L’ex ministro degli esteri jugoslavo: la crisi dei migranti è il risultato della fedeltà cieca dell’UE alle strategie americane

22 settembre 2015

 

 

L'Europa sta affrontando le conseguenze della sua politica sbagliata in Jugoslavia, Afghanistan e in Medio Oriente. Lo dice Zivadin Jovanovic, ministro degli Esteri jugoslavo tra il 1998 e il 2000, ora presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali. “L'UE si è aggregata ciecamente alla strategia statunitense di interventismo globale e ora ne soffre le conseguenze” sostiene Jovanovic.

Solo pochi mesi fa, in primavera, il flusso di migranti era relativamente basso, ma ora è nell'ordine delle centinaia di migliaia di persone. Che cosa è cambiato?

ZJ: Penso che ci sia stato un crescente afflusso nei centri di accoglienza e nei campi in Turchia, Siria, Giordania, Libano e altri paesi circostanti adiacenti alle zone di conflitto in Medio Oriente. Di conseguenza, abbiamo una quantità tremenda di rifugiati in arrivo e di immigrati che attraversano i Balcani. Per esempio, la Serbia ha ricevuto negli ultimi due mesi oltre 170.000 immigrati e rifugiati. Ieri sera (20 Settembre 2015) la Serbia ha ricevuto un gruppo di 5.000 nuovi rifugiati. Allo stesso tempo, i valichi di frontiera tra Serbia, Ungheria e Croazia sono stati quasi chiusi. In Croazia sette valichi di frontiera sono stati chiusi ad autocarri e commercio per diversi giorni. Solo i passeggeri possono passare questi varchi. Gravi incidenti si sono verificati nella zona di confine con l'Ungheria, dove le autorità ungheresi hanno eretto un recinto di filo per impedire agli immigrati di continuare a viaggiare verso l'Austria, la Germania e paesi scandinavi. Oggi (21 settembre, 2015) il portavoce ufficiale della Commissione europea ha annunciato che i paesi dell'UE hanno il diritto di rimandare i rifugiati o gli immigrati in Serbia. La Serbia ne sta ricevendo un gran numero da sud, dalla Grecia e Macedonia, e ora sembra che possa essere obbligata a ricevere indietro dal nord coloro che non sono accettati nei paesi dell'UE. Ciò rende la situazione molto difficile per la Serbia e può portare a tensioni nelle relazioni con i paesi vicini.

La Germania ha puntato il dito sulla politica estera statunitense. Ma quali sono le colpe dell’Europa?

ZJ: Ho sentito la valutazione di un analista tedesco, che ha detto che la marea di immigrati è un progetto congiunto degli Stati Uniti, della Turchia e degli islamisti estremisti. Non posso confermarlo, ma credo che ci sia qualcosa di vero. Tuttavia, l'Europa è da biasimare. A me sembra che l'Europa stia raccogliendo i frutti della propria politica sbagliata. In primo luogo, l'Europa ha seguito quasi ciecamente gli interessi degli Stati Uniti e la loro strategia di interventismo globale, a cominciare dall’aggressione della NATO contro la Jugoslavia nel 1999, poi in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Mali e molti altri paesi. In secondo luogo, dopo la decolonizzazione, invece di aiutare gli africani, gli asiatici e gli altri paesi a promuovere il proprio sviluppo economico e sociale, l’Europa ha continuato a sfruttarli ancora più duramente, in particolare le loro risorse energetiche e minerarie. Ora l'Europa si trova ad affrontare le conseguenze della propria politica sbagliata. Spero solo che l'Europa in futuro penserà due volte su come condurre i propri interesse a lungo termine e la propria politica.

 

 

Vi è una crescente preoccupazione che ci possano essere dei terroristi che si nascondono tra i rifugiati. Quanto è reale questo rischio?

