Tavolara, installazioni Nato alle dipendenze Usa

10 settembre 2015

 

 

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Nell’isoletta di Tavolara, davanti al golfo di Olbia, c’è una base oggi gestita dalla Marina militare italiana. Antenne per comunicare coi sottomarini e un porticciolo militare occupano circa il 30 % del territorio. Il primo insediamento era della Nato (dal 1962) ma è servita per soddisfare i bisogni di uno stato straniero, gli USA. Alcuni messaggi diplomatici, ormai datati, sono chiari su quanto fosse stretto il legame fra l’organizzazione, gli Stati Uniti e l’impresa americana che aveva costruito le antenne.

Su Wikileaks è possibile leggere infatti alcune comunicazioni relative alla base. Altre rimangono classificate, legate – sembra - ad accordi commerciali.  Fra quelle pubblicate, un paio del 1977 rivelano frizioni fra Usa e ministero della Difesa italiano. In agosto gli Stati Uniti esigono che si discuta esplicitamente una domanda di finanziamento dell’Italia alla Nato,  per la revisione del sistema elettronico della base. In quel caso era stata attivata la “procedura di approvazione tacita”:  inoltrata la proposta, se nessun membro obietta niente entro due settimane, il provvedimento si considera accettato. Ma proprio gli Usa non accolgono di buon grado la richiesta italiana di 5,026 IAU (la valuta della Nato, usata per calcolare i costi delle operazioni). Nell’ottobre dello stesso anno, poi, l’impresa statunitense che aveva partecipato alla costruzione delle antenne VHF, la Continental Electronics Systems, notifica un mancato pagamento del ministero. Dalla Difesa lamentano però dei danni alle apparecchiature, esigendo che vengano sanati senza ulteriori spese. La diplomazia americana non è d’accordo e tenta di difendere gli interessi dell’azienda, bloccando anche altri pagamenti ad appaltatori italiani. 

I dissensi evidenziano quanto la Nato fosse considerata da Washington un’organizzazione se non propria, almeno da usare per le proprie necessità. D’altronde, se nella base all’inizio era presente una semplice stazione radiogoniometrica, in seguito vengono installate anche antenne VLF per comunicare con i sommergibili. Per i sottomarini statunitensi dal 1972 era operante la vicina base americana della Maddalena e la zona doveva essere considerata di notevole interesse. 

Agli anni ’70 risale un altro mistero. Nel 1995 infatti 750 chili di dinamite sono stati fatti brillare sull’isola, dopo che un turista aveva ritrovato l’esplosivo all’ingresso di una galleria che porta alla base: erano lì (secondo quanto dichiarato) da 25 anni, forse usati dalla ditta costruttrice. Alcune voci avevano parlato invece di stoccaggio di ordigni nucleari a Tavolara. Ma l’Italia non è uno stato con l’arma nucleare, come invece lo sono gli Usa. 

Oggi la manutenzione ordinaria e straordinaria della stazione VLF è affidata all’italiana Simetel. La zona fa parte di un’area marina protetta, che si può visitare in barca. In una ventina di punti è possibile fare immersioni subacquee e si può salire sulla vetta dell’isola. Esclusa, ovviamente, la zona interdetta: la base, le sue antenne, le sue gallerie.

 

 

Da The Depleted Island