CIVG Informa N°55

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Lettera aperta al Presidente Giorgio Napolitano

Falco Accame


ASS. NAZ. ITALIANA ASSISTENZA VITTIME

ARRUOLATE NELLE FORZE ARMATE

E FAMIGLIE DEI CADUTI 

SEDE CENTRALE: Via A. Nobel n.1  00034 COLLEFERRO (RM)

Tel./Fax: 06/9701182; Segr.: 06/9780145; Pres.: 06/3331689

E-Mail: segreteria@anavafaf.com

Sito web: www.anavafaf.com

 

 

Roma, 2 Gennaio 2015

                                                                                         

Lettera aperta al Presidente Giorgio Napolitano

Signor Presidente,

ho seguito con molta attenzione e partecipazione il Suo discorso di fine anno in televisione, nel quale Lei ha evitato di far cenno alla “vicenda dei Marò”, fatto che ha sollevato anche qualche critica. Mi consenta di concordare con Lei sulla opportunità di non toccare questo delicatissimo tema anche in seguito alle recenti conferme (legate a proteste e proteste dell’India, vedi Hindustan Times[1]) che confermano che la posizione della nave Lexie all’atto della sparatoria del 12 febbraio 2012 era 20,5 miglia dalla costa e non a 33 miglia, come apparso nel comunicato del Ministero della Difesa del 15 febbraio 2012, dove si afferma che la posizione della Lexie era a circa 30 miglia dalla costa. Senza mezzi termini, mi permetto di osservare che questo è un “falso assoluto”, falso che ha condizionato tutta la impostazione giuridica della vicenda in Italia, facendo credere che la Lexie non si trovasse in acque contigue (dove l’India poteva far valere le sue leggi in base a quanto stabilito dalla Convenzione di Montego Bay – UNCLOS), ma in acque internazionali, requisito del resto indispensabile affinché in base all’accordo tra Confitarma e Ministero Difesa il personale del Nucleo di Protezione potesse intervenire e potessero esistere le condizioni per applicare la legge antipirateria italiana 130/2011. Addirittura un Ministro degli Esteri si è dimesso basandosi sul fatto che riteneva che l’incidente fosse avvenuto in acque internazionali mentre è avvenuto in acque contigue, acque che in base alla Convenzione di Montego Bay si estendono fino a 24 miglia dalla costa.

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Lettera aperta della ex Deputata ucraina Elena Bondarenko all’opinione pubblica del mondo

Elena Bondarenko


 

Elena Bondarenko, costretta al silenzio nel Parlamento ucraino, ha pubblicato una lettera aperta al popolo. Si tratta di una testimonianza completamente ignorata nella stampa occidentale. Anche se è stato scritta qualche mese fa, è ancora importante oggi e rimarrà nelle pagine di storia come una testimonianza della situazione di illegalità perpetrata da coloro che occupano i più alti posti del potere in Ucraina:

 

“Cari amici, questa è la mia dichiarazione. Chiedo che venga diffusa il più possibile. Se si può tradurre in altre lingue, vi prego di farlo!

Io, Elena Bondarenko, Deputata popolare del Partito delle Regioni, trovandomi in opposizione al potere corrente in Ucraina, desidero dichiarare che questa amministrazione ha fatto ricorso a minacce dirette di eliminazione fisica dell'opposizione in Ucraina; ha fatto ricorso alla sospensione del diritto di libertà di parola, in Parlamento e fuori, è implicata in complicità con i crimini non solo contro i politici, ma anche contro i loro figli e le loro famiglie. La vita quotidiana di un deputato dell'opposizione è questa: continue minacce, anonime intimidazioni telefoniche, con l’obiettivo della vessazione. Tutti coloro che chiedono la pace vengono immediatamente bollati come nemici del popolo, proprio come nel 1930 in Germania, o nell’epoca maccartista negli Stati Uniti.

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Oltre 80 persone morte di fame e di freddo nel Donbass

RusVesna

30.12.2014

Secondo i residenti locali e volontari la situazione della popolazione è disastrosa. Così ha riferito l’agenzia stampa tedesca Deutsche Welle (DW).

Le strutture sociali sono distrutte. Stipendi, pensioni e i servizi sociali sul territorio non controllato dal governo di Kiev, non sono stati pagati da diversi mesi. I tentativi di elargire un aiuto finanziario del un nuovo governo non riesce a migliorare la situazione drammatica.  

