Pridnestrovie, Transnistria prossima tappa delle guerre infinite della NATO?

2 luglio 2015

Dopo che nelle scorse settimane ci sono state esercitazioni congiunte tra truppe della NATO e l’esercito della Moldavia, nell’area le tensioni e i pericoli di un nuovo focolaio di guerra sono tornati altissimi.

 

 

Sono anni che seguiamo, date le relazioni con realtà locali, la situazione della Pridnestrovie/Transnistria (vedere sul sito civg.it), le tensioni con la Moldavia e le conseguenti ripercussioni sulla situazione della’area contigua.

Con lo svilupparsi della crisi ucraina e nel Donbass, ora quella regione rischia di diventare una nuova polveriera e trascinare in altre conflittualità destabilizzanti anche la Moldavia; essendo la sua popolazione spaccata in due, circa una prospettiva geopolitica eurasiatica e forze asservite agli interessi occidentali e della NATO. In questo video di Russia 24 sottotitolato da Saker Italia è spiegata molto chiaramente e lucidamente la situazione sul campo ed i rischi che sono all’orizzonte. Evidentemente, chi vuole esacerbare la crisi dell’Europa Orientale ha tutte le ragioni per non voler risolvere questa crisi.

E’ evidente a tutti gli osservatori internazionali indipendenti che, con la situazione nelle regioni dell’Ucraina orientale nuovamente sull’orlo di una ripresa della guerra, con quotidiane provocazioni dei Battaglioni fascisti ATO ucraini, che ogni giorno lanciano attacchi con bombardamenti o assalti a postazioni delle Repubbliche Popolari, le esercitazioni militari NATO ai confini di questa piccolissima Repubblica non producono altro che un innalzamento della tensione in quelle regioni da un lato e dall’altro una ennesima sfida alla Russia. La Russia infatti, ha nella PMR una forza di pace ufficiale, il cui status è riconosciuto a livello internazionale. In caso di aggressione, questo contingente dovrà combattere, come fecero i peacekeeper russi in Ossezia del Sud nel 2008.

 

 

Di fatto, al di là di entrare nei dettagli delle dispute tra Moldavia e Pridnestrovie, queste forze hanno garantito questi 23 anni di tregua e di pace, dopo la guerra del 1992 che era terminata con un cessate il fuoco garantito da una commissione congiunta tripartita tra Russia, Moldavia e Pridnestrovie, e la creazione di una zona demilitarizzata tra Moldavia e Pridnestrovie comprendente 20 località a ridosso del fiume Dniestr. Questo in attesa che prima o poi venga trovata una soluzione pacifica e negoziale definitiva alle diatribe tra i due paesi.

Le reazioni in Transnistria sono state ovviamente di grande preoccupazione, con un innalzamento delle misure di sicurezza ai confini e con la messa in stato di allerta delle forze armate, anche perché come si può vedere nel video sopra, è in avanzata costruzione anche un fossato profondo metri, lungo tutta la linea di confine, che appare una aperta sfida e provocazione. Da un lato la Moldavia ha iniziato, con motivazioni incomprensibili, a negare informalmente l'ingresso ai militari peacemakers russi, che vanno dalla Transnistria alle loro famiglie e poi ritornano. Dall’altra parte di Kiev ha vietato il transito attraverso il suo territorio dei cittadini Pridnestroviani. Inoltre il georgiano Mikhail Saakashvili è stato nominato governatore della regione di Odessa, e in Transnistria tutto questo viene visto come una preparazione per aggressione. Tutto ciò si somma alla limitazione e al blocco dei passaggi alle frontiere del normale transito degli abitanti pridnestroviani verso l’esterno, che sta aggravando ancora di più la situazione di vita ed economica nella piccola Repubblica. In questo quadro sarebbe coinvolta anche la NATO; un altro attore che da anni lavora “dietro le quinte” è la Romania (paese già appartenente alla coalizione atlantica), che ha come obiettivo dalla fine dell’URSS l’annessione della Moldavia e quindi della Transnistria, oltre ad aree ucraine del sud, come la Bessarabia e la Bucovina settentrionale.

 

 

Questo il testo della dichiarazione ufficiale del Ministro degli Esteri della PMR del 25 giugno, in cui si può chiaramente comprendere la gravità della situazione e dei rischi per gli stati confinanti, con ripercussioni su tutta quell’area.

 

In relazione alle notizie nei media moldavi circa una lettera dove si afferma di presunte minacce da parte della Pridnestrovie di introdurre un regime di visti per i cittadini moldavi, di limitare il transito delle merci, di introdurre un dazio di 100 per cento sui prodotti della RM e così via, il Ministero degli Affari Esteri della PMR informa quanto segue.

