Proteste europee contro le demolizioni israeliane dei villaggi palestinesi in Cisgiordania

 

I ministri degli esteri dell'Unione Europea hanno chiesto a Israele di fermare il piano per il “trasferimento forzato della popolazione palestinese e la demolizione delle rispettive abitazioni” nel villaggio di Khirbet Susiya, in Cisgiordania.

La scorsa settimana, John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha avvertito che qualunque sgombero o demolizione sarebbe “dannoso e provocatorio”, sottolineando come gli Stati Uniti stiano “seguendo da vicino gli sviluppi e sollecitando con forza le autorità israeliane ad astenersi dal compiere qualsiasi demolizione nel villaggio”.

Emblematico, per quanto riguarda le demolizioni, è il caso del villaggio beduino di Khirbet Susya, che da 20 anni lotta per la sua sopravvivenza tanto da diventare una celebre causa per gli attivisti palestinesi, israeliani e internazionali, causa destinataria anche del sostegno economico da parte di paesi europei e di alcuni progetti finanziati dalla Commissione Europea.

Se il piano per la demolizione di 37 abitazioni nel villaggio dovesse andare in porto, sarebbe la terza volta che gli abitati di Susya si trovano costretti ad affrontare tentativi di sgombero o a essere costretti a trasferirsi abbandonando le proprie case, prospettiva sempre più realistica da quando gli abitanti del villaggio hanno perso una causa contro il tribunale israeliano nel tentativo di bloccare alcune delle demolizioni in programma.

Il villaggio di Khirbert Susyia si trova nella zona C e, perciò, sotto totale controllo israeliano, sia civile che amministrativo, ed è circondato da un insediamento israeliano, Susiya, e da un sito archeologico gestito dai coloni.

  

Gli abitanti di questo villaggio hanno già affrontato diversi tentativi di sgombero, il primo nel 1986, il secondo nel 2001, durante la seconda intifada, sempre con la motivazione, supportata dai tribunali israeliani, che le strutture del villaggio siano da considerare illegali. Gli abitanti hanno però resistito negli anni, preservando le loro terre fino ad oggi, quando Maj Gen Yoav Mordechai, ufficiale anziano dell'esercito israeliano, ha consegnato l'ordine di sgombero e demolizione, incoraggiando i residenti ad abbandonare volontariamente le proprie abitazioni tra la fine del Ramadan e il 3 agosto, data di possibile inizio delle demolizioni. Ai residenti è stata anche recapitata una lettera nella quale si precisa: “alla luce della volontà di trovare una soluzione alla presente situazione, si trasmette in allegato un elenco delle costruzioni abusive costruite in violazione dell'ordinamento israeliano, per le quali viene consigliata un'evacuazione indipendente”.

 

Molte delle abitazioni a rischio appartengono alla famiglia Nawaja, il cui portavoce, Nasser Nawaja, denuncia la volontà israeliana di deportare la sua famiglia in alcuni terreni vicino Yatta: “Inizialmente ci hanno detto che solo tre case rischiavano di essere demolite a causa dell'ordine del tribunale, ma quando le autorità israeliane ci hanno consegnato l'elenco, le abitazioni a rischio demolizione erano 37”.

Il caso di Khirbert Susiya ha assunto importanza diplomatica internazionale, sullo sfondo dei rapporti sempre più incrinati tra Israele e gli storici alleati Unione Europea e Stati Uniti.

Kirby ha ribadito come le conseguenze dello sgombero di Khirbet Susiya sarebbero valutate dall'amministrazione Obama come un passo in più verso la continua costruzione degli insediamenti israeliani nei Territori Occupati palestinesi, considerati illegali dal diritto internazionale.

 

Anche il governo britannico ha manifestato il proprio dissenso verso la crescente escalation di tensione e violazione dei diritti degli occupati secondo la convenzione di Ginevra:

“La posizione del governo britannico è chiaramente contraria allo spostamento di comunità palestinesi residenti in Area C”, chiarisce Alastair McPhail, dal Consolato britannico di Gerusalemme. “Le demolizioni delle proprietà palestinesi e lo sgombero di interi villaggi causa enormi e quotidiane sofferenze al popolo palestinese e minano il processo di pace, oltre ad essere del tutto contrarie al diritto umanitario internazionale”.

 

Traduzione dell'articolo de The Guardian: http://www.theguardian.com/world/2015/jul/21/israel-demolition-palestinian-village-khirbet-susiya-eu-protest

 

Dopo il 3 agosto sono state demolite 63 tra abitazioni e strutture, alcune delle quali finanziate da ong internazionali per necessità umanitarie, per un totale di 132 adulti e 82 bambini rimasti senza tetto.

 

 

Maggiori informazioni: http://www.oxfamitalia.org/dal-mondo/ondata-di-demolizioni-in-cisgiordania