ZJ: Si stima che più di un milione di immigrati arriveranno in Europa dal Medio Oriente e Nord Africa entro la fine di quest'anno. La sola Germania ha acconsentito di accettarne 800.000. Se non gestirà questo problema correttamente, come sembra succederà, invece dei 1,5 milioni di quest'anno, l'Europa potrà averne due o tre milioni l'anno prossimo. Quando si ha a che fare con cifre così elevate si può tranquillamente supporre, per la legge dei grandi numeri, che tra loro potrà esservi qualunque tipo di persona. Visto che i migranti sono provenienti da una zona di guerra, c’è il rischio che arrivino anche dei terroristi.

Il governo serbo ha appena annunciato di star preparando una nuova strategia antiterrorismo. Anche se questo documento governativo non può essere visto semplicemente come una causa dei flussi migratori, è significativo che sia stato presentato contemporaneamente all’incremento del numero degli immigrati.

 

Finora l'Europa ha risposto con recinzioni, controlli alle frontiere, polizia e truppe militari. Questi provvedimenti dureranno a lungo?

ZJ: Ovviamente no. Ciò riflette una unilateralità a breve termine, una disperata mancanza di capacità strategiche dei politici europei. Cercano di risolvere il problema intervenendo sulle conseguenze, non capendo o evitando di affrontare le cause reali. La cosa peggiore di tutte è l'uso di militari contro i rifugiati e gli immigrati, le loro barche.

 

Si teme che l'afflusso di rifugiati cambierà inevitabilmente il volto dell'Europa. Sono queste preoccupazioni giustificate?

ZJ: Sì, ci sono dei timori, alcuni reali, alcuni ingranditi da politici che, per i propri interessi, sfruttano la situazione degli immigrati per favorire l'estremismo di destra e fascista. La nuova situazione degli immigrati, l’incompetenza o la mancanza di volontà dei politici di affrontarlo, ha notevolmente contribuito a promuovere l’estremismo di destra che ormai da anni è una realtà in Europa. In ogni caso, il flusso di immigranti ha messo in luce molte carenze e problemi profondi all'interno dell'UE. Alcuni pilastri della struttura dell'UE come la solidarietà, gli accordi di Dublino, Lisbona e di Schengen sono apparsi deboli e svalutati di fronte ad un'improvvisa eruzione di egoismi nazionali dei singoli paesi membri.

 

Quindi, che cosa secondo lei dovrebbe essere fatto?

ZJ: È molto difficile prevedere ulteriori sviluppi e ancor più offrire soluzione. Ma, personalmente, credo che il quadro includa questi elementi:

In primo luogo, è necessario porre fine alla guerra e spargimento di sangue in Siria, attraverso negoziati sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. Dopo tutto, la maggior parte dei rifugiati e degli immigrati provengono dalla devastante guerra in Siria, e in secondo luogo in Iraq, in Afghanistan e nel resto del destabilizzato Oriente e dell'Africa;

In secondo luogo, è necessario che UE, ONU, G-20, governi e agenzie internazionali si impegnino per valutare con urgenza le esigenze immediate e a medio termine dei profughi sul posto - in Siria, Turchia, Iraq, Giordania, Libano – per fornire risorse e logistica per soddisfare tali esigenze, mentre si lavora per soluzione pacifica del conflitto;

In terzo luogo, rafforzare l'autorità dei principi fondamentali delle relazioni internazionali, come la sovranità, l'integrità territoriale e la non ingerenza negli affari interni di altri paesi;

In quarto luogo, fermare la militarizzazione e la politica aggressiva, l'interventismo militare globale sotto qualsiasi copertura, che si tratti del "diritto di proteggere" (RTP), del "ruolo-guida" (missione), della democratizzazione, della lotta contro il terrorismo internazionale e simili;

In quinto luogo, riconoscere la realtà del mondo multipolare, accettare la responsabilità condivisa per la pace, la stabilità e lo sviluppo basata sulla Carta delle Nazioni Unite e del sistema delle Nazioni Unite.

 

(Parte di questa intervista è stata pubblicata su RT Tv,il 21 settembre 2015)

Traduzione di Andrea B. per Forum Belgrado Italia/ civg.it