Confermiamo il fatto che una lettera diplomatica è stata inviata al Coordinatore delle Nazioni Unite in Moldavia D. Gercheva, e che lettere di contenuto identico sono state inviate anche ai capi della maggior parte delle rappresentazioni e delle missioni di organizzazioni diplomatiche internazionali accreditate a Kishinev.

La pratica di invio di queste lettere è una sorta di modo tradizionale di informare la comunità internazionale rappresentata dagli ambasciatori, sulla situazione corrente, compresi gli aspetti più rilevanti del dialogo tra Pridnestrovie e la Moldavia e le posizioni della parte Pridnestroviana su varie questioni di politica estera.

Il "rivelamento" mirato della corrispondenza diplomatica e la distorsione dei fatti da parte dei media moldavi può indicare quali sono i metodi di confronto delle informazioni, propri delle autorità della RM (repubblica Moldava).

L'interpretazione dei contenuti di dichiarazioni espresse ufficialmente dalla PMR, fatta da vari organismi moldavi indica la distorsione intenzionale della posizione della Pridnestrovie. L'obiettivo, a quanto pare, è un insieme di provocazioni che portino all’isteria intorno al dialogo tra le parti, un tentativo di spostare le responsabilità per il peggioramento della situazione nel processo di negoziazione sulla Pridnestrovie.

Si deve notare che la parte Pridnestroviana ha più volte dichiarato la possibilità di una possibile introduzione di una situazione economica speciale, in conseguenza delle pressioni unilaterali a cui è sottoposta, che la spingono così verso misure di protezione e di reazione oggettive, e ha più volte messo in guardia circa la cessazione di tutti i contatti con la Repubblica di Moldavia, questo anche durante la riunione dei leader delle parti, facendo riferimento alle continue azioni provocatorie unilaterali della Moldavia. Tutte le misure pensate come risposta della Pridnestrovie, che potrebbero avvenire e svilupparsi, sono elencate nel documento inviato agli organismi internazionali.

Sottolineiamo che la PMR nella sua lettera evidenzia chiaramente che l’eventuale possibilità di introdurre queste misure è legata esclusivamente agli approcci poco costruttive della parte Moldava e che è una risposta abbastanza logica alle azioni deliberate, volte a bloccare il lavoro stabile delle imprese della PMR e della sua economia, creando condizioni di instabilità economica regionale. In particolare le azioni unilaterali di alcuni enti statali della Moldavia hanno impedito l'esportazione e l'importazione della merci e dei prodotti Pridnestroviani, tra cui il rifiuto di rilascio di certificati fitosanitari e di licenze di produzione, che hanno comportato un calo significativo nelle entrate di bilancio e un allargamento della povertà nella società della PMR.

Sottolineiamo anche che la parte Pridnestroviana è in costante contatto con il gruppo "5 + 2" ( i paesi incaricati di risolvere la controversia RM e PMR, ndt), con rapporti volti a neutralizzare le azioni unilaterali provocatorie della Repubblica di Moldavia.

Va sottolineato che la sobillazione suscitata dai media moldavi, è in ​​contraddizione con la volontà della maggior parte dei membri della "Conferenza permanente" di disinnescare le tensioni, mediante gli sforzi per una risoluzione costruttiva dei problemi più urgenti di interazione sociale ed economica. Tali comportamenti non sono ovviamente favorevoli al raggiungimento di compromessi al tavolo delle trattative, provocando la formazione di una percezione pubblica negativa del processo di negoziazione in corso.

Ci auguriamo che tutti i partecipanti dei negoziati prenderanno provvedimenti per attenuare le tensioni nel tempo più breve. Questa è la nostra posizione e il nostro intento.”.

Tutto questa succede in una fase molto difficile della vita della Repubblica Moldava della Pridnestrovie. Solo questi blocchi imposti dalla RM e dall’Ucraina hanno causato un danno stimato di circa 1 miliardo di rubli all’economia della piccola Repubblica, cifra molto consistente nei bilanci interni. E’ evidente una scelta di portare al collasso la PMR, mentre alcuni nei circoli occidentali ipotizzano persino una “rivoluzione arancione”, che faccia saltare la società pridnestroviana.

Al riguardo il governo di Tiraspol ha emesso il 13 giugno un comunicato, riportato da RIA Novosti, dove: “si esorta la popolazione a non cadere in scenari stile Maidan e a cercare una soluzione ponderata ai problemi interni, non lasciandosi corrompere dagli interessi stranieri, che hanno l’unico obiettivo di cancellare la nostra sovranità e statualità.  A causa dei problemi economici temporanei, in diverse città e villaggi ci sono propagandisti e speculatori politici che chiamano i civili a protestare. Lo scopo di questi falsi patrioti è solo quello di destabilizzare la situazione già complicata nella repubblica e indebolire il nostro paese. Solo la ponderazione e l'unità patriottica possono essere una garanzia per la stabilità e lo sviluppo sostenibile della Pridnestrovie”.