Particolarmente difficile è la situazione in piccole città e villaggi. L’ostilità in corso nonostante l'accordo Minsk, complica ulteriormente la consegna degli aiuti umanitari ai civili.

Il media center anticrisi AKMTS (la cui sede di coordinamento si trova a Dnepropetrovsk) riporta il bilancio di almeno 80 persone vittime della fame entro il 19 dicembre   Essi basano la loro informazioni sulle relazioni degli organizzatori delle mense per i poveri in Donbass. I casi di morte per fame sono stati registrati a Krasnopartizansk, Snezhnoe e Kirov.

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Ricostituire al più presto una commissione uranio impoverito e fattori patogeni

Falco Accame

L’esigenza di ridar vita al più presto a una Commissione d’Inchiesta sull’Uranio Impoverito e su altri fattori patogeni, magari affidata alla Camera dei Deputati, si è fatta sentire con sempre maggiore urgenza anche a seguito dei recenti casi di personale militare ammalato e deceduto nei poligoni della Sardegna, tra cui  Luca Iddas, Mario Porcu e Giancarlo Cocco.

Urge anche l’esigenza di dare inizio finalmente alla bonifica in profondità dei poligoni, mai eseguita in 50 anni, dove le falde acquifere possono essere state inquinate da migliaia di proiettili anche all’uranio impoverito, rimasti sotto la superficie del terreno.

Vi è inoltre la problematica del risarcimento di molte centinaia di vittime, rimasta in sospeso dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e in particolare lo IARC, ha stabilito in modo inequivocabile l’esistenza del nesso tra tumori e uranio impoverito (il non riconoscimento di questo nesso è stato causa di numerosi indebiti dinieghi di risarcimento).

Occorre anche finalmente affrontare il problema delle deformazioni nelle nascite (sia negli esseri umani che negli animali), che si sono verificati e di cui ancora non è stato nemmeno compilato un elenco.

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Tutti i segni dell'imminente collasso di Kiev

Russia Insider

22 dicembre 2014

 

Nella foto: Natalie Jaresko, la funzionaria ucraino-americana nominata da poco ministro delle finanze a Kiev.

* * * * *

Kiev, naturalmente, non è ancora crollata, e in qualche modo può passare relativamente indenne attraverso i suoi recenti problemi. Ma da quello che si sta vedendo, questo risultato sembra sempre meno probabile col passare del tempo. È impossibile augurare problemi di questo genere a qualsiasi popolo, ma purtroppo un piccolo gruppo di accaniti idioti può costringere un'intera nazione ad affondare sotto le onde e nell'Oceano dell'oblio.

News da Kiev e dall'Ucraina:

Professionisti qualificati stanno lasciando l'Ucraina

Beh, dovremmo davvero esserne sorpresi? Per cosa, esattamente, sono così ansiosi di rimanere in Ucraina? Un'economia che affonda? Il deterioramento delle infrastrutture? Un governo continuamente disfunzionale? Una bella fossa profonda 2 metri con sopra il proprio nome? Un sistema educativo in stile Jekyll e Hyde che va in metastasi ogni due anni, a seconda di chi ha il potere? Un governo gestito da nazisti? Potete avere tutto questo e molto di più se rimanete in Ucraina; ma se questo non è esattamente il vostro sogno, state un bel po' meglio da qualche altra parte. E l'esodo è iniziato.

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Il gasdotto Ucraino e i suoi veleni politici

Gianna Finardi

20 dicembre 2014

 

Il primo gasdotto verso ovest
Nel 1992, la rete ucraina rappresentava l’unica via di esportazione del gas russo verso i Paesi dell’Europa occidentale. Nei decenni successivi, Gazprom, la più grande compagnia energetica russa, ha promosso la realizzazione di infrastrutture alternative per diversificare le rotte e ridurre la dipendenza dalla cooperazione dei governanti ucraini.

Attualmente sono operativi due grandi gasdotti alternativi diretti in Europa occidentale (Yamal-Europa e Nord Stream) e uno diretto in Turchia (Blue Stream). Tuttavia la rete di trasporto ucraina rimane essenziale per l’UE al fine di mantenere gli attuali livelli di importazione, anche se la Russia può contare su una serie di rotte energetiche capaci di esportare all’estero grandi – ma tuttora insufficienti – volumi di metano.

