’Odissea che fu promessa ai Libici; una versione sterilizzata di quanto già avvenne in IRAQ, senza l’indignazione dell’opinione pubblica, ben ri-confezionato con la scusa di “proteggere” l’opposizione, consegnata via aerea con bombe, appoggiata persino dagli zelanti alleati del Club degli alleati del Golfo, che mossi da nient’altro che piccoli rimorsi personali contro Gheddafi, hanno avuto la possibilità di testare la letalità delle loro armi arrugginite fabbricate in America a fianco della NATO e delle popolazioni di Sirte e Tripoli.

Tutto questo era stato previsto da Gheddafi; l’euforia effimera per le rivoluzioni Egiziane e Tunisine erano troppo potenti o troppo esilaranti per leggerne il vero significato; fu cospirazione o una rivoluzione autentica poi strumentalizzata e deviata? Ora è davvero un problema visto che l’ISIS è divenuto l’eredità di piazza Tahir; “trasformeranno la Libia in un Afghanistan, Somalia, Iraq…le vostre donne non potranno più uscire di casa, trasformeranno la Libia in un emirato islamico e l’America bombarderà il paese con la scusa di combattere il terrorismo”, questo fu detto da Gheddafi il 22 Febbraio 2011, e non ci fu discorso più profetico di questo.

Il prototipo libico della “guerra pulita” americana è stato riproposto in Siria; le squadre della morte di Paul Bremer che sparsero il terrore in Iraq sono tornate con un gemello islamico; barbuti, vestiti di nero, armati di esplosivo dalla testa ai piedi e trasportati dai convogli di camioncini Toyota lungo uno sconfinato, sempre in espansione califfato islamico (che non ha nemmeno sfiorato il regime sionista occupante della Palestina) è sotto loro vigilanza.

Ogni giorno il mondo arabo si sveglia con un video shockante riguardante le atrocità, immerso nelle violente atrocità dei terroristi dell’ISIS e altri numerosi video, sebbene altri crimini altrettanto feroci vengano commessi dagli americani con i loro droni; tutta la regione assiste a decapitazioni e bombardamenti coi missili sparati dai droni. La morte sovrasta ogni cosa ora più che mai. La guerra al terrore tira su la testa ancora una volta per riportare nei ranghi gli stessi terroristi che l’occidente ha addestrato nel nome della democrazia per destabilizzare governi sgraditi; un inesorabile Giornata della Marmotta (festa statunitense che osservando il comportamento di una marmotta, cerca di profetizzare la fine o meno dell’inverno, NdT) che comincia con il “dovere di proteggere” e finisce con la “guerra al terrore”, con migliaia di morti innocenti, imputati ai danni/errori collaterali.

Questo profetizzò Gheddafi, una Libia impantanata in un caos totale, guerra civile e diktat occidentali, un vivaio di jihadisti ed estremisti... troppo brutto per riderci su con una canzonetta hip pop fatta da un israeliano che ne banalizzava il contenuto.

 

Da counterpunch   marzo 2015

Traduzione di Pacifico S. per civg.it