Ma il rischio ancora più alto e pericoloso, è quello che si apra un altro fronte di guerra, dopo quello ucraino, in cui dietro lo scontro Moldavia e Pridnestrovie, entrino in gioco l’Ucraina, la Romania e di conseguenza la NATO, con l’obiettivo di costringere la Russia ad un'altra crisi regionale e ad affrontare un nuovo confronto. Il quesito per la Federazione Russa sarebbe quella di come agire rispetto alla Pridnestrovie, di fatto storicamente sotto l’ala russa, in caso di aggressione armata: lasciarla alla mercè della NATO sotto spoglie moldave/ucraine e quindi accettare la sua scomparsa, oppure affrontare un nuovo terreno di scontro/confronto anche militare, con tutto ciò che ne conseguirebbe? Che tutto questo non siano illazioni fantasiose o irreali lo dimostra il fatto che nella stessa Duma russa ci sono già stati dibattiti e interpellanze circa la situazione sul campo ed eventuali strategie da mettere in atto. Non si può dimenticare che la maggior parte degli abitanti della Transnistria ha una seconda cittadinanza russa. Naturalmente, nel caso di un conflitto, la Russia deve per dovere insito nella sua Costituzione tutelare gli interessi dei suoi cittadini. In ogni caso la scelta di assistere o no la Pridnestrovie e come,sarà presa dal Presidente della Federazione Russa e attuata dal Ministero della Difesa.

 

 

Finora l’indicazione emersa dalla stragrande maggioranza dei partiti presenti è quella che in caso di attacco la Pridenestrovie non deve essere lasciata sola, anche se non è definibile la forma di questo aiuto; qualcuno ha proposto un immediato riconoscimento della PMR ed un patto di collaborazione reciproco in tutti i campi.                                                                    

Ma la posizione di fondo unanime è quella che la Russia deve usare tutti gli strumenti possibili per evitare questo scenario. Per esempio voci degli ambienti vicini ai servizi di “intelligence” internazionali riferiscono che la Russia sta già conducendo negoziati segreti con l'Europa, in particolare con la Germania, per spiegare in modo chiaro che, in caso di guerra, non rimarrà in disparte, ma che vuole assolutamente evitare questo scenario, forse più pericolosa di quella ucraina.

Come riportato dall’agenzia stampa Tiras, il presidente della Transnistria Shevchuk ha sottolineato che “Kiev e Chisinau premendo sulla Pridnestrovie cercano difar saltare i nervi a Mosca. La Federazione russa è il garante della pace nel territorio della nostra repubblica non riconosciuta, e Chisinau e Kiev, a loro volta, togliendo l'ossigeno alla PMR, tentano di provocare ed esasperare Mosca. A Chisinau alcuni stanno cercando di utilizzare la situazione, strumentalizzando le tensioni in Ucraina per soffocare politicamente ed economicamente la nostra repubblica, cercando di costringere la Transnistria a cambiare la sua politica estera e le sue aspirazioni. Uno spazio importante della cooperazione è legato alla salvaguardia della pace nella nostra terra. C'è un gran parlare, soprattutto nei media, del possibile inizio di un conflitto. Non lo vogliamo perché già lo abbiamo avuto, perché la nostra esperienza e la pratica di altri conflitti hanno dimostrato che è molto facile iniziare, ed è molto difficile uscirne. Il nostro conflitto è stato 23 anni fa, e una parte significativa dei problemi del passato oggi non sono ancora stati risolti. Ma noi preferiamo negoziare. Dobbiamo essere pronti a tutto, ma vogliamo ancora negoziare, per garantire una vita ed un futuro pacifico ai popoli”.

La preoccupazione sugli scenari devastanti che potrebbero avere luogo traspare anche dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri A. Kofman, del governo della Repubblica popolare di Donetsk, che in una dichiarazione a RIA Novosti ha affermato: “Nel caso di aggravamento della situazione in Pridnestrovie, se si assisterà a combattimenti, l'esercito della RPD sarà pronto a sostenere la PMR. In caso di aggressione si cerchino tutti i mezzi diplomatici. Tuttavia, nel caso di rifiuto di negoziazioni, Kiev dovrà aspettarsi la reazione della RPD. Crediamo che, alla luce dei recenti sviluppi, tale aggravamento sia inevitabile. Sono i nostri fratelli, e, naturalmente, in caso di un attacco dobbiamo aiutarli. Sono sicuro che ce la possiamo fare. Inoltre, purtroppo, sono sicuro che avrà luogo un peggioramento della situazione. La storia dimostra che dove opera Saakashvili la guerra lo segue, come dimostra Tskhinvali (l’attacco all’Ossezia del sud, ndt). Ma Kiev deve essere cosciente che l'apertura di un “secondo fronte” distruggerà Ucraina stessa”.