Tra i gasdotti in progetto di sviluppo per far affluire il gas dalla Russia e dalla zona mediorientale (Kazakistan/Turchia) vi è un gasdotto Trans-Adriatico, che collegherà Grecia e Albania e per giungere in Italia sino a San Foca in provincia di Lecce. Ci doveva essere in cantiere, ma per ora è stato bloccato, anche un altro gasdotto (South Stream) destinato a passare più a nord e a collegare Italia, Austria, Bulgaria, Ungheria, Grecia e Serbia bypassando il territorio ucraino.

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ISM contro la censura – Lettera agli ebrei di Franco Fortini

Franco Lattes Fortini

Il 16 dicembre 2014 alle ore 17.30, a Torino, ISM-Italia ha manifestato davanti al Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, per denunciare la sospensione della concessione della sala conferenze del Museo per la lettura integrale in concerto di Stato d’Assedio di Mahmud Darwish.

Il consiglio direttivo e la direzione del Museo sono responsabili di questo vile atto di censura.

Sono anche responsabili degli oltraggi subiti dalla mostra dell’UNRWA, IL LUNGO VIAGGIO DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE RIFUGIATA.

Una ulteriore conferma del degrado morale, culturale e politico della città di Torino.

Contro la censura: Lettera agli ebrei di Franco Fortini:

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Il presidente ceco Milos Zeman ha chiamato il primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk un "primo ministro della guerra"

ukraina.ru

4/01/2015

"A giudicare dalle dichiarazioni di Yatsenyuk, credo che sia un 'primo ministro della guerra', mi pare che non voglia una soluzione pacifica del conflitto ucraino raccomandato dalla Commissione europea, ma stia cercando di risolverlo con l'uso della forza", ha detto Zeman in un'intervista con i media cechi. Secondo Zeman, il presidente ucraino Poroshenko può fungere da paciere, mentre Yatsenyuk rappresenta il partito della guerra che mantiene un atteggiamento non negoziale verso le milizie in Ucraina orientale. Zeman ritiene inoltre che le sue dichiarazioni sulla situazione in Ucraina orientale potrebbero aver provocato una diminuzione della sua popolarità in Repubblica Ceca negli ultimi mesi, ma egli, come non tutti nel paese, è a conoscenza di ciò che è realmente accaduto a Kiev lo scorso febbraio. "Pensano che quegli eventi sono stati in qualche modo simile alla nostra Rivoluzione di Velluto. Maidan non è stata una rivoluzione democratica e credo che una guerra civile sia in corso in Ucraina", ha detto Zeman.

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Molotov nelle chiese ortodosse di Kiev

Ukraina.ru

8 dicembre 2014

 

Nella notte del 2 dicembre, persone non identificate hanno incendiato la Chiesa ortodossa ucraina nel complesso memoriale Babi Yar "Una bottiglia Molotov è stata gettata all’interno attraverso la grata della finestra. Il fuoco ha attaccato le pareti, la finestra e alcune parti infiammabili della Chiesa". Ha dichiarato Padre Serhiy Temnik. Egli ha detto che il guardiano della chiesa ha visto le fiamme e si è messo subito a spegnere il fuoco, salvando le reliquie che erano sull’altare. Padre Serhiy ha aggiunto che la chiesa era stata minacciata molte volte negli ultimi tempi e anche recentemente, ma questa è stata la prima volta che la chiesa è stata attaccata.

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Caro Putin, paga anche noi

Dario Faccini

                

Caro Presidente Putin,

ci ha inizialmente creato qualche problema la notizia divulgata dal segretario della Nato Rasmussen, secondo la quale la Russia avrebbe finanziato dei movimenti ambientalisti per intralciare l’applicazione in Europa delle tecniche di fracking nell’estrazione del gas naturale. Questo per impedire che l’Europa si possa liberare dalla dipendenza dal gas russo.

Siccome ASPO Italia da tempo mette in guardia sulla marginalità e i rischi di queste tecniche, alcuni tra i nostri membri sono saltati alla conclusione che anche la nostra associazione, pur indipendente e sostenuta solo dal lavoro di volontariato dei suoi soci, abbia beneficiato di queste elargizioni a “fondo perduto”. Non essendoci traccia, nel nostro magro bilancio interno, di una qualsivoglia donazione da parte vostra, si sono presto diffuse voci che alcuni soci avrebbero ricevuto fondi neri che non hanno condiviso con tutta l’associazione.