 

Dalla metà dello scorso anno la situazione economica in Pridnestrovie si sta costantemente deteriorando. E se nella prima metà del 2014 l'economia era cresciuta, la crisi soprattutto quella ucraina, legata alla sua instabilità politica, poi nell'autunno del 2014, Kiev ha ufficialmente iniziato di proposito a incrementare l’imposizione di restrizioni sulle attività di esportazioni economiche della PMR.                                                                                          

Alla fine dello scorso anno, l'Ucraina ha bloccato l'importazione di prodotti soggetti ad accisa in Transnistria, poi sono state imposte restrizioni all'importazione di diversi beni economici non registrati nella Repubblica di Moldavia. Il 18 marzo il Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina ha deciso di chiudere i valichi di frontiera al confine con la Pridnestrovie, attraverso i quali avveniva la circolazione dei prodotti soggetti ad accisa. Così, da maggio, le importazioni di tali merci verso la PMR è possibile solo dal territorio della Moldavia.

Gli esperti classificano chiaramente queste azioni come un tentativo di Kiev di subordinare l'economia della PMR a Chisinau, tra l'altro in violazione degli accordi esistenti: nel 1997 infatti fu stabilito il cosiddetto "Mosca Memorandum", che garantisce la libertà di attività economica della Transnistria, trattato firmato oltre che da Moldavia e Transnistria anche da Russia, OSCE e Ucraina. E’ evidente l’obiettivo di rafforzare il blocco della PMR, costringendola ad una politica più sottomessa per piegare e cancellare l’unica entità politica nella regione del Mar Nero il cui vettore in politica estera è rivolto verso la Russia e l’Eurasia.

Come ha indicato bene Artem Buzila, caporedattore del portale analitico "Naspravd i", “l'iniziativa del governo ucraino di bloccare l'economia della Transnistria è legata a al fatto che l'Ucraina è ora in relazioni particolarmente amichevoli sia con la Moldavia che con la Romania. Il 17 marzo il Presidente dell'Ucraina Poroshenko, in occasione della riunione con il ministro degli esteri romeno, ha accettato di coordinare le azioni per agevolare il ripristino dell'integrità territoriale della Moldavia e la sua reintegrazione nella ricomposizione della regione. Come egli ha indicato l'Ucraina è un esempio di quello che può succedere a una repubblica autoproclamata, come nel Donbass. Pertanto, Ucraina vuole ridurre al collasso l'economia della Pridnestrovie e creare condizioni di affamamento della popolazione al fine di dimostrare come un economia "non riconosciuta" non può esistere senza lo stato da cui dipende. In questo caso la RM, nel Donbass, l’Ucraina”.

Ancora una volta cupi scenari geopolitici di guerra, ancora una volta popoli che nulla hanno fatto per cercare lo scontro, ma che hanno costantemente perseguito soluzioni negoziali e pacifiche, come nel caso del Donbass e ora della Pridnestrovie/Transnistria, sono costrette alla guerra, come nel Donbass, o a prepararsi alla guerra, come nella PMR.                                                      

Intanto nell’occidente atlantista i governi asserviti a politiche di aggressione e popolazioni, tranne sparute minoranze, corrono dietro a problematiche secondarie, che li distolgono dai loro veri interessi, cioè costruire sviluppo, politiche di pace. Intanto assistiamo distratti agli eventi ed alle tragedie della guerra, ritenendo con incoscienza che simili tragici scenari non avranno mai luogo in casa nostra.                                                    

Invece anche in Occidente la guerra è una reale prospettiva a causa di dinamiche nelle quali pensavamo non saremmo mai stati coinvolti.                                                                                  

Il tempo in cui l’abitante dell’occidente assisteva dagli spalti del suo (sempre più relativo) benessere allo squartamento di popoli e nazioni, agnelli sacrificali di giochi geopolitici a supporto di interessi economici, politici e militari, sta finendo. Oggi la partita ed i destini dei popoli sono legati in primo luogo ad una scelta di lotta per la pace e di sopravvivenza dell’umanità. I margini per non cadere nel baratro della guerra si stanno affievolendo.      

Prenderne coscienza al più presto, potrebbe essere un grosso passo avanti e anche una rinascita della speranza per l’intera umanità.

 

Enrico Vigna per PRIDNESTROVIE/TRANSNISTRIA Notizie, Luglio 2015 ( civg.it)