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Ufficiale di Praga rifiuta le medaglie Nato

Il Piccolo

Sta facendo molto discutere in Repubblica ceca una storia che ha come protagonista Marek Obrtel, ex ufficiale medico dell'esercito di Praga, impegnato in passato in missioni di peacekeeping in Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Afghanistan. Obrtel che, in una lettera aperta, ha chiesto nei giorni scorsi al ministero della Difesa di Praga di riprendersi le medaglie da lui guadagnate durante le operazioni all'estero compiute nell'ambito di operazioni Nato. Un coinvolgimento di cui oggi Obrtel «si vergogna profondamente», ha scritto l'ex tenente colonnello. Questo perchè l'Alleanza atlantica si sarebbe trasformata in una «organizzazione criminale, guidata dagli Usa e dai suoi perversi interessi», la giustificazione di Obrtel, che ha poi chiarito ai media di Praga che l'impulso a riconsegnare le onorificenze è nato «dai recenti sviluppi politici» e dalla sua opposizione alle «politiche Usa verso la Russia, l'Ue e tutti i Paesi liberi». (m. man.)

Da Il Piccolo 3 Gennaio 2015


Import-Export di…propaganda

Luca Pardi

 

…per capire quello che succede è necessario non solo leggere gli articoli, ma analizzare i dati disponibili. Il lettore medio invece si ferma al titolo. E chi si ferma al titolo resta convinto che gli USA siano diventati esportatori di petrolio.

Di cosa parla il Sole 24 Ore il 25 giugno scorso in un articolo intitolato: Storica decisione del Dipartimento del commercio: gli Stati Uniti diventano esportatori di petrolio? Di un fatto che non ha nulla di straordinario a parte il titolo. Gli USA sono tornati a permettere ad alcune aziende petrolifere USA di esportare il petrolio dopo un periodo di 40 anni di proibizione. Questo significa che gli USA sono diventati esportatori netti di petrolio? No! Gli USA consumano intorno ai 20 milioni di barili di petrolio al giorno e ne producono poco più della metà. Sempre sul sito del quotidiano di Confindustria, in un articolo di Sissi Bellomo,  il 27 giugno scorso veniva riportato il quantitativo di petrolio esportato nel mese di aprile: 150mila barili esportati in Svizzera. In tutto il mese di aprile le esportazioni USA ammontavano a circa 8 milioni di barili, e siccome 30 dì conta novembre con april, giugno e settembre, ciò corrisponde a 270mila barili a giorno il 2,5% della produzione domestica e l’1,4% dei consumi.  Quantità modeste. La novità è solo che per la prima volta dagli anni ’70, il governo USA ha autorizzato l’esportazione di petrolio al di fuori dell’area economica del Nord. Ma anche questa non è una novità assoluta. Secondo i dati della BP il quadro delle esportazioni USA di prodotti petroliferi nel 2013 era il seguente (i dati sono in migliaia di barili al giorno).

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Hamas: «Non tolleriamo scorrettezze contro la Siria»

ALBAinformazione

da hispantv

 

Hamas ha sottolineato il suo “stretto” rapporto con il governo siriano e ha ringraziato Damasco per il sostegno alla causa palestinese.

Il vice capo della leadership politica di Hamas, Musa Abu Marzuq, ha rilasciato un’intervista alla agenzia di stampa turca “Anadolu’, in cui ha negato il raffreddamento dei rapporti tra il movimento palestinese e il governo siriano ed ha assicurato che Hamas «non tollera alcun comportamento scorretto nei confronti del governo siriano».

Abu Marzuq ha affermato di essere rammaricato che la crisi siriana abbia costretto Hamas ad abbandonare questo paese e ha sottolineato che la decisione di lasciare Damasco ha molto turbato il movimento di resistenza, a causa del suo “stretto rapporto” con il presidente Bashar al-Assad.

«Hamas in nessun caso ha mai fatto mancare i ringraziamenti alla la Siria (…) La decisione di lasciare la Siria è stata presa su una base etica e politica, anche se il gruppo sapeva che sarebbe stato la prima e la più grande vittima di questa misura», ha spiegato.

Abu Marzuq ha raccontato che Hamas non ha mai preso provvedimenti contro il governo di Al-Asad e la sua decisione di lasciare la Siria è dovuta alla “politica di neutralità” di questo movimento nella crisi nel paese arabo.

da ALBAinformazione           -    Traduzione di Francesco Guadagni